Il forum dei Drow, dei Vampiri e delle creature dell'oscurità
Oggi è mar apr 23, 2024 10:05

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora [ ora legale ]





Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 2 messaggi ] 
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Hermes Trismegistus
MessaggioInviato: dom gen 02, 2005 01:53 
Non connesso
Avatar utente
 Profilo

Iscritto il: lun apr 05, 2004 16:14
Messaggi: 2843
Località: Falconara - Ancona - Marche
Chi è Ermete
Il nome 'Ermete Trismegisto' designa l'autore fittizio di una serie di testi di natura molto varia e dedicati a temi che vanno dalle pratiche magiche e astrologiche alle speculazioni filosofiche e teologiche.
Si tratta di testi redatti originariamente in lingua greca e di periodo ellenistico, ma che fanno mostra di una coreografia egiziana antica, poiché pretendono di rivelare la perduta sapienza di quella civiltà, sia essa orientata alla magia, alla religione o alla speculazione filosofica. A tali documenti ci si riferisce genericamente con l'espressione 'scritti ermetici'.

La figura di Ermete Trismegisto è il frutto di un'elaborata sintesi del dio greco Hermes e dell'egiziano Thoth.

Platone, in due diversi testi, ci parla di loro: Hermes è

dio interprete, messaggero, ladro, ingannevole nei discorsi e pratico degli affari, in quanto esperto nell'uso della parola; suo figlio è il logos (Pl. Crat. 407e-408d),
mentre di Thoth ci racconta:
Ho sentito dire che Naukratis, in Egitto, era sede di uno degli antichi dei di quel paese, quello il cui uccello sacro è l'ibis e che si chiama Theuth. Fu lui a inventare i numeri, l'aritmetica, la geometria e l'astronomia, e anche il gioco delle pedine e quello dei dadi, ma soprattutto la scrittura. (Pl. Phaedr. 274c-275b.)
Dati i caratteri delle due divinità è evidente come ben si prestassero a un'operazione sincretistica.
Per quanto non sia possibile stabilire con certezza il periodo in cui si attua l'identificazione di Hermes con Thoth, è certo che nel I secolo a.C: essa è un dato di fatto; anzi, deve essere giunta a un tale livello di elaborazione combinatoria, da avere prodotto molti frutti, tipicamente non del tutto coerenti. Cicerone elenca ben cinque personaggi che si chiamano Mercurio (il nome latino per Hermes), di cui il quinto è quello propriamente identificato con Thoth:

Il primo Mercurio ha come padre il Cielo e come madre il Giorno; viene rappresentato in stato di eccitazione erotica dovuta alla vista di Proserpina. Un altro è il figlio di Valente e Foronide; questo è il Mercurio otterraneo, identificato con Trofonio. Il terzo, figlio del terzo Giove e di Maia, viene riportato dalle leggende come padre insieme a Penelope di Pan. Il quarto ha come padre il Nilo e gli egiziani ritengono che sia empio nominarlo. Il quinto, che è adorato dalla gente di Feneus, si dice che abbia ucciso Argo e quindi se ne sia fuggito in Egitto, dove dette agli egiziani le leggi e la scrittura. Gli egiziani lo chiamano Theuth, che è anche il nome del primo mese dell'anno secondo il loro calendario. (Cic. De natura deorum III, 22, 56).
Accanto a questa proliferazione della figura sacra di Mercurio-Hermes, esiste anche una tendenza a considerarlo originariamente umano.
Platone ad esempio mostra almeno dei dubbi sulla natura di Thoth quando sostiene:
Poiché un dio o un uomo divino si rese conto che la voce è infinitamente molteplice (in Egitto vi è una leggenda che narra che questi fu Theuth)... (Pl., Filebo, 18b).
Siamo di fronte dunque a una figura multiforme, che da un lato accomuna divinità di diversa origine e dall'altro si pone a metà strada fra il piano divino e quello umano, coerentemente del resto con il ruolo originario di Hermes mediatore, luogotente, faccendiere degli dei presso gli uomini.

Tuttavia l'ambiguità di un essere in parte divino e in parte umano, per quanto attraente da certi punti di vista, dovette essere avvertita come problematica, se è vero che a un certo momento si fa strada nella letteratura ermetica la teoria dell'esistenza di due Ermeti, entrambi egiziani: il primo identificato con Thoth e il secondo con un suo discendente.
Nell'Asclepio Ermete Trismegisto parla del suo avo:

Hermes, di cui io porto il nome avito, non aiuta e protegge forse tutti i mortali che giungono da ogni luogo presso la sua patria a cui ha dato il nome e in cui risiede? (Asclepius, §37).
Abbiamo quindi un Ermete Trismegisto umano, o semidio, che è discendente e portatore della parola del suo antenato divino. Questo stratagemma narrativo raggiunge anche l'importante obbiettivo di risolvere un problema molto rilevante dal punto di vista magico religioso: come poteva mantenersi la sacralità della parola di Thoth, espressa in egiziano, una volta che questa veniva tradotta in greco? Nessuno meglio del discendente diretto era in grado di garantire l'efficacia dell'operazione (FOWDEN 1986, 29-31).

--------------------------------------------------------------------------------

NOTE

Cicerone, De natura deorum III, 22, 56.
Mercurius unus Caelo patre Die matre natus, cuius obscenius excitata natura traditur quod aspectu Proserpinae commotus sit, alter Valentis et Phoronidis filius is qui sub terris habetur idem Trophonius, tertius Iove tertio natus et Maia, ex quo et Penelopa Pananatum ferunt, quartus Nilo patre, quem Aegyptii nefas habent nominare, quintus quem colunt Pheneatae, qui Argum dicitur interemisse ob eamque causam Aegyptum profugisse atque Aegyptiis leges et litteras tradidisse: hunc Aegyptii Theuth appellant, eodemque nomine anni primus mensis apud eos vocatur.

Feneus: località dell'Arcadia, dove esisteva un noto culto di Hermes.




Verum sine mendacio, certum et verissimum.

Quod est inferius est sicut quod est superius, et quod est superius est sicut quod est inferius ad perpetranda miracola Rei Unius. Et sicut omnes res fuerunt Uno, meditatione Unius: sic omnes res natae fuerunt ab hac Una re adaptatione. Pater eius est Sol, mater eius Luna. Portavit illud ventus in ventre suo. Nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habes gloriam totius mundi. Ideo fugiet a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis, quia vincet omnem rem subtilem; omnemque solidam penetrabit: SIC MUNDUS CREATUS EST. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiae totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis.

Hermes Trismegistus


Immagine

È vero senza errore e menzogna, é certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una (di una cosa sola). Come tutte le cose sono sempre state e venute dall'Uno, per mediazione dell’Uno, così tutte le cose nacquero da questa Cosa Unica per adattamento. Il Sole ne è il padre, la Luna ne è la madre, il Vento l’ha portata nel suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo è qui.
La sua potenza è illimitata se viene convertita in terra.
Separerai la Terra dal Fuoco, il Sottile dal Denso, delicatamente, con grande cura. Ascende dalla terra al cielo e ridiscende in terra raccogliendo le forze delle cose superiori ed inferiori. Tu avrai così la gloria di tutto il mondo e fuggirà da te ogni oscurità. Qui consiste la Forza forte di ogni Forza, perché vincerà tutto quel che è sottile e penetrerà tutto quello che è solido. Così fu creato il mondo. Da ciò deriveranno innumerevoli adattamenti mirabili il cui segreto sta tutto qui. Pertanto io fui chiamato Ermete Trismegisto, possessore delle tre parti della Filosofia di tutto il mondo. Ciò che dissi sull’opera del Sole è perfetto e completo.

Ermete Trismegisto


Tipologia e storia degli scritti ermetici


Con l'espressione 'scritti ermetici' si designa un insieme di testi eterogenei e di valore diseguale, accomunati dalla loro attribuzione a Ermete Trismegisto più che da una vera uniformità di dottrine.
Il periodo di composizione dei testi a noi pervenuti si colloca fra il I e il III sec. d.C., ma prima della loro datazione su base filologica operata da Isaac Casaubon (De rebus sacris et ecclesiasticis exercitationes XVI, 1614, Esec. I, 10, p. 70 sgg), si è sempre ritenuto che fossero antichissimi, opera appunto di quell'Ermete Trismegisto contemporaneo o precursore di Mosè, il più grande filosofo e saggio egiziano.

Per Giamblico

gli scritti attribuiti a Hermes contengono dottrine ermetiche che sono spesso esposte in termini filosofici in quanto tradotte dall'egiziano da studiosi dediti alla filosofia. (De Mysteriis, 265, 13-17).
Questa tesi è quella che si impone successivamente, anche se con alterne valutazioni: Lattanzio considera gli scritti ermetici come un testo profetico e santo che precorre il cristianesimo, mentre S. Agostino condanna con veemenza le pratiche magiche che vi sono contenute, ma nessuno mette in dubbio la loro origine e la loro autorità. Peraltro, proprio alle tesi di Lattanzio, sulla natura profetica degli scritti ermetici, si deve probabilmente buona parte del successo, dell'entusiasmo e della venerazione con cui essi vennero accolti, letti e citati nel Rinascimento.
Quando nel 1460 Leonardo da Pistoia porta a Firenze il manoscritto contenente quattordici trattati ermetici, Marsilio Ficino si impegna immediatamente alla loro traduzione, anteponendoli addirittura a quella degli scritti di Platone.

Poi, non appena la traduzione ficiniana comincia a circolare, l'interesse per gli scritti ermetici cresce a dismisura. Ermete Trismegisto diventa l'autorità per antonomasia, ispiratore di tutto il pensiero filosofico e teologico noto, da Pitagora ai profeti della Bibbia.

Naturalmente l'atteggiamento della Chiesa si rivela più cauto e meno entusiastico, quando non addirittura repressivo; non a caso, se molti studiosi rinascimentali vedono le opere di Ermete in accordo con la rivelazione cristiana, ci sono altri che si rendono ben conto delle differenze e proprio per questo finiscono per preferire l'antica buona religione egiziana di Ermete al corrotto, sia dal punto di vista teologico che etico, cristianesimo: emblematico per tutti il caso di Giordano Bruno, che pagherà con la vita il suo tentativo di restaurare l'antica religione.

Come si è detto, è Isaac Casaubon che distrugge il mito dell'antichità degli scritti ermetici, anche se, si badi bene, non quella di Ermete stesso. Il suo argomento si limita a sostenere che, se anche Ermete Trismegisto è l'antico saggio egiziano precedente Mosè, non può essere lui l'autore dei testi a lui comunemente attribuiti.

Sostanzialmente egli rileva che negli scritti ermetici vengono nominati eventi e persone tutt'altro che antichi, e che lo stile della lingua in essi usata è posteriore al periodo classico.

Frances Yates (YATES 1964, 429 sgg.) considera la rivelazione di Casaubon un evento fondamentale, se non addirittura epocale, ma ella stessa rileva che furono molti coloro che, o per ignoranza dell'opera di Casaubon o per consapevole rifiuto, continuarono a mantenere le loro credenze circa l'antichità degli scritti ermetici.

Certo è che da quel momento fu sempre più difficile per i sostenitori della magia naturale, come Robert Fludd e i fantomatici Rosa-Croce, sostenere le loro tesi, mentre i loro avversari, per esempio Marsenne e Gassendi, potevano appoggiare i loro attacchi sulla falsità dell'antichità degli scritti ermetici.

Come si sa, da questo scontro i seguaci del'ermetismo sono usciti sconfitti. Lo stesso nascere del movimento rosacrociano come entità programmaticamente segreta ne è una chiara testimonianza.
Solo nel nostro secolo si è assistito a una ripresa di interesse su questo argomento, culminato con l'opera monumentale di Festugière, La Révélation d'Hermes Trismégiste (FESTUGIÈRE 1950-54).

I vari studiosi che si sono occupati degli scritti ermetici sono riusciti a mettere in evidenza la molteplicità di influenze che hanno dato vita a tale letteratura: platonismo, stoicismo, gnosticismo, manicheismo, cristianesimo, e anche la cultura iranica, ma solo di recente si è iniziato a scoprire che esiste una notevole componente egiziana.
I riferimenti continui alla religione e alla civiltà egizie, si stanno rivelando qualcosa di più che non un mero espediente coreografico adottatto dagli originari estensori dei testi ermetici per conferire prestigio alle loro opere (v. IVERSEN 1984, FOWDEN 1986) e recentemente KINGSLEY 1993).

Almeno alcuni degli scritti ermetici siano la risposta di intellettuali pagani alla sempre più attiva e vincente offensiva cristiana. Se questo è il caso, non stupisce che essi abbiano fatto appello a vere dottrine di origine egiziana, mescolandole spesso confusamente con altre di varia origine religiosa e filosofica.



[size=18]Elenco dei testi ermetici[/size]

Si è comunemente d'accordo nel distinguere gli scritti ermetici in due generi di lettteratura: uno magico-operativo e uno filosofico-speculativo-teologico. Quanto questa distinzione sia legittima è questione alquanto controversa, poiché si fonda su una serie di pregiudizi, quali ad esempio la distinzione fra magia e religione o quella fra mentalità logica e prelogica.
A proporla fu Scott (SCOTT I, 1) e in modo molto deciso, ma già Festugière, apre la sua Révélation (FESTUGIÈRE 1944-54) con la trattazione della magia, dell'astrologia e delle scienze occulte ermetiche, evidentemente sentita come essenziale per la comprensione dei testi ermetici filosofici. Frances Yates dichiara esplicitamente che "è impossibile tenere distinti questi due temi" (YATES 1964, 59), e tutti gli studiosi attuali sembrano concordare.
Qui la distinzione viene mantenuta per semplice esigenza di classificazione, e senza alcun impegno circa la sua portata filosofica.

Scritti magico-operativi
Astrologia
Il più testo astrologico attribuito a Ermete è il Liber Hermetis Trismegisti, traduzione latina di un originale greco risalente probabilmente al III sec. a.C.
Vi è poi una serie di Opuscola minori e di vario argomento, descritti in dettaglio in FESTUGIÈRE 1944-54 I, 109-112.
Infine rientrano in questo ambito una serie di trattati di "iatromatematica", cioè di medicina astrologica, e di botanica astrologica.

Magia
Testo propriamente magico è il Cyranides, scritto in greco e di cui esiste una traduzone latina.
Il cosiddetto Libro arcaico, almeno in parte fonte del Cyranides, ma di cui si hanno solo poche testimonianze.
Una serie variegata di srittti, ora raccolti nel Corpus dei papiri greci magici, e databili fra II-IV sec. d.C. Alcuni titoli pervenutici sono: Pterix, l'Anello di Hermes, De XV stellis, herbis, lapidibus et figuris.
Alchimia
Una serie di frammenti, riportati da vari autori fra cui Zosimo, Sinesio e Olimpiodoro, riconducibili al IV sec. d. C.
Scritti filosofico-speculativo-teologici
In questo ambito l'opera principale è il Corpus hermeticum, un'insieme di 17 trattati, di età variabile dal II al III sec. d.C. ma raccolti in tempi successivi; essi sono:
I - Discorso di Ermete Trismegisto: Poimandres
II - Senza titolo. Il testo pervenutoci sta al posto di un trattato che doveva chiamarsi Discorso universale di Ermete a Tat
III - Discorso sacro di Ermete
IV - Discorso di Ermete a Tat: il cratere, o la monade
V - Discorso di Ermete al figlio Tat: Dio è allo stesso tempo invisibile e il più visibile
VI - Il Bene esiste solo in Dio e in nessun altro luogo
VII - Il male maggiore fra gli uomini è l'ignoranza di Dio
VIII - Niente di ciò che è perisce, bensì sbagliamo a ritenere che i cambiambiamenti siano distruzione e morte
IX - L'intellezione e la sensazione
X - Discorso di Ermete Trismegisto: la chiave
XI - L'intelletto a Ermete
XII - Ermete Trismegisto a Tat sull'intelletto comune
XIII - Ermete Trismegisto al figlio Tat: discorso segreto sulla montagna, relativo alla rigenerazione e alla regola del silenzio
XIV - Lettera di Ermete Trismegiso ad Asclepio: sii saggio
XV - Mancante. Nell'edizione di Flussas (1574), questi aveva aggiunto un estratto da Suda ai tre estratti da Stobeo che Turnèbe (1554) aveva posto dopo il XIV facendone un trattato separato, appunto il XV
XVI - Asclepio al re Ammone: definizioni
XVII - Senza titolo
XVIII - Gli impedimenti all'anima prodotti dalle affezioni del corpo
L'Asclepius o Sermo perfectus (in greco Logos teleios), traduzione latina di un originale greco perduto (esclusi alcuni passi citati da Lattanzio, Lido e altri autori, o presenti in traduzione copta su testi provenienti dalla biblioteca di Nag Hammadi in Egitto; di esso si parla estesamente in questo lavoro;
Frammenti riportati da Stobeo e altri autori pagani e cristiani, in particolare La pupilla del cosmo;
Discorso sull'Ogdoade e l'Enneade, in traduzione copta proveniente dalla biblioteca di Nag Hammadi (MAHÉ 1978-82 I, 88);
Definizioni di Ermete Trismegisto ad Asclepio: traduzione armena di originale greco risalente al I sec. d.C. (MAHÉ 1978-82, II, 355-406).


DAL MIT0 DI ERMES-MERCURIO

AFFIORANO SIMBOLI LIBEROMURATORI


Se è vero che la fantasia è il primo gradino di quello spazio infinito per avvicinarsi al Grande Architetto dell'Universo, è pur vero che i simboli ed i personaggi più disparati, possono permettere accostamenti e libere allegorie di sapore massonico .

Non vi è dunque da stupirsi se, nello stesso mito di Hermes-Mercurio, scaturiscono chiavi di lettura a noi vicine.

La radice "merg"di emergere, da cui deriverebbe il nome Mercurio, starebbe non a caso a sottolineare il suo dinamismo, la sua continua funzione di unione tra cielo e terra, terra e cielo: così come incessante e continua dev'essere per un Massone, la ricerca della Verità ed il lavoro per levigare la propria Pietra interiore.

A tale riguardo, offre riflessione, la derivazione Hermes dal greco antico tradotta in: pilastro, base o pietra. Non è dunque il Merx mercantile quello che a noi interessa, bensì l’Hermes Trismegisto, questa idea di comunicazione tra Terra e Cielo, un tramite fra l'uomo ed il divino, tra l'immanenza e la trascendenza.

Del resto il Trismegisto rappresenta una triplice azione nel tempo, la trinità simbolica della totalità, il principio stesso dei divenire. Potremmo azzardare che in oyní Massone, e presente questo senso dell’Hermes o latino Mercurio.

Lo stesso caduceo, verga sacra che tiene in mano, è l'emblema dell'equilibrio tra istinto e ragione, tra le forze benefiche e quelle malefiche, sia a livello cosmico che umano. Quell'equilibrio che deve accompagnare e contraddistinguere le nostre scelte e le nostre azioni quotidiane. Un emblema dunque che intimamente ci appartiene e che rappresenta non solo l'equilibrio tra acqua e fuoco, ma soprattutto il simbolo archetipo del caos primordiale, polarizzato dalle due forze opposte (i serpenti) che si stringono attorno all'asse del mondo, simbolo del Tao e pertanto simbolo di pace e d'intesa fra le grandi fondamentali energie.

Andando oltre nell'analisi del personaggio, anche la sua doppia funzione di "Psicopompo" (guida delle anime) impegnata a riaccompagnare fuori dell'Ade quei pochi che hanno avuto il permesso di ritornare alla luce (il neofita), assume il ruolo che il Fratello Esperto esplica durante la cerimonia d'iniziazione, allorché dopo la morte spirituale avvenuta nel Gabinetto di Riflessione, conduce il profano nel Tempio, per ricevere la Luce (nuova vita).

Quello comunque che di lui più ci affascina, è quel suo continuo divenire, quel passaggio dall'inconscio al conscio, dallo stadio caotico originario allo stadio dell’emersione; quel tipo di mediazione plastica a due differenti piani dell'esistere: quello del pensiero logico-razionale e quello del pensiero fantastico ed immaginifico. Gli antichi avevano ben chiaro il salto concettuale che il processo intuitivo fa fare all'uomo ed è attraverso di esso, ed Hermes lo simboleggia, che si realizza l'evoluzione, la crescita interiore.

Hermes nel suo essere partecipe del cielo e della terra, del corpo e dello spirito, del conscio e dell'inconscio, propone un dilatarsi dell'esperienza umana affinché il motto:"in me lux facio", messo in pratica, agisca come espansione delle sue conoscenze e guida morale delle sue azioni. Nessuno più di lui compendia il continuo ed inesauribile lavoro di levigatura della nostra "pietra grezza".

Anche nelle raffigurazioni che lo effigiano, ci appare nell'atto di protendersi con una mano verso il Cielo, mentre il piede poggia ancora sulla Terra, proprio mentre sta per spiccare un balzo simbolico verso la Luce. Ciò sottolinea e trova analogia con la nostra ambivalenza di uomini atti di spirito (cielo) e materia (terra). Il significato psicologico che scaturisce è dunque il continuo movimento che l'intuizione di un Massone deve compiere per essere veramente tale. Potremmo dire che in chiave metafisica essa è la funzione mentale esemplificata dal moto puro, senza spazio e senza tempo.

Un aspetto, che a nostro parere lo "umanizza", è comunque la sua riconosciuta "aggressività vitale", biologica, non distruttiva. Un'aggressività spesso necessaria per affrontare i processi esistenziali di ogni giorno. Del resto nella vita, l'aggressività non è esclusivamente "forza del male". Anche la creazione del bene necessita sempre e comunque, di una certa dose di "aggressività", intesa come "andare verso", necessaria per un Massone, per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e lavorare al Bene ed al Progresso dell'Unianità". Lo stesso nostro precetto universale, che il Maestro Venerabile recita al profano durante la cerimonia di iniziazione:"Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te e fai agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te", si può anche riscoprire nella simbologia del caduceo di Mercurio. Un simbolo di pace che, a prescindere da quanto già in precedenza accennato, aldilà delle analisi più profonde, secondo una popolare leggenda, servì a Hermes per separare due serpi che lottavano sibilando e che, quiete, rimasero da quel momento allacciate alla bacchetta.

Un mito quello di Mercurio, che per molti aspetti, adottando quella licenza da cui non prescinde l'analisi esoterica delle cose, affascina e porta ad interpretare massonicamente certi suoi caratteri. Non a caso il gallo e la stessa sfinge, a noi non estranei, sono anch'essi attributi che la mitologia tradizionale assegna a Mercurio. Pertanto queste variegate attinenze e individuati simbolismi, potranno essere interpretati anche come parte, forse inconscia, ma vitale e stimolante, della stessa cosmogonia massonica.


Immagine

_________________
Immagine


Top
 

 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: dom gen 02, 2005 15:35 
Non connesso
Avatar utente
 Profilo

Iscritto il: mer nov 03, 2004 00:24
Messaggi: 1515
Località: L'Abisso
secondo la mitologia Lovecraftiana 'Ermete Trismegisto' sarebbe uno degli Avatar di Nyarlathothep! :shock:


Top
 

Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 2 messaggi ] 

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora [ ora legale ]



Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 7 ospiti


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi

Cerca per:
Vai a:  
cron
Powered by phpBB © 2000, 2002, 2005, 2007 phpBB Group  
Design by Muzedon.com  
Traduzione Italiana phpBBItalia.net basata su phpBB.it 2010