Heonidas Phemt riprese coscienza. Prima, un terribile schianto, i suoi rantoli mentre i visceri gli uscivano dallo squarcio nell'addome, la luce, le tenebre e...la fine. Si ritrovò sulle sponde di un ampio fiume, l'odore di putrefazione che emanava da quella palude era così intenso che neanche mettendo insieme l'olezzo di tutti i campi di battaglia che il guerriero aveva calpestato, ed erano tanti, vi si poteva fare un paragone.
Heonidas si alzò, cercando di capire dove fosse finito. Lo sforzo gli sembrò immane, si riaccasciò. Dov'era finita tutta la sua forza? Guardò la sua spoglia figura, una grigia anima che non conservava neanche il minimo barlume dell'antico splendore del Signore delle 10 città.
Scosse la testa mentre si guardava attorno. Pareva che un malvagio ladro avesse rubato i colori da quel luogo. Il cielo era grigio, il terreno era grigio, lo stesso fiume era grigio com' anche il sangue che sprizzava dagli arti mozzati che galleggiavano nella livida palude.
"Ed ecco verso me venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando..."
Ah! Ecco là l'anima contesa tra abisso e inferi! Colui che eseguiva displinatamente gli ordini della regina del caos!
"Caron Dimonio, con occhi di bragia,
batte col remo qualunque s'adagia."
Il traghettatore accostò.
Avanti!! Muoviti anima prava, che la tua ricompensa ti aspetta...muahahahaha!La risata stridula del vecchio si perse nel vuoto. Heonidas non riusciva a muoversi, voleva solo essere lasciato in pace con i suoi rimpianti. Ora che la sua mente era libera dalla corruzione dell'Ombra si rendeva conto di come si era lasciato manovrare da Jan Dalbar, di quanto follemente avesse rifiutato la verità che gli veniva offerta dal santo Aeron, di come si era fatto guidare in combattimento dalla cieca fede in una divinità che predicava tutto ciò che era contrario a quelli che erano sempre stati i suoi principi: l'ordine, la disciplina, la giustizia.
All'improvviso un remo calò dall'alto e Phemt sentì la sua anima squarciarsi, un dolore impronunciabile. Riuscì ad emettere solo un flebile gemito.
Come osi, demonio?Un ricordo del suo antico orgoglio. Heonidas si alzò improvvisamente, lanciandosi verso il barcaiolo. Un'altra mazzata lo raggiunse all'addome, piegandolo a metà sull' arma di Caronte che la alzò senza sforzo, lasciando cadere il guerriero nella piccola imbarcazione.
Il cuore di Heonidas Phemt traboccava di sconforto e disperazione.
"Anche un vecchio non ha difficoltà a mandarmi al tappeto, dove sono finito?"
In cuor suo sapeva la risposta, ma se non se la voleva dare da solo, ci pensò il lugubre traghettatore:
Sei morto, caro mio. Stiamo procedendo lungo il fiume Stige. La tua anima è stata destinata alla terza apatia dell'Ade, Plutone! Sarai rinchiuso per l'eternità tra le mura insormontabili del Mondo dei Morti!Muahahahaha!Morto. Eternità. Apatia. Plutone. Sconforto. Disperazione. Eternità. Questi i pensieri di Heonidas mentre attraversava le grigie distese dell'Ade. Ogni tanto il fiume passava accanto a campi di battaglia. Le schermaglie tra diavoli e demoni gli facevano tornare alla mente i momenti in cui aveva dato prova del suo valore, falciando nemici e creando il vuoto nel raggio di portata della sua catena chiodata. Ormai tutto questo era perduto.
Uscirono dal corso principale del fiume Stige, per inserirsi in un affluente.
Goditi il panorama, guerriero! Siamo quasi arrivati...hihihihihi!Poco dopo cominciarono a scendere a spirale in un enorme vortice, Heonidas pensò che Caronte fosse completamente pazzo -e la sua insana risata non aiutava certo a dissuaderlo da questo pensiero-, ma allo stesso tempo, la consapevolezza della morte, gli impedì di fare alcunchè per dissuaderlo dalla folle impresa. Giunti in fondo al vortice, si ritrovarono inconcepibilmente sulla stessa barca, completamente integra, a solcare le placide melme del fiume. Davanti a loro si ergevano mura altissime, Heonidas non riusciva a scorgerne la fine in cielo.
Eccole là, amico. Il tuo viaggio volge al termine.Poco più avanti lungo le mura, ecco che si cominciavano a vedere le porte del Mondo dei Morti: In bronzo battuto, alte quanto il più mostruoso dei draghi, appena scalfite dai tentativi degli Eroi di oltrepassarle. Ed ecco al loro fianco la bestia immonda che aveva il compito di sorvegliarle, un mastino a tre teste talmente enorme da coprire quasi completamente la vista del maestoso ingresso.
Caronte accostò ed incitò il guerriero a scendere. Questa volta Heonidas non protestò minimamente. Riportò i suoi piedi incorporei sul terreno grigio e si fermò a contemplare l'immensità delle mura in cui sarebbe stato rinchiuso per l'eternità.