Sull'intero paese calò il buio, e il sole cessò di diffondere la sua luce, quando Jan Dalbar uscì da uno dei caseggiati più grandi per seguire lo scontro.
La temperatura esterna subì un brusco calo, ma il vento continuò a soffiare e a sollevare la polvere tutt'intorno.
Riavutosi dal colpo a sorpresa che Khilag gli aveva inferto, Tank sfilò con un movimento fluido l'enorme falchion che portava di traverso sulla schiena, e invitando l'avversario allo scontro con un urlo disumano, calò su di lui una serie di fendenti che avrebbero spaccato a metà un albero.
L'Angelo Nero invocò la protezione dei suoi dèi, preparandosi contro l'attacco dell'avversario, e forse gli dèi lo guardarono davvero con favore, perchè soltanto due colpi raggiunsero il corpo di Khilag, mentre uno veniva deviato da forze invisbili e l'ultimo rimbalzava innocuo contro lo scudo levitante.
L'angelo non soffriva il dolore, nè provava paura, ma con freddo raziocinio non potè non constatare che le ferite infertegli erano assai gravi, e di questo passo lo scontro non sarebbe durato a lungo.
2 colpi a segno, 91 danni inferti
Nel frattempo, lo spadone saldamente piantato nella schiena di Tank incominciò a vorticare, incidendo il metallo del suo corpo con uno stridore agghiacciante.
Quanto a sangue freddo però, Tank non era meno del suo avversario, e non parve minimamente interessarsi all'arma che lentamente ma inesorabilmente minacciava di segarlo in due.
Jan Dalbar, a breve distanza, rifletteva:
Forza, Figli Miei, distruggetevi, e con coi le vostre convinzioni. Chi sopravviverà oggi lo farà solo per veder morire se stesso domani...TURNO A KHILAG
(distanza invariata)