1-Squoiatura lenta ma costante con degli artiglida squoiatore,cioè dei gancetti che vengono attaccati sotto la cute e ce strappano via la pelle a striscioline e brandelli.
2-impanare le parti squoiate nel sale o nella saccia o ghiaia mooolto fine in modo che la pelle chi ricicatrizzi da sopra
3-immergere le parti che prima hanno subito questo trattamento nell'acido in modo che la pelle con sotto il sale si bruci e decada
4-se vi và ora potete riprendere il procedimento da capo,c'era anche una parte con gli aghi ma non la ricordo.
comunque le torture migliori sono quelle psicologiche,farlo impallidire dal terrore o farlo soffrire per il proprio piacere non basta,se vuoi davvero annientare una persona devi farlo nella mente non solo nel fisico.
Non posto esempi perchè non voglio assolutamente che qualcuno prenda spunto da ciò che potrei scrivere,ne mi va passare per pazzo maniaci.Inoltre il cardine delle eventuali rghe sarebbe la violenza e la sadicità fine a se stessa nel suo più completo decadimento nella sofferenza del condannato.non mi pare che questo forum sia indicato per questo.
parlando di altro...
le torture medievali sono alquanto orribili ed efficaci ma il condannato dura poco,non il tempo necessario a far cantare con gioia saqcrilega l'inquisitore folle di turno.
E' vero,l'Inquisizione medievale è l'organizzazione che più stimo al mondo nel fatto delle torture,i satanisti sono nulla a confronto.Il MedioEvo era un tempo davvero micidiale per le torture,la crudezza era all'ordine del giorno e nulla era comparabile a quella spietata freddezza.
http://en.wikipedia.org/wiki/Torture#Torture_in_the_past
beccatevi questo
la tortura di Laos:
Sono in carcere da diciassette anni e sette mesi e non sono mai stato processato. Mi hanno arrestato illegalmente e persone senza morale hanno distrutto la mia anima". Con questa lettera si apre il rapporto di Amnesty International del 23 luglio 2002 sulla Repubblica Democratica Popolare del Laos. Un documento che per la prima volta approfondisce le violazioni dei diritti umani perpetrati dalle autorità del piccolo stato comunista del Sud Est asiatico. Ne viene fuori un quadro drammatico, medievale, nel quale si parla di torture quotidianamente inflitte ai detenuti delle carceri laotiane: finte esecuzioni capitali, ceppi di legno ai piedi, genitali bruciati, esposizioni al sole per lunghi periodi, soffocamenti, celle di isolamento senza luce, tentativi di annegamento, minacce di morte. Un detenuto nel carcere per stranieri di Phonthong, qualche chilometro fuori dalla capitale Vientiane, racconta: "Sono stato arrestato dalla polizia laotiana per qualcosa che ancora non capisco, non so. Mi hanno picchiato brutalmente. Anche in questi giorni. Due poliziotti mi hanno conficcato uno stecco nei piedi e fatto alzare e camminare per più di cinque ore, fino a quando non sono stato più in grado di stare in piedi. Allora mi hanno battuto sul torace, tanto che ho iniziato a sputare sangue. Poi mi hanno battuto lo stomaco con un ferro.... Soffro a causa di dolori genitali, così che le guardie mi hanno bruciato il pene con una fiamma, e mi hanno detto che non potrò mai più avere figli. Sono stato picchiato anche sulla testa e la mia memoria vacilla. Qualche volta mi esce sangue dal naso. Sto morendo lentamente. Per favore... per favore!". Una seconda testimonianza ci parla di altre terribili torture "Con le gambe bloccate da ceppi di legno, mi hanno fatto sedere sulla parte più sporca del pavimento. Avevo le mani ammanettate. In bocca un lurido strofinaccio. Mi hanno torturato brutalmente per più di tre ore... (...)"
Le lettere sono giunte ad AI nelle forme più varie, per lo più grazie ai rari prigionieri scarcerati che si trasformano in postini della speranza. Nonostante l’alto rischio delle perquisizioni al momento dell’uscita dal carcere, questi documenti dall’Inferno delle prigioni laotiane sono venuti alla luce e consentono di capire meglio una terribile realtà. Descrivono la rabbia per le continue illegalità e per il mancato rispetto dei trattati internazionali. In altre parole ci consentono di tratteggiare con maggior cura il reale pericolo di questa dimenticata dittatura comunista asiatica e l’ipocrisia, tutta occidentale, di cooperare attraverso sostanziosi aiuti economici con Paesi di questo stampo. Per poi condannarli, nelle tante salse a disposizione, denunciando senza pudore le continue e ripetute violazioni dei diritti umani. Nelle carceri del Paese dei "mille elefanti" si muore per assenza di cure mediche, denutrizione e tortura. Un’altra persona detenuta nel carcere di Phontong ha scritto: "Non ci sono medicine, solo aspirine. Per il mal di testa, per la malaria, per qualsiasi malattia". Un secondo detenuto, disperato, denuncia: "Alcune persone sono ammalate gravemente ma non saranno portati in ospedale. Sono destinate a morire qui, in carcere". L’assistenza legale è negata alla maggior parte dei prigionieri, laotiani o stranieri che siano, e i rari processi si risolvono in farse con sentenze di condanna preconfezionate. "Non è molto popolare o vantaggioso avere un avvocato, nella maggior parte dei casi nemmeno partecipa al dibattimento. La polizia decide dopo l’interrogatorio e quasi sempre si viene trasferiti direttamente in prigione", testimonia un cittadino laotiano con un familiare in carcere. La difesa nel processo semplicemente non esiste, e quasi sempre nemmeno il processo. Amnesty si raccomanda, come al solito, a mezzo mondo al fine di spingere il rispetto dei trattati e delle convenzioni internazionali. Ma niente per ora è in grado di interrompere la barbarie di questo sanguinoso staterello asiatico, connivente col traffico di eroina e "marca" dell’impero vietnamita, dal quale riceve sostanziosi aiuti, di natura economica e politica. Una via potrebbe essere quella di sottoporre gli aiuti della cooperazione internazionale ad un continuo monitoraggio e verifica sullo stato dei diritti umani. Il Trattato di Cooperazione siglato tra Laos e Unione Europea prevede, per esempio, la clausola di sospensione degli effetti dei trattati in caso di violazione di parti dello stesso. Ma la Commissione di Romano Prodi ha recentemente deciso di concedere un ulteriore aiuto di 400.000 Euro al Laos, per operazioni di sminamento e fornitura di assistenza sanitaria alle persone sfollate all'interno del Paese. Alcuni mesi fa, il Commissiario Patten, rispondendo all’interrogazione di un eurodeputato del gruppo radicale, sulla sorte di cinque militanti del Movimento per la Democrazia laotiani, arrestati il 26 ottobre 1999 e "desaparecidos" nel carcere di Samkhe, affermò che la Commissione non prevedeva di convocare d'urgenza la commissione mista ma che avrebbe seguito i canali già attivati.
Il rapporto si conclude con due casi. La confusa storia di una coppia di coniugi australiani, i Danes, arrestati, torturati e trattenuti illegalmente a Phonthong per sette mesi, e l’iniziativa nonviolenta della pattuglia di cinque militanti del Partito Radicale Transanzionale, arrestati il 26 ottobre dell’anno scorso, processati, condannati a due anni e mezzo ed espulsi dal Paese. Manifestavano per denunciare la scomparsa nel nulla di Bouavahn Chanmanivong, Khamphouvieng Sisa-At, Thongpaseuth Keuakoun, Seng-Aloun Phengphanh e Keochay, i cinque studenti del Movimento della Democrazia. Un ex prigioniero racconta: "per qualsiasi violazione delle regole del carcere, si viene costretti all’immobilità con i ceppi di legno ai piedi, qualche volta per tre mesi, e solo raramente in una cella insieme ad altri prigionieri
seleggete quello che trovate in internet e non potreste non ritrovare più la sanità mentale.