Ce l'abbiamo fatta!!!!
Siamo sopravvissuti!
che giornata gente... che giornata!
Ci sono un po' di foto in giro anche se io ancora non sono riuscita ad aggiornare il sito e presto vedrò di mettermi in pari (sono rimasta senza connessione fino a oggi grrrr!!!).
Ho scritto un racconto (ironico ovviamente) per narrarvi cosa è stata questa giornata 
Complimenti a chi arriva in fondo 
Sheyraen si trovava sulla carrozza di uno dei musici che si sarebbero esibiti la sera presso la sua sgangherata taverna.
Come ci fosse finita lì dentro non lo avrebbe saputo dire.
Sapeva che aveva affrontato un esercito la notte prima, che si era battuta valorosamente a suon di “boccalate di birra” e poi c’era stato il buio… almeno per quattro ore buone.
Non che le fosse dispiaciuto in effetti, dal momento che avrebbe indugiato molto volentieri nell’abbraccio dell’oscurità ancora per qualche ora, ma ci aveva pensato un corvo a svegliarla, facendole piovere tra le mani un messaggio del puntuale Falconi.
“Meglio questo che un escremento” aveva pensato la drow prima di srotolarlo per leggerlo:
- Uno dei finalisti si è ammalato e non ci sarà -
“Era meglio un escremento” concluse, accartocciando il messaggio e divorandolo come prima colazione.
Giunta alla Tana dette un’occhiata alla clessidra: “Ore 10,45. Sono arrivata prima”, poi levò gli occhi e vide un sorridente Fabio Porfidia che la guardava con l’aria compiaciuta di un gatto che aveva appena catturato un topo.
“No, è arrivato prima lui… non mi si concede proprio nulla oggi eh?!”
Fabio, con l’eleganza di un elfo, non fece caso allo stato pietoso in cui versava Sheyraen e attese con il blocco delle sue opere stretto in una mano e una valigia colma di pazienza nell’altra.
Mentre lei ringhiava e rosicchiava una merendina dall’aspetto di un mattone e ammirava con aria adorante i musici che montavano il loro stendardo, giunse il Demone e fu lui a salvare la situazione.
Con l’autorità di un perfetto ingegnere risolse quattro problemi con la semplice imposizione delle mani:
- I tavoli che dovevano lasciare posto ai musici trovarono una loro collocazione immediata e funzionale;
- Fabio uscì dal trance e cominciò ad appendere le sue magnifiche illustrazioni per il locale con l’efficienza di un nano;
- Una draghetta fuori servizio andò a preparargli una piadina alla nutella;
- Le nuvole che affollavano il cielo si spostarono e lasciarono spazio al sole.
Fu in quel momento che una figura misteriosa fece il suo ingresso alla Tana.
- Sheyraen…? - esordì alle spalle della drow. Lei si volse con aria interrogativa e il mattoncino ancora tra i denti e il primo istinto che ebbe fu quello di negare tutto, finché la figura non rimosse con fare cerimoniale gli occhiali scuri.
- Sono Francesco Falconi… - sorrise cordiale, cercando di trattenere l’ilarità e se per un attimo Sheyraen ebbe la tentazione di rispondere “Sì, e io sono Batman”, l’istante successivo una scintilla di riconoscimento le attraversò lo sguardo. Aveva visto quel volto su qualche pergamena segnaletica, ma non ricordava quale fosse la taglia e così si sforzò di mandar giù le briciole del mattone e, dopo essersi pulita la mano sui pantaloni, la tese verso il suo ospite, bofonchiando qualcosa che doveva avere l’aria di un saluto, ma che in realtà significava “Voglio bere il mio cappuccio al più presto”.
Francesco, uomo di mondo dalle calde origini, aveva già molte battaglie al suo attivo e sapendo che doveva trattare con una scorbutica drow taverniera, memore dell’ultima grave perdita subita (ossia la “c”, da buon toscano ), si era presentato affiancato dal suo più valente capitano: Mario Labieni. Non si scherzava con costui e Sheyraen lo sapeva. L’uomo vantava un’ironia pungente come le sue matite, una sfrontatezza ai confini dell’incoscienza e un talento speciale in fatto di grafica: se gli fosse girata male, avrebbe potuto ridisegnare la drow in meno di un secondo, con tanto di sfumature. Sheyraen, non poteva negarlo, lo trovava intrigante e lo lasciò “quasi” in pace, sebbene in seguito ebbe ragione di promettergli vendetta: non gli perdonerà mai di non averle mostrato la cartella dei suoi lavori.
Furono le grida di battaglia di un paio di halfling agguerriti a risvegliare completamente la drow: erano piccoli, biondi e anche molto belli, ma a Sheyraen fecero subito paura. Erano le creature della pericolosa e celebre maga Ghidara e quando vide il più piccolo dei due avventarsi sull’aiuola per strappare le erbacce e buttarle in un tombino, capì subito il messaggio subliminale e deglutì. Così andò incontro alla loro “regina”, una fanciulla dall’aspetto dolce e delicato e l’accolse con tutto il rispetto di cui era capace.
Chiara si annunciò in modo più delicato, e se anche fosse stata celata sotto il mantello dell’invisibilità, Sheyraen l’avrebbe riconosciuta:
- Ho fame, quando ordiniamo le pizze? -
Il pranzo, che per i due tavernieri fu più simile al raddoppio della colazione, fu inaugurato dal primo brindisi a Bardica e benedetto dall’intervento di Naeel, che riuscì a intrufolarsi nell’etere pur di essere in qualche modo partecipe alla giornata dei suoi amici “caffettari”.
L’ora fatidica si stava avvicinando rapidamente quando Sheyraen ebbe la bella idea di parlare con il Demone per fare un resoconto della situazione:
- I Crawler hanno sistemato gli strumenti e stanno facendo la prova suoni; Fabio ha quasi finito di esporre i suoi lavori; gli autori sono pronti e caldi… e sazi; un uomo con una strana aureola in testa sta intrattenendo gli halfling… insomma… rasentiamo la perfezione! - sorrise orgogliosa, ma quando il Demone fece cenno di aprire bocca, il dubbio prima, il senso di colpa poi e il terrore infine si impossessarono di lei - Le Salamandre!!! Il gruppo di recitazione dov’è??! -
Evocato dalle saporite imprecazioni dei tavernieri, il gruppo di recitazione giunse miracolosamente una manciata scarsa di minuti prima dell’apertura dell’evento e si giustificò con un placido - Spiacente, abbiamo fatto tardi perché… alcuni sono dei ritardatari cronici - . Impeccabile.
Si riscattò comunque con una velocità di preparazione che lasciò tutti i presenti a bocca aperta: montaggio del sipario, vestizione degli attori, trucco e respirazione guidata, in quattro minuti e dodici secondi. Qualcuno sospettò che fosse il potere dello sguardo del Demone a renderli tanto efficienti, ma a noi piace dire che sono stati bravi.
Con i primi avventori che si riversavano all’interno della taverna, ansiosi di prendere posto e speranzosi di non aver perso nulla, Bardica 2007 ebbe infine inizio!
Le prime emozioni furono distribuite, con generose manciate, ai concorrenti del Concorso “500 Gocce d’Inchiostro”. Coloro che avevano superato le avversità del periglioso viaggio e che erano riusciti a raggiungere la Tana del Drago Fumante, ascoltavano rapiti le voci di Ghidara, Chiara e Francesco, chi incrociando le dita, chi mordicchiandosi il labbro, chi sorseggiando con aria controllata la propria birra e chi mettendo in atto altri tipi di scongiuri di cui non vi rendiamo partecipi.
Nessuno fu risparmiato. Ghidara, che aveva l’ingrato compito di parlare più di tutti, ebbe a lottare contro le insidie dell’emozione parola per parola, incoraggiata dagli sguardi attenti del pubblico che aveva catturato e affiancata da due valorosi paladini della penna (Chiara e Francesco) che, a tradimento, a fine intervista ebbero la felice (e vendicativa) idea di estrarre il libro della relatrice per porre a lei qualche domanda, come se non le fosse bastato aver parlato così a lungo!
Quando giunse il momento della premiazione, il tasso di adrenalina nelle vene dei partecipanti al concorso aveva ormai raggiunto un livello di soglia pericolosamente alto e poiché di armi esposte alle pareti non vi era carenza alcuna, si decise che sarebbe stato molto saggio infine svelare i vincitori.
Tra gli applausi generali, finalisti e vincitori sfilarono e raccolsero il loro momento di gloria, premi e pacche sulla spalla, prima di fiondarsi al banco per brindare al successo come si conviene.
Dopo un’altra, breve pausa, fu il momento della recitazione. Chiara non se la sarebbe persa per nulla al mondo, tanto da essere costretta a decidere come utilizzare i pochi istanti che precedevano l’inizio della recita: meglio andare a cambiarsi, o a fare pipì? E poiché la saggezza non le manca ed era certa che avrebbe pianto, decise di andare solo a cambiarsi.
Le Salamandre ebbero modo di stupire e sconvolgere ancora una volta: tra effetti speciali indimenticabili, scoppi improvvisi e fumo, diedero vita ai personaggi di Ultima Profezia, commuovendo ferocemente l’autrice e costringendola a balbettare per almeno un quarto d’ora consecutivo. Se fossero state un po’ più spietate, avrebbero potuto chiederle qualsiasi cosa, persino l’anteprima del seguito.
Intanto, dietro il banco si consumavano altre battaglie: i draghetti si erano trovati per le mani un vassoio di pasticcini, preparati dalle sante mani di uno degli ammiratori degli scrittori, e la lotta per prendere possesso dell’ultimo “cannolo” fu spietata, specie perché le poche cibarie ingerite dal gruppo erano già state abbondantemente digerite e dimenticate.
La situazione stava precipitando, specialmente nel momento in cui la draghetta più vorace (e secca!) del gruppo aveva afferrato un grosso cavatappi verde e l’aveva puntato contro l’unico draghetto maschio, argomentando con convinzione: - Io ce l’ho più grosso di te! -
Fu in quel preciso istante che i Crawler dettero il via al concerto.
L’introduzione, con tuoni e lampi, fece tremare i muri e gli animi, e la musica esplose in perfetta armonia con lo stato d’animo di avventori, tavernieri e draghetti.
La folla si accalcò ovunque, tanto che per più di due ore non fu possibile accedere al bagno. Tutti rilasciarono l’emozione accumulata durante il giorno, cantando a squarciagola, alzando i pugni verso l’alto, lasciandosi trascinare dalle note cariche di energia, salendo sui tavoli e invocando i Crawler affinché non la smettessero mai di suonare. Si sussurra, che più di una dama ebbe il cuore spezzato dal talento e dal fascino dei musici… e che i tavernieri invece ebbero motivo di rassicurarsi della resistenza di tavoli e pavimento.
* * *
Nessuno poteva credere che stava finendo tutto e che la clessidra aveva già decretato che Bardica 2007 ci stava salutando.
Cantando “Fear of the Dark” tutti insieme, sia fra le mura della Tana, sia seduti ai tavoli fuori, come una sola creatura, noi che del buio non abbiamo paura, abbiamo fatto tremare il giorno, la sera e gli animi per una volta.
Era passata la mezzanotte e avevamo ancora nelle orecchie i suoni della giornata, negli occhi le immagini… qualcuno di noi aveva il costume ormai ridotto a un fantasma dello splendore che era stato; eppure, con la ramazza in mano, tavernieri e draghetti cantavano ancora…
Oggi siamo senza voce e completamente sfatti… ma perché no!
Va bene così!
Per noi avventurieri, battaglie come questa meritano proprio di essere combattute.
