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Storia di Milano
http://www.storiadimilano.it/Miti_e_leggende/draghilupi.htm
articolo di Paolo Colussi -
Draghi, lupi mannari e fantasmi metropolitani
Fantasmi a Milano
Ben protetta dalle sue tre cerchia di mura, alle quali se ne sono aggiunte in questo secolo altre due - la circonvallazione della linea 90-91 e la Tangenziale - Milano è stata dunque sempre impenetrabile alle “aeree infeste podestà” di cui parlava il Fumagalli nel Settecento. Questo forse spiega anche perché Milano, a differenza di molte altre grandi città, è sempre stata avara di eventi paranormali, e soprattutto di fantasmi.
Anche sfogliando i numerosi libri dedicati alla Milano “magica” o “misteriosa” usciti negli ultimi anni (vedi Bibliografia) ben poco troviamo su questo argomento ed è convinzione generale che questa città sia molto povera di fantasmi. L’argomento meriterebbe, io credo, un approfondimento per vedere se i Milanesi realmente non incontrano mai queste “anime sofferenti” nelle loro veglie notturne oppure se non ne parlano perché esiste una specie di censura collettiva che impedisce a questo argomento di circolare. Le storie di fantasmi, così ben accette in altri ambienti (Piemonte e Toscana, per esempio), a Milano sembra invece che imbarazzino chi le ascolta e in certo qual modo screditino chi le racconta, facendolo apparire come persona poco “affidabile e concreta”, due aggettivi sommamente apprezzati in questa città. Affrontiamo questo rischio.
La più antica storia di fantasmi, tra le poche che sono state raccolte, risale alla seconda metà del XIV secolo e riguarda Bernarda, figlia naturale di Bernabò Visconti.[7] Rinchiusa nella Rocchetta di Porta Nuova per adulterio, Bernarda morì dopo pochi mesi per riapparire più volte come fantasma, prima a Bologna e poi nel chiostro di S. Radegonda a Milano. Il padre, da buon milanese, pensò più semplicemente che fosse riuscita a fuggire. Fece riesumare il cadavere e svolse accurate indagini, ma il mistero rimase.
Nel Seicento ci viene in aiuto il solito immaginifico Carlo Torre con una bellissima storia, da lui vissuta in prima persona nella sua chiesa di S. Nazaro in Brolo: “Ma non potrei partirmi da questa moderna Fabbrica [la cappella di S. Matroniano], se prima non vi narrassi un’avvenuto prodigio nello smantellare dell’antica Cappella. Eransi qui dinanzi radunate tutte quelle Panche da voi vedute ora disposte in determinati siti, per rendere disimpacciata la Chiesa al lavorio, che si faceva per la nuova Erezione, quando al disfacimento delle vecchie muraglie videsi distesa per ogni dilungata sedia gran massa di polvere, atta à ricevere qualsisia impronta d’appoggiato oggetto: Una mattina all’aprire della Chiesa furono osservate nelle polverose Panche varie forme di disuniti Scheletri d’umane persone, quivi dimorando una Coscia, ivi dilungandosi una gamba, in altro sito veggendosi sdentata una faccia, poco distante riposandosi ravvoltato teschio, più da vicino allargandosi una spalla con il braccio contiguo, per un lato mirandosi un’ossatura di stomaco, tenendosi appresso distesa una schiena, doveche da sagge persone contemplata scena si lugubre, tennesi per prodigioso successo; fecersi coteste figure visitare da periti disegnatori, se mai con grande astuta vi havesse l’arte per ingannar gli occhi trafficata sua mano, fù conchiuso non potere umano ingegno giungere à delineamenti così perfetti: mentre stavasi considerando il fatto, quasiche non desiderasse memorabile la Fama, benche si fosse prodigioso, dispersesi ogni forma apparsa, lasciando per autentico raccordo, che tien poca durevolezza ciocche vien registrato nella polvere. Considerate voi se tal’accidente hebbe ardire di paventare tutti noi Calonaci, e me in particolare; s’impiegassimo subito in pubblici solenni suffragij, giudicando, che gli spiriti di que’ raffreddati Carcami n’havessero duopo; suffragati, che si furono, niuna altra novità mai più si vide.”[8]
Nel Seicento i fantasmi si presentano dunque come scheletri che si divertono a disegnare ogni loro parte (anche l’ossatura di stomaco) sulle panche impolverate della chiesa. Il Torre, da bravo Canonico, sa comunque come evitare altri incontri con gli “spiriti di que’ raffreddati Carcami”: alcune messe solenni di suffragio, e il problema è risolto.
Neanche un milione di messe di suffragio avrebbe potuto far sparire il fantasma di Carlo Sala dai dintorni del suo luogo di sepoltura, che si trovava dalle parti del Foppone di Porta Vercellina, oggi piazza Aquileia. Carlo Sala era stato giustiziato in corso di Porta Tosa (oggi Verziere) il 25 novembre 1775 come ladro sacrilego per aver spogliato 38 chiese nelle campagne del Milanese. Poiché in punto di morte non aveva voluto dar segni di pentimento, venne sepolto in luogo sconsacrato. La ferma resistenza opposta dal condannato alla conversione e all’assunzione dei Sacramenti fece grande scalpore. Tranne alcuni rari miscredenti “volterriani”, tutti pensarono che la sua anima sarebbe stata certamente dannata. Per questo quel luogo per molto tempo fu ritenuto infestato dal suo spettro. L’avanzata di case e strade nella zona ha cancellato anche il ricordo di questa paura.
Nell’Ottocento romantico i fantasmi sono numerosi in letteratura, rari nella vita. La storia della bellissima Antonietta Fagnani Arese che compariva nelle notti di luna al balcone di Palazzo Arese in corso Venezia è così vaga da sembrare essa stessa un fantasma.[9] Forse però questa storia ha i suoi segreti cultori: quando dopo l’ultima guerra Palazzo Arese è stato demolito, qualcuno ha salvato uno dei suoi balconi neoclassici e l’ha ricollocato sulla nuova facciata moderna, forse sperando nel perpetuarsi delle apparizioni.
Ancora più gentile fu lo spirito di Tommaso Marino che offrì tre numeri da giocare al lotto al bisnonno dell’architetto Paolo Mezzanotte.[10] I numeri erano comparsi in sogno sotto la cornice dell’antico ritratto del banchiere che era nella sagrestia di S. Marco. Non essendo certo di averli letti bene, andò due giorni dopo a controllare e, sollevando la cornice, lesse chiaramente: 62-44-56. Purtroppo, dopo averli giocati per due sabati, non riuscì a giocarli per la terza volta quando naturalmente uscirono. Più tardi, per convincere gli amici increduli della sua storia, andò con loro in S. Marco, ma i numeri sotto il ritratto erano scomparsi. Oggi anche il ritratto è scomparso dalla sagrestia. Lo tiene al sicuro il parroco forse per sottrarlo all’eccessiva curiosità dei giocatori.
L’ultimo fantasma che godette di larga notorietà a Milano e che è riportato in tutti i libri, è il Fantasma del Parco.[11] Alla fine dell’Ottocento comparve più volte nei pressi del Parco Sempione, all’angolo con via Paleocapa, una dama velata che invitava con un cenno i giovani a seguirla per i viali del Parco finché, dopo lunghi giri, li faceva entrare in una villa elegantemente arredata, ma deserta e completamente ricoperta di parati di velluto nero. Qui dopo aver danzato al suono di una musica misteriosa, i malcapitati giovani avevano la sorpresa di scoprire che il volto della silenziosa signora, sotto il velo, aveva le fattezze di un macabro teschio. Dopo alcuni di questi “incontri ravvicinati”, furono organizzate diverse ricerche della misteriosa villa nel Parco, ma invano. Forse si trattava di un UFO in stile liberty.
Tra le due guerre, vennero raccolte parecchie storie di apparizioni misteriose nella zona Vittoria-Taliedo, presso la chiesa del Suffragio, la Senavra e lo stabilimento Caproni. Poi per fortuna venne costruita la Tangenziale Est e le apparizioni cessarono.[12]
Neppure lo spiritismo e le sedute medianiche hanno mai avuto a Milano il successo travolgente verificatosi in tutta Europa in certi anni e in certi ambienti alla fine dell’Ottocento e nel corso di questo secolo.[13] Nessuno a Milano si fece paladino di quest’arte come avvenne per esempio a Torino con Massimo d’Azeglio, ma si utilizzarono piuttosto le medium, o, come si diceva agli inizi, le “Sonnambule”, per avere notizie sugli affari, gli amori, i viaggi, e soprattutto sulla salute. Erano insomma considerate come delle super-astrologhe, una professione quindi “scientifica” al servizio del benessere dei cittadini più che una guida ai misteri dell’oltretomba, verso i quali l’interesse è sempre stato piuttosto scarso.
Per concludere, ricorderemo ancora, come l’eccezione che conferma la regola, l’avventura editoriale dell’industriale Giovanni Guglielmone, proprietario di una fabbrica di biscotti molto noti nel dopoguerra. Nel settembre 1945 uscì il primo numero di “Humana, Rassegna mensile scientifico-filosofica”. Costava L. 25, ne era direttore lo stesso Guglielmone che riprendeva con una Nuova Serie un’iniziativa già iniziata dieci anni prima. La redazione era in Corso Vittorio Emanuele 1. Accanto alla rivista furono organizzate serie di conferenze nelle quali si intendeva divulgare l’idea filosofica del Guglielmone: l’Essenzialismo, una sintesi delle verità contenute in ogni filosofia e in ogni religione. La rivista e le conferenze furono praticamente l’unica occasione che ebbe Milano di sondare in profondità ogni tipo di fenomeno paranormale con toni che precorsero l’attuale New Age. L’esperto di fenomeni medianici era l’avvocato Calogero Picone Chiodo che nella sua rubrica fissa analizzò ogni aspetto di questo fenomeno. Sfogliando queste pagine, però, tra decine e decine di fantastiche apparizioni non ce n’è neppure una che riguardi Milano. La ricerca, comunque, dovrebbe continuare.
[7] Guida ai misteri, pp. 298-300; Milano misteriosa, pp. 24-25
[8] Torre, cit., p. 30
[9] Pellegrino, Bruno, Porta Orientale, Milano, Libreria Milanese , p.
[10] Milano misteriosa, pp. 22-24
[11] Guida ai misteri, p. 20; Leggende e storie milanesi, pp. 101-2; Milano misteriosa, p. 21
[12] Milano misteriosa, p. 21
[13] Guida ai misteri, pp. 20-25