Il forum dei Drow, dei Vampiri e delle creature dell'oscurità
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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: mar gen 29, 2008 22:58 
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Iscritto il: mer gen 23, 2008 01:05
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Racconto rimosso.

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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: mer gen 30, 2008 17:25 
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Iscritto il: dom gen 27, 2008 19:43
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Località: Ásgarður - Bergheim
PRYPIAT

<< Svegliati>>

Sento sciogliersi…

<< Svegliati>>

…qualcosa si muove, ho come un senso di nausea…

<< Svegliati ho detto>>

è una voce flebile ma imperiosa, mi risuona come un eco, insistente nelle orecchie.
Mi sento oscillare, mi sento morire.
E uno schiocco violento mi crepa le ossa.
Sono sveglia! Ma è un grido vuoto. Sento spegnersi ogni cosa, in me.
Prypiat. Un nome. Finalmente comincio a ricordare.

<< Svegliati>>

Un frastuono opprimente mi stordisce.
E di colpo spalanco gli occhi, ma non vedo che un abisso oscuro di fronte a me.
Ma c’è una luce fioca, sì la vedo delinearsi, oltre quella… porta.
È un lume stanco, che vacilla così come vacilla la mia mente.
Porto una mano alla tempia. Pulsa. Posso sentirne il battito fin nelle viscere. Sono lampi dolenti, le mie dita assaggiano voraci il ritmo imperativo di quella loro stessa pelle. E innervate di quest’energia maledetta portano il suo vociare terribile fin nella mia cassa toracica.

<< Svegliati>>

Di nuovo quella voce. È sottile, quasi impercettibile ora.
Voglio alzarmi voglio ricordare di avere delle gambe.
Ho deciso seguo quella luce.
Ma sono già sulla porta.
È un bagliore iridescente, mi muovo verso quel lambire l’aria di colore.
Non riesco a percepirmi per intero.
È forse ancora il mio corpo questo? Riesco a concepirmi solo un pezzo per volta. Mi sforzo di pensare nuovamente alla mia mano e … ora la vedo!
È pallida, irreale. La muovo verso il bagliore, cerco di osservarla meglio. La giro e …scompare.
Di nuovo sento il pulsare del mio cranio.
È malvagio nella sua irrinunciabile e caotica danza.
<< Svegliati>> grida ora questa voce rotta dal pianto.
Sono sveglia! Sono qui! Ti prego parlami!
E di nuovo uno schiocco, sento sgretolarsi le costole. Il dolore mi aiuta a ritrovare coscienza di me, ma non riesco a ricompormi.
E di nuovo un’esplosione nel mio petto, ho paura, una paura terribile che mi frantuma il cuore nel suo morso stretto. Lo sento scricchiolare e…

<< Vieni via! >>
<< No no svegliati! >> << Svegliati>> << Svegliati>>.


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: mer gen 30, 2008 22:43 
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Iscritto il: mer ott 18, 2006 18:19
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Località: Palermo
ok io ci provo pure,ma non credete a quel che scrivo come qualcosa di personale...

Madre Padre

Sento una mano sul viso,non è una carezza è uno schiaffo.
Sento del calore sulla schiena,non è un maglione,sono delle cinte.
Sento la felicità ,non perché sto con voi,ma perché voi siete assenti.
Sento di non temere niente,quando voi non ci siete.
Sento che posso solo fuggire,quando siete qui.
Madre ,perdonami se ti ho fatto soffrire con la mia nascita,
Padre,scusami se ti ho dato solo dispiaceri,durante la notte,
lo so,un bimbo,da fastidio quando piange la notte,ma perché lo fa,se non perché è solo?
Oggi ho provato a stupirvi,lasciandovi del buon latte e biscotti,e del miele,la colazione da voi preferita.
Ma ho sbagliato,ho solo ricevuto delle carezza e dei complimenti.
Come posso abituarmi alla vostra morte ,che avverrà,io so che verrà,è inevitabile,se voi continuate a farvi amare?
Io sto cercando di Odiarvi,con tutto me stesso,inventando anche aneddoti mai avvenuti,in modo tale ,che la vostra improvvisa assenza mi possa dare sollievo e non dispiacere.
Invece no,Voi perseguitate la strada dell'amore,dandomi il "male",per poi negarmi il "bene".
Male e bene,sono due parole così uguali,cambiano solo 3 delle 4 lettere,poi di uguale vi è la "e" ed il modo di intendere la una e l'altra.
Vi prego,frustatemi,arrabbiatevi,insultatemi,se vi può aiutare invitate amici ,parenti e fateli assistere,io non piangerò ,io non riderò,io sarò assente,e penserò che quello che state facendo per me,in quel momento ,lo state facendo solo per me,per me e per il mio bene.
Incatenatemi,straziatemi e se possibile uccidetemi,in modo tale da non soffrire e non vedere più ,il fantasma della signora nera.
Io credo di poter capire ,che chiunque legga le parole di uno stolto possano sembrare solo tali,ma no credo che uno stolto che si sfoga possa esser considerato tale,ma è solo un giovine che crede nell'amore,e non vuole più soffrirne.

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Allora?Lo so che non è "allegra" ma io ho fatto del più gotico possibile.

_________________
....costo per le anime di vetro resina 4€/cad. (con master card),costo per elastico per tendere le frecce,3.50€ (con master card),Similpelle e colla,20€(con master Card)
valore commerciale 80€(con master card)
sapere che quell'arco l'hai regalato ad uno niubbo che ucciderà accidentalmente il tuo Pg ..NON HA PREZZO!!!
Per tutte le male parolacce ed le varie imprecazioni c è Master card..
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2819 Mellcom Westfalya mer ott 18, 2006 17:19
giorno della mia iscrizione i nquesto stupendo forum-famiglia.
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 Oggetto del messaggio: " Non.. "
MessaggioInviato: lun feb 04, 2008 12:58 
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Iscritto il: ven giu 08, 2007 13:59
Messaggi: 32
La città mi venne incontro all’improvviso dalla cima della collina, lì, dietro la curva. Fermai l’auto al belvedere deserto e scesi. L’alba l’irrorava di luce rosata che tremolava in fondo all’orizzonte quando il cielo si univa al mare quasi con affettuosa circospezione – colore che virava con gradualità impercettibile dal rosa all’azzurro, come usando pastelli ben temperati - e la rendeva placida, accogliente dall’alto di quella distanza. Ma io la guardavo senza emozione. Tornare a casa. Sconfitta. Tornare all’affannosa ricerca di un identità mia, al volto scontroso di mia madre quando, lontana dalle amiche del bridge, mi guardava senza misericordia: io, la terza figlia. Quella malata di musica, quella che non le aveva fatto onore.

Le mie sorelle erano ciò che ci si aspettava da loro nella nostra famiglia di cardinali e giudici: una monaca e già quasi badessa, l’altra scienziata del diritto in odore di Nobel per la pace per le sue crociate sui bimbi abbandonati. In fondo c’ero io: vene in cui scorrevano note che nessuno aveva voglia di ascoltare.

Guardavo quella città di cupole e fontane con un odio che veniva da lontano, che quasi non mi apparteneva se non per la cascata di suoni che riusciva a provocare nella mia testa. Sinfonia discordante, concepita per una orchestra intera: ottoni ad urlare come se il mare, d’improvviso furioso, cavalcasse onde di morte, alte quanto cattedrali, ritmate dal suono cupo dei tamburi, votate a distruggere lungo il loro cammino; archi a sottolieneare lo stupore attonito, l’angoscia di chi vedeva giungere la fine. E, su tutti, le note rabbiose di un pianoforte. La mia rabbia, il mio furore sconfinato.

Strinsi le mani sul parapetto fin quasi a scorticarle e la mia musica divenne preghiera. Fu allora che accadde, seguendo passo passo lo spartito. Il cielo si oscurò, il mare impazzì. Le cupole vennero inghiottite. Solo il piano, alla fine di tutto, virò dallo stupore al rimpianto.

Ora sono qui, in questa città sotterranea senza luce. E’ qui che devo stare. Servo la Dea, pagando la sua grazia con il suono dei flauti che seguono i suoi riti. Ricordo, nel buio che mi avvolge ed in cui mi nascondo, le dita rosee dell’alba sul mare.

“Non.. chiedete agli dei. Potrebbero esaudirvi”


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: ven feb 08, 2008 16:26 
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Signore di Necropolis
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Iscritto il: mer mar 24, 2004 14:59
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Località: Necropolis
ATTENZIONE SPAVALDI DUELLANTI e CURIOSO PUBBLICO

AVVERTO & RICORDO che

Il concorso scade il 20 febbraio 2008

chi ancora desideri dire la sua, si affretti!

Il Tempo è un Nemico Implacabile per coloro nelle cui vene non corre il Marchio Maledetto di Caino! :twisted:

_________________
ImmagineWhat if I say I’m not like the others
What if I say I’m not just another one of your plays
You’re the pretender
What if I say I will never surrender


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: sab feb 09, 2008 12:38 
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Iscritto il: mar dic 20, 2005 19:11
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Località: il nulla dentro una tazza da thè vuota
Flusso Mentale
propongo un mio scritto postato poco fa in 'racconti e poesie'
Eccoci infine, io, te, finalmente insieme nella terra che non avremmo mai nemmeno sognato di calcare nei nostri sogni infantili.
Guarda.. senti la brezza del mare che ci viene incontro.. come abbiamo fatto a viverne così a lungo senza? É come acqua che purifica penetrandoti fin dentro le ossa...
E tu che volevi continuare a vivere in quella squallida cittadina, ora la penserai diversamente credo..
Guarda! L'aurora! I suoi riflessi mi incantano dal giorno in cui la vidi la prima volta... e dire che la natura ci regala spettacoli così belli.. basterebbe solo affacciarsi dalla propria stanza.
Che succede? Non parli? Sarai anche tu estasiata dal colore del cielo.. le parole in determinati momenti sono inutili ma non riesco a fermarle: sarebbe come privarmi dell'aria che respiro....
Devo dire che così mi immaginavo il nostro primo appuntamento.. dal giorno che ti ho vista non ho potuto fare a meno di volerti tra le mie braccia.. prima non ho mai avuto il coraggio di dirtelo..
Stai tremando.. va tutto bene? Vieni che ti riscaldo con la mia coperta.. è un po' bagnata ma con questa brina non si può chiedere di meglio..
Non si può chiedere di meglio..
Guarda li! C'è il nostro vecchi amico Berto il Folletto! Salutalo sennò si offende e ci nasconde i calzini.. che giocherellone che è...
Perché mi guardi in quel modo? Forse hai proprio ragione.. ho stretto troppo quei nodi.. però come potevo portarti a fare un giro nella mia fantasia altrimenti? Avevi detto TU che ti sarebbe piaciuto venire con me non ricordi?
Non piangere dai.. altrimenti ti devo tagliare anche l'altra gamba.. Io non volevo farlo ma infondo mi hai costretto.. continuavi a contraddirmi!!
E smettila di muoverti che mi fai fare tutti tagli storti! Poi sporchi tutto il garage ed io sono costretto a pulire.. l'ultima volta con l'altra mi ci sono volute delle ore..
ah.. non ricordo come si chiamava la tua amica con i capelli rossi...

_________________
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Spoiler: Visualizza

C'è una teoria che afferma che, se qualcuno scopre esattamente qual è lo scopo dell'universo e perché è qui, esso scomparirà istantaneamente e sarà sostituito da qualcosa di ancora più bizzarro ed inesplicabile. C'è un'altra teoria che dimostra che ciò è già avvenuto.


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: dom feb 10, 2008 01:14 
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Iscritto il: ven giu 08, 2007 00:19
Messaggi: 27
Il sogno

E’ buio. Aldilà del mio respiro, affannoso,profondo come non mai,non vedo nulla,non sento nulla. A dire il vero non capisco se i miei occhi sono aperti o chiusi.Non riesco a muovermi. Sinceramente non capisco nemmeno se sono cosciente. A un tratto una moltitudine di pensieri, confusi, che si sovrastano.Non capisco. Non riesco. Sento una voce.Mi chiama. Non riesco a rispondere e i miei pensieri mi impediscono di capire ciò che mi sta dicendo. A un tratto il silenzio. Un suono assordante TI TI… TI TI… TI TI …..apro gli occhi e il sole sta per sorgere….finalmente. La sveglia segna le sei del mattino. Mi alzo a fatica, mentre la mia dolce metà è ancora assopite nel caldo tepore del letto.Ormai ho perso il conto. Questo sogni, anzi, questo incubo continua imperterrito , notte dopo notte. Ogni giorno faccio sempre più fatica ad alzarmi, il viso sempre più pallido.Mi sento uno straccio.
E’ ora di andare a lavoro, mi aspetta una dura giornata.Esco in strada, vuota, la città ancora dorme.Indaffarato dal lavoro non mi accorgo del tempo che passa. E’ ora di pranzo. Solito bar, solito sandwich e coca cola. Ma oggi non ho appetito. Bevo giusto un caffè, stasera faro tardi. Penso a mio moglie. Quanto è bella. Quanto è cara. A un tratto mi sembra di sentire quella voce, oscura, che mi tormenta la notte. Devo decidermi. Si. Devo farmi vedere, non posso continuare cosi. Torno al mio lavoro e cerco di non pensarci.
Faccio più tardi del solito,ma finalmente ho finito. Fuori è gia buio. Salgo in macchina e cerco di sbrigarmi. Non ho neanche avvisato del ritardo, si starà preoccupando. Immerso nei miei pensieri guido senza badare a dove vado. A un tratto mi fermo davanti a un parco e penso “ma come mai sono qui?” Lo riconosco. E’ qui dove ho incontrato la donna della mia vita. Qualcosa mi spinge a entrare. Scorgo un sagoma in lontananza e….quella voce che mi chiama….la riconosco. Invece di fuggire mi sento attratto da lei. Le sue parole esplodono in me come un fiamma ardente che mi scalda nonostante questo freddo inverno. Mi avvicino sempre più. Ormai le sue parole si fanno sempre più chiare. Nonostante io la fissi, la sagoma a un tratto sparisce. La voce no. E’ li. Nella mia testa.Rimango immobile. Sono confuso. Percepisco una presenza dietro di me. Ho paura a girarmi. Si avvicina fino a sussurarmi nell’orecchio “Scusami amore…” La riconosco! La voce! E’ mia moglie! Mi tranquillizzo. Mi giro ma non posso credere a ciò che vedo. Un vampiro…mia moglie…un vampiro. Si avvicina di più a me.Sono immobilizzato. “Scusami amore…” e sento i suoi denti affondare nel mio collo. Un dolore lancinante mi colpisce…poi calore, piacere.Sono travolto, l’unica cosa che riesco a pensare….una vampiro, non ci ho mai creduto ai vampiri!Sento la vita abbandonarmi.Una lacrima scende dal mio viso…un sorriso…la guardo e… le uniche parole che riesco a pronunciare sono TI AMO.

Griso


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: sab feb 16, 2008 01:08 
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Il Tempo è nemico

Si mosse nel letto, sotto le lenzuola, sembrava non avere pace quella notte, non riuscire a trovare la giusta posizione per conciliare il sonno. Era una sensazione sgradevole, non era comodo, ogni posizione che assumeva riusciva a soddisfarlo per qualche minuto, poi trovava sempre qualcosa che non andava, le coperte messe male, un fastidio alla costola o una gamba che gli doleva.
Alzò il viso dal cuscino per voltarsi verso la porta che dava sul corridoio adiacente alla sua camera, gli era parso di sentire un rumore.
Anzi era sicuro di aver sentito un rumore, qualcosa che proveniva dall’esterno, come se qualcuno bussasse alla finestra in un’altra stanza.
Stette diversi secondi a cercare di focalizzare, a cercare di intuire qualche movimento nel buio pesto. Niente, si era sbagliato di nuovo, riabbassò la testa sul soffice guanciale, sbuffando quasi deluso dall’ennesimo falso allarme.
Sapeva che questa sua mania aveva a che fare con il buio, non ne era terrorizzato ma era spaventato dall’eventualità che qualcosa lo potesse aggredire col favore della poca luce.
Si vergognava a pensare di aver paura del buio, per un ragazzo della sua eta la cosa cominciava ad essere ridicola, aveva 15 anni cazzo! Si odiava per essere così fifone … così stupidamente impressionabile da passare le notti in bianco per colpa di stupide manie e improbabili fantasie.
Un rumore lo fece sussultare e lo costrinse a voltarsi di nuovo verso quella maledetta porta.
Il corridoio buio era l’unica cosa che riusciva a vedere, e nel corridoio riusciva a scorgere solo una lunga fila di quadri, quei quadri che erano sempre stati lì, quegli stessi quadri che sembravano ridere di lui.
Come biasimarli anche lui avrebbe riso di se stesso, era patetico, ogni notte passava più tempo a guardare il corridoio in cerca di qualche stupido fantasma che con la testa sul cuscino a riposarsi.
“Devo addormentarmi ….” cominciò a ripetersi, sapeva che addormentarsi per lui avrebbe richiesto una concentrazione e una quiete ben superiore a quella necessaria per stimolare il sonno di chiunque altro, ma con gli anni aveva imparato a conviverci, sapeva di essere insonne.
Un fiume di pensieri si fecero largo nella sua mente, domande che non lo aiutavano affatto nella sua “battaglia” contro il sonno. A che ora mi alzerò domattina? Se mi addormentassi adesso dormirei abbastanza? Sapeva che continuare a ragionare sul tempo che avrebbe dormito non era il modo giusto di prendere sonno, mantenere in moto il cervello lo manteneva vispo e ben sveglio. Controllò l’orologio e chiuse gli occhi.
Quello dell’orologio era un altro brutto vizio che aveva, a volte lo faceva per diverse volte al minuto, altre volte ancora addirittura lo fissava rivolgendo particolare attenzione allo scorrere dei secondi, per lui il tempo era un nemico, lo era sempre stato, soprattuto quando era al letto e voleva addormentarsi.
Finalmente la battaglia sembrava vinta, il sonno si era impossessato di lui, la consapevolezza del suo stato cominciava ad abbandonarlo le palpebre si facevano pesanti e un senso di quiete si diffuse nella sua testa.
Poi un rumore particolarmente forte lo riportò alla realtà facendolo sobbalzare.
Si infuriò contro qualsiasi cosa avesse provocato quel colpo, era di nuovo sveglio.
Scostò le lenzuola con rabbia e scocciato si mise a sedere sul letto passandosi una mano stanca fra i capelli. Un altro colpo. Sembrava provenire da un altra camera e questa volta era nettamente più forte della prima.
Possibile che nessuno dei suoi aveva sentito questi rumori? Un altro colpo.
Non poteva restare lì senza fare nulla, si alzò dal letto e con passi lenti e traballanti cominciò ad avvicinarsi alla fonte del rumore.
Il colpo successivo fu molto più forte, si sentirono i vetri della casa tremare sotto l’impatto provocato dall’urto. Si accostò al muro … non sapeva perché ma l’istinto gli diceva di non muoversi, di rimanere lì fermo, ad aspettare che qualcosa accadesse.
Per qualche minuto rimase così, appiattito contro la parete ad aspettare il colpo successivo, che però non sembrava voler arrivare.
Fece un lungo respiro e si staccò dal suo ”rifugio”, avanzò verso la cucina, era da lì che i tonfi sembravano provenire.
“Non ce la posso fare…” si disse rimanendo paralizzato dal terrore, si chiese perché non se ne era stato al letto invece di venire a ficcare il naso, perché non si era addormentato come tutti, si mise a piangere mentre il vetro della finestra sembrava cedere sotto l’incessante scarica di martellate che gli arrivavano da fuori.
Sentì delle risate dietro di lui, fragorose e disturbanti risate di scherno e si voltò di scatto terrorizzato, il vetro stava per cedere. Quegli stupidi quadri appesi sul muro del corridoio lo guardavano beffardi coccolandosi nei loro paesaggi rurali e nei ghirigori di qualche artista sciroccato.
Rabbioso si diresse verso di loro, ne prese uno, un uomo era seduto sulla sua poltrona, una di quelle poltrone dall’aspetto comodo, di quelle che ti deludono sempre quando ti ci siedi, perché te le aspetti più morbide di quello che in realtà sono.
L’uomo, un signore di mezza età con folti baffi e un pizzetto brizzolato, accarezzava il gatto che teneva in grembo, un siamese dal pelo bianco e intanto fumava una pipa ed emetteva un denso fumo grigiastro dalle narici e dalla bocca.
Un grammofono sulla destra dell’uomo era appoggiato su un piccolo tavolinetto di noce, delle giuste dimensioni per ospitare l’oggetto e qualche disco di vinile, la musica che emetteva sembrava infondere nell’uomo, nell’animale e in tutto l’ambiente un senso di pace e tranquillità quasi innaturale, che provocavano un moto di invidia verso quell’angolo di paradiso artificiale in chiunque lo osservasse.
Lo guardò con odio crescente e lo lanciò a terra, il vetro che ricopriva la tela andò in mille pezzi.
Sentiva la finestra incrinarsi dietro di sé, ma non gli importava , sapeva di non potersi salvare ma voleva distruggere quei maledetti quadri che l’avevano sempre deriso nelle sue lunghe notti insonni.
Quando con lo sguardo tornò alla cornice frantumata a terra notò che la tela non era per niente danneggiata, anzi, sembrava più colorata… quasi viva, si accorse che non era più lo stesso quadro. L’uomo si copriva le orecchie, il volto era contorto in una smorfia di dolore, un dolore cosi vivo e reale che il ragazzo provo pena per lui, la pipa che aveva in bocca era caduta a terra riversando il tabacco ovunque sul pavimento e sembrava che le orecchie avessero preso a sanguinargli.
Il gatto finito a terra aveva il pelo completamente rizzato e aveva inarcato la schiena soffiando rabbioso e spaventato contro il grammofono che era l’unica cosa di quel quadro che non era cambiata affatto, era sempre li sul suo mobiletto di noce, con i dischi in vinile appoggiati vicino.
Si voltò verso gli altri quadri, la loro risata era straziante, sembrava ridessero di dolore.
Un orologio a pendolo troneggiava imponente sulla tela vicina, il ragazzo si avvicino al quadro per vedere meglio, poi si ritrasse con l’orrore dipinto sul volto. L’orologio era costruito sfruttando le parti di un corpo.
Ai lati quelli che sembravano moncherini di braccia sostenevano l’intera struttura, dei grossi pali di carne rigidi che in cima riportavano una specie di quadrante di carne viva.
Sul quadrante due mozziconi di dita, che facevano da lancette segnavano esattamente le sette in punto.
Sullo sfondo del pendolo le ossa di quello che una volta era un torace mantenevano dritta la struttura andando a incastrarsi perfettamente nella base formata da una parte di torso tagliato di netto. La cosa più disgustosa però era il pendolo.
Un osso lungo legato con qualcosa di rosso e viscido al quadrante penzolava ritmicamente a destra e a sinistra. Attaccato all’osso c’era una testa, una testa umana, la testa di un ragazzo che gli sembrava famigliare, sul volto una smorfia di dolore e orrore che lo costrinse a voltarsi dall’altra parte per non vomitare.
L’ultimo quadro raffigurava un uomo che era seduto sul letto di quella che sembrava una camera d’ hotel, nel suo sguardo c’era la follia più pura. Teneva in mano un revolver puntato contro la testa, sulle labbra aveva dipinto un sorriso di intensa gioia mentre guardava con lo sguardo di chi sta per vincere la scommessa più importante della sua vita la sua ombra sul pavimento di moquette. Alle sue spalle , sulla parete della camera dell’albergo c’era un quadro, un maledetto quadro anche lì, sulla tela un uomo indicava il suicida ridendo di gusto.
Rimase a guardarli sconvolto, mentre le loro risa crescenti sembravano quasi coprire il suono della finestra che veniva finalmente sbalzata via, frammenti di vetro volarono in tutte le direzioni, con un fragore allucinante, il ragazzo si voltò di colpo per vedere cosa aveva sfondato il vetro ma non vide niente, poi chiuse gli occhi.
Si svegliò di soprassalto. Era un fottuto incubo.
Rivide nella sua mente quei quadri così spaventosi, così reali, si disse che non poteva essere stato solo un sogno.
Poi si rese conto dell’orario, erano passate le tre di notte e l’indomani si sarebbe dovuto alzare alle sette in punto per andare a scuola, quattro ore di sonno non gli sarebbero mai bastate per riposarsi in maniera decente, maledisse sé stesso e quel sogno che l’aveva svegliato, doveva riaddormentarsi, in fretta.
Guardò l’orologio, diede un ultima occhiata al corridoio e si voltò dall’altra parte preparandosi ad un altra dura battaglia mentre gli sembrava che qualcuno alle sue spalle stesse ancora ridendo…


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 Oggetto del messaggio: Il bambino del Lago
MessaggioInviato: dom feb 17, 2008 15:38 
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Iscritto il: dom feb 17, 2008 13:17
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Marco si preparò per quella giornata noiosa a casa degli amici dei suoi genitori che nemmeno avevano figli. Tutti gli amici dei suoi erano noiosi per un ragazzino di 8 anni che doveva ascoltare per ore aneddoti da adulti.
Si sarebbe annoiato a morte a sentire quei discorsi sempre uguali, che crescevano come numero di battute e risate, che lui riteneva inutili, man mano che aumentava il livello di alcool bevuto dai quattro.
Si avviarono in auto verso i Laghi di Avigliana e, durante la mezz’ora abbondante di tragitto, sua madre non smise mai di raccomandarsi su come avrebbe dovuto comportarsi e che non avrebbe dovuto mai fare battute sui figli, visto che la coppia non riusciva ad averne e ciò era, per loro, fonte di disagio e tristezza.
Passarono Rivoli, Buttigliera e giungendo alla rotonda che porta verso i Laghi, sua madre ripeté ancora una volta il suo più classico “Mi raccomando Marco, non farci fare brutte figure!”.
Marco sbuffò, in silenzio, come aveva imparato dopo quella volta che suo padre gli aveva lasciato le cinque dita sulla faccia per averlo sentito bofonchiare dopo un rimprovero.
Arrivarono alle undici e trenta, puntuali come era solito essere suo padre… ad ogni costo!
La casa si affacciava sul Lago Piccolo, quello con il divieto di balneazione per pericolo di mulinelli improvvisi. Dopo aver fatto il più classico dei giri turistici della casa, il loro ospite si accorse che Marco si soffermava ad ogni finestra per osservare il lago e cerco di attirare la sua attenzione.
“Lo sai che quel Lago è maledetto?”, disse, rivolgendosi a Marco, toccandogli una spalla e facendolo sussultare per la sorpresa.
“Smettila Francesco, lo sai che i ragazzini si impressionano!”, lo riprese subito la moglie.
I genitori di Marco sorrisero e papà Danilo disse che non c’erano problemi, considerando che Marco era un fan sfegatato dei film e dei libri dell’orrore, e che una storiella sul lago gli avrebbe permesso di fantasticare e di divertirsi un po’.
Francesco allora raccontò.
“La leggenda dice che secoli fa il lago fu teatro del suicidio di una principessa e del figlio che aspettava da un cavaliere che l’amava in segreto. Quando gli amanti furono scoperti dal principe tradito questi uccise il cavaliere trascinandolo legato al suo cavallo per tutta la circonferenza del lago. La donna non sopportò il dolore e si lasciò annegare con il frutto del suo amore in grembo.
Da quel momento il Lago divenne maledetto e il dolore che viveva nelle sue profondità spesso trascinava con sé i malcapitati che finivano nei mulinelli che si formavano tra le acque”.
Marco restò a bocca aperta e ascoltò con attenzione, sorridendo, durante il racconto, tranne nel momento in cui Francesco parlò della principessa incinta, in cui preso dai sensi di colpa come se avesse lui chiesto qualcosa di sbagliato, guardò la madre che però gli sorrise e lo invitò a seguire la narrazione.
Dopo pranzo i genitori si immersero in uno di quei discorsi che Marco tanto odiava e lui, chiese il permesso di andare nella stanza da letto dei proprietari, quella che si affacciava sul lago e ne permetteva una vista quasi totale.
Passò una buona mezz’ora quando scorse dalla finestra una donna che si sbracciava sulla riva del lago, chiedendo aiuto. Aprì la finestra e senti le grida lontane della donna che diceva di aver perso di vista il bambino solo un attimo e che lui era sparito.
Marco corse in salotto a raccontare l’accaduto, ma sia i suoi genitori che la moglie di Francesco lo presero in giro dicendogli di non fantasticare troppo, ma Francesco, come sorpreso, gli disse che quello era il fantasma di una donna che aveva annegato il figlio nel lago, soggiogata dal male nascosto nelle sue profondità, per poi cercare di salvarlo quando ormai era troppo tardi ed era impazzita, morendo di crepa cuore sulla spiaggia sotto la loro casa.
Anche quella era una leggende e Francesco chiese a Marco se l’avesse gia sentita.
Marco disse di no ma che quello che aveva visto che era vero, che dovevano correre a vedere; insistendo e piangendo convinse tutti ad affacciarsi alla finestra, ma nulla videro e lo presero in giro di nuovo.
Tornarono ai loro discorsi e Marco si rifugiò di nuovo in camera da letto e vide di nuovo la donna sulla spiaggia, si voltò per chiamare gli adulti e poi capì che non gli avrebbero creduto. Decise di andare da solo.
Si mise la giacca a vento anche perché fuori stava diventando buio presto, come in tutti i pomeriggi di metà inverno. Passò in quella che sarebbe dovuta essere la camera del mai arrivato bambino, che aveva la porta a finestra con le gelosie.
Era buia e la luce filtrava dalle liste di legno.
Aprì la porta ma si trovò nella stessa stanza, come se non fosse uscito.
Si spaventò e corse verso la porta della camera da letto degli amici dei suoi genitori ma si ritrovò nella stanza del bambino.
La luce diminuiva e il suo panico aumentava sempre più, stava sudando, chiedeva aiuto, ma nessuno lo poteva sentire. Provò ad accendere la luce ma nulla successe.
Entrò e uscì più volte ritrovandosi sempre nella stessa stanza.
Marco pianse e si rannicchiò in un angolo della stanza aspettando un aiuto. Poi sentì un rumore, un sospiro gorgogliante. Si voltò terrorizzato e dalla poca luce che ormai trafilava dalle gelosie vide due piedi di bambino a poco più di un metro da lui.
Erano nudi bagnati ed infangati.
Marco sollevò il viso per vedere in volto chi fosse.
Dalle tenebre della stanza Marco ebbe solo il tempo di sentire una voce simile ad un ringhio gorgogliante.
Poi non sentì più nulla.
La madre preoccupata del fatto che quando i bambini sono troppo silenziosi ne stanno combinando una, andò a controllarlo. Urlò.
Quando entrarono gli altri nella stanza ciò che videro fu raccapricciante. Marco era sdraiato in un angolo della stanza con gli occhi sbarrati, tremava dal terrore ed era coperto di melma fangosa e alghe, come quelle che crescono in fondo ai laghi.
Non si riprese mai più.


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: dom feb 17, 2008 19:00 
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Artiglio Nero
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STANZA 106
La finestra dà sull’ingresso della clinica. Una serata con pochi passanti in strada, con l’occasionale transito delle ambulanze, sotto il cielo terso e pieno di stelle.
Marco si muove silenzioso nella penombra della stanza. In piedi scruta la moglie distesa a letto, attorniata dai macchinari, invasa dai tubi della respirazione. Le braccia sono coperte dagli aghi delle flebo. Suo fratello Sergio, seduto accanto a lei, la fissa col volto tirato. L’infermiera del turno di notte viene ogni tanto a controllare i tracciati dei macchinari, scuotendo la testa. Marco riesce quasi a sentire il debolissimo battito cardiaco del corpo disteso. Lente trascorrono le ore della sera, nel reparto di terapia intensiva, a scrutare la maschera di pallida cera che è il volto di Luisa. In corsia risuonano passi nervosi, pianti e lamenti.
Le tre del mattino. Suo fratello, scivolato nel dormiveglia, respira pesantemente. Luisa è sempre immobile sotto le lenzuola. Marco alza lo sguardo al soffitto. Un alone scuro, che non aveva notato prima, si allarga sull’intonaco. Cala dal soffitto, evanescente e gassoso, con la forma di una cappa di tenebra. Su di esso spicca un volto pallido, bianco dalla punta del naso affilato alla sommità della testa calva. Le cavità oculari e l’apertura della bocca sono finestre sul buio, abissi infiniti e spietati. Scende lentamente accanto al letto, mentre lo sguardo senza occhi si posa su di lui e sua moglie. Sergio, nel dormiveglia, rabbrividisce, come se nella stanza fosse calato un alito di ghiaccio.
Dalle falde del mantello si leva una mano candida e adunca, che si posa su quella della donna distesa. La lancetta dei secondi si muove lentissima sull’orologio da parete. Il cuore di Luisa rallenta i battiti. Si ferma. Il respiro le sfugge dalle labbra come un sottile refolo d’aria. Dall’altro lato del letto, Marco poggia anche lui una mano su quella della moglie. Lei torna a respirare piano. A fatica, il cuore riprende le sue debolissime contrazioni.
La notte trascorre così, mentre le due figure si fissano con odio, da un capo all’altro del capezzale, finché il primo bagliore dell’alba rischiara la stanza d’ospedale. Una lama di luce ferisce la tenebra negli occhi dell’apparizione. Emettendo un ringhio ferino, balza sul soffitto, attraversandolo. Solo una scia di fumo nero resta come traccia della sua fuga.
Luisa apre gli occhi lentamente. Nella luce incerta vede l’altra figura del marito in piedi davanti a lei, con il viso pallido e serio. «Marco» mormora, «dove siamo?»
«Ciao, Luisa» dice Sergio, e lei nota il cognato seduto accanto.
«Sergio. Che posto è questo?»
Il cognato le prende la mano. «Sei in ospedale, Luisa.»
«Perché?»
Sergio esita. «Hai avuto un incidente. La vostra auto…»
«Da quanto tempo sono qui?»
«Da ieri mattina. Hai passato la notte. Sì, l’hai superata!» esclama lui sollevato, quasi in lacrime.
«Hai passato la notte qui con Marco?»
«Marco…» Dice Sergio abbassando gli occhi.
«Cosa c’è»
«Mi dispiace, lui non ce l’ha fatta. Poco dopo il ricovero…»
Luisa sbatte gli occhi, incredula. «Non è possibile…» mormora, volgendo lo sguardo verso suo marito.
Ma nella stanza ormai lei è sola con suo cognato. Dove fino a un attimo prima vedeva Marco, c’è solo un leggero soffio di vento gelido, che fugge via facendo tremolare le lenzuola e carezzandole i capelli, nonostante la finestra chiusa.


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: ven feb 29, 2008 14:09 
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RIASSUNTO PREMI

Il Vincitore del II Concorso Gotico riceverà:

1) 10 punti V.I.P.
2) Maglietta Nera "Valm neira Style" con stampa della poesia di Baudelaire "il Vampiro"
3) il Titolo di "Artiglio Nero" che verrà aggiunto sotto al Nik dell'utente, ad identificare la sua vittoria: esso resterà in possesso del Vincitore sino alla proclamazione del suo successore, al termine del futuro III Concorso Gotico

A ciascun Partecipante:
- 3 punti V.I.P.

A TUTTI
un Grande grazie per aver partecipato e la moneta più preziosa di qualunque altra: un pubblico che ha ascoltato e che si è lasciato conquistare dai vostri Demoni interiori

Oscuri Saluti

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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: ven feb 29, 2008 19:10 
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In qualità di Signore di Necropolis e Maestro di questo decaduto Auditorium, mio l'onore di consegnare la reliquia nota come "l'Artiglio Nero", fonte di potere e prestigio in tutte le terre libere di Valm Neira, a

Blackbaron78

il cui tratto scarno ma appassionante, potente nell'improvviso ed inaspettato stravolgimento del quadro, ripercorre sì la struttura canonica del più classico dei racconti neri, ma con delicatezza e spontaneità, riuscendo a suscitare nel lettore (o per lo meno nella giuria) quel requisito PRIMO e IMPRESCINDIBILE che queste narrazioni devono possedere: quel brivido d'inquietudine e di smarrimento che esplode in un crescendo improvviso, consentendo che la lettura prosegua idealmente oltre le parole, nella mente impressionata del lettore, smarrendosi in labirinti di "se" e "ma".

Congratulazioni anche a
Drizzt1
Miryadsi


rispettivamente secondo e terza classificata,
per la loro narrativa che costituisce un piccolo gioiellino dei sogni e delle paure in cui ciascuno di noi, almeno una volta nel silenzio del suo letto, si è disperatamente e languidamente lasciato annegare.

Menzione speciale per Ysingrinus , il quale per 0,1 centesimi di punto si piazza fuori dal podio, con un racconto scorrevole e ammiccante, che omaggia i grandi maestri del racconto nero e punta il dito sulla follia che alberga in ciascuno di noi.

Grazie a tutti voi signori
Ancora una volta i vostri animi vibranti hanno fatto risuonare di passione e di follia le fredde pietre di questo Auditorio diroccato, allietando (o tormentando se volete) fantasie e follie del nero popolo di Valm Neira, colorando i regni di Necropolis con la vostra personale idea di follia, fornendo le nuove tessere con le quali andrà a comporsi il volto mutevole e terribile della Città Nera.


Dandovi appuntamento alla prossima edizione, o miei preziosi duellanti, lasciamo che il Silenzio torni a reclamare i domini di cui è inevitabile sovrano e speriamo che le terre nere di Valm Neira abbiano in questa breve parentesi saputo stregarvi, persuadendovi a restare per qualche tempo o chissà, avendo lasciato in voi una goccia di ciò che noi siamo!

A presto

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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: sab mar 01, 2008 11:46 
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I risultati sono disponibili anche nella Home Page di Valm Neira!

Un sentito grazie da tutta Valm Neira a tutti i partecipanti, e un arrivederci alla III edizione del Concorso Gotico! :D

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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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 Oggetto del messaggio: Re: II CONCORSO GOTICO
MessaggioInviato: mar mar 25, 2008 17:40 
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Nell'attesa che BlackBaron si faccia vivo (che aspetti ragazzo? Fammi sapere l'indirizzo a cui spedire il premio!!!!!!), ho aggiornato i punti V.I.P. che troverete comodamente qui:STATUS PUNTI VIP

Oscuri Saluti

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