Il forum dei Drow, dei Vampiri e delle creature dell'oscurità
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MessaggioInviato: dom nov 18, 2007 18:40 
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Iscritto il: gio ott 18, 2007 21:52
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DADA ha scritto:
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Ho trovato questa bella immagine artistica della Báthory mentre è immersa in uno dei suoi bagni di sangue.

Intrigante per gli appassionati di vampiri il sito di Valencia, da cui l'ho presa.

http://webs.ono.com/maleficivm/index.html


Bella Dada!!! il link che hai postato è una vera figata!!! :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: mer gen 23, 2008 16:56 
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Ho appena finito questo "libretto" di appena sessanta pagine e di piacevolissima lettura, primo testo in prosa della poetessa argentina Alejandra Pizarnik, il titolo La contessa sanguinaria ovvero La condesa sagrienta ovvero la Bathory.
Il testo si propone come recensione del libro di Valentine Penrose “La Comtesse Sanglante” e diviene subito una poesia in prosa, dove brevi e intensi capitoli emergono come dipinti da un corridoio buio, buio come il labirinto nei sotterranei della fortezza di Csejthe, l'autrice "dipinge" le scene, i ritratti della contessa, le perversioni e la melanconia.
Uno di questi capitoli per esempio si intitola proprio "Lo specchio della Melanconia" dove la "cupa e bella dama" è assimilata proprio alla Melanconia di certe note incisioni, a una gelida creatura che abita lo specchio disegnato da lei stessa. Vi è il dipinto della Magia nera dove la Bathory è iniziata dalla "strega" Darvulia "ai giochi più crudeli...a guardar morire e il senso del guardar morire."
C'è il quadro bianco delle vesti della contessa che si inondando di sangue di fanciulle, la ricerca della bellezza eterna, lo sfuggire al tempo e alla morte attraverso la morte.

Non voglio aggiungere altro, spero lo leggiate per poter poi commentare insieme.

L'autrice Alejandra Pizarnik è forse poco nota, nata a Buenos Aires da genitori ebrei emigrati in Argentina da una città russo-polacca "mujer maldida" della letteratura argentina che dopo aver vissuto tra il Sudamerica, Parigi, New York, morì suicida, a 36 anni, nel 1972.


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: ven mar 14, 2008 13:02 
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Il succo della storia fin qui.
Al principio fu creato l'Universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa.
Numerose razze sono convinte che l'universo sia stato creato da una specie di dio.
Gli Jatravartid di Viltvodle VI credono invece che il cosmo sia nato da uno starnuto di un essere chiamato il Grande Ciaparche Verde.
Gli Jatravartid, che vivono nel costante timore del giorno in cui ci sarà l'Avvento del Grande Fazzoletto da Naso Bianco, sono piccole creature azzurre fornite ciascuna di cinquanta braccia, ragion per cui sono stati gli unici, nella storia delle razze intelligenti, ad avere inventato il deodorante per le ascelle prima della ruota.
[Douglas Adams - Ristorante al termine dell'universo]


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: lun mag 05, 2008 10:47 
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Iscritto il: sab mar 27, 2004 18:27
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DADA ha scritto:
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Ho trovato questa bella immagine artistica della Báthory mentre è immersa in uno dei suoi bagni di sangue.

Intrigante per gli appassionati di vampiri il sito di Valencia, da cui l'ho presa.

http://webs.ono.com/maleficivm/index.html


Ottima citazione.. tra l'altro è la stessa immagine usata dai Cradle of Filth per la cover del loro album Cruelty and the Beast (concept album riguardante la contessina)
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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: mar ago 26, 2008 09:57 
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C'è anche una canzone dei Venom dedicata a Bathory. Spero che postarla non sia fuori luogo:
http://it.youtube.com/watch?v=MbldM7JEIeE
[youtube]http://it.youtube.com/watch?v=MbldM7JEIeE[/youtube]

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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: mar ago 26, 2008 12:28 
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tutt'altro che fuori luogo miss e anzi vi ringrazio personalmente per il contributo all'arrichimento di questa sezione :)

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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: mar ago 26, 2008 16:46 
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Rilancio con un link su un gruppo esattamente omonimo

Bathory


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: mer ago 27, 2008 12:37 
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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: mer ago 27, 2008 12:40 
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indubbiamente....evocativa :roll: XD
Sfido però a metterla sul comodino della cameretta

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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: gio lug 02, 2009 00:55 
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Iscritto il: mar mag 12, 2009 22:59
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Mi permetto di aggiungere qualcosina in merito alla Bloody Cuontess che si esimia dal suo lato ammantanto di leggenda e magia.
Ella è tutt'oggi considerata una delle poche donne serial killer che la storia passata e moderna ci offrono.
Conta sulle spalle qualcosa come 650 omicidi, notevole eh?
Che poi di alcuni fosse la mandante poco importa...

Vi lascio qui la biografia rivista ed interpretata da un noto criminologo italiano, Picozzi.

Erzsébet Báthory, la Bloody Countess, il più efferato serial killer della storia umana. Le sue vittime sono più o meno 650, forse di più.
Alla Contessa sono stati dedicati dipinti, libri, canzoni, film e siti horror, tanto da renderla un vero e proprio mito.
Vediamo di conoscere meglio la sua storia, anche se non è facile ricostruire una storia avvenuta ben tre secoli fa, soprattutto un caso come questo, che è stato tanto mitizzato e trasformato in leggenda.

Erzsébet Báthory nasce ai piedi dei Carpazi, nel 1560, da Gyrögy e Anna Báthory. In questo periodo l'Ungheria e la Romania sono sconvolte da sanguinose guerre: da una parte gli Asburgo e, dall'altra parte, i turchi ottomani, spingono per conquistare i territori di queste due nazioni.
I Báthory decidono quindi di trasferirsi in Transilvania, dove lo zio della neonata, un uomo violento e selvaggio, è il Principe. Il Principe Transilvano non è l'unico Báthory fuori dal comune: il fratello di Erzsébet è un maniaco sessuale inarrestabile, nessuna donna o bambina è al sicuro nei suoi pressi; sua zia è stata incarcerata perché strega e lesbica, un altro zio è un alchimista e un adoratore del demonio. Come se non bastasse, la balia, alla quale viene affidata la Contessina, è dedita alla magia nera, e si dice utilizzi sangue e ossa di bambini per fare degli incantesimi.
Erzsébet non è una bambina facile, né la vita è facile per lei: la giovane soffre di convulsioni, di scatti d'ira e di attacchi di epilessia. Con l'adolescenza si dimostrerà anche promiscua, tanto che, a 14 anni, resta incinta di un contadino.
Tutti questi sintomi, considerato il fatto che la malattia mentale non è una rarità tra i Báthory, portano facilmente a presupporre che in Erzsébet sia nato già con qualche disturbo al cervello.

All'età di 15, Erzsébet è costretta a sposare il Conte Ferencz Nádasdy, il più grande guerriero nazionale, spesso costretto a stare via di casa.
Durante una delle tante assenze del marito, su consiglio della sua balia, la giovane Contessa si avvicina alla magia nera. Tanto per iniziare, si procura subito una pergamena fatta di amnio (= la membrana che protegge i bambini nell'addome della madre), sulla quale c'è scritto con il sangue un incantesimo del dio Isten. L'incantesimo promette salute, lunga vita e protezione: i nemici del seguace di Isten verranno aggrediti e uccisi da un "esercito" di 99 gatti. Erzsébet non si separerà mai da questa pergamena.
Poco tempo dopo, la Contessa si trasferisce al castello di Sarvar, nel quale sfoga i propri impulsi violenti sui propri servitori. Nel 1600, non è cosa rara che gli aristocratici prendano a bastonate o addirittura uccidano i servi che hanno sbagliato. Molto probabilmente questa cosa non è stata molto d'aiuto per la sanità mentale di Erzsébet.

Da brava aristocratica, la Báthoryè narcisista e vanitosa, cambia abbigliamento anche sei volte al giorno, e passa ore ad ammirare la propria bellezza in numerosi specchi.
Utilizza ogni tipo di unguento e preparato che possa mantenere giovane e pallida la sua pelle. Esige che, chiunque la incroci, faccia un elogio alla sua bellezza.

Non si sa bene se Nádasdy fosse complice della moglie o se tollerasse le sue stranezze, ma è sicuro che sia stato lui a insegnarle molti trucchi del "mestiere".
Anche Nádasdy, come ogni aristocratico, è molto violento con la servitù: il suo metodo punitivo preferito è quello di cospargere i servi di miele, e di lasciarli legati a un muro, mentre vengono mangiati dalle api. Ma non è l'unico tipo di tortura che l'uomo insegnerà alla moglie: le spiega anche come far morire congelata una persona, tenendola nuda all'aperto, d'inverno, versandogli continuamente dell'acqua fredda addosso.
Per dimostrare il suo amore, Nádasdy, manda alla moglie gli incantesimi e le magie che impara quando è in battaglia in terre lontane e la Contessa, in cambio, tiene con lui una fitta corrispondenza, nella quale gli confida tutti i rituali e le nefandezze che compie nel castello in sua assenza. Ecco uno spezzone tratto da una di queste lettere: "Thurko mi ha insegnato un nuovo incantesimo. Prendi una gallina nera e colpiscila con un bastone bianco, fino alla morte. Raccogli il sangue della gallina e cerca di imbrattare con esso un abito del tuo nemico. Gli capiterà presto una disgrazia."
Nonostante queste "particolari smancerie", la coppia non è fedele. Erzsébet ha innumerevoli amanti, anche se preferisce di gran lunga il sesso lesbico.

Ben presto la Contessa forma un vero e proprio entourage di esperti in magia, alchimia e stregoneria. Vivono nel castello e le insegnano le loro arti. Tra essi vi è un nobile dalla pelle pallida e dai capelli lunghi e scuri, che pratica il vampirismo.
Le leggende dicono che questo uomo era un vampiro vero: di notte Erzsébet usciva con lui e tornava da sola, con del sangue intorno alla bocca.

Nel 1601 Nádasdy si ammala, perde una gamba per cancrena e, dopo 3 anni passati nel proprio letto, muore, lasciando vedova la Contessa 44enne. La donna si trasferisce nei possedimenti di Vienna ma, colta dalla noia, decide di tornare alle sue torture in Ungheria.
In questo periodo, donne giovani e bambini cominciano a scomparire dai villaggi. I parenti non sanno cosa fare, né a chi rivolgersi: tutti hanno notato lo stemma di Nádasdy sulla carrozza che si è portata via i loro cari, ma puntare il dito contro un nobile potrebbe causargli molti guai.
Anno dopo anno, continuano i rapimenti e i villici sono costretti a stare a guardare: è ancora vivo il ricordo di una rivolta del 1524, sedata con il sangue dai nobili. Ahimè il loro destino è subire in silenzio il voleri dei nobili, anche di quelli pazzi.

Erzsébet adesca le ragazze con la scusa di prenderle in servitù al castello, poi le sbatte nelle celle dei sotterranei. Le sventurate vengono picchiate ripetutamente, fino a che i loro corpi non si gonfiano. Spesso la Contessa non si limita ad assistere, ma è lei stessa a infierire sulle giovani vittime. Ogni volta che i vestiti si sporcano troppo di sangue, le fa cambiare, poi ricomincia con le botte. I corpi gonfi vengono poi tagliati con dei rasoi e lasciati sanguinare a morte. Alle più sfortunate vengono cicatrizzate le ferite con il fuoco, allungando così le loro sofferenze per molti altri giorni.
Ad alcune vittime viene cucita la bocca, altre vengono costrette a mangiare la propria carne, ad altre ancora viene dato fuoco ai genitali.
Quando la Contessa deve viaggiare, esige che una delle sue prigioniere segga al suo fianco sulla carrozza, sopra un sedile di aghi, mentre, quando è costretta a letto da una malattia, le vittime sono costrette a prendersi cura di lei. In cambio ricevono morsi, sputi e pugni.

Comunemente a tutti i serial killer, anche Erzsébet Báthory, con il tempo diventa più stupida e arrogante: assalita da delirio di onnipotenza e senso di sfida, comincia a osare di più, incombendo ben presto in errori madornali che le saranno letali.

Erzsébet comincia infatti a rapire le figlie di altre famiglie nobili, la maggior parte delle quali non passa i 12 anni di età.
La Contessa si offre di insegnare la grazie e l'educazione alle giovani nobili e, quando queste arrivano al castello, sceglie quali rinchiudere e quali rimandare a casa.
Dopo un omicidio che la Báthory cerca di far passare come suicidio, le autorità decidono di muoversi.

È il Natale del 1610, Mathias II, Re di Ungheria, è turbato. Gli è giunta voce che, presso il castello arroccato di Csejthe, vengono tenute prigioniere delle ragazze. Forse vengono addirittura torturate e uccise. È una grande occasione per il Re: deve molti soldi alla Contessa Báthory, soldi che aveva preso in prestito da Nádasdy e che adesso la Contessa richiede indietro con insistenza. Tuttavia è davvero pericoloso mettersi contro la Contessa. Suo marito è stato nominato "Eroe Nero" dell'Ungheria, per il suo eroismo contro gli invasori turchi, suo zio invece è stato Re della Polonia e Principe della Transilvania. Erzsébet ha anche amicizie con Cardinali, Principi e Re, ed è la cugina del Primo Ministro, Thurzo. Se dovesse scoprire le intenzioni del Re, diventerebbe sicuramente un pericoloso nemico politico ma, d'altra parte, è necessario scoprire se le voci sono vere.
Perciò il Re, dopo aver vagliato tutte le possibilità, decide di organizzare una missione segreta: raduna una squadra di uomini di fiducia e li manda a ispezionare il castello, con l'ordine di non farsi scoprire e di beccare la Contessa con le mani nel sacco. Grazie a una corrispondenza tra il Re e Thurzo, e grazie al diario di uno dei membri della squadra, possiamo ricostruire molto bene il racconto di quella notte di dicembre del 1610.

Gli "investigatori" del Re devono agire con la massima discrezione, di notte, cercando di non farsi scoprire. La squadra è composta da molti soldati, al capo dei quali sono il Primo Ministro, un sacerdote e il Governatore della regione.
È una notte fredda, e le torce non illuminano abbastanza il loro cammino.
Prima di procedere per il castello, gli emissari hanno interrogato qualche villico in paese: c'è chi dice di aver sentito urla di dolore provenire dal castello, altri raccontano di ragazze scomparse misteriosamente, altri ancora dicono che sono sparite almeno 9 ragazze delle famiglie nobili dei dintorni.
Dopo gli interrogatori, la squadra segreta del Re si incammina lentamente nella boscaglia, sperando di scoprire qualche passaggio segreto, o di cogliere sul fatto la Contessa.
È noto che la Báthory è una esperta di Magia Nera, e i nostri eroi hanno molta paura di essere scoperti e di subire qualche incantesimo di nascosto, perciò procedono molto lentamente, nel più totale silenzio.
La scalata della collina, sulla quale si erge la fortezza di pietra, è lunga e faticosa: sono tante le pause per riprendere fiato e per assicurarsi che nessuno li segua, ma finalmente conquistano la cima. La finestre del castello sono immerse nel buio, non ci sono tracce di guardie nei paraggi e il portone d'entrata è ormai in vista: la "squadra speciale" del Re è pronta a irrompere all'interno del maniero.

Con grande sorpresa degli invasori, il massiccio portone di legno non è sbarrato, bensì leggermente socchiuso, come ad invitarli ad entrare. Sembra quasi un classico film horror.
L'atrio è pieno di gatti, alcuni saltano addosso agli intrusi, altri soffiano e graffiano, ma niente di più. Evidentemente il dio Isten non è un grande protettore.
Qualche metro più avanti, sul gelido pavimento di pietra di una grande sala, gli emissari del Re trovano finalmente quello per cui sono venuti: una ragazza molto giovane, pallida, non del tutto vestita, è sdraiata per terra, immobile. Alcuni soldati si avvicinano, e sono costretti a constatare che le dicerie erano veritiere: la ragazza è morta ed è completamente dissanguata.
Sempre nella stessa sala, dall'altra parte, trovano un'altra ragazza. Questa è ancora viva, si lamenta, ma qualcuno le ha provocato diversi fori su tutto il corpo, tanto che ormai non c'è più niente da fare per poterla salvare.
La truppa allora procede nel proprio cammino attraverso il castello, seguendo l'odore della decomposizione che aleggia nell'aria.

Contro un pilastro, la squadra trova un'altra donna, incatenata. Qualcuno l'ha frustata a sangue, l'ha bastonata, le ha tagliato i seni e le ha provocato delle gravi ustioni su tutto il corpo.
Thurzo, che ha vissuto in quel castello da bambino, guida gli uomini ai gradini in pietra che conducono ai sotterranei. La squadra del Re è agitata e ansiosa, la loro discesa è accompagnata da urla di dolore provenienti dall'oscurità.
Nei sotterranei ci sono diverse prigioni, nelle quali sono rinchiusi donne e bambini, la maggior parte dei quali porta i segni e le cicatrici di numerose emorragie. Oggi però è il giorno fortunato di quei pochi prigionieri sani, perché i soldati aprono le celle senza fatica e li conducono fuori dal castello, verso la libertà.
Temprata dall'azione di salvataggio, la squadra del Re torna all'interno del maniero, sale ai piani alti, e si lancia alla ricerca della donna responsabile di queste atrocità.
Come già detto, questa storia sembra uscita da un film horror, perciò non ci sorprende la scena che si presenta agli occhi dei soldati: una grande torcia di fuoco illumina una stanza nella quale diversi uomini e diverse donne danno vita a un'orgia sanguinosa, nel quale sesso e torture si fondono. I soldati diranno di essere stati disgustati più da questa visione che da quella dei cadaveri.
La Contessa però non c'è, ha scoperto tutto ed è fuggita, ma la sua cattura sarà questione di pochi giorni.
In attesa del processo, Erzsébet Báthory viene rinchiusa in una sua residenza, controllata da un piccolo esercito. Non presenzierà nemmeno al processo, dichiarando che quelle avvenute nel castello sono tutte morti naturali, e che lei non può essere responsabile di azioni della natura.

Qualche giorno dopo la cattura, gli ufficiali giudiziari si presentano al castello di Csejthe per fare i sopralluoghi del caso, e per raccogliere tutte le prove che potrebbero risultare utili in sede di processo.
Non sarà un'ispezione difficile: in diverse stanze vengono ritrovate ossa e resti umani, nella camera della Contessa ci sono i vestiti e gli effetti personali di alcune ragazze scomparse. Nei sotterranei ci sono cadaveri ovunque, privati degli occhi e delle braccia, nel camino c'è un corpo annerito e non completamente bruciato. Nei dintorni del castello vengono disseppelliti molti corpi. In giardino, nel recinto dei cani, vengono trovati altri resti umani, con i quali gli animali si nutrivano.

Il processo comincia il 2 gennaio 1611, presieduto da ventuno giudici. Si susseguono moltissimi testimoni, anche 35 al giorno, soprattutto parenti delle vittime.
A tutti i servitori di Erzsébet vengono poste le stesse 11 domande, riguardo alla provenienza delle vittime, ai metodi di tortura e al coinvolgimento della Contessa.
Ficzko, un nano che lavora per la Báthory da 16 anni, dichiara di essere stato assunto con la forza. L'uomo non ricorda il numero preciso delle donne che ha contribuito ad uccidere, ma ricorda il numero delle ragazzine: 37. Cinque seppellite in una fossa, due in giardino, due in una chiesa, le altre chissà dove. Erano state adescate in paese con la scusa di un lavoro al castello e, se per caso rifiutavano, venivano prese con la forza. La Contessa le faceva legare e le pugnalava con aghi e forbici. Il nano racconta le più agghiaccianti torture, come le donne uccise a frustate, a volte ne servivano fino a 200, se non di più, o le donne uccise tagliando loro le dita e le vene con delle cesoie.
Ilona Joo, la balia di Erzsébet Báthory, ammette di aver ucciso circa 50 ragazze, infilando degli attizzatoi incandescenti nella loro bocca e nel loro naso. La "padrona" invece preferiva infilare le dita nella bocca delle ragazze e tirare, fino allo strappo della pelle, oppure dare fuoco alle loro gambe dopo averle cosparse di olio, oppure ancora tagliare con delle cesoie la pelle fra le dita. Se una ragazza moriva prima di quando la Contessa desiderasse, i servitori maschi erano costretti a mangiarla.
Darko, un altro servitore di fiducia, confessa che la Báthory usava anche applicare alle vittime delle scarpe di ferro bollente. Alcune delle ragazze rapite venivano messe all'ingrasso, perché la Contessa era convinta che in questo modo il loro sangue sarebbe aumentato. C'erano anche le favorite di Erzsébet, costrette ai trattamenti peggiori: tagliarsi da sole le braccia, essere rinchiuse in una cassa piena di spunzoni..e via dicendo.
Le testimonianze continuano, una dopo l'altra, sempre più sconvolgenti e mostruose, soprattutto quelle raccontate dai superstiti, molti dei quali segnati a vita.
Non si sa per certo a quanto ammonti il conto delle vittime della Contessa Sanguinaria. Il Re in una lettera al Primo Ministro dice 300, sui diari di Erzsébet Báthory sono annotati i nomi di circa 650 persone, ma sembra incredibile che la Contessa abbia annotato una per una le proprie vittime. I Giudici, basandosi sui resti umani trovati al castello, decidono di condannare lei e i suoi complici "solo" per 80 omicidi.

Per la "legge del taglione", molto in voga fino al ‘700, i complici della Contessa vengono sottoposti a torture, non molto differenti da quelle inflitte alle giovani vittime: ad alcuni vengono strappati gli occhi, ad altri le dita, alcuni vengono seppelliti vivi, altri ancora vengono decapitati o bruciati vivi.
Ben più difficoltosa sarà la scelta della pena per la Contessa: essa ha amicizie molto importanti che premono per gli arresti domiciliari, inoltre gode dell'immunità regia, essendo di sangue reale. Il Primo Ministro Thurzo che, come già detto, è anche il cugino di Erzsébet, insiste nel sostenere che la donna non fosse capace di intendere e di volere, che non avesse la capacità di controllare la propria rabbia.
Così, salvata dalle sue origini nobiliari, Erzsébet Báthory viene imprigionata a vita in un'ala del suo castello a Cahtice. Confinata nelle sue stanze, privata della sua magica pergamena di Isten e di tutti gli incantesimi, con gli ingressi e le finestre murate, salvo piccole fenditure per il cibo e l'aria, la Contessa dura ben poco. Tre anni dopo il confino, nell'estate del 1614, la 54enne Erzsébet muore, le guardie se ne accorgono il giorno dopo, notando che i piatti della cena non sono stati toccati.

TRA VERITÀ E LEGGENDA
Il mito della Contessa Sanguinaria è nato fin da subito. Oltre ad essere stata la serial killer più prolifica della storia è anche una delle pochissime donne che hanno praticato vampirismo e cannibalismo.
Dopo la sua morte, hanno cominciato a girare un sacco di storie e di leggende, alcune hanno un fondo di verità, altre sono completamente opere di fantasia.
Sicuramente, la leggenda che tutti abbiamo udito almeno una volta sul conto di Erzsébet Báthory è quella che la vede farsi il bagno nel sangue di giovani vergini, per tenere la pelle giovane.
La storia è emersa per la prima volta nel 1744, per mano di uno storico Ungherese, Padre Laslo Turáczi. Secondo il cattolico, un giorno Erzsébet tirò uno schiaffo a una serva, tanto forte da farle uscire del sangue dal naso. Con sua grande sorpresa, la Contessa si accorse che, dopo essersi macchiata con il sangue, la pelle della sua mano era diventata più lucida e bella, perciò, da quel giorno, decise che avrebbe fatto dei bagni nel sangue virgineo. L'idea le era stata suggerita dai suoi alchimisti di corte, secondo i quali il sangue aveva effetto solo sui nobili e solo se utilizzato alle quattro del mattino.
In molti hanno cercato di trovare una prova a questa teoria, qualche anno fa McNelly si è addirittura letto interamente gli archivi Slovacchi e Ungheresi dell'epoca, ma non è ancora stato trovato un documento abbastanza credibile, che confermi questi comportamenti macabri della Contessa.
È difficile da stabilire anche la credibilità di Turáczi, ricordiamoci che nel ‘700 la chiesa utilizzava ancora le storie di vampiri, lupi mannari e demoni per spaventare gli "eretici"..ma è anche vero che chi uccide 650 persone, infliggendo loro le più atroci torture, potrebbe essere capace di tutto. Inoltre, visto il sangue nobile della Contessa, qualche dettaglio della sua storia potrebbe essere stato censurato dai suoi contemporanei, per salvare la faccia alla nobiltà Ungherese. Melton, uno scrittore appassionato di vampirismo, ha avanzato l'ipotesi che gli archivi più imbarazzanti siano stati distrutti.

Un'altra storia interessante sulla Contessa Báthory, è quella legata alla figura del Conte Dracula. Sempre negli scritti di Padre Laslo Turáczi, si legge che la Contessa beveva sangue umano perché, secondo alcuni riti magici che aveva imparato, esso preservava la giovinezza e dava vita eterna.
È un particolare che si può leggere anche nelle pagine di altri due scrittori: Wagener nel 1785 e Sabine Baring-Gould ai primi dell'800.
In molti hanno perciò ipotizzato che il Conte Dracula, il vampiro di Bram Stoker, sia ispirato a Erzsébet Báthory e non, come tanti pensano, a Vlad III.
Vlad III, il Conte di Valacchia ed eroe nazionale Rumeno, non ha mai bevuto sangue, né esistono storie in questo senso. Si sa che era un impalatore, che infliggeva tremende torture ai suoi prigionieri di guerra, ma non aveva niente a che vedere con bagni nel sangue o con bibite ad alto contenuto emoglobinico.
La Contessa Sanguinaria invece beveva il sangue per rimanere giovane (come il vampiro di Stoker), ha vissuto molti anni in Transilvania e, secondo McNelly, lo scrittore che per primo ha avanzato questa teoria nel suo libro "Dracula era una Donna", anche il personaggio del servo, Renfield, ricorderebbe i servi sottomessi e malati di mente di Erzsébet. Dunque Bram Stoker, prima di scrivere il "Dracula", ha letto le pagine del reverendo Sabine Baring-Gould? I nemici di questa tesi dicono fermamente di no.
Quest'ipotesi viene comunque dibattuta, a colpi di libri, da molto tempo, perciò lasciamo a voi il compito di approfondirla.

Non si sa per certo se Erzébet Bathóry bevesse sangue o addirittura lo utilizzasse per fare dei bagni. Grazie però ai documenti dell'epoca, che testimoniano il numero delle sue vittime e le torture che infliggeva loro, possiamo affermare con sicurezza che la Contessa Sanguinaria è stata il serial killer più violento, più prolifico e più mostruoso della storia umana.

"Quando il tuo servitore è in pericolo, manda in suo soccorso un esercito di 99 gatti, poiché dei gatti tu sei il signore. I 99 gatti arriveranno con grande velocità e mangeranno il cuore del nemico, e del tuo servitore sarà salva la vita"
(Uno dei riti del dio Isten che probabilmente era iscritta sulla pergamena di Erzsébet Bathóry).

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Stupito il diavolo rimase quando comprese quanto osceno fosse il bene
e vide la virtù nello splendore delle sue forme sinuose...


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
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Proprio ieri sera mi è capitato di vedere questo film, indirettamente connesso col personaggio in questione:
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Trama :"Dopo la morte di un ragazzo, alcuni suoi amici si ritrovano in possesso di Stay Alive, un videogioco online basato sulle gesta di una nobildonna del diciassettesimo secolo, Erzsébet Báthory conosciuta come la Contessa Sanguinaria o Contessa Dracula per il truculento piacere provato dalla donna nel torturare a morte chiunque le capitasse a tiro. Ben presto però i cinque amici si accorgeranno che Stay Alive è più che un gioco: è lo specchio della realtà. Se infatti il personaggio del videogioco dovesse morire, toccherà la stessa sorte al suo corrispondente in carne e ossa. Riusciranno i ragazzi a salvarsi dalla follia della contessa assassina?"

Sinceramente è un horror senza troppe pretese... niente di nuovo... e la contessa è un mero pretesto che probabilmente dà un tocco di esotico al pubblico americano.

PS: il videogioco in questione non esiste!!!


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: gio lug 16, 2009 16:46 
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Ho visto la seconda metà del film... che brutto. :pha:

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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: gio lug 16, 2009 23:39 
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Io l ho visto tutto...3 volte!!!!!!!!!!!
Guardo davvero ogni cosa.... :pha:
Riguardo gli omicidi della contessina(si io e lei eravamo in amicizia)...beh Vlad ne ha fatti molti di più :rockrulez:

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C'era gratitudine nei loro occhi,Loki lo vedeva,ma anche paura e Loki pensò:preferisco quella


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: dom ago 09, 2009 22:03 
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Stavo ascoltando proprio oggi “Dusk… and Her Embrace,” un gran bel disco dei Cradle of Filth in cui è presente la contessa in questione.
Questo gruppo, che ha da sempre trattato nei testi delle loro musiche svariati temi della letteratura gotica ed in particolar modo del vampirismo, pubblico dopo "Dusk and her embrace" un concept album incentrato proprio sulla figura di Bathory.
Il disco è intitolato "Cruelty And The Beast" (Edit: mi accorgo solo adesso che era stato menzionato in precedenza da Rose), comunque vi posto la copertina in formato più grande assieme alla cover alternativa, le due cover delle edizioni limitate e riporto tre liriche tradotte in italiano affinché siano leggibili e comprensibili da tutti (sebbene per coloro che sanno l'inglese e sono interessati, consiglio di procurarsi i testi in madrelingua dell'intero album)

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La Crudeltà ti portò delle Orchidee
Ascoltami adesso!
Tutti i crimini dovrebbero essere custoditi se ti conducono in qualche modo al piacere…

Malefico, in un’oscura rosa
Il raso avvolse i suoi seni, raggruppati
Come sangue sulla neve
Un laccio emostatico di topazio
Scintillante alla sua gola
Risvegliata, rimossa dalla tomba
Il di lei affrancato spirito eclissò la luna
Che lei offuscò come una stella cadente
Un regale ornamento proveniente da una lontana emissione nebulare

Il suo ritratto appeso nella nera galleria
Un imponente disagio
Che implora morte per respirare

In mezzo al turbinio della diurna fauna
Della società a corte
Elisabeth era accecata, la sua sembianza cercava applausi
Per mezzo della sua ombra illuminata da una fiaccola
Gettata sulle marcescenti pareti di una segreta
Nulla salutò, eccetto la disperazioni degli schiavi delle sue magiche notti

Tredici solstizi invernali avevano mostrato
Il suo percorso, che il buio
Aveva marcato come suo dominio,
Castrando il confessore
Di cui lei aveva conosciuto le carezze
Come un frustino nel canile
La sua fredda figa in pasto al suo osso sacro

Violata dalla fede, adesso Lei abbraccia
La gelida agitazione narcisistica sulla superficie dello specchio
Col suo disdegno, in queste vene
(la puttana di nobili natali che era)
Tentò di trattenere ciò che l’età avrebbe preteso
La sua anima fu venduta, e per questo prezzo
Pire sempre accese trasudarono
Dei capricci di una così docile
Elisabeth, misteriosa.
La crudeltà ti portò delle orchidee
Dalle viscere dell’abisso

Un tempo, l’atrocità di quando streghette soffocavano le lacrime
E intagliavano rune abortive dentro uteri arrossati
Esumati da folli sguardi
La malattia venne alla luce
Lei, come un dolce amante, è il seme
La cui linfa vitale schizzò sulla sua pelle
In macchie di sfrenata tortura

E per il suo riflesso morto
Questo fu come se il di lei pallore luccicasse
Come una angelo riscaldato da candele
Dove erotiche macchie hanno separato
Così questi demoni, trascinando queste dissolute
Concupiscenze che urlavano per essere liberate
Sulla carne di vergini agghindate
Come tele per un capriccio

Un rigido inchino
Il suo sguardo tenne una riunione
Di spiriti troppo intrappolati sotto il vetro per unirsi
Una signora più splendente della Luna
Le cui minacce per consumarla
Si scontravano con tormenti che davano sfogo al suo delirio

Disteso sulla sua schiena
Il fagotto è vittima di risme
Di versi e maledizioni
Che cacciavano i di lei sogni
L’incubo di mezzanotte rintoccò
Tredici volte nella sua mente
Un seguito di cicatrici
Marchiò gli anni sibilati dietro
La tormentata divisione delle cosce
Inflitte dal padre delle bugie
Un’ovazione di lupi
Fece arrossire il firmamento quando loro si contorsero

Ma il paradiso non è mai per sempre
Lei venne, come una spenta tempesta
Proveniente dalle nubi…

Lasciando i serpenti a guardia
Di ogni cancello
Per leccare virtuosi buchi,
Accecanti signori del destino
Di vergini costrette a spogliarsi
Per sfilare su ginocchia squarciate,
Graffiate e tormentate a ritroso
Mestruazioni che soffocano le loro parole

“Ancora. Puttana. Ancora.
Contorcendoti mi fai bagnare di te
Carcassa, sfregati selvaggiamente contro di me”

E per il suo riflesso morto
Questo fu come se il di lei pallore luccicasse
Come una angelo riscaldato da candele
Dove erotiche macchie hanno separato
Così questi demoni, trascinando queste dissolute
Concupiscenze che urlavano per essere liberate
Sulla carne di vergini agghindate
Come tele per un capriccio

Violata dalla fede, adesso Lei abbraccia
La gelida agitazione narcisistica sulla superficie dello specchio
Col suo disdegno, in queste vene
(la puttana di nobili natali che era)
Tentò di trattenere ciò che l’età avrebbe preteso
La sua anima fu venduta, e per questo prezzo
Pire sempre accese trasudarono
Dei capricci di una così docile
Elisabeth, misteriosa.
La crudeltà ti portò delle orchidee
Dalle viscere dell’abisso
Dalle viscere dell’abisso

Tredici Autunni e una Vedova

Una sgualdrina deposta come l’avvizzimento in una notte di lieto auspicio
I di lei occhi tradirono incantesimi della luce misteriosa della luna
Un inquietante sguardo sempre aleggiante su mari lontani
Resa bianca e morta, la sua vera madre fu data
In pasto ai lupi che gli elementi avevano condotto
Da frastagliati rilievi apparentemente erettisi nel disagio

Attraverso le viscere del bosco, una carrozza nera fu disegnata
Con l’aiuto di un lampo pungente che sibilava dalla tempesta
(indorato su creste di razza carpatica)
Portando schiave dal sodomita alla neonata
In quella vigilia, quando la Contessa venne alla luce deforme
Una tragedia strisciata verso il nome Bathory

Elisabeth battezzata, nessuna rosa più pallida
Crebbe così oscura come questa sifilide
Nessuna più fredda nel suo riposo
Eppure la sua bellezza intesseva ragnatele
Attorno a cuori che uno sguardo vorrebbe unire assieme

Ella temette la luce
Così quando cadde come una viziosa peccatrice
Sotto l’austera regola puritana
Sacrificò…
Mandragole come vergini da scovare nelle mura
Ma dopo che gli angeli torturatori ebbero leccato e preso le prigioniere,
Mai i di lei sogni furono così maniacalmente crudeli
(e posseduti da tali delizie)
Per i corvi alati, i suoi sogni notturni
Di erotici,
Avvenuti tormenti
Mezzi respinti dal pulpito
Quasi trasfusi dalla cabala demoniaca
In lei
La sua passeggiata divenne stregoneria
Per scorgere la sua ombra adorata
Alla messa, priva di difetti
Benché dentro lei aborriva
Non la sua cerchia di pretendenti
Ma lo sguardo fisso del loro Dio

“Devo distogliere i miei occhi dagli inni
Poiché il Suo sguardo fisso porta dogmi alla mia pelle
Egli sa che ho sognato riti carnali
Con lui non morto per tre lunghe notti”

Elisabeth ascoltava
Non intonava nessun sermone
Trascinava una così grande colpa alla sua porta
Seppellì la sua anima con un’altrettanto grande lapide
Poiché giurò che il prete avesse sospirato
Quando si era inginocchiata per fare ammenda…

Lei temette la luce
Così quando cadde come una viziosa peccatrice
Sotto l’austera regola puritana
Sacrificò
Il suo decoro come casto
Al suo amante di stoffa
Per trovare, pomiciando,
Il confessionale
Il perdono sarebbe arrivato
Quando i suoi peccati sarebbero stati lavati
Da un nuovo battesimo in bianco…

Lo specchio depose ghirlande di Belladonna
Sopra la tomba della sua innocenza
Il suo volto nascosto spargeva l’assassinio
Da un sussurro da gridare
Ogni sonno sembrò maledetto
In versi faustiani
Ma nell’inferno orgiastico
Nessun orrore fu peggiore
Delle rivelazioni dello specchio
Baciò il fallo demoniaco
Di sua propria volontà…

Così con le finestre ovunque spalancate verso il cielo mestruato
Alla vigilia del solstizio abbandonò il castello in segreto
Una figlia del temporale, in sella al suo incubo preferito
Su venti privi di devozione
Le stigmati ancora piangevano in mezzo alle sue gambe
Un nuovo dissanguamento che impresse novelli rancori
Lei cercò la Strega
Attraverso la neve e il bosco umido nel covo del sodomita

Nove tormentati destini lanciarono ossa spezzate e morte
Per la gola di Elisabeth
La dannazione ebbe la meglio ed esortò la luna
Ad un soliloquio per risplendere
Fra gli alberi in schiera
Per rendere spettrale un sentiero
Insieme all’ululato di ninfe sodomizzate
Nella morsa del sodomita
Verso la vulva della foresta
Ove la Strega la istruì
Su magie più che oscure

“Fra filtri d’amore e piante di melissa
In mezzo al grasso di uomini strangolati
E verità soprannaturali, l’antico malocchio,
Elisabeth giunse nuovamente alla vita”

E lei ritornò al di sotto dell’alba lacerata
Come una fiamma nella morte dispersa
Con l’intento di bruciare
I segreti che aveva covato mentre cavalcava
Attraverso nebbie e paludi da dove si mostravano
Le mura del suo castello dove i corvi
Instancabili contavano le carogne

Si risvegliò da un sogno piangendo
Le campane della chiesa la scossero follemente dal suo sonno
Suonate a morto da un prete, auto-evirato e disteso
Come un pipistrello insanguinato nella cella campanaria
Le Scritture hanno cinguettato i loro incantesimi
Di maledetti sei triplicanti i loro possedimenti
Ma Elisabeth rideva, tredici autunni erano trascorsi
E lei era vedova di Dio e della sua collera, finalmente…

Bathory Aria

[I. Ignorante come l’Usciere]

Ceri spenti sospiravano
Mentre la Morte lasciava impressa
La sua piuma di fredde lacrime sulla Contessa

Ignorante come lo sfortunato Usciere
La Casa di Bathory nascosta
Sotto un’oscura facciata di dolore

Se solo avessi potuto piangere
Nel lutto al suo fianco
L’avrei stretta così forte
Come Afrodite giunta a riva
Annegata sulle maree di Kytherean

E baciata
Perché da lei sola
Le mie labbra avrebbero conosciuto
Gli enigmi delle ombrose vedute

Dove i piaceri prendevano la carne
E il dolore, spietato
Venne a gelare il respiro
Di una chiassosa vita taciuta sopra ai sussurri

Ignorante.

Inalando il pallido calare del chiarore lunare che
strisciava
Attraverso la cripta del suo Signore il quale così
lucidamente dormiva

Ignorante.

Esalando il gemito del rintocco della nera vedovanza
L’incerata eterna notte entrava nella sua anima

[II. L’omicidio di un corvo in fuga]

Ora arringando cieli grigi
Con la vendetta sopra la vita
Mascellare e saffico
Necessita del supplicato genericidio

Gli inganni del Grande denunciavano la rivolta
Del maledetto bicchiere scoperto, disincantato nelle
cantine
Lei stava nel mezzo, circondata da glifi e diventata col
culto sorella nel peccato

Con l’abbandono del boia lei adoperò lo spirito del
mondo
Con Arcangeli come servi
Dalla luce alla notte scagliata
Buttati giù sulla terra dove il tormento si
distenderebbe…

Ma presto
Il suo tarocco rivelò
Ibridi rumori diffusi come tumori
Deriverebbero
E danneggiano le sue stelle
Comunque spaventate
Per le migliori amare verità
Di freddi bagni di sangue

Mentre i corpi risorgevano
In severe folle
Per perseguitarla dalle loro
Poco profonde sepolture imposte
Quando i lupi esumarono
I loro uteri terreni
Dove le pesanti brine hanno lavorato a lungo
Per rivelare le loro ferite

Per la profondità della sua anima inseguivano
Esercitati il loro veleno essi volavano
Come l’omicidio di un corvo in fuga

E sapendo che le loro estasi
Frantumerebbero i suoi sogni
Dilaniò con gli artigli libri infangati per la sospensione
della dannazione
Malefica gracchiata, cannoni sui nemici ammassati

Così santa è Eva
Mentre riceveva
Come Bellona al proiettile
Quei nemici
Feroci sorelle, sollevate
Le sue torture
Croce colorata su lastre di pietra
Per la sua carrozza imbrigliata per fuggire

Ma lei sapeva che doveva sfidare la notte
Benché la paura strisciasse un teschio oltre la luna
Come l’omicidio di un corvo in fuga
Per ogni maschera, sguardo ingioiellato con il
proposito di intimorire
L’orrore gelava gli occhi pitturati per freddi sguardi
fissi
E anche la sua danza
Negli immensi specchi sia lanciava
Osservava la malattia del suo futuro
Se il destino fosse stato lì a festeggiare…

[III. Occhi che testimoniano la pazzia]

In un’età crocifisso dai chiodi di fede
Quando quel volgare spaventapasseri di cristo deluse
le terre
In disparte una Contessa nacque un ossidiano
fantasma
Osò conoscere meglio l’abisso fu dannata
La sua vita sussurrava dolore come una marcia
funebre
Attorcigliata e struggente, ossessionata un’estasi
Con quelli che soccombevano alla crudeltà
Schiacciati sotto il passo della sua danza
Un turbine di fuoco che falcia le radici
Di dolci rose il suo boschetto di spine nere fu
impugnato…

Rivendicò i paradisi e per sempre per racimolare
L’elisir della giovinezza dalla vergine
Mentre con le sue fantasie lesbiche
Fotteva all’estremo
Oltre i decenni scatenati
Giungeva per una cura di sangue di seta

Ma il suo regno finiva rapidamente
Perché gli Oscuri Dei avevano sognato troppo
profondamente
Per badare al suo piacere

Quando i suoi carcerieri furono assaliti
Con condanne da un prete
Chi avrebbe balbettato i riti
Nella notte morta
Per fanciulle macchiate da tortuosi fogli di carta

E si posizionò orgogliosa
Quando i suoi crimini furono applicati
E svergognata da bifolche labbra
Sebbene lei fondesse i fuochi
Che leccavano gli arti più elevati
Alle fiche torturate delle complici

Così finisce questa contorta favola degna di merito
E sebbene potesse fare a meno del morso della pira
A forza della nobile nascita rigata di sangue
I suoi peccati (crimini) riuniti non le diedero tregua

Per sempre diverso dal brivido alla venuta della notte
Dove lenta la morte sola potrebbe concederle la fuga

“Gli Spiriti sono tutti fuggiti, giudizio
mi decompongo, sola, pazza,
dove la foresta sussurra lamenti color pulce per me
tra il pino e la corona del flagello dei lupi
oltre questi muri, nel quale condannata
alla penombra di un’austera tomba
io passo con bestiale pazzia
attraverso i pallidi bagliori di una luna innocente
chi, privò di necrologi, così
comanda le creazioni sulla terra
mentre io abbandono le mie labbra alla morte
un lento freddo bacio che incita la rinascita
sebbene un ultimo desiderio è lasciato in eredità dal
destino
la mia bellezza appassirà, invisibile
salva per gemelli occhi neri che verranno a prendere
la mia anima alla pace o all’inferno per la compagnia”










Riporto qui sotto i brani corrispondenti ai testi sopra citati, ma vi avviso che è roba un pò forte molto vicina al black metal. Quindi, se avete persone anziane accanto state attenti perché potrebbero morire d'infarto oppure cercare d'esorcizzarvi colpendovi ripetutamente sulla testa con una bibbia da 5 kg.


Cruelty Brought Thee Orchids:


Thirteen Autumns And A Widow:


Per concludere Bathory Aria che è decisamente tra i brani più orecchiabili dell'album nonché uno dei più rappresentativi:


_________________
Non siamo che polvere e ombra.
(Orazio)


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 Oggetto del messaggio: Re: Elisabeth Bathory
MessaggioInviato: ven lug 16, 2010 18:25 
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