Età, provenienza e contestoTra i problemi che la poesia eddica pone da sempre ai filologi, assai dibattuti sono quelli riguardanti l'età e l'origine delle singole composizioni, le relazioni interne tra i vari testi, le relazioni tra questi e altre opere nel panorama letterario germanico, e infine i possibili rapporti con le opere classico-cristiane.
Riguardo all'età dei poemi, è evidente che questi sono assai più antichi dei manoscritti che li contengono. Ad esempio, se il Codex Regius è stato ultimato nella seconda metà del XIII secolo, le evidenze linguistiche mostrano che i poemi in esso contenuti risalgono a un ampio periodo tra l'800 e il 1200, con un culmine nel X secolo. Detto questo, stabilire una precisa data di composizione per i singoli poemi non è affatto agevole, perché lo studio delle forme linguistiche si limita a registrare la fase finale nella trasmissione dei testi e non la loro antichità. Quello che il Codex Regius e gli altri manoscritti ci tramandano, insomma, non è la forma «originale» dei poemi, ma la versione conosciuta e memorizzata dai redattori del XIII secolo.
Il fatto che non siano stati tramandati i nomi degli autori potrebbe indicare che i poemi siano stati trasmessi oralmente per un tempo imprecisato, prima di essere registrati. Qualche studioso ha voluto definirli con il nome di þulir o «sapienti», avanzando l'ipotesi che formassero un corpo di poeti esperti di miti, in seguito soppiantati e respinti dagli skáld o poeti d'arte. Fuor di dubbio è che tra un genere e l'altro esistono notevoli differenze di tecnica; le composizioni dell'Edda poetica sono caratterizzate da una grande semplicità verbale che impiega in misura minima i sinonimi e le kenningar, al perfetto contrario dell'involuta poesia scaldica fiorita in Islanda a cavallo del 1000. Tutto questo contribuisce a retrodatare l'età dei poemi a un'antichità ancora più remota.
In quanto al luogo di composizione, è evidente che, nella forma in cui ci sono pervenuti, tali poemi siano stati composti nella maggior parte dei casi in Islanda. Il Carme groenlandese di Atli e il Discorso groenlandese di Atli pare siano stati composto in Groenlandia; il Canto di Rígr mostra invece, nel nome del suo protagonista (Rígr è epiteto di Heimdallr), un'influenza celtica (deriva infatti dal gaelico ríg «re»), e potrebbe essere stato composto in una colonia scandinava in Irlanda. Di nuovo però queste conclusioni non esauriscono il problema della provenienza, perché è evidente che i poemi eddici non siano originari dell'Islanda. Bastano d'altronde i molti riferimenti a querce, abeti e betulle, piante non presenti in Islanda, per mostrare come tali poemi, insieme all'intera mitologia che sottendono, abbiano provenienza continentale. Lo stesso può dirsi di lupi, cervi, orsi e picchi, tutti animali ben presenti nei poemi eddici ma non nell'ecosistema islandese. Dunque, se anche i poemi eddici ricevettero la loro ultima stesura definitiva in Islanda tra l'XI e il XIII secolo, è evidente che il loro materiale di base – costituito da canti mitici ed eroici trasmessi oralmente – era stato portato dalla Norvegia tra la fine del IX e per tutto il X secolo.
Un raffronto tra i poemi eddici e analoghe composizioni provenienti dal resto dell'area germanica rivela una sostanziale unità di registri poetici e argomenti. Ad esempio, le strofe iniziali della Profezia della Veggente mostrano strettissime affinità con la Preghiera di Wessobrunn (VII-VIII sec.), una composizione cristiana in antico alto tedesco, dettaglio che suggerisce l'esistenza di un antichissimo canto germanico della creazione confluito nella redazione di entrambi i testi [VEDI]. Alcuni importanti eroi dell'Edda poetica sono attestati in tutta l'area germanica. In ambito anglosassone, il Bēowulf (VIII sec.) menziona Sigemund e Fitela (conosciuti ai poemi eddici come Sigmund e Sinfjötli), il Widsith (IX sec.) nomina Eormenric (l'eddico Jörmunrekkr, Ermanarico), il Deor (X sec.) menziona sia Eormenric che Veland (il Völundr eddico). Spostandoci sul continente, il Canto di Ildebrando (VII-VIII sec.) in antico alto tedesco tratta di Theotrihhe (il Þjóðrekr eddico, cioè re Teodorico), mentre il tardo Canto dei Nibelunghi (fine XII sec.) in medio tedesco narra ancora una volta, in chiave cortese, l'intera vicenda dei Niflungar. Queste vicende risalgono senza dubbio all'età delle migrazioni germaniche (IV-VIII sec.). Pressoché scomparse in tutto il continente, sono sopravvissute proprio nei poemi eddici d'Islanda, l'ultimo paese germanico a venire cristianizzato.
D'altronde, molti motivi presenti nei canti eddici mostrano strati compositi, di diversa origine e provenienza. La Profezia della Veggente rivela l'influsso cristiano del Canto della Sibilla (così come il Mūspilli bavarese ne è la riscrittura alla luce dell'escatologia cristiana). Alcune parti del Discorso di Hár mostrano la possibile influenza dei Distici di Catone. Si tratta insomma di testi piuttosto complessi, che affondano le loro radici nel profondo del substrato germanico. Forse la loro origine più remota va cercata in quei barditus che, secondo Tacito, erano l'unica forma di documentazione storica degli antichi Germani (La Germania [3]).
Materiale e stile
Per quanto la poesia eddica sia un genere letterario ben definito, non bisogna dimenticare che le composizioni al suo interno sono piuttosto eterogenee, mostrando una straordinaria varietà di temi e forme poetiche, con scelte espressive a volte molto lontane le une dalle altre. I poemi stessi sono classificati secondo una varietà di sottogeneri: abbiamo il discorso [mál], il canto [ljóð], il carme [kviða], la profezia [spá], la canzone [söngr], il lamento [grátr], la sequenza [þula] e persino l'insulto [senna], ciascuno con proprie caratteristiche formali e metriche.
Un buon numero di poemi eddici appartengono al «discorso» (col termine mál si indicano tutte le forme del parlato orale), sottogenere specializzato nel riportare le parole pronunciate dai personaggi mitologici. Abbiamo dunque il Discorso di Hár [Hávamál] e il Discorso di Grímnir, declemati dallo stesso Óðinn; il Discorso di Vafþrúðnir [Vafþrúðnismál], dove Óðinn discorre col gigante Vafþrúðnir; il Discorso di Skírnir, dove Skírnir discute con Gerðr; il Discorso di Reginn [Reginsmál], il Discorso di Fáfnir [Fáfnismál] e il Discorso di Sigrdrífa [Sigrdrífomál], lunghe dissertazioni messe in bocca ai rispettivi personaggi. È probabile che tali poemi venissero recitati dinanzi a un pubblico da uno o più poeti, i quali, come autentici attori, si calavano nelle voci dei protagonisti e, attraverso di loro, davano vita a una narrazione tanto più coinvolgente quanto più veniva udita dalle voci stessi dei suoi personaggi.
Il sottogenere del «discorso» è infatti composto esclusivamente di parole pronunciate in prima persona, senza alcun narratore esterno. In certi casi (come nel Discorso di Reginn) vi sono degli inserti in prosa che spezzano il flusso del dialogo, ma si tratta con ogni probabilità di interpolazioni esplicative aggiunte dai redattori del manoscritto. I poemi possono consistere tanto in monologhi quanto in dialoghi a due o più voci, fino ad arrivare al record dei sedici parlanti che battibeccano negli Insulti di Loki. I discorsi si presumono pronunciati in occasione di eventi ben precisi e in genere sottendono un contesto narrativo. Anche i monologhi sono rivolti a personaggi che, pur presenti nella finzione drammatica, non prendono parte al discorso. Ad esempio, nel Discorso di Grímnir, Óðinn (qui celato sotto l'epiteto di Grímnir) svolge l'intera sapienza cosmologica a vantaggio di re Geirrøðr e suo figlio, i quali però non intervengono mai. Dunque i vari «discorsi» non si rivolgono mai direttamente agli ascoltatori, ma sono sempre calati in una cornice narrativa. Unica eccezione è costituita dal Discorso di Hár, poema sorto dalla giustapposizione di un certo numero di composizione distinte, nel quale Óðinn sembra riferirsi direttamente al pubblico (a parte una breve sezione in cui il destinatario è un certo Loddfáfnir). Tutto questo mostra un notevole grado di complessità drammaturgica.
Riguardo agli argomenti dei «discorsi», essi sono piuttosto vari. Il Discorso di Hár riporta perlopiù massime di saggezza medievale sul modo di comportarsi nei vari casi della vita. Il Discorso di Grímnir e il Discorso di Vafþrúðnir svolgono argomenti di erudizione mitologica e cosmologica, dando molte informazioni sulla struttura dell'universo, le dimore degli dèi, la nascita del mondo e il suo incendio finale. Nel Discorso di Sigdrífa, la valchiria, appena risvegliata dal suo sonno incantato, istruisce Sigurðr sul corretto uso delle rune. Il sapiente nano interrogato da Þórr nel Discorso di Alvíss fornisce gli heiti (le denominazioni poetiche) degli elementi della terra e del cielo. Dunque, seppur calati in un contesto narrativo, raramente i «discorsi» si riferiscono alle vicende in questione; al contrario, le loro voci narranti (Óðinn, Vafþrúðnir, Þórr, Alvíss, la völva) sono semplicemente finalizzate a fornire un sostegno adeguato all'altezza degli argomenti trattati.
Sono assai rari i «discorsi» in cui il dialogo sia finalizzato alla narrazione. Un buon esempio è fornito dal Discorso di Skírnir, in cui Freyr manda il suo servitore come pronubo presso la gigantessa di cui è innamorato; Skírnir dialoga successivamente con tutti i personaggi incontrati nel corso del viaggio, e il culmine della vicenda si ha in un lungo monologo in cui elenca a Gerðr gli sgradevoli incantesimi che le getterà addosso se non acconsentirà alla richiesta di matrimonio. Un altro poema, Gli insulti di Loki, ha invece luogo durante il banchetto funebre di Baldr e tratta di un lungo e vivace scambio di ingiurie tra Loki e gli altri dèi. La forma narrativa è qui finalizzata all'esposizione dei dettagli meno nobili delle biografie divine. Il ritratto impietoso degli dèi non è però dovuto − com'è stato detto − a una tarda influenza cristiana, perché si tratta anche in questo caso di un vero e proprio esercizio di erudizione mitologica, al quale non è estraneo il gusto per lo scherno e la beffa.
Assai affini ai «discorsi» sono i canti caratterizzati dalla parola ljóð «canto» (cfr. tedesco Lied, inglese lay), di cui il corpus eddico presenta però un numero limitato di esempi. Uno è il Canto di Hárbarðr, un serratissimo dialogo tra Þórr e un traghettatore di nome Hárbarðr (di nuovo Óðinn) che rifiuta di accoglierlo in barca: ciascuno dei due ricorda all'altro le sue imprese meno eroiche, e così facendo vengono citati molti miti di cui si è persa memoria. Vi è poi il Canto di Hyndla (non presente nel Codex Regius), dove Freyja dialoga con l'omonima veggente.
Assai diverso è invece il sottogenere della kvíða o «carme». Tali composizioni non fanno erudizione mitologica, ma raccontano delle vere e proprie vicende. Essi sono un misto di narrazione e dialogo, dove la narrazione è data in terza persona e il dialogo è funzionale al racconto e riferisce le parole scambiate nel corso della vicenda dai personaggi coinvolti. Questo sottogenere è assai raro tra le composizioni strettamente mitologiche: vi appartengono soltanto il Carme di Hymir (racconto in versi di un mito riportato anche da Snorri, la pesca di Þórr del serpente Jörmungandr) e il Carme di Þrymr (sorta di grottesca ballata dove Þórr si reca travestito da sposa nella dimora del gigante Þrymr). La kvíða è invece diffusa soprattutto tra i canti eroici, nei quali ha valore predominante la vicenda in sé e non il dato erudito.
Nei vari esempi di questo sottogenere, il rapporto tra narrazione e dialogo può assumere diversi tipi di equilibrio. Nella maggior parte dei casi, come abbiamo detto, il dialogo è parte integrante della narrazione. Ad esempio, il Carme groenlandese di Atli è un continuo alternarsi tra strofe narrative e strofe dialogiche, nelle quali si traccia una delle più cupe vicende del ciclo nibelungico: il re unno cattura i cognati Högni e Gunnarr e li tortura fino alla morte per farsi rivelare dove abbiano nascosto l'oro del Reno; la sua sposa Guðrún li vendica imbandendo ad Atli un banchetto con la carne dei suoi stessi figli, quindi dà fuoco alla reggia. In altri poemi, la narrazione è invece quasi interamente affidata al dialogo: Il Carme breve di Sigurdr, dopo una breve sezione introduttiva, consiste quasi completamente in un lungo monologo di Guðrún − a tratti interrotto da inserti descrittivi − in cui ella ricapitola il dramma del suo sposo Sigurðr, ucciso in una congiura; il racconto è quasi tutto affidato alle parole di Guðrún, che riporta anche i dialoghi delle persone implicate nella vicenda.
Come si vede, al genere della poesia eddica appartengono composizioni molto diverse tra loro, come genere, voce narrante o contenuto. Quest'ultimo può variare dal poema epico alla ballata burlesca, dall'esposizione erudita al contenuto gnomico-sentenzioso. In tutti i casi, di rado i poemi affrontano direttamente gli avvenimenti in forma narrativa, ma spesso preferiscono procedere per accenni , attraverso le voci narranti degli stessi personaggi, spesso prediligendo forme oscure ed ellittiche. Questo crea a volte pesanti problemi d'interpretazione ai moderni esegeti, dovuti al fatto che viene trattata una materia mitico-leggendaria ben conosciuta e presente ai suoi fruitori, ma che per noi è ormai perduta da mille anni.
MetricaLa caratteristica principale del verso eddico è l'uso dell'allitterazione, ovvero il ripetersi meccanico di parole che iniziano con lo stesso suono, utilizzata a fini mnemotecnici non meno che espressivi. Ad esempio, in Profezia della Veggente [45: g-j]:
...skeggöld, skalmöld, | skildir klofnir,
vindöld, vargöld, | áðr veröld steypisk...L'allitterazione non è un fenomeno estetico fine a sé stesso, ma uno dei cardini su cui poggia l'organizzazione del verso eddico. Il verso principale della poesia scandinava è il «verso lungo», diviso da una cesura centrale in due semiversi. L'allitterazione non solo crea un ritmo interno, ma conduce l'attenzione dell'ascoltatore sulla parola che funge, per così dire, da «chiave di volta» del verso stesso. Ad esempio, troviamo nel Carme groenlandese di Atli [22: a-b]:
...skaro þeir hjarta | Hjalla or brjósti...Il secondo semiverso (...Hjalla or brjósti «...dal petto di Hjalli») fissa [h] come consonante allitterante, facendo risaltare il medesimo suono nel semiverso che la precede (skaro þeir hjarta... «strapparono il cuore...»). «Cuore» [hjarta] è la parola-chiave su cui poggia il significato del verso. Le parole norrene − composte per la maggior parte di una o due sillabe − hanno generalmente l'accento sulla prima sillaba, dettaglio che, combinandosi con l'allitterazione, contribuisce alla sonorità e al tipo ritmico (Scardigli & Meli 1982). In questo caso abbiamo un metro di tipo trocaico:
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I poemi eddici sono composti di due tipi di metri principali: il fornyrðislag e il ljóðaháttr. Il fornyrðislag o «metro epico» (da forn yrðis «parole antiche») consiste, nella sua forma canonica, in una quartina di quattro «versi lunghi», ciascuno dei quali − abbiamo detto − è a sua volta composto da due semiversi. Un ottimo esempio dalla Profezia della Veggente [1]:
Hljóðs biðk allar | helgar kindir,
meiri ok minni | mögu Heimdallar;
vildu at, Valföðr, | vel fyr teljak
forn spjöll fira, | þaus fremst of man.Una variante del «metro epico» è il málaháttr o «metro dei discorsi», i cui semiversi consistono di sei sillabe invece che di quattro. Nell'ambito del corpus eddico troviamo quest'ultimo metro attestato unicamente nel Discorso groenlandese di Atli. È probabile che gli ascoltatori islandesi non fossero in grado di distinguerlo dal fornyrðislag, anche se Snorri, nel suo Trattato di metrica, li individua.
Il secondo metro in ordine di frequenza è il ljóðaháttr o «metro dei canti». Nella sua forma canonica, esso consiste in una quartina dove due «versi lunghi» (a loro volta composti da due seminversi) si alternano a due «versi pieni» (composti da un solo semiverso di cinque o più sillabe). Si tratta di un metro che forse risente alla lontana del distico elegiaco od epigrammatico latino. Un ottimo esempio dal Discorso di Vafþrúðnir [1]:
Rád þú mér nú, Frigg, | allz mik fara tiðir
at vitja Vafþrúðnis;
forvitni mikla | kveð ek mér á fornom stöfom
við þann inn alsvinna jötun.La differenza tra l'uso del fornyrðislag e del ljóðaháttr è fondamentale ai fini del contenuto dei singoli poemi e, presumibilmente, della modalità della loro recitazione orale. Il fornyrðislag è il metro del racconto, che si ritrova legato soprattutto al genere del carme epico [kviða]. Il ljóðaháttr è invece legato al discorso, alla rappresentazione dialogata, alla poesia sentenziosa e gnomica, ed è indicativo che nell'intero corpus eddico sia usato unicamente per il discorso diretto (con l'eccezione di un'unica strofa, Discorso di Vafþrúðnir [5]).
Per quanti i metri eddici tendano a strutturarsi in quartine, vi sono esempi in cui sia il fornyrðislag che il ljóðaháttr presentano dei versi aggiuntivi, sia «lunghi» che «pieni», soprattutto nelle parti più arcaiche del corpus. In realtà, la «quartina» è una struttura metrica che non appartiene alla poesia norrena, la quale avverte, come unità sintattica della strofa, non tanto la strofa quanto la semistrofa [helming]. Nella poesia eddica, infatti, ogni strofa può essere idealmente divisa in due semistrofe, ciascuna delle quali è di senso compiuto. Mettiamo a raffronto, in traduzione, i già citati Profezia della Veggente [1] e Discorso di Vafþrúðnir [1].
Ascolto io chiedo a tutte | le sacre stirpi,
maggiori e minori | figli di Heimdallr.
————
Tu vuoi che io, o Valföðr, | compiutamente narri
le antiche storie degli uomini | quelle che prima ricordo.
Ora consigliami, Frigg, | di andare ho gran voglia
a trovare Vafþrúðnir.
————
Confesso che son curioso | di disputare sulle cose remote
con quel gigante onnisciente.Questa distinzione delle strofe in helmingar sembra essere una costante della poesia norrena. È d'altronde provato che rarissimamente (otto casi su 383) vi siano collegamenti sintattici che si estendono oltre i confini del distico. All'associazione di due versi (due «lunghi», oppure uno «lungo» e uno «pieno»), corrisponde per regola una frase di senso compiuto. Ma, come notano Piergiuseppe Scardigli e Marcello Meli, non si tratta di un enjambement, ma più di una concatenazione logico-sintattica fra due versi (Scardigli & Meli 1982). Troviamo ad esempio in Profezia della Veggente [1: 19 a-d]:
So che un frassino s'erge | Yggdrasill lo chiamano,
alto tronco lambito | d'acqua bianca di argilla.Com'è evidente, il secondo verso dipende dal primo. In altre parole, anche se ciascun verso di una helming ha una sua autonomia relativa, il secondo non può prescindere dal primo. La helming può dunque essere considerata l'equivalente verticale di quello che è il verso pieno in orizzontale. La helming è una struttura sintatticamente autosufficiente, in cui si stabiliscono legamenti gerarchici tra i due versi, e tra i due semiversi che compongono ogni verso.
Anche quando il numero dei versi di una strofa sia eccessivo o difettivo, vale sempre il principio della distinzione degli helmingar in unità di senso compiuto. Ad esempio, in Discorso di Hár [135] troviamo una strofa irregolare formata dalla successione di tre versi lunghi e sette pieni, cioè tre helmingar distinti. Ciascuno è un'unità di senso:
Ti consiglio, Loddfáfnir, | e tu accetta il consiglio,
ne trarrai beneficio se l'accetti,
bene ti verrà se l'accogli.
————
Se vuoi per te una buona femmina | parlale con dolci sussurri
e prendi piacere con lei.
————
Devi fare belle promesse | e subito mantenerle:
nessuno soffre il bene, a riceverlo.
Ci sarebbe ancora molto da dire per approfondire la metrica eddica, ma queste poche note possono bastare per mostrare al lettore la complessità di questo genere di poesia.
I poemi eddici a confronto
Segue qui uno schema generale dei poemi che compongono l'Edda poetica (più qualcuno dell'Edda Minore), mettendone a confronto varie caratteristiche: epoca di composizione, fonte, genere, metro e numero di strofe. La sigla iniziale è quella che viene comunemente data a ciascuna composizione dai filologi e che è facile trovare nella letteratura scientifica.
Composizione Datazione Fonti Genere Metro Strofe
Vsp La profezia della Veggente
[Völuspá] X sec. [R | H] Monologo Fornyrðislag 66
Háv Il discorso di Hár
[Hávamál] Inizio X sec. [R] Monologo Ljóðaháttr
(Fornyrðislag) 164
Vm Il discorso di Vafþrúðnir
[Vafþrúðnismál] Prima metà X sec. [R | A] Dialogo Ljóðaháttr 55
Grm Il discorso di Grímnir
[Grímnismál] X sec. [R | A] Monologo Ljóðaháttr 54
Skm Il discorso di Skírnir
[Skírnismál] Attorno al 900 [R | A] Dialogo Ljóðaháttr 42
Hrbl Il canto di Hárbarðr
[Hárbarðzljóð] X sec. [R | A] Dialogo Vario 60
Hym Il carme di Hymir
[Hymiskviða] Seconda metà dell'XI sec. [R | A] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 39
Ls Gli insulti di Loki
[Lokasenna] Fine del X sec. [R] Dialogo Ljóðaháttr 61
Þrk Il carme di Þrymr
[Þrymskviða] Prima metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 32
Alv Il discorso di Alvís
[Alvíssmál] XI sec. [R] Dialogo Ljóðaháttr 35
Vkv Il carme di Völundr
[Völundarkviða] IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 41
HHI Il primo carme di Helgi uccisore di Hundingr [Helgakviða Hundingsbana in fyrri] Metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 56
HHv Il carme di Helgi figlio di Hjörvarðr
[Helgakviða Hjörvarðzsonar] Attorno al 900 [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag
(Ljóðaháttr) 43
HHII Il secondo carme di Helgi uccisore di Hundingr [Helgakviða Hundingsbana önnor] Metà del IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 51
Grp La Profezia di Grípir [Grípisspá] Seconda metà del XII sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 53
Rm Il discorso di Reginn [Reginsmál] Metà del X sec. [R | F] Dialogo Ljóðaháttr
(Fornyrðislag) 26
Fm Il discorso di Fáfnir [Fáfnismál] X sec. [R] Dialogo Ljóðaháttr
(Fornyrðislag) 44
Sd Il discorso di Sigrdrífa [Sigrdrífomál] Attorno al 900 [R] Monologo con inserti in posa Ljóðaháttr
(Fornyrðislag) 37
Br Frammento del carme di Sigurðr
[Brot af Sigurðarkviðo] Inizio del IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 19
GðrI Il primo carme di Guðrún
[Guðrúnarkviða in fyrsta] Prima metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 27
Sgk Il carme breve di Sigurðr
[Sugyrðarkviða in skamma] Fine dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 71
Hlr Il viaggio di Brynhildr verso gli inferi
[Helreið Brynhildar] XI sec. [R | F] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 14
GðrII Il secondo carme di Guðrún
[Guðrúnarkviða önnor] Metà del X sec. [R] Monologo Fornyrðislag 44
GðrIII Il terzo carme di Guðrún
[Guðrúnarkviða in þriðja] Prima metà del X sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 11
Od Il lamento di Oddrún
[Oddrúnargrátr] Prima metà dell'XI sec. [R] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 34
Akv Il carme groenlandese di Atli
[Atlakviða in grœnlenzka] IX sec. o prima [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 43
Am Il discorso groenlandese di Atli
[Atlamál in grœnlenzka] Attorno al 1100 [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag
Málaháttr 103
Ghv L'incitamento di Guðrún
[Guðrúnarhvöt] Prima metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 21
Hm Il discorso di Hamðir
[Hamðismál] Al più tardi inizio del IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 31
Bdr I sogni di Baldr
[Baldrs draumar] IX sec. [A] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 14
Hdl Il canto di Hyndla
[Hyndluljóð] XI sec. [F] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 50
Rþ Il catalogo di Rígr
[Rígsþula] IX sec. [W] Narrazione Fornyrðislag 47
Grt La canzone del [mulino] Grótti
[Gróttasöngr] IX sec. [Rs] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 24
Lo schema è tratto, con qualche variazione, da quello fornito da Terry Gunnell (Gunnell 2005). La datazione qui fornita per le singole composizioni, che in Gunnel è basata sulla ripartizioni dei poemi in «antichi» e «tardi» (Sveinsson 1982), è invece quella fornita – tranne che per gli ultimi quattro casi – da Piergiuseppe Scardigli e Marcello Melo nell'introduzione alla loro traduzione dell'Edda poetica (Scardigli & Meli 1982).
Ultima modifica di
Lord Decadence il gio feb 21, 2008 13:23, modificato 1 volta in totale.