Qui potrete scrivere le vostre poesie o i vostri poemi epici che magari abbiano come protagonista (o antagonista) un elfo scuro o un vampiro. "L'arme, gli eroi, e i drow io canto..." ^_^
Rispondi al messaggio

IL CAPPELLO DI PAGLIA

mer lug 04, 2007 20:55

Il cappello di paglia

Finalmente, Malta. Una bella vacanza era proprio quello che ci voleva dopo un periodo di lavoro in ufficio molto stressante.
L'elica dell'aereo ronzava ancora quando poggiai il piede a terra, venni subito investito da una vampata di calore, un po' per l'asfalto dell'aeroporto, un po' per il sole cocente di mezzogiorno. Ci misi qualche secondo a riprendermi dallo shok momentaneo, ma constatai subito che era un caldo come mai lo avevo sentito, era come se avesse vita propria, e più che a sconfiggere l'uomo come l'afa faceva in Italia, cercava di temprarlo, di metterlo alla prova.
Con la mia 24 ore in mano contenente tutto quello di cui avevo bisogno mi diressi immediatamente fuori dall'aeroporto, non avendo altri bagagli con me.
Un uomo sulla cinquantina mi aspettava con un cartello in mano con su scritto "Masali" il mio cognome.
-il sir.Masali?
chiese l'uomo in un italiano incerto
-si sono io, è l'autista immagino...
l'uomo annuì senza fiatare, probabilmente non era di molte parole o non conosceva bene l'italiano, e così rimanemmo in silenzio per tutto il viaggio fino all'albergo, lasciatomi li, l'autista se ne andò senza nemmeno salutare, come se avesse fretta di andarese. Li per li non ci feci molto caso.
L'edificio era situato nella periferia della metropoli maltese, composta da una miriade di paesini e cittadine connesse fra loro, era in perfetto stile liberty, probabilmente costruito dagli inglesi nella prima metà del '900, ma il suo antico splendore era deturpato dalle intemperie del mare, lasciando facilmente intuire il motivo di in un così basso prezzo per una mezza stagione. Era stranamente isolato dal sto degli edifici solitamente ammassati fra loro in un rigoglio urbanistico da far invidia alla Cina. Delle scalette un po' usurate dalla salsedine scendevano lungo la scogliera conducendo ad una spiaggetta privata.
Faceva molto caldo, tanto che ero costretto a sventolarmi il cappello di paglia a falda larga sul volto.
La hole di ingresso era davvero impressionante, tanto che ci si chiedeva se fosse davvero l'albergo malconcio esteriormente che si parava dinnanzi al visitatore appena arrivato. Arazzi e locandine pubblicitarie degl'anni '50 agghindavano le pareti tappezzata con motivi a righe marroncine su sfondo avorio. Qua e la dei trofei di caccia impagliati erano affissi sulle pareti, la sala bar poi era fornita dei più buoni liquori in circolazione, soprattutto di whisky stagionato in botti di faggio, e due o tre botticelle di questo trovavano posto fra le bottiglie. Poco distante dal bancone, 3 tavoli da bigliardo ben tenuti con i bordi in noce, facevano bella presenza nella sala "svago".
L'uomo dietro al bancone chiese il mio nome, per poi chiedermi di compilare una scheda e di mostrargli i miei documenti e mi porse la chiave della stanza la 999, situata al all'ultimo piano dell'edificio. Notai che dietro di lui, molte chiavi non erano affisse sull'apposita bacheca, ne dedussi che o l'albergo se la passava meglio di quanto l'esterno facesse pensare.
Quando mi rivolsi verso l'ascensore mi avvisò che era temporaneamente fermo per manutenzione, infatti come potei ben notare, era un vecchio modello, addirittura congegno per segnalare a che piano si trovava l'ascensore era meccanico, composto da una lancetta e dai numeri disposti ad arco come in una meridiana. Doveva costare più la manutenzione che metterne uno nuovo.
così m'apprestai a dar sfoggio della mia performance atletica, scalando l'ardua vetta delle 18 rampe di scale. Arrivai al nono stremato. a stento riuscii a inserire la chiave nella serratura. Buttai la giacca e il cappello sul comò e mi buttai sul letto ancora vestito.
Il sonno o meglio i sogni erano uno dei motivi per cui ero venuti in vacanza. Negl'ultimi 3 mesi continuavo a vedere un montone nero e dalle lunghe corna, erigersi su due zampe e guardarmi fisso negl'occhi.
Il dottore mi aveva detto che era dovuto dallo stress da lavoro e mi aveva consigliato una bella vacanza al mare, in un posto tranquillo. Così decisi di andare a Malta.
Ma le visite notturne non finirono.
Durante il sonno rividi esattamente la stanza d'albergo in cui mi trovavo, nello specchio di fronte al letto su cui ero straiato, potevo vedere la figura caprina che mi aveva perseguitato.
però era stranamente diversa, più umana e allo stesso tempo un'aberrazione. Al posto degli zoccolo anteriori ora apparivano due nere mani grandi ed ossute. la muscolatura era uguale a quella di un uomo anche se le ginocchia erano al contrario. Una fitta peluria ricopriva tutto il corpo, facendosi più rada su gli addominali e il petto. Le corna erano molto più piccole e spuntavano dalla fronte, e quella Cosa indossava il mio cappello!
ad aggravare il sogno c'era anche il fatto che ero supino sul letto, con gl'occhi sbarrati, non riuscivo a chiuderli. Mi dimenavo cercando di liberarmi ma non riuscivo a muovermi, come se fossi legato stretto da funi invisibili.
Poi quella creatura disse:
-nel doppio spezzato troverai la via....
e dopo quella frase mi svegliai urlante tutto sudato,accesi la luce poiché s'era fatta notte. mi guardai attorno.
il cappello non c'era più...

fine prima parte
Ultima modifica di Lokunos il gio dic 20, 2007 20:13, modificato 1 volta in totale.

ven lug 06, 2007 00:56

Il cappello di paglia-seconda parte



Cercai il cappello ovunque nella piccola stanza situata nell’angolo dell’edificio a forma di trapezio rettangolo. Eppure del cappello non ce n’era traccia.
Così decisi per dimostrare a me stesso che non ero diventato completamente matto di chiede alla reception se qualche cameriera aveva trovato il cappello a falda larga, in qualche corridoio o sulle scale interminabili che conducevano alla mia camera.
Scesi le scale per vedere io stesso se fosse davvero caduto inavvertitamente. Ma il cappello doveva essere in camera, ne ero certo.
Arrivato alla Hole lo stesso signore che trovai ad accogliermi era dietro al bancone.
Chiesi se qualcuno aveva trovato quel cappello ma l’esito fu negativo.
La conclusione più logica era che qualcuno dovesse averlo raccolto e preso, Rubato!
Ma qualcosa in me mi diceva che invece quello che avevo “sognato” era accaduto davvero. Ma come potevo pensare ad una cosa simile? Ero forse davvero pazzo? No era solo dovuto allo stress, senza dubbio.
Così ripresi ancora una volta le scale per schiarirmi le idee. I gradini erano ripidi, fatti in modo tale da risparmiare spazio, e come a confermare l’impressione iniziale di decadenza, qualche pezzetto del marmo era sgretolato o crepato.
Fermatomi al sesto piano per riprendere fiato qualche secondo, notai una figura infondo al corridoio del piano, entrare in una stanza, quella persona aveva indosso il mio cappello. Maledetto!
Con passo deciso mi diressi verso la camera, arrivato li di fronte notai che da sotto la porta non filtrava luce, pur essendo ormai notte. Un’altra cosa a cui feci caso era che la stanza era la numero 669, ma osservando bene l’ultima cifra si vedeva benissimo che era un “6” rovesciato. Dando una rapida occhiata alle stanze precedenti vidi che i numeri si fermavano a 665. Probabilmente i proprietari dell’albergo avevano cambiato numero alla stanza per scaramanzia non volendo assegnare il fantomatico “666”.
Devo ammettere che per un attimo rimasi colpito dall’idea, ma infondo erano solo superstizioni senza alcun peso.
Così bussai sulla porta leggermente. Nessuna risposta.
Dopo qualche secondo bussai più forte e constatai che la porta in realtà era aperta. Dall’altra parte continuavano a non esserci risposte. Così armato di determinazione di chi vuole riavere qualcosa che gli è stato tolto, e vuole provare a se stesso di non esser pazzo, entrai nella stanza totalmente buia.
Subito chiesi se c’era qualcuno ma nessuno rispose. Cercai allora di accendere la luce, ma non funzionava. Diamine proprio ora che mi serviva.
Infine lo notai.
Era seduto su una sedia, con il mio cappello in testa. I lineamenti del volto non erano distinguibili ma i contorni dell’uomo era delineati da un fioco bagliore probabilmente le luci della strada che passavano attraverso la finestra e il tendaggio.
-perché non rispondete? Cosa ci fate con il mio cappello in testa?
Chiesi alla figura seduta di fronte a me.
Per tutta risposta ricevetti una risata sommessa che mi fece imbestialire ancora di più, spingendomi a muovermi verso quel uomo per sferrargli un sonoro pugno in faccia. Quando mi trovai a pochi passi da quello, una luce di un cerino, acceso vicino ad una sigaretta rivelò il volto del mio “interlocutore”:
Il volto era allungato e ricoperto da un fitta peluria che si allungava in un ciuffo sotto il mento, le orecchie erano caprine e pelose anch’esse, un pelo nero come la pece, come il più buio degl’incubi.
Corna spuntavano dalla fronte sporgente piccole ma aguzze. E gl’occhi; gl’occhi incorniciavano quella rappresentazione diabolicamente artistica dell’orrore. Due occhi di fuoco e fiamme, di tuono e fulmine. Due occhi profondi e malvagi come l’inferno stesso.
All’improvviso l’immagine di fronte a me si rivelò solo uno specchio, e appena questa immagine mi rimase impressa nella memoria, lo specchio si frantumò e l’oblio m’accolse.

[…]

Mi risvegliai con la testa dolorante.
Solo dopo qualche secondo compresi in che situazione mi trovavo.
Ero legato stretto ad una sedia di legno cigolante. Le ombre mi avvolgevano in una stanza vecchia e polverosa, rovinata dal tempo. Ripensai a quello che mi era successo prima di perdere i sensi e per poco non svenni di nuovo. Poi lo rividi. Il demone caprino si ergeva di fronte a me in tutto il suo orrore demoniaco, completamente nudo, anche se la folta peluria occultava il suo sesso, ammesso che ne avesse uno.
La creatura sorrise vedendomi rinvenire, poi parlò, con la voce più profonda dell’abisso stesso.
- patetico umano, ritieniti orgoglioso di quello che ti sta per accadere, tu sei stato scelto come ricettacolo.
I miei nervi già tesi non tennero il confronto e svenni, ma prontamente quel essere mi schiaffeggiò facendomi rinvenire, a mio malgrado.

- ti facevo più forte,
continuò il demone
-forse ho sbagliato a prendere te, ma ormai è tardi, accetta il tuo fato e affronterai meglio. Ora voglio raccontarti il tuo destino che ti appartiene fin dalla nascita, per poter cogliere il puro orrore che dovrebbe luccicare nei tuoi occhi quando capirai che sei mio schiavo da sempre, che non hai nessuna libertà di scelta e mai l’avrai. Vedi, ogni demone per assumere forma materiale e corrompere questo insulso mondo (anche noi siamo legati ad un destino avverso) deve fare uso di un ricettacolo, una creatura concepita con una parte di sangue demoniaco nelle vene, anche molto diluito, per compiere il rituale che sto per apprestarmi a completare. Il tuo fato sarà di venire assimilato alla mia memoria, la tua anima non è mai esistita quindi non soffrirai poi così molto.

La creatura sorrise a quelle sue ultime parole, mentre io sudavo freddo per la tensione.
Poi in un frangente di secondo, la creatura mi entrò completamente dentro, ma la sensazione che ricevetti era ben diversa. Era come se qualcosa fosse affiorato da dentro di me e non che fosse penetrato.
Il mio cervello quasi collassò, i muscoli e le ossa crepitavano sotto il nuovo potere che sentivo affiorare, tanto che temei, o meglio sperai, di implodere su me stesso, e di porre fine a quella insulsa esistenza che mi aspettava.
Poi una nuova sensazione mi pervase. Con il mio nuovo potere, spaccai la sedia su cui ero seduto, e mi sciolsi dai legacci che mi legavano. Mi ersi in piedi credendo di essermi sconfitto, di averlo sconfitto. Poi il vuoto della volontà tolta.


[…]

Immagine


L’odore di zolfo ammorbava l'aria nel vicolo buio.
Un uomo con un pizzo caprino ed un cappello di paglia, usciva da una casa fatiscente nel cuore dell’isola.
Un nuovo male affliggeva il mondo ora, e presto altri ne sarebbero arrivati altri, i figli del dio caprino dalle mille prole.
Ultima modifica di Lokunos il gio dic 20, 2007 20:15, modificato 1 volta in totale.

ven lug 06, 2007 08:43

non so per gli altri ma per me :clap:

ven lug 06, 2007 10:25

grazie grazie.
anche se fosse piaciuto a una sola persona ne è valsa la pena.


n.d.a.

la foto è vera, l' ho solo modificata facendo l'effeto foto antica. Malta è piena di hotel supernuovi e di edifici fatiscenti l'uno affianco all'altro.
Il demone l'ho veramente sognato, (non mi ha fregato il cappello :asd: )
sicuramente impressionato dai racconti di H.P.Lovecraft che stavo proprio leggendo in quei giorni. Il racconto è ambientato a Malta proprio perchè li mi è venuta l'ispirazione, che ho covato in me per ben 2 settimane. Inizialmente volevo farlo più lungo, ma ho preferito concludere in questo modo per non scadere nel banale.

ven lug 06, 2007 11:05

Notevole, veramente notevole.
Leggere un testo via internet è sempre una faticaccia pe me ma ne è valsa la pena...
Io e te sappiamo come è andata veramente a finire :wink: però perdeva spessore il racconto :D
Rispondi al messaggio