Posto anch'io un piccolo contributo a questa sezione.
Un ringraziamento ad Alukane che mi ha convinto a farlo
Avevo camminato tanto, per arrivare.
Anni, difficili, indescrivibili, stavamo bene, stavamo male.
Il cammino lascia segni: alcuni ne sono orgogliosi, altri li vorrebbero cancellare. Pochi ne imparano qualcosa.
Fatto sta che, ancora, non sono arrivato.
C'è un precipizio davanti a me, a poche decine di centimetri dai miei piedi. Crolla in una verticale spaventosa, buia, e senza fondo visibile.
Plausibilmente un fondo c'è... sarebbe assurdo pensare ad una caduta infinita. Pura fantasia!
Tuttavia, poichè non vedo sorta di fondo, nè ho strumenti per individuarne uno, bisogna empiricamente, scientificamente stabilire che davanti a me c'è un baratro infinito, mentre credere che abbia termine sarebbe pura questione di fede.
Ma io, fede non ne ho.
C'è però un'altra cosa che attrae la mia attenzione: la gente dall'altra parte del baratro.
Perchè sono di là? Tutti quanti di là.
Guardo a destra, poi a sinistra, ma non vedo ponti per attraversare. Eppure sono tutti là, e io qua. Da solo. No, non c'è nessuno qua, neanche se mi giro indietro.
Invece là c'è un tizio, che al momento mi piace chiamare Aldo, anche se difficilmente è il suo vero nome. Poco importa.
Aldo gira intorno ad una macchina: nuova, rossa, ultimo grido, una spider. Dal modo in cui si muove ne sembra entusiasta, sale e scende in continuazione.
Poco più in là c'è una ragazza, chiamiamola... Emilia.
E' bella, ha buon gusto nel vestire, un mix di trascurato, pulito e ricercato che a me, personalmente, piace molto.
Ha un libro tra le mani, lo apre, lo sfoglia, lo richiude, in continuazione; e quando lo chiude alza la testa. Sono troppo lontano, e non posso dirlo per certo, ma potrei scommettere sul fatto che i suoi occhi, in questo momento, sono colmi della felicità propria di chi realizza di aver appreso, compreso... e al contempo s'intravede il velo della saccenteria di chi crede di aver appreso e compreso.
C'è anche Riccardo. Pantaloni beige, rigati, mocassino dispendioso ma un pò consumato, sopra una giacca bordeaux decisamente fuori moda, indossata su una camicia le cui stropicciature denunciano le mancanze della moglie. Giornale sotto il braccio, pipa in bocca, l'uomo d'altri tempi che cerca di stare al passo coi tempi.
Ma ciò che è strano è altro...
Riccardo si trova esattamente dove prima c'erano Aldo e il suo bolide.
Eh sì, perchè Aldo, dopo esser montato per l'ennesima volta sull'auto, s'è lanciato a tutta velocità nel precipizio, e ora i fanali accesi puntano in una verticale quasi perfetta, mentre Aldo, una mano sul volante, l'altra alzata a pugno e sorriso stampato sul volto, scompare.
Emilia precipita, dopo aver lasciato dietro di sè una scia di pagine strappate che ora svolazzano come coriandoli.
Riccardo si lascia cadere col suo passo dignitoso e cadenzato, soddisfatto, self-made.
E con loro altri, tanti altri, decine, centinaia, uomini, donne, padri, madri, padri e madri che trascinano con sè i figli, padri e madri che dimenticano e lasciando dietro di sè i figli.
E io?
C'è qualcosa che non va, in me...
Perchè io non salto? Basta un passo, un passo che è, a ben pensarci, l'evoluzione naturale del mio cammino.
Mi ha portato qui, dovrei fermarmi? Ma non se ne parla! E a che pro, poi?
Tornare indietro?? Non se ne parla! Con tutto quel che ho passato... e comunque non c'è più nulla là dietro, per me.
E se invece sto fermo qui, sapete che succede? Io muoio. Sì, muoio.
E poi se lo fanno tutti, un motivo ci sarà.
No no, c'è qualcosa che non va in me.
Ma la questione che mi assilla è: cosa mi aspetta là in fondo?
Eh perchè se io avessi fede, crederei che questo burrone ha un termine, quindi questa umanità che vi si getta si sfracellerà sulle rocce, e sui cadaveri di chi è caduto prima. E dovrei credere una cosa simile? Crederli tutti matti, folli, suicidi, assassini. Eppure c'è una logica nel loro salto felice...
Oppure forse dovrei scientificamente pensare che un fondo non c'è, che quello è un tuffo verso l'altrove, il dopo, il futuro stesso, verso la naturale conseguenza dello scorrere del tempo. Un'incertezza scientifica!
Eppure c'è qualcosa che non va, in me.
Il mio non saltare è il mio fallimento come parte di un'umanità che si lancia nel vuoto, nel niente, o meglio, potrei dire nel boh!
Forse è meglio rifletterci, pensarci un pò. Sì mi siedo qui un pò, e ci penso.
Ma solo per un pò, solo per un pò.
Mi fermo qui, solo per un pò...