Valm Neira, la Città Sotterranea dei Drow e dei Vampiri
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Piacere e Morte.
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Autore:  Mirshan [ sab mag 16, 2009 11:29 ]
Oggetto del messaggio:  Piacere e Morte.

…Dove sono…?

Il giovane è in piedi nella stanza , immobile, gli occhi fissi sulla parete del Tempio, decorata con geometrie e simboli arcani dai colori nitidi, netti, di fronte ai quali schiude gli occhi neri e limpidi.
I sensi intorpiditi dagli allucinogeni e dall’assenzio ne quietano le membra, ne indeboliscono la volontà rendendolo mansueto, catturato in una realtà distante ed artefatta…

Ad ogni suo movimento le catene si muovono con lui, lente, abbracciandolo in quella danza macabra, suonando per lui una nenia funebre…


…clang…clang.. tlin… clang…tling… clang…

Con una smorfia di dolore tende stancamente i muscoli intorpiditi delle braccia, imprigionate dai polsi in quella posizione innaturale, le mani tese verso il cielo, statiche che lo rendono simile ad un penitente che chiede perdono per i propri peccati, simile ad un ladro sulla gogna in dolorosa attesa del suo Boia…

Lo osservo in silenzio, ancora non è il momento di mostrarmi…

Incatenato,il guerriero si erge nella sua possente giovinezza, proprio al centro del Sacrario…
Il suo sguardo sbigottito esprime uno stupore, una condizione estatica della mente, un trasporto così vivido che non si può non cogliere.

L’immobilità del corpo dell’uomo è incontaminata e assoluta quanto il formicolio della sua mente che balla, eccitata, al ritmo fluttuante e ininterrotto di pensieri celati, di visioni di età di gloria e di età di vergogna, di tempi lontani e conclusi.

E’ il mio momento…


Incedo indolente, con la sensualità allusiva nel movimento delle dita flessuose, il mio viso rivela una delizia armoniosa, contenuta, ferina; le labbra carnose ed invitanti si atteggiano a sorrisi di desiderabile lussuria, le iridi color d’ametista appena nascoste, quasi pudiche, dalle palpebre socchiuse ammaliano l’uomo che scruta la mia pelle di latteo avorio che gli si offre senza veli, senza remore.


Lei...

I Mantra incisi sulla parete mutano di colore e di intensità al mio incedere sinuoso e l’uomo, nel mezzo della stanza, percepisce il fruscio delle mie gambe mentre muovo passi, lenti, cadenzati, pretenziosi, in un trasudare di desiderio.

Dimentico del luogo in cui si trova, del pericolo, ipnotizzato dai sussulti sinuosi e lascivi di serpente continua a guardarmi, ubriacandosi della leggiadria delle mie movenze, dell’attesa, dell’inconsapevole destino che lo ghermisce tra vita e morte… del brivido provocatogli da osceni pensieri che si fondono sulla nera ragnatela che gli sto tessendo attorno; la coscienza della fugacità dell’attimo nasce proprio nell’assaporare l’estrema purezza della visione carnale che, invero, gli dà sollievo allontanando quel che sarà l’epilogo inesorabile di quella notte e del suo destino…

L’umano è saldo sulla mia immagine austera e felina, fanciullesca e provocante, perfetta ed angelica, demoniaca e pura… la mia essenza rarefatta lo modella in uno stato di momentanea vita mentale che gli reca quiete e, negli occhi profondi, appaiono strali di vivacità, di sensazioni inebrianti, balbetta qualcosa, incapace di proferir parole sensate e differenti da un sommesso farfugliare…
Coi sensi allertati ed ubriacati di adrenalina colgo chiare le parole atone che fuggono dalle sue labbra arse e schiuse…


Dio perdona I miei peccati…
Satiri e Santi, Demoni e Savi…
Lei ci sbranerà vivi…
Prego, sino a che non sarò cieco
Prego, poiché nessuno sopravviverà …
Prego.. di essere ghermito nel suo abbraccio
Ancora… sino a che Morte non sopraggiungerà …
Satiri e Santi, Demoni e Savi…
Lei ci sbranerà vivi…


Lui sa… Le scritture del suo dio hanno attecchito come gramigna in un campo di grano nella sua mente bigotta…

Eppure la carne è cedevole, eppure lo rinnega con lo sguardo, con l’inequivocabile linguaggio del corpo.

Bevo la sua preghiera con un brivido di piacere.

Raccolgo i frutti aulenti e maturi dagli sguardi dell’uomo, ingoio piccole bacche del suo calore, dei suoi fremiti, del suo piacere carico di adrenalina e di paura e sospiro con dolce malinconia al sapore immaturo di baci appena accennati.


…Satiri e Santi, Demoni e Savi…
Lei ci sbranerà vivi…


Le catene, pendenti dal soffitto del Tempio che sorreggono il suo corpo nell’intreccio dell’estasi, ninnandolo con materna calma di lontana memoria, donando rimembranze offuscate del tempo che fu ad ogni suo sospiro, ad ogni suo arcuarsi, interrompono il silenzio innaturale col loro lieve clangore metallico.
Con la testa reclinata sul dorso dell’uomo mi cullo lentamente, le mie curve morbide paiono nate per accogliere andirivieni di mani, carezze, il suo corpo sfiorato dalle mie unghie affilate, simili agli artigli di una pantera…


…Satiri e Santi, Demoni e Savi…
Lei ci sbranerà vivi…


Ora è mio… in mia balia, perduto, abbandonato in un alito di intesa che lo riconcilia con sé stesso, con la propria anima, con la propria essenza atavica; il pavimento al di sotto dei suoi piedi scalzi è l’unica freddo contatto con la realtà, che a tratti lo richiama a veglia vigile, strappandolo al torpore dei sensi.
E’ nell’istante unico e speciale del piacere apicale, che un grido gutturale, quasi strozzato nasce dalla sua gola: un urlo di sorpresa, di impotenza, di terrore ancestrale, di capro espiatorio che bela al carnefice una richiesta ultima di pietà.


No… Vi prego… no!

…Satiri e Santi, Demoni e Savi…
Lei ci sbranerà vivi…


Al fioco baluginare dei bracieri accesi, una lama fende il buio, indomita, tagliente, letale, sostituisce le mie mani sul corpo del giovane…
Ne carezza le carni, ne lacera i muscoli, ne incide la pelle abbronzata, ne ridisegna la perfezione statuaria, mentre i denti accuminati affondando feroci nel collo, suggendone il nettare, suggendone la cremisi vitae....

Un rivolo di sangue denso scivola mollemente a terra, creando una grottesca pozzanghera cremisi ai piedi del mio martire personale.

Il piacere dell’ultimo istante, il calore delle effusioni scema lontano come la mente dell’uomo, ora inerme, obliata nel percorrere gli ultimi istanti della sua vita che termina in quell’ampia stanza disadorna ed umida; i begli occhi neri perdono la loro essenza, un velo incorporeo ed impercettibile ne offusca la luce.

Il mio sguardo freddo e tagliente osserva il corpo esanime: il capo reclinato in avanti, i lunghi capelli biondi intrisi di sangue a coprir pietosi il volto contratto nel dolore del trapasso…


…Satiri e Santi, Demoni e Savi…
Lei ci sbranerà vivi…


…Lei...

Autore:  Ysingrinus [ sab mag 16, 2009 15:55 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Piacere e Morte.

Con un po' di calma lo leggerò senza meno! :D

Autore:  Abraxas [ lun mag 18, 2009 17:23 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Piacere e Morte.

Complimenti :sisi:

Mi piace molto lo stile: oserei dire sinuoso e molto delicato con la sua allusività :sisi:
Inoltre quest'immagine di potere resa in tale maniera, dona un senso di perfidia magnifico, viene reso molto bene a mio modesto parere.
Sinceramente altro non saprei dire...semmai aggiungerò qualcosa in futuro ;)

In ogni caso, mi è veramente piaciuto molto :sisi:

Autore:  Ysingrinus [ dom mag 24, 2009 01:38 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Piacere e Morte.

Complimenti davvero! È molto interessante. Il potere esercitato visto in questa maniera... La sofferenza ed il desiderio dell'uomo incatenato. Ho letteralmente bevuto questo racconto, passando da un capoverso all'altro, sentendo la voglia del prigioniero così come la percepisce la protagonista.

Devo anche complimentarmi per le parole usate, per lo stile, ho apprezzato in particolare modo il "sé" con l'accento anche se seguito da "stesso"... È un preziosismo che non tutti adoperano, complimenti! :D

Segnalo invece un refuso: il pavimento al di sotto dei suoi piedi scalzi è l’unica freddo contatto con la realtà,...
Credo che "l'unica" dovrebbe finire con un'altra vocale! :P

Scusa per il commento, ma non sono molto bravo a fare queste cose... :look:

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