è un brano che ho scritto sotto non so quale ispirazione stasera...ho seguito solo il mio istinto ^^
spero vi piaccia
Bastò quell'unica goccia di rancore, quell'unica diga lacerata, quell'unico vessillo di potenza a fermare tutto.
Le sue pupille si dilatarono esterrefatte, e la sua mano vacillò per un secondo di troppo, tradendo i suoi pensieri e le sue emozioni.
Il coltello cadde a terra con un tonfo tintinnante, a spezzare la barriera che si era venuta formando tra di loro.
Un silenzio assordante li avvolse come miele.
Il tempo pareva essersi fermato, nulla ne segnava lo scorrere... ma non aveva importanza.
Lui la guardò, con la stessa paura che aveva segnato il volto di lei finora, alla disperata ricerca di un qualsiasi segnale, di un misterioso messaggio, di quel gesto mai avuto.
Lei lo fissò, senza espressione alcuna, il suo volto stanco solcato da quell'unica traccia scintillante.
Senza alcun preavviso, lei gli voltò le spalle e cominciò a correre via, lungo la strada che aveva percorso insieme a lui fino a pochi istanti prima.
Lo sconcerto lo bloccò per pochi secondi; poi, la disperazione, gli permise di muovere i muscoli per rincorrerla.
Quando la vide voltare l'angolo, gli mancò il respiro e il terrore si impadronì di lui. Conscio che dietro quell'angolo c'era tutto ciò che si erano persi prima che lui alzasse la mano su di lei, conscio che da dietro quell'angolo sarebbe potuta svanire nel nulla lasciandolo solo con il rimpianto, cercò di correre ancora più veloce, sebbene sapesse quanto il suo debole cuore non fosse pronto ad uno sforzo del genere.
Chiuse gli occhi, si concentrò sui muscoli, sul respiro e continuò a correre seguendo il suono del ticchettìo prodotto dalle scarpe di lei.
Un ticchettio che scandiva un tempo che ormai non c'era più, un tempo che lui sapeva che non avrebbe mai battuto, un tempo che ormai era perso in partenza.
Poi, accadde.
All'orecchio gli giunse il suono di un camion che divorava la strada sotto le sue ruote figlie della velocità, poi lo stridio e lo sfrigolio dell'attrito tra il mostro e il gelido fiume nero sotto di lui; infine una serie di rintocchi stridenti e metallici.
Con il cuore che ormai si rifiutava di supportarlo, giunse quasi a carponi sul luogo dell'incidente.
Non voleva realmente sapere cosa era accaduto, ma sapeva anche che era suo dovere volerlo sapere. Era suo dovere guardare con i proprio occhi la propria rovina.
Vicino alle ruote del camion, distante pochi centimetri, c'era un corpo rannicchiato in posizione semifetale.
Lentamente, mentre la via si popolava di gente spuntata dal nulla, si avvicinò al suo corpo accasciato. Cadde in ginocchio, e a gattoni la raggiunse.
Le spostò la ciocca di capelli che le copriva con grazia il volto, cercando ancora quel segno. Tuttavia, non lo trovò nemmeno in quel momento.
In quel momento, comprese di aver fallito.
Un fallimento cominciato prima dell'arrivo di Thanathos, un fallimento nato con lui.
Un fallimento che non avrebbe dovuto essere che suo...eppure aveva portato a tutto questo.
Poi, capì. Comprese che questo era il segno estremo del suo fallimento, comprese che altro non poteva accadere, che altro sarebbe stato impossibile.
Un sorriso triste gli si dipinse sul volto, mentre prendeva tra le braccia il corpo ormai freddo di lei.
Senza curarsi degli sguardi straniti e preoccupati della massa intorno a loro, cominciò a camminare, senza una reale direzione.
Ma le sue gambe lo stavano conducendo nell'unico posto possibile: all'improvviso, quando si fermò si trovò sulla scogliera, su quella scogliera dove era nato tutto.
Quella scogliera che ormai conosceva la sua, la loro storia. E, dove tutto inizia, tutto ritorna.
Guardando un'ultima volta lo splendido e diafano volto di lei, seppe che questo era l'unico gesto d'amore che avrebbe potuto regalarle. Posò un lieve bacio sulle sue labbra, con tenerezza e delicatezza, quasi temesse di svegliarla.
Fece il suo ultimo passo, stringendola tra le sue braccia, e compiendo l'unico gesto d'amore della sua vita.
L'acqua calma e fredda della notte, illuminata solo dai pallida raggi della luna si increspò solo un attimo, e un solo cupo tonfo risuonò nella notte. L'acqua si scompose, piccole onde si infransero sulla scogliera.
Infine, il silenzio.