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 Oggetto del messaggio: Petali D'amore
MessaggioInviato: mer giu 15, 2011 19:32 
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Questo brano, scritto tempo fa su un vecchio foglio è stato ripreso ed editato con particolare ma inefficace dovizia.

Come tutti i mie scritti anche questo vivrà diverse fasi, sempre che esista una fase successiva alla morte ghghg.


Eccolo qui in tutta la sua lugubre lunghezza^^

Petali d'Amore

La quiete regnava in quella notte limpida, dove le stelle lodavano la luna per la sua bellezza brillando come mai avevano fatto.
Un dolce vento accarezzava l'erba nella radura, plasmandone le forme, mentre poco più in là si stagliava imperiosa una collina, aggraziata da fiori dai mille colori che la rivestivano.
Sulla vetta svettavano imponenti due antichi alberi, uno di pesco ed uno di ciliegio.
...Tic Tic Tic...
Al centro della radura un albero s'ergeva guardiano di quei luoghi, solitario come il sole in una giornata senza nubi.
La corteccia del tronco era di un color ebano causato dalle soffocanti carezze del sole; i rami erano spogli simili a dita scheletriche che s'innalzano verso il cielo.
Presso uno di questi rami se ne stava appisolato un corvo con il becco nascosto tra le folte piume; ma quel rumore, associato al suono che nasce dall'incidere della pioggia sulla terra, non gli dava tregua.
Eppure non era una giornata di tempesta.
Il continuo ticchettio proveniva dalla collina, un'eco che si udiva spesso nella radura perché in quel luogo s'incanalavano due linee di sentimenti; l'amore e la sua nemesi.
...Tic Tic Tic...
<< Grà grà >> gracchiò in risposta il corvo, mentre dispiegava le ali pronto al volo; le lunghe piume color grafite luccicarono a causa dei riflessi con i raggi lunari.
Si lasciò cadere planando quasi a toccare il terreno, tant'è che alcuni fili d'erba rimasero imbrigliati nel folto piumaggio.
All'ultimo sbatté le ali librandosi in aria in direzione della collina.

...Tic Tic Tic... ticchettava il cuore di un ragazzo mentre dagli occhi cadevano lacrime bianche che al contatto con la terra provocavano un suono che odorava d'addio. Era seduto poco distante dai due alberi, tra le mani una lettera stropicciata nella quale, parole affilate come lame affondavano nel suo cuore pieno d'amore .
<< Grà grà >>
Il giovane alzò lo sguardo , spaventato dall'improvviso e acuto suono; il corvo, fermo su un ramo lo fissava con occhi neri, una lugubre figura che appesantiva il disagio del giovane.
<< Grà grà >>
<< vattene uccellaccio del malaugurio, vai a tormentare la mia ex, non il mio cuore lacerato...
Grà grà.... >> aggiunse il giovane anticipando lo stridulo del corvo, che lo osservava con aria torva.
<< Ma che bel dialogo>> parole estranee s'insinuarono nel contesto; il giovane voltò lo sguardo alla ricerca dell'intruso, soffermandosi impaurito sulla figura di un uomo.
<< Codesto sguardo s'addice alla visione di un fantasma >> affermò lo sconosciuto con un sorriso mentre colpiva il proprio petto con leggeri colpi della mano, il tutto sotto lo sguardo attento del ragazzo.
L'uomo aveva un viso dolce , zigomi alti e forti, una mascella pronunciata; un naso leggermente affilato ne mitigava in parte la bellezza ma donandone in cambio un'aura di mistero.
Lunghi capelli mossi ricadevano sul viso lasciando intravedere profondi occhi grigi, mentre alle spalle si contorcevano in profonde spirali.
Indossava una camicia di un color porpora aperta sul petto che metteva in evidenza il pallore della pelle.
Jeans strappati, di un torbo color nero terminavano direttamente all'interno di anfibi senza lacci.
<< Scusami non pensavo di trovare un'altra persona a quest'ora >> disse il giovane tentando di celare gli occhi rossi causati dal pianto prolungato.
<< Grà Grà >>
<< Neppure te corvaccio >> concluse il giovane.
<< Non bistrattarlo, gli estranei siamo noi in questa notte >> aggiunse il nuovo venuto << non è un facile destino quello d'essere visto come un simbolo del malaugurio, immagine ingrata se consideriamo il ruolo di guardiano tra il mondo dei vivi e quello dei morti, almeno se disquisiamo di mitologia.
Chiedo venia per la mia maleducazione, mi presento; mi chiamo Erik >> e con un caldo sorriso aggiunse << non v'è bisogno di celare i tuoi occhi, questo è un luogo sorto dalle lacrime innocenti, bagnato ancora oggi con i propositi di molte persone che giungono fino alle pendici di questa collina attirati dalla fama di questi alberi >>
<< Almeno le mie lacrime serviranno a qualcosa >> aggiunse con sarcasmo il giovane
<< Piacere di conoscerti, io sono Jonathan >>
<< Perché ti trovi qui se non credi a questo luogo, oltre che per annaffiare gli alberi?>> chiese Erik
<< Follia, forse, chi lo sa?! Speranza di riavere la donna che ho amato, magari vederla arrivare da un momento all'altro anche se so che già sta' con un altro >> Jonathan portò la mano al mento quasi a sorreggerlo poi concluse << aveva dichiarato che il nostro amore era sinonimo d'infinito >>
<< Parole vere ma nate da sentimenti falsi, eppure credo che tu sia qui perché sei stanco di aspettare quella giusta, pensavi che questa lo fosse ma ti sei accorto della fragilità dei nostri sogni. >> aggiunse Erik che nel frattempo si era seduto accanto a Jonathan il quale lo ascoltava pensieroso.
<< Qui nascono molti sogni che diventano nel tempo realtà, conosci il passato di questo luogo? >>
<< No, so solo che è un luogo frequentato spesso dagli innamorati >> ammise il giovane
<< Bene, per credere hai bisogno di conoscere la storia che si cela a tergo della leggenda dei Petali d'Amore.
Correva l'anno 1560, un periodo dominato dalla paura.
Poco lontano da dove siamo ora sorgevano due grossi insediamenti, le rivalità e i rancori si ramificavano nel remoto passato, ma questi dissapori davano ancora frutti, tant'è che ai bambini veniva insegnato ad odiare i reciproci vicini.
La rivalità toccava l'apice nelle due famiglie più potenti, il cui odio era dovuto più alle circostanze che a tangibili motivi; eppure questo pesante fardello non impedì ai due eredi d'innamorarsi di un amore dannato.
I sentimenti sbocciarono come un fiore con l'arrivo della primavera, s'incontrarono casualmente vicino alle sponde del lago poco più a Sud di questa collina; bastò uno sguardo della ragazza per far cadere ogni volontà belligerante nel giovane che si trovava li per cacciare.
Iniziarono a parlare con diffidenza ma superate le prime barriere mentali incominciarono a trovarsi a loro agio, mentre l'amore penetrava mortalmente nei loro cuori come un lento ma efficace veleno.
Passarono mesi, mentre i loro incontri segreti terminavano con strazianti addii, perché la sete d'amore mal sopportava le privazioni dovute alle circostanze.
Iniziarono a temere che i battiti dei loro cuori potessero tradirli, poiché avevano capito quanta falsità c'era negli insegnamenti ricevuti, un odio imposto e non ragionato.
Un giorno il padre del ragazzo raggruppò una cinquantina di giovani deciso a dar battaglia all'insediamento rivale, una goliardica prova di forza che sarebbe terminata in parità, feriti se non peggio morti, da entrambe le parti.
Il ragazzo seguì il padre fino alle porte nemiche, mentre sulle mura l'amata l'osservava combattere.
Accanto a lei la madre e la sorella maledivano i nemici.
Durante lo scontro il ragazzo venne ferito lievemente, ma l'attimo fu fatale, la ragazza perse per un breve momento la maschera dietro la quale celava l'amore per il giovane, bastò poco per insospettire la madre.
I due ragazzi capirono che era giunto il momento di fuggire lontano da quel clima d'odio che impregnava la terra impedendogli di dare frutti, troppo spesso bagnata dal sangue corrotto di anime perdute.
Fuggirono in una notte di luna piena, con un solo tesoro; il loro amore.
Qualcosa di cosi prezioso da non poter essere comprato ne rubato; ma la loro fuga fu molto breve, la sorella della ragazza, incaricata di sorvegliarla avvisò i genitori che si lanciarono all'inseguimento.
Braccati come traditori, i due innamorati decisero di fuggire verso la collina, salirono il ripido pendio per arrivare alla vetta ma si trovarono circondati.
Dal versante opposto stava salendo una folla capeggiata dal padre del ragazzo, che turbato dall'assenza del figlio era andato a cercarlo.
I due gruppi s'imbatterono, creando un anello attorno ai due giovani; i quali tentarono di avvallare la validità del loro amore riuscendo a far breccia nelle anime di alcune delle persone presenti ma non in quelle dei genitori che si accusarono a vicenda; si trovarono d'accordo solo su un punto: gli innamorati dovevano essere divisi.
Ma i due non avrebbero mai sopportato di vivere l'uno lontano dall'altra, tentarono di placare gli animi con ogni mezzo ma dovettero desistere, i genitori erano troppo intenti a litigare.
Se la vita non poteva concedere a loro di rimanere assieme lo avrebbe fatto la morte, cosi decisero di puntare due stiletti nei reciproci cuori, si strinsero mentre le fredde lame penetravano nei caldi cuori, morirono cosi, l'uno stretto all'altra con le labbra serrate in un ultimo ed infinito bacio.
I genitori intenti a litigare non si accorsero di quanto era avvenuto e quando avvenne fu ormai troppo tardi.
Quella notte cambiò per sempre la vita dei due villaggi, quel gesto d'amore sferzò le anime degli abitanti come la falci mietono il grano; cercarono di sopire i rancori ramificati nel corso del tempo.
I ragazzi furono sepolti presso le rive del lago che costeggiava la collina, vicino al punto in cui per la prima volta si erano incontrati, come se il fato avesse tessuto sin dal nascere del loro amore anche la tragica fine.
Presso la vetta della collina furono piantati due piccoli arbusti, in ricordo dei due innamorati. Monito per le generazioni future di ciò che l'amore può fare, vincere i limiti materiali. >>
<< Molto triste >> disse ad un tratto Jonathan con animo più leggero, mentre sotto di loro una tenue nebbia aveva coperto la collina, trasformando la vetta in un isola circondata da bianche acque inodori.
<< Gli alberi, vincolati al trascorrere del tempo, crebbero forti e rigogliosi, dominando la vallata dall'alto della collina, ricordi viventi di errori senza attenuanti.
I rami più esterni s'intrecciarono tra di loro, e i fiori che nascevano da questo strano incontro erano diversi dagli altri, metà del color del pesco l'altra di ciliegio, da qui la leggenda >> terminò Erik.
Calò il silenzio tra i due giovani, mentre le bianche acque risalivano verso di loro.
<< Erik, come era la ragazza di cui mi hai raccontato? >>
<< Era cosi bella da permettere al sole di non sorgere, perché un suo sorriso poteva illuminare anche la più nera tra le tenebre, aveva lunghi capelli ricci color rosso fuoco, mossi dall'ardere del suo cuore. La pelle era di un bianco perla, cosi pura da richiamare il candore della luna, gli occhi era le stelle che omaggiavano la sua figura, viola come il colore dei Lisianthus che rinascono in estate >>
<< Erik scusami, senti anche tu queste voci? >> l'interruppe Jonathan il cui tono di voce evidenziava una certa ansia.
<< Certo non si può dire che tu sia un cuor di leone, prima consideri me un fantasma, ora senti delle voci, è preoccupante >> sbottò ironicamente Erik << alza lo sguardo e vedrai che il suono è causato dal vento che accarezza i rami >>
Jonathan per un momento si fece serio poi eruppe in una risata liberatoria.
<< Erik come ci si accorge se è vero amore? >>
<< Difficile da spiegare, più facile da provare >> ma la risposta non sembrò soddisfare il giovane ed Erik dopo un attimo di riflessione aggiunse
<< Perché l'aria che i tuoi polmoni brameranno sarà quella donata da un suo bacio, il cui contatto genererà calore che non ti negherai mai, anche se la giornata sarà la più torrida mai esistita. Sarà il primo pensiero al tuo risveglio, l'ultimo prima di coricarti; sarà il giorno più bello ma anche quello più brutto, perché da quel momento capirai che non potrai più vivere senza di lei >>
<< Vorrei provare questi sentimenti anche per un solo instante >> ammise Jonathan << la leggenda dei petali? >>
<< Osserva il punto dove i rami dei due alberi s'intrecciano, i fiori che sbocciano sono in parte bianchi e in parte rosa, ognuno con un motivo diverso, come se fossero dipinti.
Nascono uniti ma il vento li divide, cullandoli nel lungo viaggio alla ricerca dell'anima gemella; posandosi sulle persone nate per ricevere questo dono.
Coloro che credono giungono qui nello stesso giorno, richiamati dal destino, se le due parti coincidono fiorisce nei loro cuori il germolio dell'amore eterno, intrecciandosi per sempre >> la voce di Erik era calda << come i rami di questi due antichi alberi >> concluse indicandoli.
<< Non è possibile >> ribatté Jonathan in tono perplesso.
<< Eppure sono in molti a visitare questo luogo, e ricorda, ogni leggenda ha un fondo di verità >> concluse Erik con lo sguardo fisso sugli alberi mentre Jonathan controllava il proprio corpo.
<< Mah. La solita sfortuna, ne fosse cascato uno su di me, c'è ne sono a migliaia su quei rami >> sbottò platealmente prima di lasciarsi andare in una risata liberatoria, seguito a ruota da Erik.
La luna l'illuminava con una tenue ma alquanto mistica luce, rendendo quegli attimi quasi surreali.
<< Eppure questa è la tua notte fortunata >> disse Erik porgendo il palmo aperto in direzione di Jonathan; al centro della mano v'era un petalo rosa.
<< L'amore eterno io l'ho già trovato tempo fa, spero che questo possa portarlo in quel tuo cuore malato, tieni >>
Jonathan rimase senza parole ed dopo un attimi di esitazione prese con timore il petalo, la mano di Erik era fredda.
<< Ora non devi far altro che avvicinarti all'albero di ciliegio, porre la mano contro il tronco, chiudere gli occhi e credere nel vero amore >>
Il giovane rimase fermo, indeciso sul da farsi.
<< Credici amico mio >> insisté Erik.
Solo allora Jonathan decise, si alzò appoggiando il palmo della mano contro la dura corteccia dell'albero, provò un brivido lungo tutto il corpo, ma non sapeva dire se questo fosse dovuto ad un segno del destino o al freddo della nottata..
Si girò e un espressione sorpresa si dipinse sul volto
<< Erik dove sei? >>
<< Chi sei? >> una voce femminile risuonò nel più totale silenzio, come se alla natura fosse stata rubata la voce.
<< Erik sei tu? >>
<< Non mi chiamo Erik, inoltre sono una donna >>
Jonathan incuriosito girò attorno al tronco dell'albero, ma se il freddo aveva intorpidito i suoi sensi ciò che vide gli strappò il fiato, scaldando in cambio il suo cuore.
Davanti a lui, una ragazza lo fissava con un sorriso malizioso, era di una bellezza indescrivibile perché Jonathan non riusciva a staccarsi da quegli occhi verdi, cosi profondi da esservi caduto dentro come in piacevole vortice.
<< Jon... Jonathan >> balbettò senza riuscire a staccarsi da quegli occhi.
<< Io sono Michel >> rispose la giovane timidamente << oggi è la giornata degli incontri improvvisi >> concluse con un sorriso mostrando denti bianchi come il candore della neve
<< Anche tu hai incontrato un ragazzo? >> chiese Jonathan con un filo di voce
<< Oltre a me intendo >> aggiunse subito dopo portando una mano tra i capelli.
<< No, ho incontrato una ragazza; se ne stava sdraiata a guardare la luna; abbiamo iniziato a parlare e alla fine mi ha donato un petalo >> concluse aprendo il palmo.
Accostarono le mani, unendo i due petali che combaciarono alla perfezione.
I due rimasero senza parole per un pò di tempo finché una folata di vento non sollevò il fiore dalle loro mani, facendolo volare lontano, verso l'alba che annunciava il suo arrivo.
<< Ormai non serve più >> disse timidamente Michel
Jonathan sorrise
<< Che ne dici se andassimo a fare colazione? Conosco un bel posto qui vicino >> domandò con ansia la ragazza
<< Ne sarei molto felice >> rispose Jonathan
I due ragazzi discesero la collina, le loro mani non si erano mai separate sin dall'attimo in cui avevano unito i fiori; sullo sfondo i due alberi li guardavano imperiosi.
<< Di che colore erano gli occhi di quella ragazza Michel? >>
<< Viola, era decisamente una bella ragazza >> rispose
Jonathan si fermò all'improvviso voltandosi verso la vetta della collina; per un breve attimo gli sembrò di intravedere tra i raggi nascenti del sole la figura di due persone, strette in un forte abbraccio.
<< Erik......>>
<< Che hai detto Jonathan? >> chiese Michel
<< Niente, salutavo due vecchi innamorati....., su andiamo >>
I due giovani si allontanarono sempre di più, guidati da un destino che li avrebbe legati per tutta la vita.
Un'ultima lacrima cadde dagli occhi di Jonathan, ma questa volta era di pura felicità.

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Un vecchio saggio disse questo:
I gatti mangiano gli uccelli e muzedon n'è un gran golosone


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 Oggetto del messaggio: Re: Petali D'amore
MessaggioInviato: ven giu 17, 2011 22:28 
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Iscritto il: ven set 07, 2007 12:19
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Località: Nelle oscure terre boschive elvetiche...
molto tenero come racconto ^^
mi è piaciuto, soprattutto l'accostamento -ormai ancestrale- tra le persone e gli alberi, che a me commuove sempre molto...complimenti ;)

_________________
"...muoio ogni attimo e rinasco nuovo e senza ricordi:vivo e intero,non più in me, ma in ogni cosa fuori."

"L'uccello si sforza di uscire dall'uovo.L'uovo é il mondo.Chi vuol nascere deve distruggere un mondo.L'uccello vola a Dio.Il Dio si chiama Abraxas."


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 Oggetto del messaggio: Re: Petali D'amore
MessaggioInviato: ven giu 17, 2011 23:26 
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Iscritto il: sab mag 01, 2010 11:16
Messaggi: 657
di solito le storie d'amore tenere non fanno per me, ma va a periodi.

Il tuo stile mi piace descrivi bene, all'inizio in particolare. :ok:
E devo dire che per certi versi la tua storia mi ricorda Romeo e Giulietta.

_________________

pallida come l'incenso, se ne sta lì, con la posa stanca dei secoli, eppure piena della forza della sua invulnerabilità


http://www.youtube.com/watch?v=5vGCFfYQMFk

:ikillyou:


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 Oggetto del messaggio: Re: Petali D'amore
MessaggioInviato: sab giu 18, 2011 12:38 
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Iscritto il: dom ott 16, 2005 13:04
Messaggi: 2894
Località: Valm Neira
""...Tic Tic Tic... ticchettava il cuore di un ragazzo mentre dagli occhi cadevano lacrime bianche che al contatto con la terra provocavano un suono che odorava d'addio.""

Questa è la parte che più mi ha fatto dannare, volevo creare una sinestesia complessa


Grazie per i commenti, la storia richiama molto romeo e giulietta per un motivo essenziale, mi serviva l'abbinamento morte - amore - nascita.

Per il personaggio Erik ho ripreso Il Corvo, Brandon Lee^^

_________________
Un vecchio saggio disse questo:
I gatti mangiano gli uccelli e muzedon n'è un gran golosone


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 Oggetto del messaggio: Re: Petali D'amore
MessaggioInviato: dom giu 19, 2011 21:24 
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Iscritto il: lun apr 21, 2008 02:45
Messaggi: 1933
Località: Il mondo bidimensionale
Non solo è un bel racconto, ma è anche scritto bene: mi piace molto la prosa che trovo raffinata e poetica. I tempi di narrazione sono ben scanditi e la descrizione dell’ambientazione è davvero evocativa. Durante tutto lo scritto non si legge l’ombra di una forzatura.
Hai tra le più importanti qualità che in genere servono a un bravo scrittore: personalità e sensibilità.
La parte che ti ha fatto dannare è tra quelle che mi piacciono di più di tutto lo scritto.

_________________
Non siamo che polvere e ombra.
(Orazio)


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 Oggetto del messaggio: Re: Petali D'amore
MessaggioInviato: lun giu 20, 2011 12:37 
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Iscritto il: dom ott 16, 2005 13:04
Messaggi: 2894
Località: Valm Neira
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Ricevere un cosi bel commento, oltre che ad essere un piacere, è anche un onore.

Soprattutto considerando la qualità delle tue opere, da cui si deduce la passione per la scrittura.


Grazie.^^

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