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Poesie mie. http://www.valmneira.com/forum/viewtopic.php?f=54&t=9841 |
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Autore: | Karratu [ sab mar 10, 2007 03:19 ] |
Oggetto del messaggio: | Poesie mie. |
Queste sono alcune poesie et simili che fanno parte di una mia raccolta personale. L'autore sono io. Molte sono state rivedute e modificate dal sottoscritto, altre sono state cancellate e non hanno mai visto la luce. Gli elfi del sottosuolo Gli elfi oscuri del sottosuolo non forgiano più. Adesso le roventi braci sono assopite in ragnatele. Il martellare ed il calore, l’assimilare e l’evoluzione. Gli elfi oscuri non forgiano più; lame oscure del piacere, penne intinte nel sapere. Adesso le eterne braci sono spente. Il freddo marmo ormai infranto, come se messo li, quasi per ricordare.. Gli elfi oscuri del sottosuolo non forgiano più. Ed io piango su lame d’argento. Arnesi nella ruggine. Individui indifferenti singolari Siamo noi le creature vuote, con la mente piena di inutili aggeggi ed ornamenti. Spaventapasseri colpiti da un forte vento, ci accingiamo a resistere, con le nostre mani secche e la testa di paglia, rigidi nel nostro busto di legno. Appassiamo fra le piaghe del tempo, con i nostri occhi vitrignei fermi sull'immagine. Siamo sempre noi, a vivere scappando sulla neve ghiacciata, in un eterna corsa verso una salvezza che non esiste. Con i nostri scorci di giornali, aria fredda passa sotto le porte di casa, naturali pistole fumanti. Vittime di una cristallizzazione, incidiamo i nostri nomi nella carne, in tal modo, per non dimenticare. Flebili urla vagano nell'aria, in un acuto sporco. Spogli dalla nostra identità, trovarla è difficile. Individui chiacchierano, rispettabili signori nelle viuzze. Individui indifferenti singolari. Guerra Guerra. Che solca il cammino, che definisce il destino. Corpi piegati sotto incessanti contorsioni inumane, mi perdo nell’inquietudine e non fermandomi alle apparenze, guerra, incomincio ad amarti. Mi diffondo in acuti assurdi impossibili da disprezzare. Il tuo suono è così vero che risulta innegabile. Inalo le mie aspirazioni fallite per ricostruire la base e mi innalzo come unico colore, in mezzo a grigi spenti privi di alcun significato; apro la porta dell’odio e creo il conflitto. Guerra. Non mi aspetto nient’altro; che guerra. Come un orco che piange, come la scintilla di due lame, come la fine di un prolungato e prosperoso reame. Guerra; mi sono innamorato di te. Ricordo valli di racconti lontani, abbiamo aspettato così tanto tempo guardando il paesaggio, dimenticando che esso ci sarebbe sfuggito di mano. Non avremmo più visto quei luoghi ed essi sarebbero scomparsi lentamente sotto le bombe tonanti. Guerra, sono pazzo di te. Comprendo i crepacci e godo degli affossamenti, traggo forza e sopprimo tutti coloro che si opporranno al mio volere, alla mia monarchia. Guerra, l’oscurità è eterna. Chiave per il portale Abbiamo vanificato i nostri sogni assopiti dal trambusto tutt’attorno. Ci siamo risvegliati in un mondo che non conoscevamo ed abbiamo sanguinato. Le mie dita toccano la superficie fredda delle tue labbra morte, sapendo che ciò che era non sarà mai più. Tengo con me la chiave per il portale. Alberi innevati di paesaggi e di ricordi lontani anni luce, adesso soltanto il banale scintillare di oggetti elettronici nelle nostre mani. Ciò che era non sarà mai più. Io non posso innamorarmi. L’amore è per loro. Tu tendi la tua mano verso di me, ma non posso seguirti. Ho sentito il vento ululare tra le fronde, l’acqua scorreva pura nel letto di questo fiume ormai prosciugato. Ciò che era non sarà mai più. Ci siamo adattati ad una realtà che non era la nostra, abbiamo smesso di provare il lancinante dolore, ma quando tutto ebbe fine ci ritrovammo soli; soli, non ci era rimasto nient’altro che odio. Ed abbiamo distrutto, siamo affogati nelle nostre illusioni, volendo credere alle bugie più palesi; in modo da sentirci più confortati. Tutto ci parve inutile, sconnesso, immotivato, fino a quando capimmo tale chiarezza che si nascondeva. Ciò che era non sarà mai più. Idea! Quando sento l'idea nuova, quella vera, quella che picchietta sulla parete stabile della mente, quando la sento, incomincio a saltellare allegro per la stanza. Quando sento che ciò che faccio possa soddisfare le aspettative altrui, mi riempio di gioia, e danzo impazzito, nella mia stanza. Neanche mi accorgo di quello che faccio, non mi rendo conto di essere in un profondo rapporto con la mia stessa mente, ormai contagiata dall'idea, appagata da essa, che si esprime, armoniosa e compiaciuta. Poi improvvisamente, tutto finisce, mi fermo e mi rendo conto che sto saltellando in preda all'eccitazione come un idiota. E tutto perde valore, tutto ritorna dal piccolo mondo che vive nella mia testa. E se qualcuno mi vedrebbe dalla finestra? Penserebbero solo "Quello è matto da legare". Non potrebbero mai comprendere ciò che ho provato, in quel estremo momento di sincerità, che ho avuto con me stesso. Stelle morte Stelle morte dietro la mia scia, nel profondo nero del cosmo brucia un fuoco innegabile. Le armi sono alla mano e il momento è deciso, il cielo brilla di esplosioni e la vita si piega sotto il mio marchio. Un urlo squarcia le tenebre, il fulmine illumina queste miserabili vite, private ormai della loro purulenta esistenza. Carburante per il mio odio, anestetico per il dolore, conflitto e guerra eterni catalizzatori. Violacei cadaveri ammassati, strazianti verità rivelate; e sotto il bagliore di una pallida luna, divengo inarrestabile cacciatore, bramando del sangue irresistibile. E cavalco il cielo quando le stelle brillano. Sono puro. Sono inviolato. Un tremendo incubo silenzioso Un tremendo incubo silenzioso. Porterò il calice della conoscenza attraverso lande disperse, ove soltanto lo scorrere del fiume ed il fragore del vento possono esser uditi. La massa fratturata, frenetica e disperata si dimena come una miriade di larve ospitate da un cadavere. Un tremendo incubo silenzioso. Nessuno si accorge di nulla, nessuno ti ascolta finché non urli; nessuno ti guarda finche non gli cavi gli occhi. La torcia accesa e sventolante nella mia mano sinistra, la lama affilata e segnata dalla guerra nella mia mano destra. Evasione da tutto ciò che è nullo. Evasione da tutto ciò che conduce al nulla. Evasione da tutto ciò che comprende l'annullarsi. Voglio perdermi nei meandri e negli stretti corridoi della mia mente; per potermi ritrovare al di fuori di me stesso. L'assenza di una verità ci ha condotto a queste conclusioni. Ma forse sarò io ad illuminare la tua strada. Per motivare l'effetto, bisogna effettuare una profonda ricerca nella causa. L'origine oscura ti sta richiamando, l'avrai notato anche tu. Oh anima mia.. Gli eventi che prendono forma, il disegno intricato comincia a rivelarsi e ti attrae sempre di più verso il centro. Il centro di ogni cosa. La fonte di ogni sorgente, l'inizio di ogni disperazione. Fermati ad abbeverarti. Intreccia il tuo volere e dai spazio e forma unica. Urla fino a scoppiare, poi fermati a guardare il dipinto. Non sono le mille foglie d'autunno sui marciapiedi che ricorderai maggiormente, ma la singola foglia dai colori rosei, che ti cade in mano. Prendi fiato solo per ricominciare ad urlare. Raggiungi un luogo solo per poi ripartire. Chiudi gli occhi solo per poi riaprirli, e quando l'avrai fatto; tutto ciò che risiede intorno a te, non sarà più come lo ricordavi. Un tremendo incubo silenzioso. La scatola Ci sono spazi ed incontri, in qui il tempo ci ha frammentato il suo scorrere. Racchiusi in ciondoli di ricordo, sapevamo che potevamo riaprirli quando lo avremmo desiderato. Semplicemente lo ignoravamo. Tutti ripetono la stessa storia, la vita ci ha traditi, si, forse, può darsi. Sospiriamo le nostre sciocche anime cercando redenzione, ma ad essa non vi è inizio. Vi è solo l'inizio di una fine. Impossibile attribuire parole a ciò che ho visto, tantomeno a ciò che ho immaginato. Il lento ed inesorabile scorrere dei tempi, che cambiano, che mutano. Rimarremo a guardare mentre tutto ciò scompaia dai palmi delle nostre mani? Qualcuno si copre gli occhi, uccide un amante nascosto fra le pagine di un libro, o scattato in una foro sbiadita. Solo ora capisco. Interazioni perdute, sembrano appartenere ad una vita che non è più tua. Disastri incolmabili, tragedie che si consumano al fine di alimentare il nostro futuro. Ingannati dalla nostra coscienza, catturati ed imprigionati nel pensiero di qualcuno che ci sta ricordando. Questo siamo, nulla di meno, nulla di più. Ci gettiamo in cascate, nuotiamo nel centro del ciclone, ci alziamo e ci costeggiamo di case, di recinzioni. Alziamo muri che arrivano a toccare il cielo, mentre noi rimaniamo per terra. Senza sapere assolutamente nulla di noi stessi. Da dove veniamo, cosa facciamo e come lo facciamo. Veniamo dimenticati prima di scomparire, veniamo ricordati solo quando siamo già morti. Avevamo voglia di scoprire, di conoscere il mondo, eravamo pronti a vedere oltre quelle staccionate e quei recinti, oltre quelle rovine di vanità, che tanto ci sembravano amabili e alle quali abbiamo dato molto. Abbiamo preferito morire dissanguati, lentamente, in agonia. Invece che in una veloce fiammata distruttiva. Abbiamo infine guardato il sole tramontare centinaia e centinaia di volte. Ci siamo fatti strada nella malinconia delle nostre memorie e lì, abbiamo aspettato, lì, abbiamo esitato. E lentamente, abbiamo perfino preso gusto a sguazzare nella nostra malattia. Non ci siamo mossi più. Resi pietrificati come vecchi racconti di una storia, abbiamo lasciato che il tempo e la polvere ricoprissero i nostri animi. Il viaggio senza meta Il domani è finalmente arrivato. Abbiamo aspettato cosi a lungo, per vedere il compimento dei nostri obiettivi; la realizzazione dei nostri desideri, e lentamente la soddisfazione è scomparsa. Ci siamo sentiti vuoti, rincorrendo i fantasmi della nostra coscienza e della nostra ragione. Tutto ha incominciato a sbiadire sotto i nostri piedi, il mondo ci parve diverso, come non l'avevamo mai visto prima. Solo all’ora abbiamo compreso che tutto ciò che avevamo fatto per portare noi stessi a compimento, ci aveva condotti ad agognare un nuovo traguardo. Inevitabilmente, ci siamo rimessi in marcia. Verso un nuovo orizzonte, verso una nuova meta, e quando anche quella fu raggiunta; capimmo che non vi era una vera e propria meta se non nella morte. Ci eravamo liberati da ogni paura. Eravamo pronti a ripartire. Ancora una volta. Ancora una volta. Fino alla fine del tempo, ci guardammo negli occhi con visi coraggiosi ed impavidi. Sapevamo già tutto, nulla poteva fermarci adesso; nemmeno noi stessi. Ci fermammo a guardare l'acqua cristallina, per poter distillare ogni verità. Per poter far apparire le cose per ciò che veramente erano. Ci siamo fermati per poter osservare il sole tramontare, per poi riportare la luce il mattino dopo. Non possono esistere albe senza tramonti. Non possono esistere tramonti senza albe. Può esistere un viaggio senza meta. Non può esistere meta senza viaggio. Finché il sole continuerà a sorgere e a tramontare, noi saremo qui. E forse, anche oltre. Penso che bastino per farvi un idea di come mi piace scrivere a me. Spero vi piacciano. |
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