Le intermittenze della morte di
Josè SaramagoHo appena finito di leggere questo libro, decisamente originale, a tratti geniale.
Si legge tutto d'un fiato, sole 200 paginette, e lo scrittore vi stupirà con uno stile sfrenato in cui i periodi sono lunghissimi e i discorsi diretti separati dalle virgole ed iniziano con la maiuscola.
Tutto sommato il racconto è piacevole, e la storia presenta non pochi colpi di scena.
Fantastica la personalizzazione della morte (sempre con la "m" minuscola, come specifica il narratore) che ci sorprende con la sua umanità e fragilità.
Il libro, come afferma l'autore, non è una riflessione filosofica sulla vita e neanche una “meditazione metafisica” sulla Morte. È una situazione assurda espressa con un tono ironico e sarcastico, possibile grazie all'abilità dello scrittore, che dà giudizi severi sulla politica, sulla Chiesa e anche sull'uomo contemporaneo che, nonostante il suo trionfo sulla natura, senza la presenza della morte, riscopre tutta la sua fragilità. L'autore chiede di sospendere per un attimo il comune senso di realtà, inserire un aspetto nuovo, impossibile, assurdo e semplicemente di credervi. Tutto prenderà così senso e ogni cosa sarà perfettamente coerente e ovvia. Ci offre un panorama dove ci sono personaggi legati insieme da un'unica paradossale situazione, quell'appunto dell'assenza della morte, tutti presi a progettare e a filosofeggiare sulla nuova e anomala realtà presente davanti a loro. La protagonista assoluta è la morte, che vuole conoscere da vicino il violoncellista, resa antropomorfa, legata alle vicende umane, non astratta, impersonale, e invincibile. Il libro è narrato da un narratore eterodiegetico e contiene opinioni e commenti dell'autore.