Richiedo ferie non pagate per trent’anni, non chiamatemi se serve, ho ancora cose da imparare. E mi inventerò un mestiere e poi mi metterò in pensione, per rifletter su che cosa sia mai il proprio dovere. Non mi annoiano i paesaggi tutti uguali, ho piuttosto un’avversione a questi centri commerciali e ho trovato nelle tasche solo note e delle frasi ma credo proprio che non bastino a risolvervi la crisi. Per sicurezza me ne resterò da solo, siete troppo contagiosi e son geloso del mio culo. Al massimo vi scroccherò una sigaretta, che è solo uno dei tanti modi per bruciarsi e farlo in fretta.
E adesso fredda solitudine fammi compagnia come non mai.
Quello che non so accettare è che piovano dai tetti solo padri disperati e non politici corrotti. Tra i miei denti c’é più sole che nei vostri paradisi e le vostre museruole non cancellano i sorrisi. Ora che avete preso tutto e deturpato la mia aria io respirerò il silenzio per pensare quando è sera e pensare a come fare a stare in piedi in mezzo al nulla, scivolando sul sapone di cui è fatta questa bolla. E beato chi sprofonda e ha finito di sperare, che é la madre degli stronzi sempre l’ultima a morire. Hanno giocato a camuffarsi, a camuffare le parole. Non l’ho letto sul giornale ma se ascolto so intuire.
E adesso fredda solitudine fammi compagnia come non mai.
E’ questo il tempo per cercare di cambiare? Forse è solamente un altro giorno da dimenticare. Perché siamo come i cani quando arriva l’uragano, quando abbaiano irrequieti perché é più forte di loro.
Sopravviverò perché ho ancora il deserto da vedere e la voglia di nuotare ed universi da inventare. E vi abbandono e nel naufragio trovo il mare. Nel naufragio c’é l’amore.