http://www.repubblica.it/2006/07/sezion ... iette.html
CRONACA InviaStampaDure le reazioni da parte dell'Unione e del procuratore Grasso
Le forze del centrosinistra ne chiedono il sequestro immediato
Boom delle t-shirt targate "mafia"
Scoppia la polemica a Palermo
PALERMO - Mafia e moda simboli dell'Italia nel mondo? C'è chi ha pensato di unirli. A Palermo vanno a ruba le magliette con la scritta "Mafia - Made in Italy". Un fenomeno che ha scatenato polemiche e reazioni politiche, con l'Unione che chiede il sequestro immediato dei capi.
Le t-shirt fanno bella mostra nelle vetrine della catena di negozi d'abbigliamento "Prima visione", sparsi per Palermo. La grande scritta "mafia" in verde campeggia sullo sfondo rosso, seguita da "made in Italy", quasi fosse un motivo d'orgoglio nazionale.
"Le vendiamo dall'inizio di maggio - ha detto Giovanni Ceraulo, responsabile del negozio del centro - e sono andate benissimo. E' un capo che tira molto, nonostante il prezzo un po' elevato: 32 euro. Ne vendiamo una media di 10 al giorno". A comprare il souvenir sono soprattutto gli stranieri.
Sugli scaffali di un negozio di via Bandiera ci sono da un paio di giorni le magliette, in vari colori, della famiglia del film "Il Padrino" e di "Al Capone", con le immancabili pistole e l'inequivocabile scritta: "gangster". "Ne abbiamo vendute quaranta in due giorni - ha detto il proprietario del negozio S'otto Tonò - Le comprano soprattutto i ragazzi anche per il prezzo contenuto: sei euro".
E il business è arrivato anche su internet. Su un sito si vendono magliette e felpe con la scritta "Cosa nostra" e dietro il timbro "affiliato". Ma ce n'è per tutti i gusti, con immagini che lasciano poco spazio alla fantasia: dalla "Birra Corleone" a "Calibro italiano", da "Picciotto" a "Baciamo le mani". "CosaNostra, Tipico Stile Italiano - si legge sul sito - nasce dall'idea di tre creativi che affondano le loro radici nel profondo sud italiano, ed è proprio lì che attinge il 'background culturale' del marchio". Non è, e non vuole essere, prosegue il testo, un'esaltazione di valori negativi come quelli mafiosi, "quanto uno sguardo ironico agli stereotipi che costituiscono il tessuto di fondo del famoso Italian way of life".
Le magliette hanno suscitato immediatamente reazioni polemiche. "Esistono molti modi per cercare di farsi pubblicità: questo è un modo stupido ed offensivo per le tante vittime innocenti della mafia", afferma il deputato dei Ds, Beppe Lumia. "Io credo - aggiunge - che chi ha messo in produzione e in vendita queste magliette non sia cosciente della sofferenza che la mafia ha generato in tante famiglie". Lumia si appella "alla coscienza dei siciliani e degli italiani: spero che non ne vendano più e, soprattutto, spero che i negozianti di Palermo e di tutta Italia le ritirino dalle vetrine".
Anche altri esponenti dell'Unione chiedono il ritiro della magliette: "Presenteremo un'istanza alle autorità competenti, per richiedere il sequestro immediato delle t-shirt in quanto si configura certamente il reato di vilipendio alla Nazione", dicono gli esponenti della Margherita Francesco Ferrante e Franco Piro e il senatore Giuseppe Di Lello del Prc.
E il procuratore antimafia, Pietro Grasso, afferma: "Forse sarebbe bene togliere dal mercato queste magliette. Anziché pubblicizzare boss o gangster o stampare la parola mafia sulle magliette, sarebbe meglio rilanciare sulle t-shirt le tradizioni culturali della nostra città o le bellezze naturali della nostra Isola, così come fanno le università di Oxford o di Cambridge".
Si dice "indignata" Maria Falcone. "Facciamo tanto - afferma la sorella del giudice ucciso da Cosa Nostra - per combattere la mafia ed offrire un'immagine diversa di Palermo e della Sicilia, e poi ci troviamo a commentare queste notizie. Il paradosso è che ogni anno migliaia di bambini e di ragazzi delle scuole superiori indossano le magliette prodotte dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone che inneggiano all'antimafia e oggi ci ritroviamo nei negozi magliette che pubblicizzano la mafia come made in Italy. E' un vero peccato. Nel nome del business, qualcuno, in pochi istanti, vanifica il lavoro di tanta gente che è impegnata da anni nel nome della legalità e della lotta alla mafia".
(14 luglio 2006)
voi italiani mi disgustate.