Il forum dei Drow, dei Vampiri e delle creature dell'oscurità
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MessaggioInviato: gio mag 19, 2005 09:48 
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Licantropi,misteriose e leggendarie creature che da sempre fanno parte del mondo fantastico.
Molteplici sono i racconti e gli aneddoti riservate alle origini dei Lupi Mannari,con svariate credenze e storie a seconda del luogo e del continente.
Già nella Bibbia vi fu un primo accenno riguardante il Re NABUCCODONOSOR che fu trasformato da Dio in un essere simile al lupo.
Secondo l’universo mitologico greco anche il Re dell’Arcadia Licaone fu trasformato da Zeus in un lupo per vendicarsi della ferocia del sovrano che usava come dieta nei suoi banchetti carne di fanciulli.
Mentre nell’antica Roma si associava il fenomeno a stregonerie nel resto del pianeta ogni popolazione aveva i suoi licantropi:così si va dagli uomini giaguaro del sud America agli uomini Tigre delle zone orientali. Nell’Europa e nelle zone occidentali la leggenda dell’uomo lupo deve essere attribuita anche a barbare popolazioni germane,le quali in determinate circostanze usavano vestirsi con pelli di animali per trarre da loro la forza e la ferocia per combattere e cacciare(è il caso dei BERSEKER e dei ULFHEDHNIR ).
Discorso diverso per i Daci che si autoproclamano “Lupi” di etnia,in quanto asserivano che la loro razza scaturiva dall’unione tra un lupo soprannaturale ed una principessa (le legioni romane di stanza in quel territorio e formate in prevalenza da mercenari daci avevano come emblema la testa di un lupo).
Nell’Europa del cinquecento si diffuse un’altra credenza legata ai licantropi, quella della trasformazione nelle notti di luna piena.Credenza che si associò con legami oscuri con streghe e vampiri che portarono a roghi di massa nel Medioevo centinaia di persone sotto l’influsso del demonio.
Proprio il demonio nel Medioevo era considerato il vero ispiratore del terrore suscitato da questa creatura notturna e questa ideologia creò notevoli scontri anche tra quegli studiosi che ritenevano la Licantropia come un problema di natura Psichica dell’uomo.
Sempre nel Medioevo si riteneva che i licantropi altro non erano che streghe o stregoni trasformati in bestia per volere del Diavolo e che alla loro morte si trasformassero in vampiri.
Le leggende sui licantropi continuarono ben oltre il Medioevo,in alcune zone della Francia del 1700 si raccomandava di non avventurarsi nelle foreste dopo la mezzanotte.
Persino agli inizi del XIX secolo alcuni scrittori raccomandarono di non perseguitare alcuni stregoni per non dovere subire la vendetta del loro branco……
Ad ogni modo la ferocia di questo essere,unita alle dimensioni e alla velocità soprannaturale ne hanno fatto una creatura sempre in bilico tra religione,storia e leggenda.

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"Ci sono centinaia di modi di morire... ma io rimango comunque il più probabile." Logan

"In nome di Dio sono state commesse le più ignobili atrocità dell'umanità. La Fede e la Religione corrompono la mente, offuscano la vista. Se fossimo veramente onesti con noi stessi e guardassimo dentro di noi non troveremmo l'anima. Bensì un abisso.
Ovvero il luogo dove risiede il nostro demone, il nostro figlio di Lilith, divenuto tale per opporsi alla dittatura celeste.
Venite fratelli e sorelle, insieme libereremo l'umanità da sè stessa." Logan


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MessaggioInviato: gio mag 19, 2005 09:49 
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Cerbero è una delle figure più famose della mitologia e della letteratura classica: infatti un tempo era, dal punto di vista artistico e epico, ritenuto possibile scendere nell’Averno, dove delle persone meritevoli avevano la possibilità di incontrare e parlare con le anime dei defunti. Enea, Ercole, Orfeo… ma anche il più “moderno” Dante hanno compiuto questo viaggio… e tutti hanno incontrato Cerbero! Questo è un cane a tre teste, ritenuto da sempre guardiano e custode dell’Inferno.

Secondo la mitologia classica, Cerbero era figlio di Echidna e Tifone, ed era stato scelto come guardiano degli inferi da Plutone, che ne era il sovrano assoluto. Una sua descrizione ci “viene” dalla Sibilla che accompagnò Enea nel regno dei morti:

“...Giunti che furo, il gran Cerbero udiro
Abbajar con tre gole, e 'l bujo regno
Intronar tutto; indi in un antro immenso
Sel vider pria giacer disteso avanti,
Poi sorger , digrignar, rabido farsi,
Con tre colli arruffarsi, e mille serpi
Squassarsi intorno. Allor la saggia maga,
Tratta di mèle e d'incantate biade
Una tal soporifera mistura...
[....]
Cerbero ingente rintrona quei regni latrando
con triplice testa davanti alla bocca dell'antro
cui la Sibilla vedendo arruffarsi i serpenti
che ha in luogo di crini, un'offa con miele e con erba
sonnifera getta. Quello per fame rabbiosa
aperte le fauci l'afferra e le immani terga gli cadono
al suolo distese e grande s'allunga per l'antro.
Enea balza all'entrata, sepolto nel sonno il custode
e lascia alle spalle la riva dell'onda non più navigabile”

Ecco un'altro riferimento storico molto importante, tratto dall'Odissea:

"...Ed ero figlio di Zeus Cronide, ma pianto
senza mai fine avevo: a un uomo molto inferiore
dovevo servire, e m'ordinava penose fatiche.
Un giorno quaggiù mi mandò, a prendergli il Cane: niente
pensava sarebbe mai stato più grave di questa fatica!
ma glielo portai, lo tirai fuori dell'Ade:
Ermete mi fu guida, e Atena occhio azzurro"...

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Mitologia Greca: questo mitico “animale” riprende molto dalla figura del cavallo, e questo non è affatto casuale! Il cavallo, infatti, è entrato spesso nei Bestiari, come dimostrano le figure del Pegaso, dell’Unicorno…
Ma la grande differenza sta nel fatto che nella figura del Centauro, gli uomini cercavano proprio di identificarsi con il cavallo stesso, da sempre considerato come uno degli animali più forti ed eleganti. La leggenda narra che ebbe origine dall’unione di un figlio di Apollo, Centauro appunto, con delle bellissime cavalle. Dalla loro unione nacque una creatura con il corpo di cavallo sul cui tronco erano innestati un corpo e un volto umano. La loro particolarità è che possedevano tutti i pregi e i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che ai centauri la mitologia ha sempre riservato ruoli contrastanti, che vanno da esseri di estrema saggezza ad altri di incredibile crudeltà.
Una curiosità: Chirone, uno dei centauri più saggi e sapienti, è considerato come il fondatore della scienza veterinaria…

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MessaggioInviato: gio mag 19, 2005 09:53 
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Fin dagli albori dei tempi, i miti e le leggende sono state popolate di mostri incantati, dalla forza sovrannaturale. I più potenti erano i draghi: creature con il corpo di serpente, le zampe da lucertola, gli artigli da aquila, le fauci di un coccodrillo, i denti di un leone, le ali di un pipistrello. I draghi avevano incredibili poteri sovrannaturali e, soprattutto, erano malvagi e distruttivi. In ogni mito, in ogni leggenda occidentale, il drago fa la parte del cattivo. L’origine dei draghi si perde nei meandri della storia dell’uomo: infatti compaiono nelle leggende di popoli del passato, sia europei che orientali, ma la loro concezione è notevolmente differente; mentre nelle zone occidentali i draghi erano considerati l’incarnazione del male, portatori di distruzione e morte, in oriente erano visti come potenti creature benefiche.
I draghi sono sempre stati descritti come delle creature simili a enormi serpenti, con grandi arti anteriori e posteriori, dotati di fauci enormi e artigli taglienti.
Normalmente venivano descritti con il corpo pieno di squame protettive e capaci nella maggior parte dei casi di sputare fuoco e di volare grazie a grandi e potenti ali.
Nelle leggende, i draghi sono visti come creature prodigiose: si riteneva che le ossa, così come il loro sangue, potessero avere elevate proprietà curative.
Il loro sviluppo poteva durare molti secoli prima di raggiungere la piena maturità, si narrava che un uovo di drago impiegasse non meno di un secolo per schiudersi; inoltre solo dopo altre centinaia di anni il drago raggiungerà il suo massimo sviluppo con la crescita sulla testa di lunghe corna ramificate.
Naturalmente, grazie alla loro grande longevità, queste creature, che è estremamente riduttivo chiamare semplicemente “animali”, acquisivano una conoscenza e una saggezza senza pari… eh già, perché il Drago ha anche un’intelligenza superiore a quella dell’uomo!

Perché dunque si è giunti all’idea del drago come di incarnazione del caos, come creatura che distrugge e non crea?
Questo tipo di pensiero risale anch’esso agli albori del tempo.


Per quanto riguarda informazioni piu dettagliate potete contattarmi perchè cè tantissima roba!
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MessaggioInviato: gio mag 19, 2005 14:26 
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Iscritto il: dom mag 15, 2005 10:20
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Località: Cunicolo nel Buio Profondo
Orchi, goblin, ogre e bugbear sono i più comuni umanoidi popolatori di caverne, e spesso possono essere considerati come bestie.

I primi, gli orchi, sono una razza forte ma non molto intelligente. Si suddividono spesso in bande o clan con un'ordine gerarchico ben specifico:
Capo;
Campione;
Sciamano;
Comune.

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I goblin sono creature molto piccole, non sono troppo forti, ma una banda può dare seri problemi a una città con poche guardie. Anche loro hanno una gerarchia come quella degli orchi.

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Gli ogre sono i cugini più grandi, forti e stupidi degli ogre. Spesso vengono visti in gruppo ma a volte anche da soli. Stesso sistema di gerarchia.

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I bugbear sono così chiamati per via del muso piuttosto sporgente assomigliante a quello degli orsi. Sono un po' più alti degli orchi ma grossi come loro.
Le tribù bugbear entrano spesso in conflitto con orchi e goblin per la supremazia all'interno della grotta.

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"Perchè vivere se tutti dicono che l'Aldilà è un mondo migliore?"
Riflessioni di Darwil Fra Sinfrinal


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MessaggioInviato: gio mag 19, 2005 17:08 
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L'UNICORNO


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I vari Bestiari in ogni parte del mondo parlano dell’unicorno - altrimenti detto liocorno - e ne danno un’immagine fiabesca, talvolta mostruosa.
Plinio lo descrive con corpo di cavallo, testa di cervo, zampe di elefante e coda di cinghiale.
Ctesia ne parla come di un asino bianco, velocissimo, con testa purpurea, occhi azzurri e corno acuminato di varia colorazione: bianco alla base, rosso in punta e in mezzo nero, con chiaro riferimento alla trasformazione alchemica della materia nelle sue fasi di albedo nigredo e rubedo.
In Cina rappresenta virtù regali: la comparsa dell’unicorno segnala la presenza di un saggio; mentre la sua natura androgina è resa linguisticamente dal fatto che, mentre il maschio è chiamato K’i, e la femmina Lin, con la denominazione composta K’i-Lin si indica il genere come tale.
Tutti ne riconoscono la velocità, la crudeltà nonchè la natura selvaggia.
Generalmente è ritratto come cavallo di grosse dimensioni, dotato di un unico lungo corno posto in mezzo alla fronte ritto verso il cielo.
Numerose sono le superstizioni sul suo conto: il suo corno era considerato oggetto oltremodo pregiato e dotato di poteri sovrannaturali, motivo per cui l’unicorno fu spesso cacciato dall’uomo, avido di ogni tipo di potere.
Pare che tale corno avesse la proprietà di preservare dai veleni, per cui se ne costruivano vasi per bere, oppure se ne immergeva un frammento nella brocca in cui era contenuta la bevanda prima di consumarla.
I grandi del mondo pare si disputassero queste corna, vendute a peso d’oro.
Su un piano più profondo - o più elevato, che è lo stesso - rispetto a quello superstizioso, il corno è simbolo di sovranità, forza, fecondità: "freccia spirituale, raggio solare, spada di Dio".
Le corna rivolte verso l’alto, simbolicamente rimandano al mondo dello spirito. E’ inoltre un simbolo bipolare, unificatore dell’aspetto maschile, penetrante, fallico e di quello femminile, creativo: se solo viene capovolto mostra la sua forma cava, a calice, che contiene e produce le ricchezze (il simbolo della cornucopia).
Allora anche l’unicorno, suo portatore per eccellenza, accanto alla natura androgina di cui si è detto, porta in sè una potente spinta ideale e spirituale: nell’alchimia è associato al Mercurio, elemento di sostanziale importanza quale "aurum non vulgi", spirito di vita.
Jung nota come l’unicorno rappresenti " una coniunctio oppositorum che lo rende particolarmente idoneo ad esprimere il monstrum hermaphroditum dell’alchimia." Tutti gli riconoscono il misterioso potere di scoprire l’impurità, di vedere anche la minima minaccia di alterazione nel fulgore del diamante: gli è consu-stanziale ogni materia nella sua integrità.
Il mito del liocorno è quello del fascino che la purezza incorrotta, propria di ciò che è ideale o assolutamente spirituale, continua ad esercitare sui cuori corrotti o semplicemente umani.
Tuttavia anch’esso ha un punto debole, una fragilità: nel Medioevo il motivo dell’unicorno si arricchisce del simbolo della vergine, come unica esca per la sua cattura; ella sola lo poteva avvicinare e di lei spesso si servirono gli avidi cacciatori.
In molte famose rappresentazioni, come "La dama e l’unicorno", nel museo di Cluny, lo si vede sdraiato accanto ad una fanciulla, con la testa appoggiata sul grembo di lei.
Nel contesto dell’amor cortese la coppia vergine-liocorno viene a rappresentare il violento conflitto interiore tra due valori: la salvaguardia della verginità come massima purezza, da un lato, e la fecondità - corno come simbolo fallico - dall’altra. Il liocorno fu spesso indicato, in tale contesto, quale simbolo della sublimazione dell’amore, della rinuncia all’amore per salvarlo da un deperimento ineluttabile.
"Muoia l’amore perchè viva l’amore": sembra essere la sintesi di un conflitto in cui si contrappongono la purezza ideale con l’impurità necessaria al decorso stesso della vita, affinchè l’esperienza sia vissuta.
Nella simbologia cristiana l’associazione con la Vergine, fa sì che l’unicorno venga assimilato al Cristo, come appare in numerosi testi gnostici, dove diventa il simbolo della fecondazione attraverso lo Spirito Santo.
La sua cattura è così descritta: "Si espone sul campo una vergine, e l’animale le si avvicina; e mentre esso si posa nel suo grembo, viene catturato." Qui il contatto con la vergine e l'abbandonarsi dell'unicorno nel grembo di lei, sta ad indicare il prender corpo del divino in forma umana, il che lo rende più reale e insieme più corruttibile.
L’ideale che l’unicorno rappresenta finisce allora per subire mille morti, proprio in quanto assimilato al Cristo, che l’umanità ingrata continua a crocifiggere.
Ma proprio come simbolo del Cristo l’unicorno incarna una profonda trasformazione che l’amore per l’umanità tutta ha operato in Dio stesso: in un testo esoterico troviamo così descritto il passaggio dal Dio dell’Antico Testamento al Dio d’amore di cui è testimone il Cristo: "Certo è che Dio, l’oltremodo terribile, si è palesato al mondo placato e del tutto ammansito, dopo essere entrato nel corpo della Beatissima Vergine." Se da un lato l’unicorno rappresenta l’avvicinarsi del divino all’umano per opera dell’amore, dall’altro sembra essere esortazione al movimento contrario, là dove all’uomo è chiesto di alimentarne l’esistenza attraverso l’amore, perchè la proprietà salvatrice dell’unicorno può agire solo se l’uomo lo desidera veramente: egli muore d’amore perchè viva l’amore.



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MessaggioInviato: gio mag 19, 2005 17:19 
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IL BESTIARIO

Gli animali fantastici nascono con l'uomo perché sono frutto della sua fantasia.
Quando l'uomo ancora non aveva tutte le conoscenze per darsi spiegazione dei fenomeni del mondo, le cercava anche negli animali, attribuendo loro poteri e significati straordinari. Così a volte gli sembrava di poter svelare il mistero della vita. Già la mitologia classica ha inventato animali che non sono stati mai dimenticati, come il minotauro, le sirene, il satiro e tanti altri.
Il bestiario è una raccolta di animali reali o fantastici che nasce nel Medioevo a partire dal XII secolo. Nei bestiari, scritti in volgare italiano, germanico e francese, gli animali sono raggruppati per argomento, cioè ci sono gli animali terrestri, acquatici, quelli che simboleggiano vizi o virtù. Anche se non mancano animali della mitologia classica, l'opera che più di tutte influenzò i bestiari fu il Fisiologo. Il Fisiologo è una descrizione di animali, vegetali e minerali, di cui non si conosce l'autore, che risale al II-IV sec. d.C. e che ha origine in una regione compresa tra l'Egitto e la Siria. Nel Fisiologo ci sono sia animali veri, come il pellicano, la salamandra, sia animali fantastici, come la fenice, gli ippocentauri, i formicaleoni. La caratteristica di questi animali è che assumono un significato religioso. Per esempio, la fenice muore e rinasce e ricorda la resurrezione di Gesù Cristo. Il Fisiologo fu tradotto nel V sec. d.C. in varie lingue, tra cui l'etiopico, il siriaco, l'armeno ed anche il latino, perciò i bestiari medievali ne subirono l'influsso.


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MessaggioInviato: gio giu 09, 2005 12:07 
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Iscritto il: mer giu 08, 2005 22:00
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Località: TorinoShoppa
il bodak mi ricorda molto deii brutti momenti passati a Neverwinter quando la tua tempra e' piu' bassa del suo Sguardo Mortale...

Penso sia Scontato citaro...

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Chiedo scusa per la qualita' dell' immagine....

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"...scimmie sulla mia schiena..."


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