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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: lun mar 09, 2009 14:36 
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- E ti pareva.... Vado in giro a chiedere qualcosa, e che mi ritrovo come risposta? Un avatar semidivino o peggio che NON mi da risposta, che smorza le luci, e che va in giro in casa d'alri come se fosse sua! E PRIMA di avere ucciso il proprietario di casa.
Dopo, un attimo, la voce di SHIV riprese a parlare, a volume più alto ma con una tonalità diversa.
Ma ch'è neZZuno qui ke Zi TeCna Ti Tarmi una riZpoZta Zu queZto kaZino? O TeFo Fare kome al Zolito e tirare aFanti kome Ze nulla foZZe ZuccheZZo?
E infine, incamminandosi verso il portale apertosi di fronte a lui:
- Mi Za ke Zi fa kome al Zolito.... Non ke io l'aPPia mai fatto, in effetti.... eheheheheheheheh...... Però almeno lo JanPar... o Jan TalPar... kiZZà ke Fuol Tire... è un attimino più corteZe.... sisisisisisisisisisisisi...... eheheheheheheheh....

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Che tu creda di farcela o meno, comunque avrai ragione. (H. Ford) (HENRI, NON HARRISON)

Non discutere mai con un idiota: ti trascinerà al suo livello e ti batterà con l'esperienza. (Arthur Block, ma io l'ho sentita da Sergio Giovannetti)

La vita è una malattia mortale: finora non se ne è salvato neanche uno!

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: mer mar 11, 2009 21:02 
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L’impotenza è il sentimento meno consono e più interiormente devastante per una divinità. Il potere è un dono che va guadagnato, o almeno è così nella grande maggioranza dei casi. E’ nel crogiolarsi nella sicurezza che esso porta però che tanti grandi esseri son caduti.
I recenti eventi che stavano sconvolgendo le più alte sfere del creato stavano prendendo la forma di una grande barzelletta poiché quando nemmeno le divinità riescono a restare in vita il creato si scompiglia e i mortali perdono gradualmente le fondamenta della propria civiltà.
Erano questi i pensieri che tormentavano Tharmekhul nel riposo della sua dimora.
Si viveva in una stato di carnevale perenne, dove i mortali dovevano salvare gli dei, e gli dei soccombono e si legano insolubilmente alle azioni dei mortali.
… “Ci pieghiamo al volere e alle azioni mortali”…
Sebbene Tharmekhul non volesse ammetterlo il suo status di divinità minore era ogni giorno più compromesso, le stesse forze che alimentavano non solo il suo corpo ma la sua essenza si affievolivano col passare dei giorni al punto di essergli sempre più difficoltoso persino attingere le forze necessarie per l’organizzazione del torneo.
Fu in questo stato di angoscia che Milkos trovò il suo mentore. L’abile guerriero entro nella stanza del divino facendo il minor rumore possibile e la visione che trovò dinanzi non gli fu per nulla di conforto. Tharmekhul sedeva come sempre nel suo trono di fiamme, eretto e imponente ma era chiaro per il suo fidato che il dio era turbato, loro si conoscevano affondo ed erano in grado di capire i minimi disaggi del animo altrui, almeno per quel che un mortale possa comprendere il disegno di un dio.
“ Ho tenuto la situazione sotto “scrutamento” come mi avete ordinato signore… L’Ombra è caduta”
La notizia, per quanto aspettata da Tharmekhul, ebbe il potere di rabbuiare ancor di più il nano che congedò il suo inserviente con un cordiale gesto della mano senza proferire parola.
… “Lo Janbar verrà da me… ed io non potrò oppormi alla sua ascesa… anche questa mi mancava”….

Poche ore passarono da quel incontro che Tharmekhul sentì un enorme dolore al petto, una forte sensazione da tempo dimenticata, angoscia opprimente, il suo palazzo stava mutando contro il suo volere, la sorella Pietra soffriva mentre veniva contaminata dal necrore più profondo, il fratello Fuoco si estingueva lentamente nelle pareti del palazzo. La porta del dio si aprì e Lo Janbar entro nella stanza.

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:balla:

“Per sfuggire ad un nano furibondo occorrono gambe leste. E ricorda: dovrai sempre essere più svelto dell’ascia che ti scaglierà dietro.
Se gli sfuggi, modifica il tuo aspetto: egli possiede una memoria incredibile. Può così accadere che, dopo venti cicli solari, un boccale ti si fracassi all’improvviso sulla testa e la risata rabbiosa del nano ti risuoni sulle orecchie”


"Una volta la morte andò da un nano e voleva prenderlo con sé, ma il nano piantò bene gli stivali sulla pietra su cui stava, abbassò la fronte con fare testardo e disse di no. La morte passò oltre"

Le cinque stirpi, La guerra dei nani, Markus Heitz


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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: ven mar 20, 2009 22:21 
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Nemo, finito il duello, si ritrovò all'interno del salone.
Cambiare luogo così repentinamente metteva in agitazione i suoi sensi acuti.

Andò a cercare Aeron.

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Non devo avere paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l'annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Soltanto io ci sarò. (Paul Atreides)


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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: ven mar 20, 2009 22:37 
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Appena tornato nel salone, Aeron si era diretto in camera. Il suo viso non rifletteva le emozioni che provava. Tornò a meditare nella sua posa ormai consolidata negli anni.
"Tutto il mio potere ha salvato solo una dozzine di vite. Una goccia di vita nell'oceano di sangue che ci si è scatenato intorno. Vite preziose sono state salvate da un destino di estinzione, mentre altre non hanno avuto altrettanta possibilità. Il potere che detengo serve solo a salvare me stesso. Dunque mi chiedo...questa santità, questa beatitudine che mi avvolge corpo ed anima...la merito davvero?" . Il pensiero del santo tentò di sfiorare la dimensione divina dove Ilmater siedeva per porgli questa domanda.
Un soffice suono di passi leggeri proveniva dall'entrata della sua stanza << Entra pure e non preoccuparti del sangue>> riferendosi alle stimmate.

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: ven mar 20, 2009 23:01 
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<Cosa significa per te quel sangue?>

Nemo entrò nel'alloggio del Santo, cercando di non mostrare la solita aggressività difensiva bensì pacatezza.

<Ho saputo dei tuoi ottimi risultati. Mi congratulo con te>.
Ma non ti ho disturbato solo per i convenevoli.
Ho una certa inquetudine...
Quell'individuo abietto, Janbar pare che sia diventato più pericoloso di prima...
Cosa ne pensi? ... Il dio nano non mi dispaceva ed andava bene come giudice degli incontri.
Ma ora... Quella creatura sembra averlo spodestato.>

Parlava con un certo accaloramento.

<Se tu ne sai più di me, dimmi.>

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: sab mar 21, 2009 15:18 
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Aeron continuò a meditare in posa rigida e composta, ma non per questo non degnò di attenzione l'ospite <<Questo sangue che sgorga dai miei palmi è il simbolo che Ilmater mi donò prima che io ascendessi. Tramite questo sangue potevo guarire i mali altrui accollandomene il peso. Ora non è altro che un ricordo di quelle sofferenze di cui ancora non voglio liberarmi. Sono le lacrime che il mio viso non riflette.
I miei successi purtroppo non mi rendono orgoglioso perchè sono figli della violenza. Tentano di corrompermi ogni istante...ma so che sono necessari al fine cui devo giungere e ne sopporterò il potere opponendogli la mia volonta>> e nella voce austera e pacata del monaco si insinuò una traccia di inquietudine.
<<Scusami...sto divagando. Mi parlavi del figlio dell'Ombra. Ne ho avvertito il potere. Le pietre stesse di questo santo tempio lo hanno avvertito e purtroppo non tutte resistono...alcune cedono alla corruzione. Forse l'Ombra è caduta e richiedeva un successore...non ne sono sicuro ma non mi sento di escludere quest'ipotesi.
Sii tranquillo, però, se il tuo animo è forte la tua essenza resterà incorrotta. Sento in te la forza di cambiare. Il solo fatto che vieni qui da me per parlarmi dei tuoi pensieri...per discutere di te stesso...o che tenti di placare il tuo spirito guerriero in mia presenza, tutti questi sono segnali positivi che denotano in te un moto di miglioramento che rende la tua volontà ancor più tenace di prima. Inoltre pare che il figlio dell'Ombra, nonostante i suoi poteri, sia vincolato. Nessun partecipante è stato corrotto dalle sue meschine manovre quindi al momento non dovremmo correre pericoli. Naturalmente ciò che ti dico restano miei supposizioni, quindi non è detto che siano esatte...purtroppo il mio dio non riesce più a parlarmi, o son io che non lo raggiungo più.
Comunque, se ti fa piacere o ti fa star meglio lancerò una benedizione su questa stanza e potrai fermarti qui quanto e quando vorrai. Anche se non lo do spesso a vedere, mi fa piacere la compagnia e sento la mancanza dei miei allievi>>.

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: sab mar 21, 2009 19:47 
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Ti piace la nostra nuova casa, nano?

La coppa di sidro che Tharmekhul reggeva in mano si accartocciò come carta quando, udendo le parole di scherno di Jan Dalbar, il furore s'impossessò di lui.
Il liquido colò sullo scranno e formò una pozza ai piedi del dio.

Questa è la MIA casa! Avresti dovuto tenerlo bene a mente, primo di insozzarla con la tua fetida presenza. Dovrei fartela pagare, schiacciarti quel cranio marcio a martellate fino a ridurlo in poltiglia.

La mano destra di Tharmekhul si strinse attorno al manico del suo poderoso martello da guerra, le nocche sbiancarono come se il sangue vi fosse stato risucchiato via.
Il ridacchiare cupo di Jan Dalbar echeggiò.

Mi sarei aspettato qualcosa di più onorevole che vuote minacce, prode guerriero...

E io ti facevo più lungimirante: capirai presto che le promesse io le mantengo. E io ti prometto che riceverai tante di quelle martellate da piantarti come un chiodo fin nel culo degli Inferi.

Perchè non ora? Perchè non adesso?

Qualcosa di lontanamente simile ad un sorriso venne a formarsi sui lineamenti di Jan Dalbar, mentre Tharmekhul lasciava che la testa della sua arma si abbassasse leggermente, e il dubbio comparisse sul suo volto.

Ah già... il dovere... sei vincolato, ligio all'incarico che Moradin ti ha assegnato... e non puoi farmi nulla.

Stolto! Tu sei vincolato a questo torneo tanto quanto me, o sbaglio?

Sbagli.

Ah sì? Allora cosa ci fai qui? Vai! Sei un Dio adesso, il mondo è tuo! Ah, ma forse stai dimenticando che anche tu, probabilmente, finiresti come il tuo predecessore... defunto, svanito, dimenticato.
No, Jan Dalbar, non sbaglio: tu devi rimanere qui, perchè la tua sorte, come la mia, è legata a questo torneo.


Rimane una differenza tra me e te, Tharmekhul: io a differenza tua non appassisco su un calice di sidro. Io qui espando il mio dominio. Ad ogni guerriero che cade, altri ideali, altre certezze, altre speranze vengono meno, e così io cresco. Presto alcuni dei nostri ospiti dovranno cedere il passo, ogni sconfitta peserà sulle loro spalle come un macigno. E io sarò lì, accanto a loro. Ad accogliere il loro vuoto... o a donargliene altro.

Nessuno ti abbraccerà, nessuno di loro si piegherà a te, ti combatteranno.

Non capisci... l'esito è già deciso, le loro anime si stanno già svuotando. Resta da vedere a chi servirà un mio piccolo aiuto.

Mentre così diceva, Jan Dalbar uscì dalla stanza di Tharmekhul.

Nessuno vorrà il tuo aiuto. Ti combatteranno, e avrai brutte sorprese.

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: lun mar 23, 2009 14:10 
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Credenza comunemente accettata come valida è che il passare degli anni dona saggezza, questo è ancor più vero per coloro che hanno dedicato la propria vita al rafforzare e l’acquisire questa qualità. Facciamo per lui però distinzione fra “saggezza” e “bontà d’azione” spesso stupidamente accomunate come se la prima dovesse portare alla seconda come naturale conseguenza.
Il chierico era terribilmente deluso dallo svolgersi degli avvenimenti corrotto da rancore dell’aver trovato in passato un suo pari e non averlo polverizzato. Ma questo era solo in parte la motivazione della sua presenza.
I mutamenti nel palazzo del Dio colsero il divinatore in contemplazione e meditazione, sulla sua stanza non penetrarono le tenebre dello Janbar poiché non era mai esistita luce nei suoi alloggi ma ne percepì semplicemente la nascita di una nuova aura, la sentì, schiacciante, divina.
La novità rupe la sua concentrazione ma ebbe solo l’effetto di confermare ciò che i suoi incantesimi più potenti di comunione divina gli avevano già annunciato, la malvagia divinità conosciuta come l’Ombra, gloriosa entità del circolo degli “Oscuri sei di Eberron” era morta. Ora lo Janbar era dio. Jan Dalbar...
Si alzò dalla sua comoda poltrona per servirsi un bicchiere di un alcolica e potente bevanda che sorseggiò con calma. Con un veloce gesto della mano sinistra la raffreddò senza aggiungerci del ghiaccio. . . “e pensare cha agli inizi della mia carriera uccidevo con questo miserevole incantesimo, ora mi serve solo per non annacquare il Wiskey, ha ha ha, alcuni umani sono proprio infimi” . . . rideva spesso da solo.

Calmatosi accese dei potenti incensi e riprese la meditazione e la preparazione dei suoi incantesimi più distruttivi, poiché ogni giorno uccideva ed egli gli preparava ogni giorno ripetendo la stessa preghiera…

“Maledico il giorno, ma sono pochi credo che rientrano nella mia maledizione, in cui non ho compiuto qualche azione malvagia come uccidere un uomo, o progettarne la morte, violentare una fanciulla o tramare la maniera di farlo, accusare un innocente e poi giurare il falso, far rompere il collo alle bestie dei poveracci, dar fuoco a granai di notte mandando i proprietari a spegnerlo con le lacrime; inoltre, ho dissotterrato i cadaveri dalle loro tombe e li ho messi in piedi davanti alle porte dei loro congiunti quando il loro dolore cominciava ad appannarsi, e sulla loro pelle come su corteccia d’albero, ho inciso con il mio pugnale un saluto in lettere demoniache, “la vostra tristezza non morirà mai, anche se io sono morto! Ho commesso migliaia di cose orrende col gusto di uno che uccide una zanzara, oh mio padre e mentore ed oggi ancora ti chiedo i miei incantesimi per compiere altre mille.”

Pronunciate le sacrileghe parole un evento più unico che raro si verificò inaspettatamente. Il simbolo sacro che Zakk teneva stretto fra le mani cominciò a divenire incandescente fin che il chierico non fu costretto a lanciasrlo a terra. Del leggero fumo rosso si sprigionò da esso e sulla densa nuvola che si venne a formare un’immagine si materializzò. Una creatura del corpo lungo e sinuoso, bipede e con la coda lunga e biforcuta, con 2 tentacoli al posto delle braccia ma soprattutto con 2 teste dalla lontana somiglianza canina che fissavano il chierico.

“Dovresti maledire il giorno che hai salvato quello sporco nano allora” - disse una voce acuta e stridula - “Dici figlio, ti sei forse perdonato così in fretta quel gesto” continuò l’altra testa, che aveva una voce molto più profonda e gutturale.

Zakk pieno di commozione, paura e riverenza inchinò la testa e cercò di ribattere.. “Ma… Aameul, Hethradiah, Demogorgon, padre – disse riferendosi coi vari nomi dell’entità una e trina che aveva dinnanzi – voi, tu, mi avete ispirato a salvarlo”.

“Tutto ciò è vero” – disse sogghignando Aameul, la testa sinistra della voce più acuta e che si dimostrava anche la più loquace “Ma ciò non toglie che hai evitato la distruzione di una potente creatura macchiando i principi che rappresenti, che rappresentiamo, ed ora saresti a marcire negli schifosi domini di Juibilex fra melme e porcherie di ogni sorta se il tutto non facesse parte dei miei, dei tuoi, dei nostri piani” ha ha ha
… Aameul rideva spesso da solo… ma questa volta la risata fu accompagnata da Hethradiah ed il clima si distese, per quanti ridicolo questo possa suonare di fronte al signore dei demoni e del caos.

“Guardati da Jan Dalbar figlio mio, e quando le divinità cadranno la mia, la tua, la nostra ora verrà, presto” dissero le teste all’unisono… e l’immagine svanì.

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“Per sfuggire ad un nano furibondo occorrono gambe leste. E ricorda: dovrai sempre essere più svelto dell’ascia che ti scaglierà dietro.
Se gli sfuggi, modifica il tuo aspetto: egli possiede una memoria incredibile. Può così accadere che, dopo venti cicli solari, un boccale ti si fracassi all’improvviso sulla testa e la risata rabbiosa del nano ti risuoni sulle orecchie”


"Una volta la morte andò da un nano e voleva prenderlo con sé, ma il nano piantò bene gli stivali sulla pietra su cui stava, abbassò la fronte con fare testardo e disse di no. La morte passò oltre"

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: mer apr 08, 2009 22:24 
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Nemo pensava:<Cosa farò se mi dovrò battere contro il Santo...?>

Disse rivolgendosi ad Aeron <Buona fortuna per i tuoi prossimi scontri Io vado a riposare un pò>.
Prima di uscire dalla porta, aggiunse: <Spero di non dovermi misurare con te... Sono i non morti che mi interessano. Sono miei nemici scelti>

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: gio apr 09, 2009 22:42 
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SHIV era furente, e si aggirava nella stanza senza posa.
- Come ha osato, quel mago da strapazzo... Ora lo uccido io... Come si permette... Un BABBUINO, ti rendi conto????
La figura che era seduta sul suo letto rispose con molta calma, un sorriso appena accennato ed un calice di vino tra le mani.
- Beh, non era mica poi così male... A me non dispiacevi neanche. E secondo me, sotto sotto, anche Asmodeus ha gradito l'omaggio.
- E certo, tanto mica sei stato TU ad essere trasformato!!! Ma aspetta che lo rivedo... Ho pronta une gemmetta apposta per lui....
E dicendo così mostrava il suo arco dove, al posto del solito cristallo, c'era una piccola ametista tagliata a forma di teschio. Intanto il suo ospite si versava un altro po' di vino nel calice, sorridendo amabilmente alle reazioni di Sander. Il suo pizzetto veniva accarezzato continuamente da una mano ben curata, ed uno stocco dall'aria poco usata pendeva dalla sua cintura dorata, mentre il suo gilet a motivi rosa e porpora prendeva a pugni gli occhi di chiunque lo guardasse. Non era bellissimo a vedersi ma, nonostante tutto, si muoveva con la grazia e la sicurezza di chi SA di risultare irresistibile al gentil sesso.
- Ricordati quello che ti ho insegnato, giovane padawan. Il tavolo può sempre rivoltarsi contro il giocatore. Il VERO giocatore sa che, quando capita, l'unica cosa da fare è ridere.
- Mio signore, ho due domande da farti - rispose SHIV, lo sguardo a metà tra l'arrabbiato e il confuso - La prima è: ma a TE è mai capitato di peggio?
- Vediamo.... Zagyg mi ha imprigionato per cento anni all'interno di una pietra... secondo te vale?
- E così rispondi al mio primo dubbio: MAI mettersi a discutere con il dio delle prese per il.... ehm, volevo dire "prese in giro".
- Con quello che vorresti dire e non dici, Sander, ci si potrebbe riempire una libreria.... E la seconda domanda?
- .......Cos'è un "padawan"?
- Oops.... Facciamo che questa non l'hai mai sentita.... Proviene da un mio viaggio in un altro mondo.... - e Olidammara sorrise con aria disarmante, certo di avere vinto la discussione e aver riportato il suo Prediletto sul sentiero giusto. Infatti le successive parole di SHIV furono:
- Beh, almeno la mini-verga di rubino mi è rimasta.... magari qualcosa ci faccio su, quando questa storia finisce.... Sa, fatti da un lato e passa quel vino, che si ride meglio con lo stomaco pieno....
E le risate tra i due andarono avanti molto a lungo.

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: mar apr 14, 2009 18:39 
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Aeron sussurrò un saluto all'amico << In bocca al lupo anche a te, cacciatore. Se il futuro ci vedrà avversari, lo saremo solo formalmente, quindi non temere simile evento e confida nella tua bravura e nelle tue intenzioni>>

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: mar apr 14, 2009 21:42 
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una volta all'intenro della sua camera, seppe di dover fare quel che gli era stato ordinato decadi addietro. Prese il gessetto e tracciò gli elaborati e geometrici simboli che rappresentavano il dominio del suo signore. Una volta concluso, fiamme nere avvolsero il circolo e il nonmorto vi si pose al centro e sparì da quel piano d'esistenza.

[...]

Khilag si ritrovò difronte al trono del suo padrone, il potente despota degli inferi, Dispater.
" E così, infine, sei tornato a me Khilag" Tuonò la figura dai lunghi capelli corvini. La guardia nera si limitò a chinare il capo ed a genuflettersi poggiando le mani ossute sul pavimento di dura pietra infernale.
"Dunque è giunto per me il momento di rispettare la mia parte del patto" Continuò la figura imponente seppur seduta, e detto ciò, con un gesto della mano come se fosse un lieve strattone nell'aria fece ciò che era stato stabilito tempo addietro. L'anima o meglio, la parte senziente dell'anima di Khilag, venne strappata dal freddo corpo condannato alla nonmorte, poi con uno schiocco di dita, si aprì uno squarcio dal soffitto, come formato dalle ombre più cupe degli abissi, e ne discese una gabbia legata ad una possente catena di acciaio brunito. un'altra anima, la parte delle emozioni, quella che viene condannata all'agonia durante la nonvita (almeno secondo alcune culture), era li, rannicchiata, estremamente esile e scarna. Questa sbattendo le palpebre vide la parte senziente, e non poté che provare odio e amore allo stesso tempo. L'altra dal canto suo si limitò a distogliere lo sguardo sconfitta da palese verità.
Infine, la gabbia venne aperta da due Imp e le due anime si ricongiunsero, tornando ad essere un solo essere, una sola esistenza, piangendo e gioendo allo stesso tempo, furono per un istante felici della loro condizione.
"Ed ora va, compi il tuo ultimo viaggio verso il luogo dove le anime del tuo piano natio vengono giudicate, e si felice della tua sorte in parte redenta, mi hai servito bene rendendomi a conoscenza dell'accordo che Asmodeus sta stipulando con l'incantatore, vai sapendo che la tua tribù è salva e redenta" e mentre il corpo di Khilag, un tempo conosciuto come Varkan Cuoregiusto della tribù dei Goliath del monte aguzzo, si sbriciolava in polvere finissima, lasciando solo una vuota armatura, vesti lacere e la sua indomita falce, l'anima si affievoliva sempre più, sino a scomparire col sorriso fra le labbra.

_________________
ebbbene si ho tolto la mia firma storica :sese:
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i dadi sono sempre utili a chi gioca a D&D e Vampire


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MessaggioInviato: dom apr 19, 2009 16:03 
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Ritrovatosi nella propria stanza, Heonidas capì che ancora una volta non era riuscito a vincere. E, soprattutto, non era riuscito a vincere contro un incantatore, suo bersaglio preferito. Aveva sempre odiato i maestri delle arcane arti, forse perchè lui non possedeva quell' innato talento. Si era dunque impegnato a conoscere segreti che li rendessero vulnerabili ai suoi colpi, ma tutto ciò non era bastato. Doveva diventare più forte. Prese le sue cose ed uscì. A cercare Jan Dalbar.

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"Anything you can think to do, you can do. But not if you're looking at your character sheet for inspiration, because they can't possible outline every possible action, no matter how many powers you have."

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MessaggioInviato: lun apr 20, 2009 14:04 
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Sarin si era ritrovato nella sua stanza, ancora con il fremito della lotta sulle dita e un incantesimo pronto a partire. Per la frustrazione lo scaricò sulla porta, polverizzandola. "Mou! Ano yarou! Tarmekul dovrà prima o poi mettersi in pari: due volte mi ha levato dalla battaglia proprio quando stavo per divertirmi io... O forse no... Ma dopotutto cosa importa? E' stato divertente, mi mancava uno come Phemt alla collezione." Sarin uscì dalla sala, scostando la polvere fumante della porta con i piedi, disegnando un curioso simbolo in terra e si diresse alla sala centrale con aria mesta *E con questo temo di aver finito... Ma i viaggi si portano a termine e i messaggi si consegnano. Andiamo ad ascoltare chi è passato alle finali e prendiamogli le misure...*

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 Oggetto del messaggio: Re: Capitolo 2 - Il salone
MessaggioInviato: lun apr 20, 2009 18:07 
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Tutti coloro che si trovavano nel palazzo udirono distintamente l'invito di Tharmekhul a riunirsi nel Salone.
Molti bracieri accoglievano fuochi allegri e scoppiettanti, che però non riuscivano a scacciare le pesanti ombre che subito s'infittivano appena ci si allontanava dalle fiamme danzanti.
Pian piano, tutti i partecipanti al torneo si raccolsero nella stanza, e videro che Tharmekhul li attendeva, e con lui, poco in disparte, anche Jan Dalbar.

Quando tutti furono presenti, il dio nano parlò a loro:

Salute a voi tutti, guerrieri.
La prima fase di questo torneo si è conclusa, finalmente. I tempi sono maturi per le fasi finali.
Alcuni di voi non procederanno, ma possono comunque continuare a godere della mia ospitalità, e sarò onorato se decideranno d rimanere presso il mio palazzo.
Coloro che invece parteciperanno alle fasi finali sono

Jerome, il Tessitore del Fato

Nemo Nightcrawler

Lothar

Axell

Sarin D'Rosh

Tank

Aeron

Weiiseen Genz


I nomi furono scanditi con voce tonante, e lunghe pause.

A tutti voi le mie congratulazioni, e che gli dèi possano custodirvi ancora a lungo.
Procediamo al sorteggio dei futuri scontri.


Da un piccolo calderone in mithral, la cui bocca era coperta da un velluto porpora in cui si apriva uno spacco, Tharmekhul prese a far levitare delle piccole barrette metalliche, una ad una. Esse si disposero spontaneamente a coppie, andando a posarsi sul piccolo tavolo di marmo e granito posto dinanzi alle due divinità. Nel momento in cui toccavano la pietra, delle scintille infuocate incidevano i nomi dei partecipanti, e così ciascuno seppe chi sarebbe stato il suo prossimo avversario.
Sui loro volti si dipinsero la tensione, la soddisfazione, la concentrazione, e più d'uno sospirò rumorosamente.
Infine, le piastre metalliche sprofondarono nel piano del tavolo, e lì rimasero incastonate.

Terminato ciò, il dio nano li congedò, invitandoli a riposarsi, perché presto gli scontri sarebbero ripresi.


Prima che lasciasse a sua volta la stanza però, Tharmekhul fermò Jerome. I Marchi sul suo viso erano molto vistosi, e il nano desiderava comunque vederci chiaro.
Io e te dobbiamo parlare, Tessitore.
Lo accompagnò in una saletta attigua.

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