Heonidas riflettè sulle parole del monaco, dubbioso. Poi suggerì:

Non è forse meglio restare qui? In questo modo abbiamo le spalle ben coperte dalla solida roccia ed evitiamo spiacevoli inconvenienti...

<< Qui attaccati alla porta possono circondarci più facilmente una volta superate le scale e la loro forza numerica avrebbe la ragione, perdendo anche l'aiuto offerto dalla posizione sopraelevata. Se blocco il passaggio più semplice, l'unico modo che hanno per circondarci è passare per il terreno più impervio e ciò li renderebbe più individuabili.
Inoltre se uno di noi due rimanesse fuori portata visiva, possiamo sperare che le protezioni del tempio ci nascondino dallo scrutamento od effetti simili.
Un'approccio misto, comunque è fattibile. Posso tenerli a bada per un po in modo da far concentrare tutti gli attacchi su di me e sfoltire il loro numero, per poi raggiungerti qui al portone quando l'accerchiamento inizia a farsi pressante>>.

Mentre così disquisivano, preparandosi all'imminente battaglia, i due udirono un canto baritonale levarsi, e riconobbero immediatamente la voce di Tharmekhuò, dio della Forgia.
L'intensità del canto crebbe violentemente, diventando il rombo di mille tuoni, e assunse un ritmo cadenzato a cui presto si aggiunsero pesanti colpi di martello.
Ad ogni colpo, la terra veniva scossa da un tremito, e si aprivano squarci nel suolo e nella roccia: da essi si levarono creature enormi, elementali della terra, esseri immortali che giungevano dal loro piano natìo per difendere la dimora del dio nano.



Ogni colpo tonante era l'annuncio di una nuova creatura che si univa ai ranghi, sparsi su tutto il pendìo, fino alla cima.
Le martellate furono dieci, furono venti, furono cinquanta, furono cento, in un crescendo che pareva riempire il mondo stesso.
Tharmekhul stava schierando il suo esercito.

Aeron e Heonidas si sentirono un pò meno soli.

<< A proteggerci i fianchi ci sta pensando il dio-nano. Ora ci rimangono solo due scelte, se essere l'ultimo baluardo del portone od andare in prima linea, ma...>> Aeron troncò la frase mentre la sua preoccupazione maggiore si diffondeva nei suoi pensieri come un veleno che gli faceva dolere il cuore.
" Oggi assisterò ad un massacro" gli elementali non avrebbero risparmiato nessuno e di certo i drow avrebbero infilzato ogni essere vivente sotto il loro tiro. E phemt era un guerriero , non avrebbe capito i suoi timori. Aeron però, non voleva lasciare nulla di intentato e diffuse nel vento una preghiera nella lingua della terra, una supplica all'abbandono di ogni foema di violenza eccessiva, una richiesta assurda, per la verità, poichè fatta in prossimità di una guerra << Finchè potete, vi prego, non uccidete>>.

Heonidas percepì la preghiera del monaco e scosse la testa.

Aeron, in guerra la pietà è la peggior nemica. Colui che salvi oggi è quello che ti sgozza domani. Forse tu puoi permettertelo grazie alle difese che ti fornisce il tuo dio, ma per primo dovresti accorgerti che per quegli elementali la tua richiesta significa probabilità di morte molto più alte. Lascia che i drow vengano schiacciati dalla potenza della terra. Lo so, sono marionette nelle mani di una dea malvagia, come io stesso sono stato, e mandarli all'inferno mi fa piangere il cuore. Ma non possiamo permetterci debolezze. La salvezza dell'universo intero è nelle nostre mani.

Il monaco fissava l'orizzonto osservando gli elementali che si preparavano a combattere<< La mia non è un'imposizione. Persino io comprendo l'assassinio se in gioco c'è la propria vita, anche se personalmente aborrisco tale atto e mai lo compirei di mia volontà. Ma la nostra missione è fermare il nemico, il che non significa sempre ucciderlo. Se un nemico è a terra, impossibilitato a combattere, preferisco che non si infierisca. Se nel combattere tu, od uno degli elementali, uccidesse per difendersi, capirò e pregherò per le anime delle vittime appena finita la battaglia.
Non sempre è la pietà che muove i miei atti, ma la comprensione dei propri doveri. La dea ragno pagherà per i suoi atti e con lei tutti quelli che la stanno assecondando. Ma non sta a noi punire, non è il nostro compito>>.
Aeron si voltò leggermente verso il guerriero <<... e sappi che mi permetto la pietà da quando il mio corpo poteva essere ferito come quelli di qualunque uomo ed è questo che mi ha permesso di ottenere i benefici che oggi possiedo, non il contrario>>.

<<Non preoccuparti, è solo la tensione causata da una situazione per me angosciosa. Per quanto mi reputino un santo, dentro mi sento sempre un uomo pieno di difetti.
Hai ragione a ricordarmi di quanto siano subdoli i nemici che stiamo per affrontare e che la mia richiesta, in un momento come questo può essere un grande sacrificio. Non posso affidare agli altri le mie ragioni. Per lo meno non posso cotringerli a seguirmi, ma non potevo non tentare>>.
Aeron sospirò cercando di pensare alle dottrine che per tanto tempo aveva seguito, cercando di trovare una risposta in esse per la situazione che stava per affrontare.
<< Ilamter ci insegna ad aiutare chi soffre ed ad opporsi alle ingiustizie, a combattere per i propri ideali. Come santo, come fedele e come persona non posso esimermi dai miei doveri, il costo sarebbe troppo grande. Solo fronteggiando in prima linea il pericolo potrò minimizzare il numero delle vittime, da entrambe i lati>>.
Detto ciò Aeron si voltò verso Phemt poggiandogli una mano sulla spalla << Affido a te la difesa del portone. Se avrai bisogno di me, chiamami e mi porterò al tuo fianco.>> per poi avviarsi verso le scale.

Avvicinandosi alle scale, Aeron poté scorgere la moltitudine di esseri di roccia che erano sorti dalle viscere della terra per difendere il Palazzo. Il pendio era punteggiato dagli elementali, si muovevano come un'unica entità, e si chinarono a raccogliere enormi massi, preparandosi a scagliarli contro il nemico in arrivo.

Ma il nemico non arrivò scalando il pendio.
Mentre tutti tenevano gli occhi incollati verso valle, creature sbucarono dal cielo tenebroso e con possenti colpi d'ala si lanciarono sui difensori: draghi!



A decine, molti grandi quanto un cavallo, qualcuno anche di più, dalle forme affusolate e letali, sfrecciavano nell'aria cercando di ghermire, mordere, sfregiare e sbilanciare gli enormi elementali, che lenti e goffi subirono il primo impatto, salvo poi riprendersi e cominciare a scagliare i loro giganteschi proiettili con impensabile maestria.
La velocità era l'arma vincente degli assalitori, e solo un paio di bestie furono centrate e abbattute.

Phemt e Aeron vedevano le creature sfrecciare in volo e poi scomparire nel buio, fuori dal loro campo visivo.
Per un solo istante, un drago diverso, molto più grosso degli altri, passò in volo in alto sopra Aeron, poi si allontanò.

Tharmekhul aveva intanto terminato il suo canto d'evocazione, e i colpi di martello erano cessati.

La battaglia cominciò.
Annunciata da un crescente brontolio, bastò poco per capire che più a valle i primi scontri erano già in atto. Sibili, ruggiti, schianti e poi urla di dolore e agonia, crolli e tonfi.
Aeron, portarosi dui primi gradini della scalinata, riuscì ad avere un visuale migliore, con gli elementali di Tharmekhul sparsi sul pendio e intenti a scagliare rocce verso il basso.
Ancora però il nemico si teneva oltre la sua portata.
Phemt, vicino alla porta, sembrava in attesa di qualche indicazione del compagno d'arme.

Le sorprese però non erano finite.
Di nuovo la terra cominciò a tremare. Poi nel pianoro antistante il Palazzo si aprirono due voragini che inominciarono a vomitare... nani!
Nani alti 3 metri, fatti di dura roccia, a decine fuoriescono dalla terra e si riversaronono giù per il monte, procedendo a linee parallele.
Aeron e Phemt osservarono sbigottiti il dispiegamento di forze che Tharmekhul, patrono del torneo e dio della forgia, stava mettendo in campo.

Gli ultimi colossi nani si sistemarono formando uno sbarramento concentrico sul pianoro.
Quando furono tutti in ordine, una luce annunciò l'ultima novità: Masserdostòn, Generale delle Guardie degli Antichi.


Tremate!!! Oggi morirete contro un muro di fuoco, roccia e asce!!!!

Lentamente, la battaglia risaliva il monte, e ora i pendii brulicavano di nemici intenti in una carneficina.
I drow, forti del numero largamente superiore e di tattiche di grande mobilità, erano riusciti a raggiungere i limiti del pianoro e ora iniziavano a forzare le ultime linee di difesa.
Nella zona di Aeron si era formata una bolla di serenità. La sola presenza del santo era sufficiente a far desistere qualunque avversario dall'attaccarlo, e anzi l'avanzata nemica era in quel punto arginata e gettata nella confusione dell'indecisione.
Attorno a lui cominciavano a piovere quadrelli in una quantità tale da ricoprire presto il terreno, ma il Santo sembrava intoccabile da armi così comuni. Quelle poche che parevano destinate a colpirlo si sbriciolavano in volo a pochi centimetri da lui, inutili.
A preoccuparlo però fu altro: lungo la scalinata, tre creature risalivano nella sua direzione: masse informi simili a candele disciolte, procedevano agitando innumerevoli tentacoli e scrutavano Aeron con il loro unico, grande occhio insanguinato.

Heonidas Phemt, ben piantato di fronte alle porte, poteva solo intuire cosa stava accadendo. Il buio limitava notevolmente la sua possibilità di tenere sotto controllo la situazione. Tuttavia era chiaro che il nemico era ormai prossimo. Ad attirarlo in particolar modo fu l'improvviso grido di dolore che si sollevò da alcune indefinite creature nel buio alla sua sinistra.
Cosa diavolo stava succedendo laggiù?

Il tempo per reagire era poco, quello per decidere cosa fare ancora meno.


IL TURNO PASSA ORA AD AERON


La mappa


Questa è la mappa che di volta in volta aggiornerò per comodità nostra.
Il grigio è la famigerata fog of war, che definisce cosa è nel vostro campo visivo e cosa no.

Le creature:
Oltre a Phemt (rosso piccolo) e Aeron (azzurrino chiaro piccolo) ci sono:
Rosso grande: Masserdostòn, generale della guardia degli antici
Blu grande: I nani di pietra della guardia degli antichi.
Marrone: elementali, grandi ed enormi
Viola: i drow.

Le creature con un pallino rosso al centro sono creature morte.

La battaglia come vedete è caotica e complessa, ma confido che avremo soddisfazioni

Per quel che vedeva il santo, i golem stavano avendo la meglio. Nessuno ancora riusciva a passare oltre la sua isola di pace, ma le tre creature monoculari lo impensierivano. Se l'aspetto di quelle creature corrispondeva al potere dei loro simili più "in superficie", in quel momento il monaco stava rischiando. Ma sapeva di poter resistere. Ci era già riuscito una volta, quindi aveva una possibilità, ma doveva dare priorità all'abbattimento di quelle creature. Un attacco alle spalle era inutile e rischioso poichè lasciava scoperte le sue. Un attacco diretto altrettanto, ma risultava di più facile attuazione.
Aeron quindi attivò tutte le sue auree e caricò la creatura centrale, affidando la sua incolumità agli dei ed alla sua capacità di resistere agli incanti che aveva sviluppato in anni di esercizi e di meditazione ascetica.

Al passaggio del Santo, i guerrieri drow perdevano ogni voglia di combattere, e persino il sapere l'atroce destino che le matrone avrebbero riservato loro non era sufficiente a convincerli a proseguire la guerra. Si guardavano attorno confusi, e poi si cercavano di dileguarsi il più velocemente possibile.

Non così le strane creature che risalivano la scalinata.

Aeron attaccò quella di fronte a lui con perizia, scaricandole addosso un singolo pugno che s'infossò nella carne flaccida e maligna. Dal gemito che proruppe dalla bocca immonda realizzò l'efficacia del suo colpo.

Le bestie non persero però tempo. Sui loro capi informi si formarono delle corone di luce rossastra, poi aggirarono il monaco e tentarono di colpirlo più e più volte con i loro tentacoli, in una serrata raffica.
Ma Aeron sembrava intoccabile, schivò e deviò con precisione ogni attacco, e uscì completamente indenne da quella tempesta di arti.


Di certo però queste creature non subivano come i drow la sua aura calmante, e continuavano ad essere per lui una minaccia.

TURNO AD HEONIDAS

Era ora di ballare. Il clamore della battaglia aveva raggiunto l'udito di Heonidas Phemt che ora fremeva dal desiderio di spazzare via gli assalitori della fortezza. Forse non doveva aspettare oltre. I rumori alla sua sinistra non presagivano niente di buono, così decise di andare a dare un'occhiata:

Metarsios!

Il guerriero si librò in volo, spinto dalle piccole ali fuoriuscite dai suoi stivali. Ed in quel momento Hardeth Birfarnal, Guardiana della Fortezza dell'Onore si fece viva:

Attento guerriero, non perdere mai di vista l'entrata. Proteggere il portone è il nostro compito principale.

Heonidas approvò mentalmente, e la catena chiodata risultato dell'arte di Tharmekul ne fu soddisfatta. Una volta spostatosi di una ventina di metri, Hardeth lo mise in guardia:

Alcuni drow hanno sfondato le nostre linee, ne vedo sei, ma uno è caduto

Che vengano dunque!! Sei pronta a spargere il sangue degli invasori?

A quanto pareva, i drow erano riusciti a sfondare sul fianco sinistro dello schieramento difensivo, dove 4 dei grandi nani giacevano a terra insanguinati.
Altri elfi scuri riuscirono a penetrare nelle linee. Era urgente porre rimedio, o i nani si sarebbero presto ritrovati a difendersi su due fronti.
Nel frattempo, Aeron combatteva con gli strani esseri.
La raffica di attacchi che gli avevano sferrato non era servita a molto, e ora il Santo poteva rispondere, e depurare la sua isola di pace dalle infestanti presenze.

Dal centro della battaglia, l'urlo di Masserdoston l'Azer accompagnò la sua carica travolgente con l'enorme scudo chiodato, che spazzò via maciullandoli 5 guerrieri drow.

TURNO AD AERON