Io ho una domanda!... Anzi, più di una!
Esclamò Tùnìr.
Qual'è lo scopo della nostra convocazione?
Al seguito della prima domanda ci fu un breve silenzio, poi continuò...
Voglio dire, ho capito che siamo qui per affrontare un qualche tipo di "torneo", ma perché è stato organizzato questo torneo? E perché siamo stati convocati proprio noi?
Ci fu un altro breve attimo di silenzio...
E inoltre, quali sono le regole degli scontri? Ed è prevista la possibilità che un combattente muoia? In tal caso, che provvedimenti prenderete?

Quindi ci assicurate che il potere della dea ci impedirà di morire durante il torneo?
Incalzò Tùnìr in un misto di stupore e diffidenza.

Situazione inconsueta per un uomo di cotanta purezza il ritrovarsi dinnanzi a così malvagia corte. La vita di Don Josè Luis era stata colma di situazioni difficili e di improbabili incontri.
Come capo supremo della chiesa universale del Sovereign Host i suoi doveri e le sue preoccupazioni erano svariati ma uno era al di sopra di tutti, la conservazione e la prosperità della chiesa. Ci vollero pochi anni dalla fondazione perché il verbo del profeta si diffondesse a macchia d’olio in gran parte del Eberron, i suoi insegnamenti, le sue vicende, la sua vita, venivano tramandati oralmente dai sui addetti e discepoli e attraverso del suo libro “Il monoteismo”.
Ad egli venivano attribuiti svariati miracoli, l’onniscienza, l’imperiturità, potrà mai annoverare anche l’essere uscito vivo da Valm Neira fra le sue conquiste?
Questa città le era altamente ostile in ogni sua parte, dal più piccolo sasso alle alte stalattiti lo volevano morto ed egli lo sapeva. E cosa ci faceva quindi qui?
Molte volte se lo era chiesto, prima di partire, prima di arrivare, anche dopo l’essere sul posto si era chiesto se il tutto era proprio necessario. Ma lo era, una vittoria nel millenario torneo avrebbe dimostrato al mondo la potenza e la forza del vero credo, sarebbe rappresentato l’ultimo gradino della sua conquista, Il Sovereign Host in cima al mondo e con lui tutti i valori di bene, amore, prosperità che esso voleva trasmettere, ironico che per farlo Jesus dovesse distruggere gli infedeli di questo torneo.
Si girò a guardargli uno ad uno e non fecce che accrescere il suo disgusto per la situazione in cui si era cacciato, oltre alle orripilanti matrone c’era quel abominio, quel orribile non morto che aveva presso la parola, un vampiro. Stirpe di Caino portatore di peccati, come avrebbe voluto immergergli quella schifosa testa in una fontana di acqua santa mentre ripeteva “Sovereign Host liberalo dai suoi peccati”! oh che bella immagine! Sangue di vamipro, il suo naso sfracellato!!
Eh si, il nostro signore era di natura irascibile ed irrequieto, ma solo con coloro che infestavano il mondo con la loro impura esistenza.
In deplorevole compagnia si trovava: una lucertola parlante, una coppia di umani probabilmente omosessuali per come si bisbigliavano all’orecchio, un pazzo putrescente che parlava da solo, un altro concorrente che per le numerose domande e le pupille incredibilmente dilatate sembrava drogato, e altra gentaglia della peggiore specie.
Ma lui non era qui per evangelizzare, non questa volta, quindi respirò profondo e con il miglior sorriso che gli riuscì disse: “Il mio nome è Don Josè Luis de Jesus de Miranda, ma voi chiamatemi pure Jesus”.. Quanto era difficile quel sorriso

Il Bejik accolse il consenso espresso dal drow riducendo gli occhi a due fessure: quel sì era comunque un successo, ma era certo che il colloquio gli sarebbe costato più dei doni con i quali aveva cercato di comprarlo. L'attenzione dell'intera città e dei suoi governanti era rivolta al torneo indetto, e ora Sjachvrak credeva che anche a lui fosse stato riservato un ruolo.
Un ruolo che probabilmente non gli sarebbe stato concesso di rifiutare, un dazio necessario se voleva ottenere ciò per cui era venuto.
Tutto questo lo infastidiva, e sentiva crescere dentro la rabbia e la frustrazione. Una perdita di tempo, ecco cosa pensava delle manie di grandezza dalle quali nasceva questo torneo.
Ma poiché non intendeva lasciarsi cogliere impreparato da alcuna situazione, il Bejik raccolse intorno a sè le sue Kosjach e, dopo averne ottenuto l'ubicazione, si recò all'Arena e al suo alloggio.
Mentre abbandonava il palazzo, e ancora mentre passava tra la folla, Sjachvrak lasciò scorrere il suo sguardo alla ricerca di una drow, una drow i cui occhi gli avrebbero mostrato la strada verso il Vuoto.

Tield'èrin X'indress non aveva passato gli ultimi due giorni nell'ozio... A dir la verità era tutta la vita che una lista di impegni lo inseguiva costantemente. Un paio di volte si era persino convinto che esistesse, da qualche parte, un libro intitolato "Impegni per l'Arcimago" e che i suoi segretari andassero ogni giorno a consultarlo, ad aggiornarlo, e a prendere nota di nuove maniere per non farlo riposare. Una volta era anche stato sul punto di dare fuoco a tutta la Bibloteca, giusto per essere sicuro di bruciarlo.
<<Sciocchezze di una mente stanca... E poi scommetto che è a prova di incendio....>>
Tornando a concentrarsi sul torneo, si permise per un attimo di pensare alle facce dei concorrenti, quando sarebbero stati trasportati, all'improvviso, all'interno delle arene. Dove non tutto era come sembrava... ma d'altronde lo stesso concetto si poteva applicare al torneo stesso, alla città, e a tutto il modo di vivere dei drow.
<<Chissà quanti di loro riusciranno a sopravvivere agli scontri? E' vero che l'influenza della Regina Ragno li protegge e li fa rinascere, ma questo non vuol dire che non c'è modo per loro di morire sul serio... Tutto sta ad applicare le giuste pressioni sui giusti punti....>>
Concedendosi un'ultima risatina, l'arcimago pronunciò diverse parole di potere e percepì gli incantesimi che entravano in funzione, trasportando i Fighters nelle varie arene.
<<E ora tocca a voi, Fighters... Fateci divertire.... Fateci sopravvivere!!>>

Un'ultima occhiata al gemello, e una frase sommessa attraversa le sue labbra

"Buona fortuna Fratello Victor... dai il meglio di te stesso per mantenere alto il prestigio della casata. Ti prometto che mi farò valere anch'io"

Termina annuendo e facendo l'occhiolino al gemello per poi prepararsi al teletrasporto verso l'arena ove si compirà il suo primo scontro.

Ehi, ma.... Non avevo finito!
Queste furono le ultime parole che Tùnìr riuscì a pronunciare quando l'immagine del suo corpo sembrava cominciare ad oscillare come fa l'acqua di un lago quando viene increspata dal lancio improvviso di una pietra al suo interno, chiaro sintomo che si stava attivando un effetto di teletrasporto...

Chissà come andrà a finire...

Xandros si accorse del lancio del teletrasporto. Guardò fisso i suoi avversari e si leccò le labbra.
<<Si inizia>>