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 Oggetto del messaggio: Vampire Story...
MessaggioInviato: mer set 01, 2004 19:39 
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Località: Ovunque sia buio...dato che attendo, attendo, attendo...
Secondo voi si puo' fare una storia tutti insieme? Naturale che a tema Vampiri...
Ditemi prima, senno' non comincio affatto ok??
Oh..se c'è qualcuno che vuole cominciare prima... lo faccia e basta :D


Secondo me è piu' carino scrivere tutto il tutto in corsivo...bye bye

:vamp:
Elizabeth*

Approfitto della cortesia di Lady Elizabeth, rubandole lo spazio del post di apertura per tentare di strutturare questo Topic in modo da concedergli una linearità che consenta a chi desidera di terminare il racconto per poterne poi, fatta esperienza con questo, iniziarne un altro.

Posto di seguito punti chiave e mini schede dei personaggi in modo da ricapitolare.
Aggiornerò in quanto posso tali "sunti" affinchè non ci si perda:

Ambientazione: Vampiri (Masquearade)

Località: Chicago (USA)

Personaggi:

1) Juan "Old Red": Sceriffo del dominio. Clan Brujah

2) Bernard Milligan: Prinipe del Dominio, clan Toreador, attualmente rapito da un bliz del Sabbat ed in torpore.

3) Brandon: Progenie del Principe. COme punizione per aver organizzato eventi potenzialmente lesivi della masquerade e dell'ordine pubblico, viene dal Principe affidato al riluttante Sceriffo, affinchè il giovane lo affianchi in operazioni sul campo e possa farsi le ossa, oltre che comprendere i suoi errori sporcandosi nel fango.

4) Charlotte de Guivery: Plausibilmente Prisco dle Pack Sabbatico di Chicago. Clan Lasombra

5) Aleandro: Clan Lasombra, responsabile del rapimento materiale del Principe

6) Alexèj: Membro del Sabbat, accompagnatore di Charlotte. Clan Incerto

7) Reginald: Nosferatu amico di Juan e vicino alla Camarilla. Dal passato Sabbatico, viene ucciso dal suo Sire DECEDUTO

8 ) Erik Doughtery: Clan Brujah esperto di esplosivi DECEDUTO

9) Dough Perry: Clan Brujah esperto di motori DECEDUTO

10) Artemius: ?

11) Don Vincenzo: Famiglia Giovanni, a capo della criminalità organizzata di Chicago

Eventi:

Depistata da falsi indizzi, una squadra della Camarilla capeggiata dallo Sceriffo, finisce per cadere in un'imboscata tesa loro dal Sabbat in un vecchio magazzino abbandonato.
Il diversivo, consente al Sabbat di stornare l'attenzione dello Sceriffo e di rapire il Principe.
Nel frattempo nel palazzo di Don Vincenzo Giovanni, si tiene una sontuosa festa in mascehra cui sembrano invitati a partecipare i leader delle fazioni opposte Sabbat/Camarilla, partecipazione fortemente consigliata, causa il grandissimo potere di cui Don Vincenzo gode.
Presente il Sabbat con Charlotte de Guivery, è invece ovviamente assente il Principe.
Salvato dal Nosferatu Reginald, che morirà poi per mano del suo Sire in quanto traditore del Sabbat, Juan, compresa la natura degli eventi, si affretta verso il palazzo di Don Vincenzo, mentre altri membri del Sabbat terminano l'opera con la squadra dello Sceriffo in qualche modo sopravvissuta e rapiscono anche la progenie del Principe.

Chiaramente consiglierei la lettura prima di intraprendere la scrittura, anche per evitare (cosa per altro qui non sempre riuscita -ma è solo il prinmo esperimento- di conservare un minimo la psicologia dei personaggi e la coerenza degli eventi, senza che si ingarbuglino eccessivamente con inserimenti "a bizzeffe" di spunti nuovi senza concluderne alcuno vecchio


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MessaggioInviato: mer set 01, 2004 19:41 
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Bella idea... secondo me si può fare eccome!!!

_________________
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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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MessaggioInviato: mer set 01, 2004 19:46 
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Ok...allora: ognuno scrive parte della storia. Si puo' scrivere quanto si vuole, ma secondo me per non confondere è meglio non esagerare...al massimo si scrive una lunga parte in due post..no?
Si puo' inserire nel racconto tutto quello che ci pare! Amore, azione, sparatorie, o classiche vecchie scazzotate...Divertente :D
Aspetto domani, nel caso qualcuno voglia partire...poi casomai comincio io...


Elizabeth*


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MessaggioInviato: mer set 01, 2004 19:48 
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CIOE' FACCIAMO UNA STORIA A CATENA? UNO INIZIA E GLI ALTRI CONTINUANO, BELLA IDEA! ALCUNI SCRITTORI IRLANDESI LO HANNO FATTO CON UN GIALLO!


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MessaggioInviato: mer set 01, 2004 19:57 
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Esatto! :D


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MessaggioInviato: sab set 04, 2004 15:32 
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Uh? Nessun volontario? Bè, allora comincio io...
Ah, se bisogna scrivere qualosa che non c'entra con il racconto scriveremo FR(Fuori Storia): bla,bla,bla....
L'inizio è un poco lungo, ma mi è servito per descrivere al meglio i primi personaggi, e per darvi piu' scelta per il continuo...perchè faranno parte per tutta la storia (a meno che qualcuno li faccia morire!). Naturalmente quando aggiungerete dei nuovi personaggi, anche a voi spetta la descrizione piu' o meno lunga! Per il resto delle azioni, facciamole piu' sintetiche possibile, per dare a tutti la possibilita' di agire no? :)


L'inizio della serata era dato dall'orecchiabile cantilena dei grilli.
Non era del tutto notte, e l'atmosfera era senzaltro piacevole,
il rosso del sole non ancora sparito, e la luna non era del tutto
piena.
Piacevole almeno per una persona normale, non per lui. "Bah!
Stupide bestiacce, volete stare zitte??" esordi' affacciandosi alla
finestra malridotta.
Solo guardandolo si poteva dire che quel tipo non era decisamente
a posto. Un uomo sui trenta si diresseverso un tavolo a cui erano appoggiate le amate sigarette, e l'indispensabile accendino.
Si notava subito, non era uno che teneva molto al suo aspetto.
Dal viso spuntava una barba corta, ma ispida e incolta, in ottima
sintonia col colore dei capelli, un bel rosso 'Pel di carota'! Anche a
questi l'uomo non sembrava dare troppa importanza; essi dovevano crescere liberi, e Dio sa da quanto tempo non venivano spazzolati.
Fortunatamente almeno si buttava sotto una doccia fredda di
tanto in tanto, forse era questo il segreto della tonicità dei
suoi muscoli, bah...
La sigaretta attendeva da un momento all'altro di essere spenta, ma dovette apsettare l'arrivo di Brandon.
Il rumore d'una chiave girata nella serratura fece distogliere il 'rosso'
dai suoi strampalati pensieri, e quando vide entrare il ragazzo, battè
un pugno sul tavolo, che barcollo' con un rumore cigolante, che
sembrava chiedere pietà; "Caxxo! Ma non ti ho detto di avvertire, prima??" Evidentemente il giovane era abituato alle crisi isteriche dell'uomo, perchè non ebbe reazione alcuna, o spemplicemente era troppo debole e indifeso per contraddirlo.
"Buongiorno!" eslcamo' in tono sarcastico.
Era decisamente piu' basso, decisamente piu' curato, decisamente
piu' bello. Avra' avuto i venti anni d'eta', portava un piercing di metallo
al sopracciglio e un piccolo cerchio all'orecchio sinistro. Capelli piu' neri forse non ce n'erano, corti almeno due dita, e davvero puliti.
Senza proferir parola, si avvicino' alla finestra. Poi protese il
braccio verso l'uomo (aiutatemi a trovare un nome a Rosso
Malpelo!) e modifico' la mano a formare una pistola. "BANG!" Brandon urlo', senza pero' scatenare nessuna sensazione emotiva nell'altro, acnora seduto sulla sedia di legno scricchiolante, ma volto' la testa all'indietro, finche' gli occhi, costretti verso l'alto, non ebbero il
ragazzo nella loro visuale.
"Attento, un giorno di questi lo faccio!" si preoccupo' di precisare
Brandon, con la mano ancora a forma di 'arma letale'.
"Non devi neanche pensarlo..." ricevette per tutta risposta. Gli parve
la minaccia piu' esplicita che avesse mai ricevuto. Era chiaro
che non aveva capito il senso dello scherzo, forse non era uno che
rideva molto.
"Ehiii!" una voce soffocata arrivo' dalla porta chiusa. "Ragazziii...siamo venuti a prendervi! Su, non fateci aspettare..."
"Oh, porca p..., sono loro!" eslcamo' red (ancora da decidere come
si chiama!) irato.
"Aspetta, questi!" Brandon prese degli strani oggetti, difficili da catalogare, e se li mise nello zaino di pelle "Ci servono!".......


A voi...potete decidere se faranno in tempo a fuggire o no, potete farne dei vampiri, dei cacciatori, tutti e due...potete fargli incontrare chi vi pare, quando vi pare...qualsiasi cosa! :twisted:


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MessaggioInviato: sab set 04, 2004 18:30 
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Senza scambiare molti convenevoli il gruppo si diresse vero un furgoncino color panna che sembrava tenuto insieme per miracolo.

" Come caxxo si era lasciato convincere da quel cogxxxne di Bernard a prendere parte a questo? Con dei novellini per giunta! "

questi i pensieri di Juan mentre osservava la strada correre veloce dal finestrino sgangherato, mentre ascoltava distratto le ultime spacconate del tizio seduto in fondo, boiate cui Brandon partecipava con spirito di cameratismo, senza batter ciglio, distribuendo sorrisi ed assensi, perfettamente a suo agio... come sempre il bastardo!
Sarebbe stato capace di rendersi simpatico anche al suo torturatore, se ovviamente qualcuno sarebbe mai stato capace di acchiapparlo a quel paraculato.

Aveva avuto modo di conoscerlo circa tre mesi prima ad un cazzo di Coca Party per fighetti nella up town, circondato da un manipolo di troiette perse per quel figurino curato e dai suoi modi, convinte che se avessero lavorato di ginocchia a sufficienza chissà quali star della moda o del fottuto spettacolo sarebbero diventate:ingenue!

Avrebbe dovuto ucciderlo subito: lavoretto tranquillo, pulito, da manuale. L'unico errore fu quello di lasciarlo parlare, allo stronzetto: sicuro di se, spigliato con quel sorriso da stronzo a 45 denti stampato in viso, a dire che andava tutto bene, che non c'era problema!
Come se organizzare uno dei coca party più grandi della city in piena zona Ventrue (che possano schiattare tutti quei cravattini) fosse una cosa ordinaria!
Erano arrivate soffiate in tema non da uno dei soliti stronzi che bazzicano la down town, ma dallo stesso Don Vincenzo, che aveva chiamato preoccupato per la cattiva pubblicità che potesse derivargli: andava a scomodare Masquerade e Mafia sto stronzetto, mica caxxi!

Peccato che prima di potergli torcere il collo come si meritava, il fottuto aveva avuto l'accortezza di porgermi un cellulare, al cui capo opposto c'era Bernard; Bernard Malligan, o se preferite quel rotto in cxxlo di Sue Eccellentissima e Stilosissima Supremazia dei miei cogxxxni Bernard Malligan, primogeno del clan Toreador e Principe di questo cesso di città, il quale mi fa chiaramente capire che il frocetto altri non è che un suo protetto... e giù, com'è scontato, ad imbastire un'assurda storia secondo cui si trattava di una messa in scena, una tattica per attirare malintenzionati, per testare i miei tempi di reazione, per salvare il mondo dagli alieni.... e io sono il Papa caxxo!

Non li capirò mai sti Toreador; cadaveri ambulanti che fingono di amare il bello e vivono relazioni saffiche con i loro proteti per instillare loro la saggezza dei tempi e suggerne l'arte effimera che come farfalle contengono: insoma un modo carino per descrivere i froci!

Ed ecco che mi tocca affrontare lo sguardo sicuro di questo Brandon, che legge nei miei occhi (e non solo in quelli) le parole del suo sire e, giuro, sogghigna dentro di sè nel vedermi rispondere consenziente.
Cazzo ridete!? Vi voglio a mettervi contro uno dei tipi più influenti della city, in tuti i sensi... se voi siete pazzi o idioti, bhè io non lo sono.
Mi sarei giocato al momento giusto questo piccolo servizio fatto a papà Bernard...

Nel frattempo però, papà aveva deciso di punire alla sua maniera il suo vizioso discepolo, decidendo di farlo partecipare all'azione in programma per la fine di Ottobre: caxxo!
Fottuto nel cxxo due volte! Costretto a portarmi dietro sto bambino che si presenta in camiciola Armani e giacchetta ad una simile festicciola, in quanto "Ahhh Brandon non ha eguali nell'arte sottile della persuasione mentale, ti sarà utile Juan e capirà così i suoi errori", si utile a crepare vorai dire stronzo di un Bernard.

Inutile, Juan odiava lavorare in gruppo; tuttavia, stavolta, e doveva riconoscerlo, si era davvero fatto incastrare, ed era questo che gli faceva più di tutto girare le palle: ecco a cosa porta essere troppo zelanti nel proprio fottuto lavoro!

La delicata pressione con cui l'autista decise che era tempo di fermare di colpo quel proiettile di metallo color panna che sfrecciava sulle 80 miglia, chiariva inqeuivocabilmente che erano arrivati a destinazione, distogliendo Juan dai suoi pensieri.

Tutti tacquero di colpo e le risa si trasformarono in facce serie ed attente. sapevano tutti cosa dovevano fare

Ora non era più tempo delle cazzate!


Ed ecco qua il mio contributo in un 15 minuti di svago tesi, mi aiutava a pensare: scusate se è scritto male o se è kazzata, ma questo è quanto ;)
Carina sta idea Bad! ;)

_________________
ImmagineWhat if I say I’m not like the others
What if I say I’m not just another one of your plays
You’re the pretender
What if I say I will never surrender


Ultima modifica di MasterMind il gio ott 04, 2007 01:19, modificato 3 volte in totale.

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MessaggioInviato: dom set 05, 2004 04:05 
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Provo a continuare...


Ultima modifica di DADA il dom set 05, 2004 04:09, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: dom set 05, 2004 04:07 
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Dall'altra parte della città...la donna è di spalle davanti alla finestra, capelli biondi corti, esile, indossa una vestaglia di seta viola, si volta, poco prima dello squillo di un telefono, ha occhi nerissimi profondi, scuri come mille notti senza luna, non diresti che è bella, è affascinante, attraversa la stanza ed è come osservare un serpente sinuoso, inquietante, magnetico.
"Pronto, sei tu...si, si sono mossi? Patetici! Farò quello che deve essere fatto...come sempre"
La stanza è quasi al buio, vi sono pochi, costosi, mobili antichi e specchi, specchi coperti da teli viola. Lei lascia scivolare la vestaglia e indossa un abito da sera nero.
"Entra pure!" dalla porta appare un uomo "Signora, l'auto è pronta..." parla con un leggero accento russo, lei sorride lasciando intravedere solo per un attimo i canini sporgenti, ordina "Prendi i miei occhiali scuri Alekséj e andiamo! La notte sarà lunga e non solo per Bernard Malligan."
Alekséj si passa la mano tatuata tra i capelli castani lunghi e lisci, i suoi occhi sono chiari, azzurri, due pezzi di ghiaccio, la cicatrice sul volto non aveva voluto cancellarla, era un vanto mostrarla, la guarda, lei si avvicina ad un vaso, sembrerebbe un portaombrelli, ne estrae un bastone bianco "Sono pronta!"


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MessaggioInviato: lun set 06, 2004 19:35 
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Potevo forse mancare???!?!

Juan, o Old Red come lo apostrofavano i più giovani, scese da quell’ ammasso semovente di lamiera chiudendosi alle spalle con lo sportello anche i propri pensieri. Distrarsi in azione è qualcosa che persino i più inetti cercano di evitare. Controllò in maniera automatica che la sua Colt Piton fosse carica ed efficiente, e si voltò per fronteggiare il gruppetto che metteva piede a terra.
Erik Dougherty, il proprietario ed autista del macinino, era tutto quello che ti potevi aspettare che fosse. Grosso, deciso, con un passione sfrenata per i motori (come altrimenti avrebbe potuto tenere i 150 km/h quel ferrovecchio??) ed un cervello perennemente in vacanza. Tanto in vacanza da fargli URLARE dalla strada al piano di sopra per chiamare Juan, invece di utilizzare il citofono come anche il più caxxone dei cretini avrebbe fatto. Bell’inizio di “missione segreta”, come la chiamava Doug.
Doug Pherry, il grosso coglione che aveva riso per tutto il tempo riempiendo di spacconate Brandon, nel retro dello scassone. Anche Doug era ciò che ti aspettavi. Sempre pronto a vantarsi di aver fatto quella “figata” o di aver preso parte a quell’ “azione” non la smetteva mai di parlare della loro importante “missione segreta”. Era proprio pieno di piscio e vento, e Juan sperava ardentemente che prendesse il volo prima o poi.
Infine veniva Brandon, con il suo solito sorriso da divo e la sua camicia all’ultima moda. Vestito come se stesse per andare ad un party si muoveva sul marciapiede sporco e bagnato come se stesse sfilando. Si passò la mano tra i capelli più volte e si prese persino il tempo per controllarne lo stato guardandosi nello specchietto retrovisore.
Ingoiando pesantemente l’ira che sentiva montare dentro di lui Juan scese le scale con foga, facendo segno agli altri di seguirlo. Arrivato in fondo scrutò la costruzione con occhio esperto. Era la biglietteria di un vecchio ramo della metropolitana ormai caduta in disuso. Sporca e consumata dal tempo, Juan si meravigliò di come stesse ancora in piedi e di come non si fosse fatto nulla per recuperare quel pezzo di terreno. Ma erano pur sempre nella periferia est della città, una zona così povera dove anche un gelato ti rendeva ricco. E dunque un bersaglio appetibile per aggressioni e pestaggi.
La biglietteria era tipica. Il gabbione di cemento era scrostato e vuoto, le barriere d’ingresso erano per lo più divelte ed il fetore e l’umidità sotterranea rendevano l’aria malsana. Per chiunque avesse avuto bisogno di respirare, è ovvio. Otre alla biglietteria i cessi erano l’unico altro posto un tempo accessibile della zona. Alle spalle della biglietteria un doppio binario arrugginito arrivava a quello che era stato il suo capolinea, ormai dimenticato e deserto. Sul lato del gabbione una vecchia mappa indicava i binari, gli scambi e le loro diramazioni. Era indicati anche gli orari. Ai tempi sarebbe stato possibile attraversare la città partendo da lì, la zona est, la zona che avrebbe dovuto accogliere gli operai delle fabbriche ma che si era trasformata nel ghetto di oggi, ed arrivare alla parte opposta, la zona ovest con le sue residenze medio borghesi, in appena un’ora. Ironico come oggi non potessero essere più distanti, anche se i mezzi erano nettamente più veloci.
Il Cinema, la Stazione Ferroviaria, il Porto, queste ed altre fermate attirarono completamente l’attenzione di Juan. A quanto pareva non c’erano molti “stop” nelle corse a quel tempo, anche se la metropolitana portava un po’ ovunque, persino alla zona industriale o al distretto finanziario.
Una lattina rimbombò all’interno dei binari vuoti. Juan si girò di scatto mettendo mano alla pistola, rendendosi improvvisamente conto di come alla fine si fosse distratto e di quanto questo fosse idiota e pericoloso da parte sua, il supposto leader del gruppo. Scopri però subito che quella testa vuota di Doug aveva dato un calcio ad un mucchio di immondizia, e capì subito che la sua zucca vuota trovava quel posto noioso e deprimente. Anche Erik sbuffava vistosamente, mentre Brandon si teneva discosto da tutto, cercando il più possibile di mantenere immacolata la propria camicia. Se avesse potuto avrebbe anche volato, pur di evitare il pavimento sudicio. A quella vista il viso di Juan si distese, in una profondo sorriso di soddisfazione. Evidentemente Sua Eccellenza Fichettitudine sapeva come punire appropriatamente i propri sottoposti. Ora era sicuro che Brandon non avrebbe scordato l’esperienza per molte notti a venire.


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MessaggioInviato: lun set 06, 2004 20:34 
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Juan tirò fuori dalla tasca un foglio sudicio e ripiegato più volte cominciando a studiarlo alla luce di una piccola torcia "Merda!" pensò, sperando che Brandon non gli leggesse nel pensiero "E' un labirinto questo fottutissimo posto! Se le informazioni di quel viscido pezzo di carne morta di Augustus sono sbagliate, qui facciamo saltare tutta questa fogna di città! Guardatelo quel fighetto di Brandon mentre tenta di pulire le sue scarpe di lusso! Azz! ecco dobbiamo svoltare da questa parte." Juan fece cenno di andare avanti e di svoltare subito a sinistra, gli altri lo seguirono cercando di schivare ogni sorta di immondizia e qualche rapido e spaventato topo.
"Sei sicuro che questa sia la direzione giusta?" sussurrò Brandon che si trovava esattamente dietro di lui, Juan non rispose aveva un certo fastidio a sentirselo dietro, inoltre, pensò "Profuma come una puttana!"
Continuarono per circa venti minuti a svoltare e scendere attraverso cunicoli di servizio della vecchia metropolitana e gallerie sconosciute scavate nella roccia da chissà quanto tempo.
"Fermi!" disse Brandon improvvisamente "c'è qualcuno...o qualcosa!"


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MessaggioInviato: mar set 07, 2004 19:20 
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Località: Ovunque sia buio...dato che attendo, attendo, attendo...
Mi fa piacere che sia piaciuta quest'idea! :o


Un coperchio di metallo rovesciato a terra fece trasalire la maggiorparte del gruppo, che si blocco' all'istante, rimanendo
in ascolto.
Juan si diresse dove aveva avvertito il rumore sospetto,
e una figura si appresto' a fuggire di li'.
Un colpo parti' dal grilletto dell'uomo, il quale probabilmente
aveva mirato per non uccidere quel qualcuno. Difatti questi si
accascio' a terra urlando, stringendo la mano su un ginocchio,
dal quale usciva sangue. Juan si avvicino' sorridendo, quando
scopri' che si trattava di un ragazzo, dell'eta' massima di sedici
anni. Dagli occhi verdi, e corti capelli castani. Sul suo viso c'era un'espressione di dolore mista a paura; il ragazzo stringeva i denti
senza alzare lo sguardo.
"Allora, perchè sei qui? Chi ti ha mandato? Cosa cercavi? Sei una spia di quella maledetta donna?" Juan comincio' a chiedere senza sosta, senza aspettare una prima risposta...
Ottenne solo gemiti da parte del ragazzino, e questo lo fece irritare,
alzo' l'arma e inizio' a contare, deciso ad arrivare al tre.
Brandon intervenne scocciato. "Ehi ehi! Calma! E' solo un ragazzo...
E' ferito, come puo' risponderti in queste condizioni? Poi, se lo uccidi,
non sapremo mai cosa voleva da noi..." segui' un momento di
silenzio. Era chiaro che parlava in tono sarcastico, e che sapeva
benissimo che lui avrebbe fatto lo stesso, ma era giusto per
contrastare il Rosso. Lo faceva sentire cosi' bene...
Si abbasso' sul ragazzo piegato in due, e comincio' il SUO interrogatorio,
dimostrandosi gentile, e promettendo che sarebbe stato curato non appena possibile, se avrebbe fatto il bravo...


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MessaggioInviato: mer set 08, 2004 18:35 
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"Allora come ti chiami, bel ragazzo?"
Veramente una gran checca di m***, pensò Juan, mentre un pensiero facile ed improvviso balenò nella sua mente. Ecco, lo aveva lì, in ginocchio mentre gli dava la schiena. Sarebbe stato facile persino per un bambino puntare la Piton alla nuca di Brandon per strizzare via il suo cervello da sotto gli ordinati capelli biondi. Facile........ facile............
"Che succede, Red??". La voce rozza e sempre troppo alta di Doug infranse lo stato semi-sognante di Juan. Evidentemente erano arrivati solo ora, a giochi fatti. "Lenti come il loro cervello" pensò il Rosso, riponendo la grossa pistola nera nella fondina.
"Si chiama Chico, ed è un membro dei Juanitos. O qualcosa del genere. Sono un gruppo di ragazzini, una grande banda dice lui, che vivono in queste zone. I miseri del quartiere povero". Ovviamente il resoconto del damerino non poteva mancare di disgusto e commiserazione per quelli che lui considerava i rifiuti della società, colpevoli della bruttezza che costavano alla facciata ricca ed opulenta della città in cui sguazzava giornalmente.
"Ehi, Doug, tu sei stato sotto le armi, se non sbaglio?".
"Ci puoi scommettere Rosso! Il miglior assaltatore che abbiano mai avuto nel....".
"Si, si, dacci un taglio. Dai una ricucita al ragazzo allora, non vorrei che tirasse le cuioia per strada".
"Viene con noi Juan?".
"OVVIAMENTE viene con noi. Non possiamo permetterci pubblicità. Non adesso, per lo meno.....".
Senza alcuno sforzo Doug strappo via una gamba dei sudici pantaloni di Chico, controllo la ferita e poi la tamponò con la stoffa sudicia.
"Niente male come colpo, Rosso. Certo io avrei saputo far di meglio, ma sei riuscito ad evitare le articolazioni e le arterie maggiori. Comunque dubito che riuscirà a tenere il passo."
"Allora prenditelo in spalla".
"COME??!?!"
"Ho detto: caricatelo come un sacco di patate!"
"Pure il mulo mi tocca a fare. Vieni qua, ragazzo."
Quando Doug si chinò per afferarlo, Chico si era già ripreso sia dallo schock e dal dolore del colpo che dall' "interrogatorio" di Brandon. Con uno scatto fulmineo calciò via la grossa mano del'uomo e cerco di mettersi in piedi. Ma la ferita si faceva sentire, ed un capogiro gli impedì di correre via. Riusciva a mala pena a stare in piedi.
"Vieni quà moccioso!". La forza di Doug intrappolò Chico in una presa troppo salda per lui, mentre il grosso uomo se lo issava senza difficoltà sopra alla spalla sinistra "E se provi a muoverti ti spezzo l'altra gamba!". "Ed ora, Rosso?".
"Ed ora facciamo quello che dobbiamo..........".

M.V.D. C.d.R. out


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Si muovevano cauti all'interno dei meandri bui, rischiarati dai coni delle loro torce elettriche che andavano a disturbare ogni specie di topo conosciuta e non: una sorta di fottute grotte metalliche del caxxo!
Erano già 25 minuti che giravano in quello schifo...
<Dove caxxo stava quella fottutissima entrata di servizio?
Perchè caxxo non si era accorto prima che si trattava solo di un bambinetto e non di un pericolo?
E perchè per tutte le troie del mondo libero Brandon era riuscito ancora a non inzaccherarsi i pantaloni nonostante i barili di merda che li circondavano!?>

Raggiunsero un corridoio di intersezione: dovevano trovarsi all'incrocio di Backer street e Arkahn road. A giudicare dalla mappa erano vicinissimi al vecchio deposito di rottami usato da Don Vincenzo come "discarica per renitenti", un deposito di rottami sì... proprio in un deposito si era baciato per la prima volta con Maggie Gravens, quella ragazzina che...
FANCULO!
Juan scosse infastidito la testa, scacciando con rabbia il pensiero.
<Ma tu guarda che caxxo mi deve venire in testa adesso e dopo tutto questo tempo!>

Trovarono il vecchio corridoio di manutenzione: ora era davvero finito il tempo di cazzeggiare!
Lo percorsero in silenzio e raggiunsero agevolmente una porta blindata, troppo robusta e stonante con la decrepitezza dell'ambiente per non mostrare attività recente.
Mentre Erik armeggiava con specchietti e pinzette per assicurarsi che alla maniglia non fossero attaccati sufficienti chili di tritolo per spedire il loro culo immortale da papà lucifero, Brandon si avvicinò a Juan: si guardava attorno, leggermente a disagio.
< Non ti sembra tutto un po' troppo facile?>
< Va tutto bene ragazzo! E' la tua prima volta, è naturale: vedi solo di mantenere i nervi saldi e di non fare stronzate! >
Juan sogghigò sarcastico: il bambino iniziava a cagarsi nei suoi Armani finalmente!
La porta venne aperta.
Immetteva in una sorta di stanzone fetido e polveroso, il cui contenuto era impossibile da determinare, così coperto da teloni ed assicurato in casse robuste.
Depositarono il bambino in un angolo dopo un colpetto alla base del collo: questo gli avrebbe dato il tempo di andare, fare quel che dovevano, prendersi anche un caxxo di caffè magari e quindi tornare a prenderlo. Poi ci avrebbe pensato Erik: Christian Balgan gli doveva ancora un favorino per la faccenda di Justinee Fireman ed una seduta dallo strizzacervelli psichico non gliela toglieva nessuno al bambinello: meglio cosi! Avrebbe vissuto sicuramente peggio con tutti i ricordi al posto giusto!
Guadagnarono rapidamente le scale.
Brandon era nervoso ma assicurò che non c'erano rumori sospetti oltre la porta.
Un cenno di Juan e Doug sorrise mostrando i canini avidi
<E' tempo di inculcare a questi grandissimi figli di puttana un po' di piombo nel cxxlo e di far saggiare loro il lato oscuro della Camarilla!>
Il resto della compagnia assentì vigorosamente
Juan sospirò rassegnato < Questa è davvero l'ultima volta che mi faccio convincere a lavorare con dei cazzo di novellini! >
Quindi fecero irruzione

_________________
ImmagineWhat if I say I’m not like the others
What if I say I’m not just another one of your plays
You’re the pretender
What if I say I will never surrender


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MessaggioInviato: ven set 10, 2004 20:02 
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Alekséj guidava velocemente senza parlare, non c'era bisogno di dire molto, lei sapeva quello che lo tormentava, poteva percepire il suo desiderio di vendetta, in altri non lo avrebbe tollerato, ma anche Alekséj in fondo era solo una pedina, anzi un pezzo sulla scacchiera, in una partita infinita che durava da secoli.
Si stavano allontanando dalla città, meno rumori, meno traffico, si sentiva tranquilla, ma le ripugnava dover andare a questo "evento mondano", mischiarsi tra gli umani in una festa poteva essere eccitante solo quando te li servivano spaventati, appesi al soffitto a testa in giù, allora affondavi liberamente i tuoi canini su di loro e potevi guardare l'orrore nei loro occhi e i loro tentativi di urlare malgrado le corde vocali recise. Aveva accettato con fastidio l'invito, era necessario e lei faceva sempre quello che era necessario fare.
"Quando è iniziato tutto questo? Quando, l'oscurità è diventata parte di me stessa? Quando ho cominciato ad attraversare il buio sentiero della notte?"
L'auto frenò bruscamente davanti ad un cancello chiuso, distogliendola da quel pensiero, s'intravedeva un viale, suggestivamente illuminato da piccole fiaccole, che si snodava attraverso un parco.
"Siamo arrivati! La villa di Don Vincenzo, la sua facciata opulenta e rispettabile dove tutte le notti si giocano i destini degli abitanti di questa perversa città, dei vivi e dei non morti..."


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