I fantasmi del Giappone
Abbiamo potuto vedere e conoscere i fantasmi giapponesi, soprattutto negli ultimi anni, in diversi film horror, sia direttamente che mediati da versioni americane, nei manga, anime ecc. Ma le storie di fantasmi giappponesi erano già giunte in occidente, attraverso Lo scrittore Lafcadio Hearn che fu tra i primi a far conoscere al resto del mondo le originali kwaidan, ovvero storie del sovrannaturale.
Le storie di fantasmi in Giappone divennero maggiormente popolari con il periodo Edo (1603-1867), pubblicate in numerosi libri e diffuse in tutto il paese da narratori e cantastorie.
La gente, secondo un'antica usanza, si riuniva nelle notti estive per raccontare a turno storie di fantasmi. A conclusione di ogni storia, si spegneva un lume e si lasciava affievolire la luce per cedere il posto alle tenebre e lasciare che gli spiriti potessero apparire. Sul finire del XVIII secolo, l’artista e studioso Toriyama Sekien iniziò a classificare i vari tipi di fantasmi in una sorta di enciclopedia pittorica molto diffusa.
Recentemente l'
International Research Center for Japanese Studies di Kyoto ha realizzato un database inerente le storie giapponesi di fantasmi e mostri. Il team che ha relizzato il database è capitanato da "Kazuhiko Komatsu", professore di studi antropologici e folklore presso il centro di ricerche, sono stati impiegati tre anni per compilarlo usando, come materia di studio, riviste etnologiche e saggi del periodo Edo.
Tra le diverse parole per designare un fantasma nella lingua giapponese la più rappresentativa è certamente "obake"; in questa parola c'è la vera essenza di questi esseri, la trasformazione, la mutazione. Tralasciando il prefisso onorifico "o-" si ottiene "bake" che ha il significato di "qualcosa che si trasforma, che diventa altro, che prende una diversa forma". Tra gli elementi che più ricordano la trasformazione c’è il fuoco ed è proprio al fuoco che molti “o-bake” sono collegati.
Gli “o-bake” si dividono in yurei, youkai e oni.
Yurei
Gli yurei derivano dalla credenze Shintoista del reikon, l’anima che tutti gli esseri umani possiedono. Alla morte il riekon lascia il corpo per ricongiungersi agli antenati, sempre che la morte non sia stata violenta e i riti funebri eseguiti nella forma corretta, in mancanza di queste condizioni
il reikon si trasforma in yuurei, un obake tormentato che resta nel mondo dei vivi in cerca di vendetta o per completare ciò che non ha potuto in vita. Gli yurei non hanno libertà di vagare ovunque, ma sono obbligati a restare nelle vicinanze del posto dove hanno trovato la morte. Gli yurei sono caratterizzati da alcuni elementi derivanti dai riti funebri del periodo Edo, per esempio sono vestiti di bianco, di questo colore infatti venivano vestiti i defunti, con il katabira, kimono bianco oppure il kyokatabira, un katabira con iscrizioni dai sutra buddisti e il pezzo triangolare di stoffa o carta bianco legato con un nastro alla fronte (hitaikakushi).
Youkai
La parola youkai è composta da “you”, “che attrae”, “che seduce” e da “kai”, “apparizione”. Appartengono a questa categoria tutti i folletti, spiritelli maligni e mostri delle tradizioni popolari. Appaiono al crepuscolo e hanno caratteristiche grottesche e bizzarre.
I più conosciuti sono i Kappa, i Tengu e i Rokurokubi e Yuki-onna.
I
Kappa sono creature che vivono sulla terraferma e sull’acqua, hanno il muso a forma di becco, mani e piedi con pinne, una corazza sul dorso e un piattino con dell’acqua sulla testa. Fino a quando il piatto contiene dell’acqua allora i Kappa mantengono i loro poteri soprannaturali.
I
Tengu sono gli spiriti della montagna, dal viso rosso e dal lunghissimo naso, in origine un grosso becco, e portano sempre in mano un ventaglio di piume. Sono dotati di grandi poteri, sono creature capricciose, e le leggende li descrivono a volte benevoli e a volte malvagi, sono orgogliosi, vendicativi, facili all'ira, particolarmente intolleranti verso gli arroganti, i blasfemi, coloro che abusano del loro potere e della loro conoscenza per tornaconto personale, e coloro che arrecano danno alle foreste in cui essi abitano. Secondo alcune tradizioni gli arroganti si reincarnano in tengu. La figura dei tengu si è evoluta da forme animalesche a forme più umane.
I
Rokurokubi sono mostri dall’aspetto femminile dal collo lungo e flessibile. Di giorno sembrano dei normalissimi esseri umani, ma di notte si trasformano, allungando il collo per andare a spiare gli esseri umani in cerca di vittime. In alcuni racconti di origine buddhista, i rokurokubi sono esseri umani condannati dal loro karma per aver infranto importanti precetti della religione; questi rokurokubi "demoniaci" sono più sinistri, e spesso mangiano o succhiano il sangue delle loro vittime.
Le
yuki-onna, sono le donne delle nevi, appaiono come bellissime donne alte, dai capelli lunghi, dalla pelle inumanamente pallida e talvolta perfino trasparente; quando appare di notte tra le nevi si confonde con il paesaggio; indossa un kimono bianco, associata all'inverno e alle tempeste di neve, è secondo alcune leggende lo spirito di una persona morta al freddo nella neve. È allo stesso tempo bellissima e serena ma spietata talvolta si accontenta della morte della sua vittima; altre volte ha tratti vampireschi, e priva le vittime del loro sangue o della loro forza vitale; occasionalmente seduce gli uomini per sottrarre la loro energia o congelarli attraverso un rapporto sessuale o un bacio.
Oni
Gli oni sono la categoria dei demoni e degli orchi. Sono ritratti in vari modi ma in genere come creature giganti e mostruose, con artigli taglienti, capelli selvaggi e due lunghe corna che crescono dalla loro testa.
Sono perlopiù umanoidi, ma a volte hanno piedi, occhi o dita in più, la loro pelle può essere di vari colori ma preferibilmente rossa, blu, nero, rosa e verde. Spesso indossano una pelle di tigre e brandiscono una mazza ferrata detta kanabō.
Sono conosciuti per essere i guardiani dei cancelli degli inferni buddisti e per praticare sugli umani le torture caratteristiche di questi inferni.
Ma gli oni, come tutti gli obake, possono trasformarsi e diventare buoni.