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 Oggetto del messaggio: Incantesimi dal Necronomicon
MessaggioInviato: mer feb 20, 2008 23:43 
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Come grande amante dl Maestro di Providence, gradirei, se non fosse già stato fatto, postare questo breve articolo, non di suo mano, ma che introduce meravigliosamente all'universo oscuro e paranormale, che egli ha saputo suscitare...spero di aver azzeccato sezione, ma credo di ritrovare molti topic similari ;)

Incantesimi dal Necronomicon
In tutto il mondo, gruppi di occultisti cercano di ricostruire le conoscenze magiche ancestrali che sono alla base del più famoso "libro maledetto" di tutti i tempi. Da questo numero, cominciamo a presentare alcuni risultati dei loro sforzi. Il primo rituale che presentiamo riguarda la manifestazione del Guardiano che vigila sulle Soglie tra i mondi.

testi stabiliti da Necarius Daku
del Necronomicon Research Group

Da quando Lovecraft lo fece conoscere nei suoi racconti, il Necronomicon è divenuto il più famoso dei libri di magia, anche se ben pochi possono affermare di averlo letto (quelle che circolano in stampa sono tutte contraffazioni, senza alcuna eccezione), e il suo testo effettivo è, in realtà, nebuloso quanto le sue origini e la sua stessa esistenza.
Secondo ciò che affermano gli occultisti contemporanei, il Necronomicon consisterebbe, in realtà, in una raccolta di incantesimi aventi la funzione di porre in contatto con entità ultraterrene e di aprire (o chiudere) le misteriose Soglie che permettono la trasmigrazione fra il mondo di tutti i giorni e il misterioso Altrove in cui dimorano tali creature.
Questo è uno degli obiettivi della Magia Rituale, e sono molti i libri che insegnano tale genere di pratiche. Carattere distintivo del grimorio lovecraftiano sarebbe tuttavia quello di essere l’unico, fra i testi noti, ad avere origini autenticamente pre-umane. I suoi incantesimi, cioè, risalirebbero alle sconosciute creature aliene che a più riprese giunsero sul nostro pianeta prima che l’uomo si manifestasse (e che furono anzi, secondo molte dottrine, gli artefici dell’origine dell’umanità).
Lovecraft, non si sa in base a quali fonti, riferì che il testo del Necronomicon si deve a un filosofo arabo, di nome Abdul Alhazred, che per vie sconosciute riuscì a entrare in contatto con tali entità, a carpirne taluni segreti e a rendersi conto, con comprensibile orrore, che esse non hanno troncato tutti i legami col nostro mondo, ma sono pronte ad abbandonare le sconosciute pieghe del cosmo in cui dimorano per fare nuovamente irruzione nella nostra realtà. Anzi, è imminente il giorno in cui, col volgersi dei tempi, si apriranno nuovamente i cieli e ci sarà una ulteriore irruzione delle forze delle tenebre nel mondo della luce.
A tale evento (anticipato da infinite profezie, sotto vesti diverse) si preparano molti culti abominevoli, residuo delle pratiche d’adorazione tributate dall’umanità primigenia nei confronti di questi Signori dell’Abisso. Gran parte delle tradizioni di magia infera, non escluse le frange sataniche, sarebbero in realtà null’altro che il ricordo fortemente modificato di queste remotissime pratiche cultuali.
Sono molti i cenacoli di eruditi che cercano di ricostruire in qualche modo la perduta collazione di rituali messa insieme, nell’ottavo secolo di questa era, dal famoso "arabo pazzo", Abdul Alhazred. Il Necronomicon Research Group è uno dei nuclei che perseguono con maggiore impegno tale obiettivo. In queste pagine, riproduciamo alcuni dei rituali ricostruiti dagli studiosi che fanno parte di tale ristretta organizzazione. (js)
Necronomicon
Origine di un nome
Il grimorio attribuito al temerario e folle arabo Alhazred descrive le immonde entità abitatrici della Terra primigenia e dettaglia i rituali grazie i quali è possibile entrare in contatto con esse, riaprendo loro la via del nostro pianeta e richiamandole dagli abominevoli intermudia che abitualmente infestano. E’ forse l’invenzione letteraria più fortunata di Lovecraft. "Il nome "Abdul Alhazred"", scrive in una lettera a Harry O. Fischer del febbraio 1937, "mi venne affibbiato da un adulto (non ricordo chi) quando avevo cinque anni e sognavo di essere un arabo dopo aver letto Le Mille e una Notte. Molti anni dopo pensai che sarebbe stato divertente usarlo come il nome dell’autore di un libro proibito. Il titolo Necronomicon ("nekros", cadavere, "nomos", legge, "eikon", immagine = "immagine [o rappresentazione] delle leggi dei morti") mi è balenato in mente nel corso di un sogno ma l’etimologia è perfettamente plausibile… Fu soltanto più tardi che mi preoccupai di trovare un titolo arabo plausibile (Al Azif, un termine che ho reperito in una delle dotte note poste da Henley a commento del Vathek di Beckford; lo uso in modo corretto, anche se è di seconda mano) da assegnare alle versione originale del testo del vecchio Abdul, tradotto dai bizantini come "Nekronomikon"".
Sui due termini Necronomicon e Al Azif si sono intrecciate discussioni a non finire. Il critico S.T. Joshi ha fatto notare che il greco di Lovecraft in realtà non è corretto. Il termine dovrebbe spezzarsi così: "nekros", cadavere; "nemein", considerare, classificare; "-ikon", suffisso aggettivale corrispondente al latino -icum. La traduzione corretta del titolo sarebbe dunque: "Una classificazione dei morti". Altri dotti esegeti spezzano invece il termine in "nekros", "nom-" e "-ikon", ricavando in tal modo "Guida alle regioni dei morti". Un’ulteriore suggestiva interpretazione dà "nekros", "-nomia": da cui "Dottrina della gestione dei morti".
Quanto ad Al Azif, Lovecraft spiega che è un termine arabo che indica certi rumori notturni dovuti agli insetti, che si supponeva essere "l’ululato dei dèmoni": informazione - aggiunge desunta da una nota apposta al Vathek. Nel Vathek (celebre romanzo fantastico orientaleggiante scritto da William Beckford nel 1786) si leggono queste righe: "I buoni musulmani immaginarono di aver udito l’improvviso ronzìo di quegli insetti notturni che sono presagio di sciagura..."; alle quali l’erudito Samuel Henley (che eseguì la prima versione inglese del romanzo di Beckford, originariamente scritto in francese) fa seguire questa nota: "Si deve osservare che, nel quinto versetto del Salmo 95, l’espressione "il terrore della notte" viene resa, nella versione [della Bibbia] in old English, con l’espressione "the bugge by night" [l’insetto della notte]. Nelle prime colonie americane, ogni volatore notturno dal comportamento pencoloso veniva genericamente chiamato "bug"; da qui il termine "bugbear", col significato di qualcosa che porta terrore ovunque vada. Beelzebul, o "Signore delle Mosche", era uno degli appellativi onentali conferiti al diavolo; e il rumore notturno chiamato dagli arabi Azif si credeva fosse l’ululato dei dèmoni..." Da quali fonti Henley abbia tratto queste informazioni non è noto: a quanto sembra, infatti, non esiste in realtà in arabo un’espressione del genere. Il critico argentino Eduardo Pablo Giordanino, bibliotecario del Centro professionale di scienze economiche di Buenos Aires, fa un’ipotesi interessante: "Una fonte probabile è Richard Francis Burton. Leggendo una delle sue appendici alle Supplemental Nights (1887) che fanno parte della sua traduzione delle Mille e una notte, ho incontrato un riferimento a testi arabi di carattere occulto ed esoterico il cui autore. "Ali Aziz, effendi di Creta"".
All’origine di tutto c’è, forse, uno dei più elusivi grimori della magia orientale: un testo noto come Kitab al-Azif o Kitab al-Uhud (Il libro del potere), attribuito alla figura semi-mitica del mago Abd el-Kadir o, in alternativa, dettato a Salomone dal dèmone Asmodeo. Di esso esiste una copia unica, una versione inglese settecentesca, che Henley avrebbe potuto conoscere. Il documento è intitolato The Book of Power, e reca nell’intestazione queste parole: "Segreti cabalistici del Maestro Aptolcater, Mago di Adrianopoli, trasmessi dalla più remota antichità. Tradotto in inglese da una versione greca a cura di J.D.A., sotto il patrocinio del Maestro A.N.K.B. e cominciato il giorno 16 giugno nell’anno di N.S. 1724". Si tratta in sostanza di un rituale per l’evocazione di spiriti di varia natura, simile nell’impostazione alla più celebre Magia Sacra di Abra-Melin. Se ne può trovare una traduzione parziale in italiano in Jorg Sabellicus, Magia Pratica, vol. 2 (Edizioni Mediterranee, Roma 1971). E’ possibile che sia questa la fonte delle curiose notizie fornite da Henley.
(Tratto dal Glossario in appendice a H.P. Lovecraft, Il vento delle stelle. Storie in versi e no, edizioni Agpha Press, pagg. 340, L. 34.000. Il volume può essere richiesto scrivendo alla redazione di "Occulto").
Evocazione del Guardiano
Il "Guardiano" è una entità cui Lovecraft allude con reticente terrore in alcuni suoi testi narrativi e poesie. Corrisponde, in parte, al "guardiano della soglia" della tradizione occulta occidentale, ma con risvolti più tenebrosi e drammatici. Coloro che erano in grado di operare col Necronomicon lo evocavano per vigilare sul loro tempio magico e per farne uno "schiavo" per le loro operazioni. Ma era un pericoloso schiavo, perché sempre pronto a "divorare" (ovvero, a risucchiarne vampiricamente la personalità) il proprio presunto signore. Ecco le formule rituali che venivano impiegate per richiamarlo da suo spaventoso intermundium.
"Questo è il Libro dell’Evocazione del Guardiano, le cui formule io, Alhazred, ho ricevuto dallo scriba di Enki, il nostro Padrone, Signore di tutta la Magia.
"Gran cura va posta acciò che questo spirito indomabile non si ribelli contro il Mago, e per questo motivo va celebrato un sacrificio preliminare in una coppa nuova e pura, con iscritti gli appropriati sigilli, che sono i tre segni oscuri incisi nella caverna della Rocca in cui avvenne la mia iniziazione [presumibilmente, la sconosciuta città di Yrem nel Deserto Crèmisi - ndr]. E sono:
"Questi segni debbono essere incisi sulla coppa con uno stilo sottile, o su di essa tracciati in inchiostro nero. L’offerta sacrificale dev’essere di pane chiaro, resina di pino e dell’erba chiamata Olieribos [va bene una qualsiasi pianta aromatica sottoposta al regime di Saturno: acònito, asfodelo, coca, cipresso, finocchio, giusquìamo, mandragora, ginepro - ndr]. Le offerte vanno bruciate in una coppa nuova. E accanto va posta la spada che chiamerai Spada del Guardiano, col suo Sigillo inciso sulla lama [presumibilmente, il sigillo in questione è il Segno degli Antichi, che Lovecraft traccia così: ¥ - ndr]. E abbila sempre a portata di mano, perché il Guardiano abiterà il luogo nel momento in cui pronunzierai il suo Richiamo, e se ne andrà soltanto allorché celebrerai il rito del Congedo.
"Il Guardiano proviene da una Razza differente da quella dell’Uomo, e diversa anche da quella degli Dèi: e si dice che egli fosse con Kingu e le sue orde al tempo della Guerra tra i Mondi, ma entrò in disaccordo e si unì alle armate del Signore Marduk.
"Per conseguenza, è saggio evocarlo nei Nomi dei Tre Grandi Guardiani che esistevano prima del Conflitto da cui infine sorse il Guardiano e la sua Stirpe: ed essi Tre sono ANU, ENLIL e il Signore ENKI delle Acque Magiche. Ed è per questo motivo che Essi sono talvolta chiamati i Tre Guardiani, MASS SSARATI, e il Guardiano MASS SSARATU, o KIA MASS SSARATU.
"E il Guardiano si mostra talvolta nella forma di un grande e feroce Cane, che s’agguata dinnanzi alla Soglia o al Circolo, e terrorizza gli idimmu [corrispondenti agli "elementali" della tradizione magica d’Occidente - ndr] che in eterno dimorano attorno alle barriere, in attesa dei sacrifici. E il Guardiano innalza la Spada di Fiamma: della quale anche gli Antichi Dèi ebbero sgomento.
"E talvolta il Guardiano si mostra in aspetto di Uomo dalla Lunga Veste, raso di peli, con occhi che non deflettono mai dalla mira. E il Signore dei Guardiani dimora - così è detto - tra le Desolazioni dell’IGIGI: e Guarda soltanto, e giammai leva la Spada o combatte gli idimmu, se non quando viene evocata l’Intesa da nessuno meno che gli Antichi Dèi nel loro Consiglio, o dai Sette Gloriosi Aphkhallu.
"E talvolta il Guardiano si mostra come il Nemico, pronto a divorare il Sacerdote che commette errori nei suoi incantesimi, oppure trascura di celebrare il sacrificio, o agisce in isfida all’Intesa: azione per la quale gli stessi Antichi Dèi non potrebbero impedire alla Razza silenziosa di esigere il prezzo del sangue. E si dice che taluni di quella Razza siano in attesa degli Antichi, perché nuovamente giungano a dirigere il Cosmo, e assumano la guida di tutte le cose, e diano leggi a ciò che è senza legge. Questo è ciò che vien detto".
L’Invocazione preliminare
"Allorché sia giunto il tempo d’evocare per la prima volta il Guardiano, sia netto e puro il luogo della cerimonia; e traccerai attorno a te un doppio cerchio di bianca farina di grano. E non ci sarà all’interno alcun altare, ma soltanto la Coppa di nuova fattura, con incisi i tre Sigilli. E compirai allora il Rito del Fuoco, con i connessi sacrifizî, nella coppa ardente. E la Coppa assumerà il nome di AGA MASS SSARATU, e non verrà usata per altra funzione che non sia l’invocazione del Guardiano.
"E la Coppa sia posta fra l’uno e l’altro Circolo di farina bianca, in direzione di Nord-Est.
"E le tue vestimenta siano nere, e il tuo capo sia coperto da un cappuccio anch’esso nero.
"A portata della tua mano sia la Spada.
"Ciò si compia nell’Ora più Tenebrosa della Notte. E non vi sia luce, se non quella che viene dalla AGA MASS SSARATU.
"Pronunzia allora l’Invocazione dei Tre, come segue:
ISS MASS SSARATI SHA MUSHI LIPSHURU RUXISHA LIMNUTI!
IZIZANIMMA ILANI RABUTI SHIMA YA DABABI!
DINA DINA ALAKTI LIMDA!
ALSI KU NUSHI ILANI MUSHITI!
IÄ MASS SSARATI ISS MASS SSARATI BA IDS MASS SSARATU!
"Questa formula particolare dovrà essere pronunziata ogni volta che il Sacerdote si ritenga in pericolo, del corpo o dello spirito. Giungeranno allora in suo soccorso i Tre Guardiani, e il Supremo Guardiano.
"Ciò detto, si pronunzieranno le parole IDS MASS SSARATU. E si configgerà con forza la Spada nel terreno dinanzi alla AGA MASS SSARATU.
"Allora, si manifesterà il Guardiano per assumere le istruzioni dal Sacerdote".
Le invocazioni successive
"Queste verranno celebrate nel corso di qualsiasi Cerimonia in cui sia necessario convocare il Guardiano perché vìgili i confini di un Circolo o una Soglia. La Spada va confitta nel terreno come già visto, in direzione nord-est, ma la AGA MASS SSARATU non sarà necessaria, a meno che tu da più di una luna non abbia celebrato sacrifici al tuo Guardiano. Nel qual caso, dovrai sacrificare in suo onore.
"Solleva la coppa delle Invocazioni - la coppa di Inanna - e pronuncia la formula con voce chiara e ben distinguibile:
IÄ MASS SSARATU!
Ti cònvoco per il Fuoco di Girra,
i Velami della Sommersa Varloorni,
e per le Luci di SHAMMASH.
Ti cònvoco qui, di fronte a me, come ombra visibile
in forma visibile, per Vigilare e Proteggere
questo Sacro Circolo, questa Santa Soglia di [nome].
Colui il cui Nome è Indicibile, il Numero è Inconoscibile,
che nessun uomo ha mai scorto,
che nessun geometra ha misurato,
che nessun mago ha evocato
TI CHIAMI QUI ORA!
Lèvati: per ANU io ti cònvoco!
Lèvati: per ENLIL io ti cònvoco!
Lèvati: per ENKI io ti cònvoco!
Desisti dall’essere il Dormiente di EGURRA.
Desisti dal giacere in attesa sotto le Montagne di KUR.
Lèvati, dai pozzi dell’antico olocausto!
Lèvati, dal remoto Abisso di NARR MARRATU!
Vieni, per ANU!
Vieni, per ENLIN!
Vieni, per ENKI!
Nel nome del Patto, lèvati e vieni dinanzi a me!
IÄ MASS SSARATU! IÄ MASS SSARATU!
IÄ MASS SSARATU ZI KIA KANPA!
BARRGOLOMOLONETH KIA!
SHTAH!
"Il Guardiano, a questa invocazione si disporrà a vigilare la Soglia o il Circolo, e vi rimarrà fin quando il celebrante non gli darà licenza di andare poggiando la mano sinistra sull’elsa della Spada e pronunziando la formula BARRA MASS SSARATU! BARRA!
"Non dovrai mai abbandonare il tuo sacro recinto prima di aver dato licenza di andare al Guardiano, o quegli ti divorerà. Tali sono le leggi".
Invocazione dello Spirito del Fuoco
"Questa che segue è l’invocazione allo Spirito del Fuoco, con la quale va consacrata la Coppa del Sacrificio:
Spirito del Fuoco, Ricorda!
GIBIL, Spirito del Fuoco, Ricorda!
GIRRA, Spirito delle Fiamme, Ricorda!
O Dio del Fuoco, Possente Figlio di ANU, Spaventevole fra i Tuoi Fratelli, sollèvati!
O Dio della Fornace, Dio della Distruzione, Ricorda!
Sollèvati, o Dio del Fuoco, GIBIL, nella tua Maestà, e divora i miei nemici!
Sollèvati, o Dio del Fuoco, GIBIL, nella tua Forza, e ardi le potenze malvage che mi perseguitano!
GIBIL GASHRU UMANA YANDURU
TUSHTE YESH SHIR ILLANI U MA YALKI!
GISHBAR IÄ ZI IÄ
IÄ ZI DINGIR GIRRA KANPA!
Lèvati, Figlio del Disco Fiammeggiante di ANU!
Lèvati, Figlio dell’Aurea Arma di MARDUK!
Non sono io, ma ENKI, Signore della Magia, che ti cònvoco!
Non sono io, ma MARDUK, Uccisore del Serpe, che ti chiamo:
vieni, qui e ora!
Ardi il Male e i Malvagi!
Ardi lo Stregone e la Strega!
Divorali! Bruciali! Distruggili!
Consuma loro le forze!
Pòrtali via!
Lèvati, GISHBAR BA GIBBIL BA GIRRA ZI AGA KANPA!
Spirito del Dio del Fuoco, sei convocato!
HAHAMMANUNU!
"Questa invocazione va pronunziata prima di ardere il sacrificio al Guardiano, nella AGA MASS SSARATU".
L’evocazione di Cthulhu, il Dio Morto
Il Grande Cthulhu, orrida creatura semi-divina, secondo la tradizione pre-umana, pur "morto" giace in attesa sognando nella rocca della sommersa città di R’lyeh. Quanto i tempi saranno giunti, leverà il suo orrendo richiamo verso le stelle, per convocare la sua progenie e reclamare nuovamente il dominio di questo mondo nel nome delle entità delle tenebre. Questa è una delle formule rituali che venivano pronunziate per evocarne una raffigurazione virtuale:
Possa NAMMTAR aprire i miei occhi, perché io possa vedere…
Possa NAMMTAR aprire i miei orecchi, perché io possa udire…
Possa NAMMTAR aprire le mie nari, perché io possa avvertire la sua venuta…
Possa NAMMTAR aprire la mia bocca, perché la mia voce sia udita fino alle estremità della Terra…
Possa NAMMTAR rafforzare la mia mano destra, perché io sia forte, e tenga il Morto… sotto il mio potere, sotto il mio potere.
Io ti invoco, o Antenato degli Dèi!
Io ti cònvoco, o Creatura delle Tenebre, ad opera delle Tenebre!
Io ti cònvoco, o Creatura dell’Odio, ad opera dell’Odio!
Io ti cònvoco, o Creatura della Desolazione, per i Riti della Desolazione!
Io ti cònvoco, o Creatura del Dolore, per le Parole del Dolore!
Per i Quattro Pilastri agli Angoli della Terra che sorreggono il Cielo:
che siano incrollabile difesa contro coloro che vogliono il mio male!
Io ti èvoco dal luogo in cui giaci dormendo, nelle viscere dell’Abisso!
Io ti chiamo: che le tue orecchie odano la Parola che mai è pronunziata,
se non da Chi ti ha generato, gli Antichi di tutti i Tempi!
La parola che stringe e comanda è la mia Parola!
IÄ! IÄ! IÄ! NNGI BANNA BARRA IÄ!
IARRUGISHGARRAGNARAB!
Io ti invoco, o Antenato degli Dèi!
Io ti cònvoco, o Creatura delle Tenebre, ad opera delle Tenebre!
Io ti cònvoco, o Creatura dell’Odio, ad opera dell’Odio!
Io ti cònvoco, o Creatura della Desolazione, per i Riti della Desolazione!
Io ti cònvoco, o Creatura del Dolore, per le Parole del Dolore!
Io ti cònvoco, ti lancio il mio Richiamo, dalla tua dimora nelle Tenebre!
Io ti èvoco dal luogo in cui giaci dormendo, nelle viscere dell’Abisso!
Che il Morto si sollevi!
Che il Morto si sollevi e aspiri l’incenso!
"Questa formula va recitata una sola volta. Se il Dio non appare, non insistere: sarebbe a tuo detrimento. Chiudi il rito in silenzio, perché ciò vuol dire che i Tempi non sono favorevoli, o che Egli è impegnato in qualcosa da cui è bene non distoglierLo".
Contro le forze del male
"Se sei perseguitato dagli incantesimi degli adoratori degli Antichi, fàbbricati immagini a loro somiglianza, una maschile e una femminile, e bruciale nelle fiamme della AGA MASS SSARATU, pronunziando il seguente Incantesimo del Legame:
Io vi invoco, Dèi della Notte!
Insieme con voi io chiamo la Notte, la Donna Velata
io chiamo il Meriggio, la Tenebra e il Mattino:
perché mi hanno incantato
lo Stregone e la Strega mi hanno legato.
Il mio Dio e la mia Dea gemono su di me,
sono immerso nel dolore a causa del male che mi opprime.
Io mi levo ritto, non rimango a giacere
né durante la notte né durante il giorno.
Hanno riempito la mia bocca di corda!
Hanno chiuso la mia bocca con l’erba!
Hanno disseccato l’acqua per la mia sete.
La mia gioia è dolore, la mia felicità è pena.
Levàtevi, o Grandi Dèi! Udite il mio lamento!
Datemi giustizia! Considerate la mia condizione!
Ho le immagini dello Stregone e della Strega,
del mio incantatore e della mia incantatrice.
Che tre Guardiani della Notte dissolvano i loro malefici!
Che le loro bocche si dissecchino,
le loro lingue diventino vischiose.
Che le parole che hanno pronunziato a mio danno
si sciolgano come la cera!
Che l’incantesimo che hanno intessuto si dissolva come miele.
Il loro nodo è sciolto!
La loro opera è distrutta!
Le loro voci risuonano nel deserto e nella desolazione:
perché questo è ciò che hanno decretato gli Dèi della Notte.
Tutto è finito.
"Questo incantesimo ti proteggerà, prima della Cerimonia del Guardiano, dagli influssi malefici di coloro che potrebbero ostacolare la tua opera".

_________________
Il destino è nelle nostre mani, ora tocca a noi scegliere...
Il Male è in noi, noi siamo il Male
Quando la Morte verrà a prendermi, non vorrei essere qui


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