Il forum dei Drow, dei Vampiri e delle creature dell'oscurità
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 Oggetto del messaggio: Gost Towns
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Kolmanskop
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Fantasmi di sabbia. Il deserto della Namibia da una parte, l'Oceano Atlantico dall'altra. In mezzo una cittadina coloniale tedesca e una città fantasma reclamata dalle sabbie. Il teutonico villaggio portuale di Lüderitz è molto pittoresco, ma la ragione principale per visitarlo non sono certamente il caffè, il negozio di artigianato o la pasticceria. L'attrazione del luogo è la vicina Kolmanskop, una città fantasma sorta nel sud della Namibia nel 1908 sulla spinta della febbre dei diamanti e decaduta seguendo la sorte della preziosa pietra. Già nel 1950 il casinò, la scuola, l'ospedale e gli edifici residenziali erano stati abbandonati e le dune cominciarono a ricoprirne le spoglie. Un paio di abitazioni sono ancora in piedi e il teatro è in ottime condizioni, il resto sono fatiscenti rovine conquistate dal deserto. Un ambiente spettrale, soprattutto al mattino, con la sottile coltre di nebbia che si alza dal mare. O se ci si imbatte nel pieno di una delle tremende, famigerate sandstorm (le tempeste di sabbia), che quasi azzerano la visuale. Insomma, se un discepolo di Platone provasse a delineare un'Idea di Ghost Town, probabilmente uscirebbe una strettissima parente di Kolmanskop

Pripyat
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Sotto le scorie. Quasi 50mila abitanti, scuole, asili, edifici pubblici, il palazzo della cultura e poi piscine, cinema, palestre e una ruota panoramica. Poi un terribile incidente, l'evacuazione e il nulla che avvolge i televisori, i giocattoli dei bambini, i mobili, i vestiti: tutti oggetti abbandonati durante la fuga. La città di Pripyat si trova nella "zona di alienazione" nel nord dell'Ucraina, un luogo contaminato e abbandonato di corsa nel 1986 in seguito al disastro di Chernobyl. Qui vivevano molti dei lavorati della centrale nucleare e proprio per loro era stata edificata nel 1970. Ora è un museo a cielo aperto, in cui il tempo si è fermato. Purtroppo i pavimenti in legno e l'assenza di manutenzione hanno reso alcuni degli edifici pericolanti e i vandali hanno rovinato il resto. Ma molte zone sono ancora visitabili grazie a delle guide.

Varosha:
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Dai turisti alle tartarughe. Nel 1970 era la Rimini di Cipro, la zona turistica moderna della città di Famagosta: spiagge, hotel e locali pronti ad accogliere il crescente numero di turisti. Ma nel 1974 l'esercito turco conquista il territorio, lo recinta e nega l'accesso ai litorali al personale non militare. Quasi 40 anni di incuria hanno fatto il resto e Varosha si è trasformata da quartiere pieno di vita a ghost town in decadenza e i bagnasciuga un tempo affollati di villeggianti ora sono diventati la nursery delle tartarughe

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 15:36 
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Centralia
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Alle porte dell'inferno. Fino agli anni Sessanta mille statunitensi dormivano pacificamente sopra un enorme giacimento di antracite : carbone fossile purissimo di difficile accensione e ancora più difficile spegnimento. Gli abitanti di Centralia, in Pennsylvania, camminavano sopra una serie di pozzi e di gallerie abbandonati usati durante tutto l'Ottocento per l'estrazione del prezioso combustibile. Poi nel 1962 la vena di carbone prese fuoco, incendiata da rifiuti bruciati in un pozzo dismesso e... continua a fumare ancora adesso. Inutili risultarono i tentativi di estinguere l'incendio sotterraneo che sciolse l'asfalto creando voragini per le strade, uccise gli alberi e impregnò l'aria di fumo acre e ceneri. Negli anni i mille abitanti della cittadina sono stati evacuati e si sono trasferiti nelle comunità vicine (nel 2010 a Centralia vivevano solo 7 persone). Rimangono gli squarci fumanti nell'asfalto e un incendio ancora attivo.

Gunkanjima
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L'isola roccaforte. A 15 chilometri da Nagasaki circondata da alte mura erette contro le onde del Mar cinese orientale, si trova l'isola giapponese di Hashima, chiamata anche "Gunkan-jima" o Battleship Island. Ora è un isolotto fortificato disabitato, cinquant'anni fa era il luogo con la densità di popolazione più alta del mondo (nei 15 ettari dell'isola vivevano 5.259 persone). Cos'è successo? Le fortune del luogo e quindi le sue sfortune erano collegate al giacimenti di carbone sul fondo del mare. Fiorente e popolata dalla fine dell'Ottocento agli anni Sessanta, subì un lento declino quando il Giappone cominciò a sostituire il carbone con il petrolio e negli anni Settanta la miniera dell'isola venne definitivamente chiusa lasciandola disabitata e chiusa al pubblico fino al 2009.

Kadykchan
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L'Unione Sovietica dormiente. L'Urss esiste ancora, congelata nella cittadina abbandonata di Kadykchan in Russia. Costruita nell'estremo nord-est siberiano durante la Seconda guerra mondiale per i lavoratori delle miniere della zona, cadde in disgrazia nel 1996 in seguito alla morte di 6 minatori in un'esplosione e la conseguente chiusura delle gallerie. I 12mila abitanti in due settimane vennero evacuati e sistemati nelle città vicine trasformando una città dormitorio in una città fantasma.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 15:40 
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Giappone e i parchi perduti.
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Non sono proprio dei ghost town, sarebbe più corretto definirli dei ghost park o meglio haikyo ossia "rovine abbandonate", ma per la grandezza e la desolazione sono paragonabili a delle cittadine fantasma. In Giappone ce ne sono ben due: il parco a tema russo di Niigata e quello sportivo acquatico della penisola di Izu (100 chilometri a sud ovest di Tokyo). Il primo ha aperto i battenti nel 2002 e li ha chiusi sei mesi dopo per mancanza di visitatori lasciando al logorio del tempo un complesso gigantesco con tanto di chiesa stile Cattedrale di San Basilio sulla Piazza Rossa, un falso scheletro di mammut e negozi di souvenir con matrioske. Il parco a tema World Sport invece ha subito la concorrenza micidiale del vicino Disneyland e la posizione un po' fuori mano. Nel 1998 dopo 10 anni di attività il sipario è calato sull'albergo, il campo da mini golf, la palestra, la piscina, gli scivoli e il fiume corredato di rapide e ora la foresta si sta riappropriando del terreno perduto.

Una città fantasma all'americana.
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Gli Stati Uniti sono una miniera d'oro per i cercatori di ghost town. Ce ne sono un po' ovunque soprattutto nel lontano ovest dove molte cittadine sono state costruite seguendo i pionieri affetti dalla febbre dell'oro, e sono state abbandonate una volta esaurita una vena aurifera. La cittadina disabitata di Cerro Gordo nella California centrale vanta anche il più antico albergo della zona in perfetto stile a stelle e strisce: l'American Hotel. Costruito nel 1871 è ancora funzionante grazie a un gruppo di volontari. Non è possibile pernottare, ma è una esperienza coinvolgente pranzare nel vecchio Far West.

San Silvestro
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Rocca fantasma all'italiana. Ma l'esperienza della frontiera non è l'unica ad aver generato delle città fantasma. L'Italia è costellata di paesi abbandonati, spesso cittadelle medievali come il borgo di Rocca San Silvestro, nel comune di Campiglia Marittima in provincia di Livorno, un villaggio del decimo secolo, fondato dalla famiglia Della Gherardesca e abbandonato all'esaurimento delle miniere di rame e piombo che lo circondavano. La ghost town toscana è oggi visitabile all'interno del Parco minerario di San Silvestro.

Kowloon
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area urbana localizzata fuori da Hong Kong. Occupata dal Giappone nel corso della seconda guerra mondiale, divenne successivamente alla resa del Giappone un rifugio per senzatetto e rifugiati. Con un numero imprecisato di popolazione, la città è costruita come un grande labirinto di vicoli affogati nella spazzatura nei quai il sole difficilmente riesce ad insinuarsi. La città è piena di bordelli, casinò, e laboratori di droga. Il cibo è costituito principalmente dalla carne di cane e vi sono alcune fabbriche operative nascoste che producono indisturbate da qualsivoglia autorità. Tale situazione di totale anarchia è terminata nel 1993, ocn il passaggio della penisola alle autorità Cinesi.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 15:43 
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se avete esperienze (dirette o indirette) nonchè informazioni su altre città o simili luoghi abbandonati sparsi per il mondo (ma soprattutto in italia, esistono paesini medievali totalmente isolati o complessi industriali anni 70 abbandonati) e vi va di condividerlo con noi, fatecelo sapere, vi attendiamo a braccia aperte... :vampireglomp:

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 18:01 
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Umbriano, è un piccolo paese che si trova in Umbria, in provincia di Terni.

Il paese è arroccato su di una collina rocciosa, per arrivarci bisogna passare sentieri di campagna, fitta boscaglia e una sana dose di coraggio.

Questa fortificazione è sorta intorno al 890 DC per difendere la vicina Abbazia di San Pietro in Valle dagli attacchi dei Saraceni.
Il paese è oramai disabitato dal 1950 ed è ridotto alquanto malino, non c’è anima viva, case abbandonate, borghi vuoti, atmosfera spettrale, quasi da film horror.

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http://www.youtube.com/watch?v=5vGCFfYQMFk

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 18:03 
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eccellentissimo contributo, conoscevo questo paese che incarna spettacolarmente l'archetipo della ghoust town, grazie per il Vostro contributo Milady, apprezzatissimo :inchino:

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 18:05 
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:shock: che rapidità! :ahah: ero in cerca di qualche bella foto, ma mi avete preceduta mio sognore XD

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 18:10 
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pardon milady per avervi preceduto, il posto era troppo/terribilmente affascinante per resistere :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 18:22 
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Fabbriche di Careggine. Il paese sommerso
Situato nel comune di Vagli di Sotto, in provincia di Lucca, nella splendida Toscana, Fabbriche di Careggine è un borgo molto particolare, unico nella sua bellezza se non nella sua condizione di trovarsi sul fondo di un lago.
Fu fondato nel XIII secolo da una colonia di fabbri bresciani vicino al torrente Edron, che attraversava la vallata. Dopo una crescita difficoltosa nei primi secoli del suo sviluppo, divenne fornitore ufficiale di ferro dello Stato, nel 1755 fu dotato di un mulino e godette di esenzioni dai dazi e agevolazioni sul trasporto dei materiali.
In quel periodo venne realizzata la Via Vandelli, che collegava Modena a Massa e attraversava il torrente Edron proprio in prossimità di Fabbriche di Careggine. Questo fu il periodo di maggior sviluppo commerciale per il paese. Il declino di questa via coincise con la decadenza di Fabbriche, i cui residenti dovettero tornare a dedicarsi agli antichi mestieri di contadini e pastori per far fronte alla fame e alle carestie.
Nei primi del '900, grazie allo sfruttamento dei bacini marmiferi della zona, Fabbirche vide un nuovo boom economico e nel 1907 venne costruita una piccola centrale idroelettrica per far fronte alle necessità del paese. Ma nel 1941, sotto il regime fascista, la Selt-Valdarno, oggi Enel, decise di costruire un bacino idroelettrico sbarrando il corso del torrente Edron nel comune di Vagli di Sotto. Il risultato fu una diga alta 92 metri, costruita tra il 1947 e il 1953, che diede vita al Lago di Vagli, sommergendo per sempre le 31 abitazioni di Fabbriche di Careggine, con i suoi 136 abitanti costretti a spostarsi a Vagli di Sotto.
Fabbriche però non è rimasto invisibile. Di tanto in tanto, in concomitanza con i lavori di manutenzione della diga, il bacino viene svuotato, e il paese si rivela in tutto il suo fascino. Le case, benchè prive di tetti, sono piuttosto ben conservate. E si possono ancora vedere i collegamenti della corrente elettrica in ceramica applicati fuori dalle case. La chiesa romanica di San Teodoro è l'edificio più caratteristico del paese, col suo campanile perfettamente intatto che svetta sulle case. Immagine

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Immagine Il fango di Porong
Davanti a noi si estende un’immensa pozza scura. Un lago. Sotto di essa, invisibili, sette villaggi. Siamo a Porong, ad una trentina di chilometri da Surabaya, la seconda città più popolosa dell’Indonesia, sull’isola di Giava. Qui nel 2006 è successo un disastro ecologico di enormi dimensioni. La terra ha cominciato a vomitare fango bollente. Dapprima poco, ora qua ora là e i contadini hanno iniziato ad allarmarsi. In particolar modo perché da tempo una società locale, la Lapindo Corporation, aveva cominciato a trivellare alla ricerca di gas. I loro allarmi sono caduti nel vuoto. Finché in 29 aprile da una delle bocche è uscito un’enorme colata di fango che, nella sua lenta avanzata, ha travolto ogni cosa, facendo saltare le tubature di gas che si trovavano sottoterra e infarcendo la terra a tal punto da farvi sprofondare interi villaggi. Morti ve ne sono stati pochi. Una manciata investiti dallo scoppio di una tubatura. Ma l’inarrestabile mud flow, come lo chiamano qui, si è preso ogni metro quadrato di terra su cui è passato rendendolo impraticabile e invivibile. Oggi i lavori di bonifica fervono. Un lunghissimo argine di terra circoscrive il lago, in modo da impedirne ulteriori esondazioni. Una scavatrice galleggiante scava nel fango pochi metri da noi. Oltre non si può andare. Sopra l’enorme lago galleggia un sinistro e malato odore di gas. Il processo è in corso. Il solito processo di Davide contro Golia. I contadini cercano di dimostrare che il disastro è conseguenza delle trivellazioni. L’impresa porta avanti la tesi del disastro . Da allora sono passati tre anni. Il governo ha provveduto a dare una casa a 615 famiglie soltanto, delle oltre 30 mila coinvolte. Agli altri ha dato, fino ad ora, il 20% di quanto hanno perso. Moltissime le persone che vivono accampati in fragili capanne di bambù e foglie di palma. La naturalevicina parrocchia di S. Andrea, ha accolto numerosi cristiani sfollati. Dice Padre Lulu: “Abbiamo dato loro accoglienza, da mangiare, un tetto. Ma quello che vorremmo è poter dare loro anche speranza in un futuro.“ Per il momento il futuro è un buco nero: anzi un lago nero sul cui fondo, ad oltre 10 metri di profondità, giacciono sette villaggi sprofondati un giorno portandosi dietro la loro quotidianità. E intanto la scavatrice galleggiante accanto a noi, riporta alla luce, inesorabile, un carico di fango dietro l’altro... Immagine

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 19:54 
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Iscritto il: mer mar 24, 2004 14:59
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:clap: interessantissime aggiunte!!
E direi anche affascinanti luoghi in cui mi sorprenderei a vagare perdendo la cognizione del tempo

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: gio feb 03, 2011 22:02 
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Ma che bel topic!!! Interessante e enciclopedico.
Comlimenti a MM per avermi di nuovo sorpreso in maniera positiva e a caronte per integrare e intrigare

Grandi! :rockrulez:


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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: ven feb 04, 2011 10:45 
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Roscigno il paese che cammina.

Roscigno Vecchia è un antico borgo contadino situato nel Parco Nazionale del Cilento, in provincia di Salerno. Il villaggio prende il nome dal “rusignolo”, ovvero l’usignolo, uccello che vive in queste zone. Agli inizi del Novecento una frana investì questo territorio e gli abitanti si trasferirono altrove creando Roscigno Nuova.
Roscigno Vecchia è oggi un borgo abbandonato e abitato da una sola persona: Giuseppe.
Giuseppe si prende cura del suo villaggio che definisce un museo a cielo aperto e ai turisti occasionali racconta della bellezza e delle tradizioni di questi luoghi.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: sab apr 02, 2011 23:40 
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Per l'esattezza Giuseppe Spagnolo e fino al 2000 erano in 4... ora c'è solo lui. Certo di tanto in tanto i giovani di Roscigno si fanno un giretto nella Roscigno Vecchia. :D
Di tanto in tanto ci sono anche turisti.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gost Towns
MessaggioInviato: dom giu 19, 2011 19:28 
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Il censimento dei borghi deserti

Popolazione in continuo calo a partire dagli anni Sessanta. Solo in Lombardia 23 borghi disabitati

«Ce ne andammo a novembre del 1963, il giorno di San Martino. Nel nostro paese in mezzo ai boschi era diventato troppo difficile vivere. Non c'era lavoro, non c'era futuro. Mia madre, che era nata lì, si voltò indietro e pianse. Poi arrivammo a Voghera e non ci siamo più spostati». Così Agostino Toccalini, 68 anni, ferroviere in pensione, racconta gli ultimi giorni di Ceregate che, arrampicato sui crinali dell'Oltrepò Pavese, è uno dei 23 borghi fantasma delle montagne lombarde.


CASE VUOTE - Incrociando i dati raccolti da Coldiretti con quelli delle Comunità montane, si compone un rosario di paesini (frazioni di Comuni ancora esistenti) fatti solo di case vuote: Canto e Arnosto nella Bergamasca; Rovolè, Dangri e Baggio nel Comasco; Ceregate, Narigazzi, Pragaglia e Rovaiolo Vecchio nell'Oltrepò Pavese; Isola di Cevo e Bisenzio nel Bresciano; Consonno e Nesoglio nel Lecchese; Savogno, Sant'Antonio, Pratella, Codera, Frasneto, Crana, Teggiate, Roncaiola, Bratta e Piazzeda in Valtellina. Alcuni si rianimano in estate ma tornano muti appena passa il caldo, in altri resistono un paio di residenti, ma negli altri le case sono vuote da anni.


FANTASMI DI PIETRA - I «fantasmi di pietra» li ha chiamati Mauro Corona, scrittore della vita (e della morte) fra le montagne. «L'eventuale recupero dei borghi abbandonati è legato alla presenza di collegamenti e all'inserimento in un sistema territoriale più ampio che attiri la gente», spiega Daniela Percoco, direttore del settore Real Estate di Nomisma. «Un'operazione di natura solamente edilizia non ha senso». Anche se un certo interesse esiste, visto che qualche anno fa una società immobiliare aveva realizzato, per eventuali investitori, una ricerca sui piccoli paesi disabitati in Italia e ne aveva trovati 341.

POPOLAZIONE - «Ma non c'è una statistica su quanti siano veramente», spiega Laura Chiodini, responsabile Unità di analisi territoriali e studi urbani di Cittalia, fondazione dell'Anci che in Lombardia registra 36 Comuni sotto i 200 abitanti. Il dato di fondo per tutti è l'emorragia di popolazione fra il 1960 e il 1980. Curiglia con Moteviasco (Va) per esempio, è un piccolo centro di 192 abitanti che negli anni Sessanta ha perso il 35% dei residenti e nei Settanta un altro 20,5%; una terza botta è arrivata nell'ultimo decennio del secolo scorso con un crollo del 18,6% (dati Istat). Ad Arnosto, invece, che dal 1428 al 1797 è stato l'avamposto della Repubblica Veneta in Lombardia, il Comune di Fuipiano (Bg) ha piazzato il municipio e la biblioteca, ma solo un'anziana signora ci abita stabilmente, ultima sentinella di un mondo perduto.


Fabio Bonaccorso
18 giugno 2011

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