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 Oggetto del messaggio: Il Rig Veda
MessaggioInviato: ven ott 24, 2008 19:31 
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Iscritto il: ven ott 24, 2008 11:37
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I Veda sono i più antichi documenti riguardanti lo Spirito umano, e probabilmente anche i più antichi testi riguardanti quella che è stata definita la Scienza Sacra.

La parola Veda significa "Conoscere" e letteralmente sta a indicare "ciò che è stato visto, dai Saggi" (Rsi), vengono infatti definiti Sruti, o il ritmo dell'infinito udito dall'anima. Le parole drsti e sruti, che sono espressioni vediche, indicano come la conoscenza vedica non sia oggetto di dimostrazione logica, ma di penetrazione intuitiva. L'anima del poeta ode la verità rivelata in una condizione ispirata, quando la mente è innalzata al di sopra del ristretto piano della consapevolezza discorsiva.

Sono composti da quattro raccolte: RgVeda, YajurVeda, SamaVeda, AtharvaVeda.

La compilazione di questi testi viene fatta risalire quasi sicuramente intorno al xv sec a.C.

Ogni Veda a sua volta è suddiviso in tre sezioni; i Mantra, i Brahmana e gli Aranyaka, e le Upanisad.

I Mantra sono delle raccolte di Inni, chiamata anche Samhita, e sono l'opera di poeti.

I Brahmana raccolgono i precetti e i doveri di carattere religioso, e appartengono ai sacerdoti.

Le Upanisad rappresentano le meditazioni dei filosofi, e gli Aranyaka fungevano da anello di congiunzione tra i due.

Vennero codificati dalla civiltà indoariana in base ai quattro stadi coscienziali di vita, lo studente si avvicinava agli Inni, i rituali dei Brahmana dovevano essere osservati dal capofamiglia, che però una volta raggiunta la vecchiaia e quindi lo stadio di anacoreta si ritirava nella foresta e doveva sostituirli con gli Aranyaka iniziandosi alla contemplazione del culto sacrificale sui suoi aspetti simbolico e spirituali.

L'ultimo stadio è quello del Samnyasin, il rinunciatario che viene guidato dalla saggezza delle Upanisad



La Rgvedasamhita è sicuramente la prima raccolta e la più importante.

Nel suo stato attuale, la raccolta comprende 10.462 strofe di lode formanti con alcune ripetizioni,1017 inni (sukta: i ben detti), più 11 posteriormente aggiunti, per un totale di 153.836 parole.

Questa enorme massa di testi, si articola in dieci "cerchi" (i Mandala), detti per convenienza libri, contenenti materiale appannaggio di diverse famiglie (i kula) aventi per eponimo famosi veggenti, talora di discendenza divina, i cui nomi sono stati trasmessi in testa alla maggior parte degli inni, o come dato tradizionale, o per accrescerne l' autorità.

Il corpus dello Rgveda viene poi completato con gli inni che appartengono al periodo posteriore, i Brahmana Aranyaka che accompagnano la Samhita in un ricco repertorio di notizie sui riti e la loro eziologia, periodo questo in cui la convenzione e il formalismo prendono il posto dello slancio poetico e intuitivo tipico dei veggenti precedenti.

Comunque ogni Brahmana termina con un omonima Upanisad (testo esoterico da apprendersi sedendo (sad) rispettosi in basso (upa) presso (ni-) i piedi del maestro), frutto di una riflessione matura e consapevole sul significato del mondo e del posto che l'uomo vi occupa.

Sono vari e contrastanti le opinioni riguardo lo spirito degli inni vedici. Secondo alcuni la Rgveda e' una raccolta di semplici e spontanee preghiere, secondo altri i Veda sono la rappresentazione di una prima forma di monoteismo.

Altri ancora considerano le divinità vediche come delle allegorie, degli attributi della Divinità Suprema.

Interessante e' l'opinione del mistico filosofo indiano Aurobindo Gosh per il quale i Veda sono praticamente delle dottrine mistico filosofiche segrete accessibili solo agli iniziati.

Considera gli Dei degli inni come simboli di qualità psicologiche.

I Veda per Aurobindo sono una religione misterica similmente alle dottrine orfiche ed eleusine dell'antica Grecia.

La concezione però fino ad oggi più adottata e' quella che già allora si erano fatta i successivi compilatori dei Brahmana e delle Upanisad, cioè che i Veda sono quegli Inni poetici a volte sublimi, a volte misteriosi ed oscuri, che i veggenti vedici si deliziavano a decantare, contemplando gli splendori della natura.

Il culto della natura, del sole, del cielo, delle stelle, ecc...e' la prima forma della religione vedica, segnando il passaggio dall'adorazione delle forze esteriori della natura alla religione spirituale delle Upanisad.

Infatti nella prima fase di composizione gli inni erano frutto di pura poesia, di vero slancio creativo, non si ha nessuna traccia di quello che caratterizzerà l'epoca più tarda, il sacrificio. Qui l'unica offerta fatta agli Dei era la preghiera.

Solo successivamente gli Inni vennero raggruppati e poi raccolti sistematicamente delineando pian piano le idee riguardanti appunto il Sacrificio.

Nello Rgveda compaiono Agni, Indra, Varuna, Soma, Mitra, ecc....tutte divinità prodotte dalle intuizioni dei veggenti (Rsi) che proclamarono divine tutte le bellezze e le forze della natura.

Sorprendente e' la quantità di divinità presenti, cosa che dona un carattere politeistico agli Inni. Nonostante questo possiamo individuare altri strati di pensiero, caratteristici del monoteismo e infine del monismo.



Le divinità Vediche

L' ariano era intento a forgiare gli dei a propria immagine, e nello Rg veda è chiaramente visibile tutto il procedimento con la quale l'uomo li creò.

Nel Rgveda compare per la prima volta il termine "Deva".

Il solo, la luna, il cielo sono deva, perché "donano luce all'intero creato", Deva e' colui che da all'uomo".

Il padre. la madre sono Deva, il sapiente che dona i suoi insegnamenti e' Deva.

Deva significa luminoso, quindi Deva e' anche Dio in quanto Dio e' Luce.

Ed è Dayus il termine generale che denotava le caratteristiche comuni di tutti gli esseri risplendenti. Esso non è soltanto una divinità indoiranica, ma anche indoeuropea; esiste in Grecia come Zeus, in Italia come Juppiter (Padre celeste) e tra le tribù teutoniche come Tyr e Tyi.

Il numero degli dei crebbe e a molti altri venne dato il potere creativo e il riconoscimento di "Colui che creò il cielo e la terra".

Varuna, il dio del cielo, il dio più etico dei veda.

Il suo nome deriva dalla radice var che significa coprire, circondare, legare, e corrisponde al greco Urano e all'Ahura Mazda dell'Avesta.

Mitra è il suo fedele compagno. Varuna e Mitra, considerati insieme esprimono il giorno e la notte.

Ma Varuna è soprattutto il custode della legge cosmica il "Rta".

Egli veglia sul mondo, punisce i malfattori e perdona gli errori di coloro che implorano la sua misericordia; il sole è il suo occhio, il cielo è la sua veste e la tempesta il suo respiro. I fiumi scorrono per suo ordine; il sole brilla, le stelle e la luna seguono il suo corso per timore di lui.

Egli è onnisciente, è il dio supremo che segue la legge eterna del mondo morale che egli stesso ha stabilito.

Il Rta che letteralmente significa "il corso delle cose" indica l'ordine cosmico, la legge in generale, e la giustizia, corrisponde agli universali di Platone.

Egli è la Realtà permanente che rimane immutabile attraverso il tumulto del cambiamento.

Il Rta esiste prima della manifestazione di tutti i fenomeni.

Qui fa la comparsa, per la prima volta, la tendenza verso una concezione mistica di una realtà immutabile.

Altre divinità vediche sono i Marut, i venti; Surya il sole con il suo doppione Savitr. Anche in lui è presente un elevato aspetto morale, allorchè viene implorato dal peccatore ravveduto che invoca il suo perdono.

Il bellissimo inno a Gayatri è indirizzato a Surya sotto forma di Savitr: " Meditiamo sull'adorabile splendore di Savitr; che egli possa illuminare le nostre menti."

Surya sotto forma di Visnu "sostiene tutti i mondi".

Visnu è il dio dei tre grandi passi. Egli percorre la terra, il cielo e i più alti mondi visibili ai mortali. Occupa una posizione subordinata nel Rg veda anche se in seguito acquisterà una grande importanza.

Pusan, altra divinità solare, protettore dei pastori, dei viandanti e degli agricoltori.

I figli del cielo, i gemelli Asvin inseparabili signori della luminosità.

Sono stati idealizzati contemplando i fenomeni crepuscolari dell'alba e del tramonto.

Aditi, l'illimitato, il libero, padre dei vari aditya, tra cui spiccano gli dei Varuna e Mitra.

"Aditi è il cielo, Aditi è la regione intermedia, Aditi è padre madre e figlio, Aditi è tutti gli dei e le cinque tribù, Aditi è tutto ciò che è nato, Aditi è tutto ciò che nascerà"-

Segua Agni secondo per importanza soltanto ad Indra, a cui vengono dedicati almeno 200 inni; Agni che come il sole ardente accende ogni cosa che sia infiammabile. E' il fulmine che viene dalle nuvole ed ha come vessillo il fumo.

Fumo che diventerà sacro in quanto anello di congiunzione tra la terra e il cielo.

Agni assume così il ruolo di mediatore tra gli uomini e gli dei.

Divenne anche importante il culto di sostanze inebrianti ricavate da piante, che diventarono per la popolazione piante per eccellenza, e divenne un sacrificio sacro anche tutto il processo della loro preparazione.

E' Soma, il dio dell'ispirazione, simile all'Haoma dell'Avesta e al Dioniso greco, il dio dell'ebbrezza, del vino e dell'uva.

Gli inni dedicati a Soma venivano cantati mentre il succo veniva spremuto dalle piante: "Noi abbiamo bevuto il Soma, siamo diventati immortali, siamo entrati nella luce, abbiamo conosciuto gli dei". C'è poi Yama, il signore della morte, Parjanya, il dio ariano delle nuvole che forse divento in seguito in Indra.

Indra lo Zeus indiano; probabilmente il dio più popolare dei Veda.

Dirige il fulmine e sconfigge l'oscurità da la luce e la vita, vigore e freschezza.

Diventa col tempo lo spirito divino, il signore di tutto il mondo e di tutte le creature,colui che ode e sente tutto, il vittorioso dio delle battaglie degli ariani nelle lotte con il popolo indigeno.

I tempi cambiarono e gradatamente Indra prende il posto di Varuna nella posizione più elevata del pantheon vedico.

Varuna il maestoso, il sereno, il giusto, non risponde più ai tempi di azione di lotta e di conquista in cui vengono a trovarsi gli ariani.

Segue Rudra, il dio guerriero, che nel Rg veda non occupa un posto importante diventerà poi Siva il benefico, intorno al quale andrà sviluppandosi tutta una tradizione.

In una fase più tarda torniamo ad uno sviluppo monoteistico del pensiero ariano, ritorna il concetto di Unità già realizzato nell'idea del Rta.

L'ariano vedico sentì profondamente il mistero di una realtà ultima e l'inadeguatezza delle concezioni prevalenti, interessati come erano alla scoperta di un unico principio creativo dell'universo che fosse inerente e imperituro.

Pian piano l'idealizzazione graduale del concetto di Dio così come appare nel culto di Varuna tende a sostituire un antropomorfismo politeistico con un monoteismo spirituale.

Gli innumerevoli dei furono considerati manifestazioni dello spirito universale e governarono sotto la sovranità del Supremo.
Il Signore delle creature, il Supremo, diventa Visvakarman o Prajapati, a volte descritto come il Dio dorato, Hiranyagarba, l'unico signore di tutto ciò che esiste.

_________________
Il Mondo la mia casa...
Il mio Corpo lo strumento...


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