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 Oggetto del messaggio: Judo Ki e Kiai
MessaggioInviato: gio mar 03, 2005 01:25 
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Per aprire le danze iniziamo con una bella poesia del Maestro Bunji Koizumi 8° Dan!!!!!!!!!!

"Il Judo ha la natura dell'acqua. L'acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha forma propria, ma prende quella del recipiente che la contiene. È indomabile e penetra ovunque. È permanente ed eterna come lo spazio e il tempo. Invisibile allo stato di vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della Terra. Solidificata in un ghiacciaio, ha la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola, turbinante nelle cascate del Niagara, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente, o dissetante in una fresca sorgente scoperta in un giorno d'estate".

Poi perchè non continuare con la definizione di Judo:

Il Judo è un' invenzione del Prof. Jigoro Kano concepita con lo scopo di guidare l’uomo verso una sana convivenza civile ed equilibrata, basata sull’amicizia e la reciproca prosperità, ottenute mediante il miglior impiego delle proprie energie fisiche e mentali, per noi stessi e la società.

Tecnicamente può essere definito come un metodo d'educazione fisica e mentale basato su una disciplina di combattimento, d'attacco e difesa, a mani nude.
A chi lo pratica seriamente, trasmette un'esperienza reale di combattimento all'interno ed all'esterno di se stessi, che costituisce un importante bagaglio culturale e formativo in tutte le fasi della vita dell’uomo: da bambino, da ragazzo, da adulto ed in vecchiaia. Il principio stesso di questo tipo di combattimento è "l'adattabilità": cedere o resistere alla forza avversa, sfruttandola sempre a proprio vantaggio, squilibrandola, controllandola e vincendola con il minimo sforzo.
Quando si parla di combattimento nasce spontanea l'obiezione su come si possa giungere a un mondo d'armonia insegnando a combattere e a vincere? La giusta risposta a tale quesito la ritroviamo nelle parole dello stesso Prof. Kano che così diceva ai suoi allievi:

"solo dopo aver tanto combattuto, così da arrivare al di là della nozione di vittoria e di sconfitta, si aprono le porte di una visione d'amore nella vita. Il combattimento di Judo è come una vaccinazione contro la violenza: la si affronta a piccole dosi, la si vince dentro se stessi e infine si acquista la capacità (o la saggezza) di riflettere nelle diverse situazioni della vita".

Non a caso i praticanti di Judo rappresentano nella popolazione una massa non violenta.

Il Judo è stato definito dal Prof. Kano Ji-ta-kyo-ei e Sei-ryoku-zen'yo, cioè “amicizia e reciproca prosperità" ottenute attraverso "il miglior impiego dell'energia”. Significa che il Judo si propone di far scoprire e sviluppare al judoista le proprie attitudini, motivandolo naturalmente ad utilizzarle al meglio nel contesto del gruppo, della società, dell’umanità, della vita stessa e dell'universo, un principio che oggi più che mai, in una società che sta travisando i veri valori morali, acquista un’importanza vitale per il futuro della collettività ed il bene comune: il Judo è educazione.

Per sottolineare ulteriormente questo concetto (a nostro parere mai abbastanza) citiamo ancora le parole del Prof. Kano:

"Il Judo é un mezzo per usare l'energia fisica e mentale nel modo più efficiente. L'allenamento comporta il miglioramento di sé stessi, fisico e spirituale, attraverso la pratica delle tecniche d'attacco e di difesa e la comprensione dell'essenza della Via. Questo é il fine ultimo del Judo: perfezionare sé stessi ed essere utili al mondo intorno a noi".

Purtroppo, ai giorni nostri il, il Judo è stato trasformato in uno sport commerciale, tanto che in molti casi sarebbe più giusto chiamarlo "jusport".
Manipolato, condizionato e occidentalizzato da discutibili comitati pseudo olimpici e federazioni varie preoccupate principalmente di formare atleti da una disciplina nata per formare Uomini, preferendo all'ideologia di De Coubertin quella del profitto e della vittoria prima di tutto (per non dire a tutti i costi).
Certo la proposta pedagogica che il Judo rappresenta, appartiene alle grandi utopie, come il marxismo, l'esperanto di Zamenhoff, lo scoutismo di Baden Powell, il movimento olimpico di De Coubertin, ma la sua grandezza ci è data dalla grandezza stessa del suo fondatore, che seppe prevedere questo declino del Judo ammonendo:

"Il Judo non è soltanto uno sport. Io lo considero un principio di vita, un'arte e una scienza [...] Dovrebbe essere libero da qualsiasi influenza esteriore, politica, nazionalista, razziale, economica, od organizzata per altri interessi. Tutto ciò che lo riguarda non dovrebbe tendere che a un solo scopo: il bene dell'umanità".

Passando infine a quelli che sono:

Il Ki ed il Kiai
Ki
Un dizionario giapponese definisce Ki come mente, spirito o cuore. Vi sono elencate centinaia d’espressioni in cui è usata la parola Ki, per la maggior parte modi correnti per esprimere stati d’animo, tipi d’atteggiamento o carattere.
Nelle discipline e medicina orientali, la parola Ki sta ad indicare una forma sottile d’energia. Ki è la forza vitale, una fonte interna d’energia. Come Zen e Satori il termine Ki è diventato negli ultimi tempi d’uso comune nelle lingue occidentali. Tuttavia, mentre sono stati scritti molti libri sullo Zen per gli occidentali, pochissimi hanno trattato l’argomento del Ki. I concetti profondi sono difficili da definire ed in ogni caso anche una definizione accurata non può sostituire l’esperienza diretta nell’arrivare ad una migliore comprensione del Ki.
La parola Ki deriva dal concetto originario cinese di Chi o Qi, introdotto in occidente con l’agopuntura e il T’ai Chi Ch’uan. Ma l’antico modo di pensare cinese nei riguardi della vita è così lontano dal nostro che può essere di scarsa utilità in riferimento allo studio del Ki.
Alcuni ricercatori hanno tentato di soddisfare l’esigenza della mente moderna d’avere prove tangibili di ciò che è impercettibile. La fotografia a raggi infrarossi e foto scattate in un campo magnetico ad alta frequenza sembrano rivelare un’immagine dell’aura (umana). Tracciati di resistenza epidermica ad elettricità a basso voltaggio sembrano seguire i meridiani dell’agopuntura per indicare la direzione del flusso Ki. Ma nessuna di queste ricerche ha veramente attirato l’attenzione dell’ambiente scientifico. I primi filosofi occidentali tentarono senza successo di provare matematicamente l’esistenza di Dio, tuttavia la mente ha sempre eluso ogni tentativo di esplorare e definire la propria essenza.
È molto più facile dimostrare il Ki che cercare di misurarlo o contenerlo. Esso opera in accordo a principi definiti. La sua azione lascia tracce fisiche che possono venir facilmente riconosciute. Per maggior chiarezza, si può assumere come definizione operativa la seguente:

Il Ki è un’energia universale, capace di infinita espansione e contrazione, che può essere diretta, ma non contenuta dalla mente.

Il Ki non può essere percepito direttamente dai sensi o misurato con una macchina. Tuttavia esso non è soltanto un concetto. È una forza reale che è possibile percepire intuitivamente e dirigere mentalmente. Pur vivendone sempre a contatto e dipendendo dall’aria che respiriamo, raramente la notiamo o apprezziamo la sua importanza. Così come l’aria e l’acqua, il Ki è la fonte della nostra vitalità. È quella qualità misteriosa che distingue una persona sana da una malata, una viva da una morta. Il nostro Ki si indebolisce quando non arriviamo a comprenderne la natura originaria. Sebbene ogni frammento di prova scientifica indichi l’unità di mente e corpo, ci comportiamo come se fossero separati. La vecchia nozione filosofica dell’uomo come uno spirito all’interno di una macchina può essere fuori moda, ma non del tutto sbagliata. Il modo migliore di rafforzare il Ki è capire e praticare l’unità di corpo e mente.

Kiai
La parola giapponese Kiai viene tradotta a volte come grido o urlo. Il Kiai non implica un’emissione di voce, così come invece i film orientali di arti marziali hanno reso popolare. La parola Kiai significa letteralmente congiungimento o unione del Ki (con il Ki). In questo senso è possibile anche un Kiai silenzioso. Ogni emissione di voce con il Ki è Kiai, sia alta che bassa, sia parlando che gridando. Il segreto del Kiai è di estendere il Ki con forza prima di parlare e non interferire con la voce producendo tensione nella gola.
Alcuni genitori ed insegnanti rimproverano ripetutamente i bambini e poi si lamentano che le loro parole “entrano da un orecchio ed escono dall’altro”. Per la verità, nella maggior parte dei casi le loro parole non entrano affatto. Se non c’è Ki a dare alle parole un potere penetrante, queste non hanno impatto. Non è di alcun beneficio reagire al comportamento di un bambino con una mente superficiale e irritata. Incapaci di controllare se stessi, molti adulti non riescono a controllare i bambini o i giovani e a guadagnarsi il loro rispetto. Sia che sgridiate un bambino, sia che raccontiate una storia ad un amico o facciate un discorso in pubblico, coordinate mente e corpo prima di aprire la bocca. Allora le vostre parole avranno il massimo impatto.
Ci si può concentrare sul Kiai emettendo un suono mentre si visualizza un’immagine penetrante. Il suono “i - iai - i” è molto efficace per concentrarsi nel passaggio del Ki attraverso un oggetto. Il suono inizia dall’addome, si espande, poi si affina, si concentra di nuovo come una lunga lente assottigliata. Se lo effettuate senza rilassarvi completamente, vi causerà soltanto un gran mal di gola. Non esagerate nella pratica del Kiai, o sforzerete troppo la voce. L’intento non è nel volume. Lo scopo del Kiai è ottenere un effetto di purificazione e l’unità mente-corpo in un solo istante. Dovete sentire il movimento del Ki come una folata di vento che passa su di voi e va oltre. Lasciate che la voce vi sia trascinata dentro. Il silenzio che segue un buon Kiai è ben distinto. Non disturbatelo con parole insulse o movimenti.
È tradizione ricordare la leggendaria capacità detenuta dai samurai, che con il Kiai potevano bloccare una persona sul loro cammino.

La mia fonte è:Scuola JUDO "Tomita"


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