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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Ponte del Demonio ?
MessaggioInviato: mar mag 03, 2005 02:05 
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Iscritto il: dom ott 31, 2004 02:59
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In Italia vi sono numerose leggende che parlano di ponti costruiti in una sola notte in cambio dell'anima di chi l'avesse per primo attraversato...

Un esempio :

Castel San Pietro Emilia (BO)

Procedendo da Castel San Pietro Terme verso Bologna, sulla Strada Statale Via Emilia, passata la frazione Magione e prima di Gallo Bolognese si incontra, subito dopo l’incrocio con Via Conventino e Via Ercolana, l’antico ponte romano Floriano detto "del Diavolo". La leggenda narra che un ragazzo di nome Giuliano, con la passione per la caccia, durante una battuta fece l’incontro con un cervo che aveva una croce tra le corna. Questo cervo gli fece una profezia: gli disse infatti che avrebbe ucciso i suoi genitori. Giuliano, incredulo e sconfortato, fuggì di casa per andare in pellegrinaggio fino a S. Giacomo di Campostella, nel nord-ovest della Spagna. Qua ottenne la mano della figlia del re, che lo stimava molto anche per le sue doti venatorie. Dopo molti anni, i genitori di Giuliano, desiderosi di rivederlo, andarono in Spagna alla corte dove si trovava e con stupore vennero a sapere che il loro figlio era diventato re. Furono accolti con commozione dalla regina, che li fece accomodare nel letto matrimoniale perchè si riposassero. Giuliano, assente perchè era a caccia, quando tornò e li vide nel suo letto, preso da un impeto di rabbia o forse gelosia li uccise. Quando si accorse dello scempio orribile che aveva commesso, decise di mettersi a fare del bene, insieme a sua moglie. Abbandonarono la reggia e giunti sulla riva di un grande fiume, costruirono un ponte per i viandanti e un albergo per soccorrerli e darvi rifugio. Ne costruirono altri ma il Demonio prese a distruggere di notte quello che Giuliano faceva di giorno ed ebbe addirittura il coraggio di offrirsi lui per l’edificazione, purchè la prima anima che avesse attraversato il ponte fosse stata quella di Giuliano. Egli accettò, ma finita la costruzione fece passare sul ponte una cagna e il Diavolo beffato lo lasciò in pace. Una notte si presentò poi al suo ospizio un viandante infreddolito e stanco e siccome la legna era finita, Giuliano decise di farlo riposare nel suo letto nuziale. Questo viandante si rivelò nella sua vera identità: questi infatti era Cristo, che lo rassicurò che la sua anima e quella di sua moglie sarebbero state introdotte in cielo. Secondo la storia, Giuliano l’Ospitaliere fu un ricco egiziano che condusse la propria vita con la sposa e con i poveri e i malati a cui dava ricovero. Morta la moglie fu martirizzato sotto Massimino II nel 313. Esistono altri ponti che, secondo leggenda, sono attribuiti a S. Giuliano, tra cui uno nel lucchese, in Val di Serchio.

Il Ponte è andato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale ed è stato poi ricostruito.

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 Oggetto del messaggio: Un altro esempio
MessaggioInviato: mar mag 03, 2005 08:59 
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Iscritto il: lun mar 21, 2005 10:48
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Località: Foreste dell'Arkadia
PS: scusate ma non so come si inseriscono le immagini per cui se volete vederlo klikkate qui: http://www.piemondo.it/cultura/leggende ... iavolo.htm
L'antico Ponte del Roch sulla Stura unisce i fianchi del Monte Buriasco e del Mombasso ed è assunto a simbolo di Lanzo; anticamente vi passava la mulattiera che portava a Torino. Il ponte, il cui ardito profilo ad arco gotico si eleva di quindici metri sul livello del fiume, fu costruito su decisione della Credenza di Lanzo del gennaio 1377; per poterne sostenere le spese fu imposta una tassa sul vino che si protrasse per dieci anni. A metà dello stretto camminamento si erge un' arcata: qui in epoca medioevale si trovava una porta custodita da una sentinella, che veniva chiusa in tempi di guerra e di pestilenza.
Per maggiori informazioni: http://www.vallidilanzo.com


La leggenda


Numerose sono le leggende, la più famosa delle quali resta però quella secondo cui a costruire il ponte in una sola notte fu il diavolo in persona, in cambio del sacrificio di un'anima.
"Bisogna prima di tutto sapere che una volta, molti secoli fa, si era stabilita nei dintorni [di Lanzo] una colonia di diavoli, allo scopo di coltivare per l'inferno le anime dei valligiani. Un giorno il diavolo in capo della colonia se ne andava in giro alla ricerca, ma era assai sfiduciato perché da molti giorni i suoi sforzi riuscivano infruttuosi, soprattutto per l'opera assidua che andava svolgendo negli stessi luoghi, e con scopi naturalmente opposti, un santo uomo dei dintorni. Neanche a farlo apposta quel giorno però i due avversari si vennero ad incontrare sulle rive della Stura; pare che a quei tempi diavoli e santi si conoscessero personalmente e non disdegnassero talora di scambiare fra loro qualche parola. Infatti il sant'uomo – che forse non disperava nemmeno di arrivare a convertire il diavolo – incontrandolo presso il fiume, non esitò ad attaccar discorso. – Come va, messer Satanasso? Hai fatto buona raccolta di anime, oggi? – Eh, no! c'è una carestia birbona: non si trova più nessuno che voglia venire con me: tutto per causa vostra, caro signor Santo! – Non ci pensare, buon diavolo! io non ho merito alcuno se la gente delle valli si va finalmente facendo migliore. Ascolta piuttosto. Tu vedi questo fondo di torrente? Ebbene, non sarebbe possibile costruire un ponte che ne facilitasse ai mortali la traversata pericolosa? Sovente, al guado, qualcuno ci casca, la corrente lo travolge e non si salva più! – Già, e purtroppo, son tutti così buoni ormai, che vanno diritti in Paradiso, tutt'al più in Purgatorio, ed io non ci guadagno mai nemmeno uno straccio d'anima! – A maggior ragione dunque, tu che sei forte in edilizia, dovresti provvedere. – Certo – rispose il diavolo un poco perplesso e anche lusingato – io potrei in una sola notte far costruire dai miei dipendenti un magnifico ponte, ma... – Ho capito – interruppe il santo – tu non sei fatto per la beneficenza senza scopo; ma io, vedi, ho pensato anche a questo: se tu farai il ponte solido e veramente utile a questa povera gente, io ti prometto che il primo a transitarvi sopra sarà abbandonato in tuo dominio, corpo ed anima... – Allora, patto concluso! – esclamò il diavolo fregandosi le mani dalle unghie lunghissime – so che i santi come te non dicono mai bugie, ed hanno la ingenua abitudine di mantenere le promesse. Dunque una volta tanto anch'io manterrò la mia, e domani il ponte sarà fatto. D'altronde riuscirà così alto che si presterà idealmente ai suicidi. E almeno chi si ammazza, non muore in odore di santità, e viene direttamente con me all'inferno! – Questa ultima osservazione fu fatta sottovoce, e mentre il santo già si stava allontanando perché la compagnia del diavolo alla lunga non gli era poi troppo gradita. Nella notte si scatenò un furiosissimo temporale, per cui nessuno osò mettere il naso fuori dell'uscio di casa: in mezzo alla bufera davvero infernale però i farfarelli e i barbariccia lavoravano tranquillamente, facendo muovere massi che sembravano mezze montagne, cementandoli fra di loro con un mastice potentissimo che traevano dritto dritto dall'inferno, e completando poi l'opera con tutte quelle ornamentazioni rudimentali che a quell'epoca conoscevano benissimo anche i diavoli. Allo spuntare del sole, la folla dei lavoratori cornuti e chiodati sparì come per incanto, e il ponte apparve agile e bello col suo unico arco elegantissimo che stringeva, quasi a congiungerle, le due opposte falde dei monti. Il diavolo, intanto, si era nascosto presso la nuova costruzione e attendeva che si effettuasse la promessa del santo: sentiva anzi già rumore all'altro capo del ponte, e, nell'impazienza, si arrotava le unghie e si mordicchiava la punta della coda. D'un tratto gli parve proprio di udire un passo grave e pesante risuonare da presso: si acquattò pronto allo slancio e, quando sentì ormai vicinissimo il passo, balzò dal nascondiglio sul misero viandante, gridando: – Ecco la mia preda! – e si trovò fra le acute unghie un ingenuo vitello, preda ottima per un macellaio, non per Belzebù. Vedendosi così ben beffato, il povero diavolo costruttore si volse allora adirato al ponte per maledirlo e farlo magari sprofondare; ma ci vide sopra una schiera di fedeli inginocchiati e alto, dritto in mezzo a loro, il Santo che reggeva il Crocifisso. A quella vista Satanasso non seppe più che fare: balzò nel torrente e scomparve in una nuvola di vapori di zolfo; ma il ponte rimase allora e rimane ancor oggi, dopo secoli e secoli, a testimoniare la serena, ingenua fede dei valligiani, cui tanto piace la storia di quel diavolo bonaccione, costruttore di opere di pubblica utilità. Tuttavia quel ponte conserva ancora qualcosa di peccaminoso. Alla domenica e nelle altre feste più o meno comandate, per le Valli di Lanzo amano sperdersi le coppiette in cerca di solitudini sentimentali, quando la primavera fa tiepido il sole, o l'estate rende care e propizie le ombre dei boschi. Guai se una coppietta, ancora relativamente ingenua, durante il suo pellegrinaggio, giunge sul ponte del diavolo, incerta se passare all'altra sponda. Dalle antiche pietre di origine infernale sorge subito il cattivo suggerimento, le ultime resistenze... non resistono più, e continua fatale la marcia dolcissima vero il peccato. Tutta colpa del diavolo costruttore, che non vuole aver lavorato per niente."

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Tedras Tyln
Blue Dragon


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MessaggioInviato: mar mag 03, 2005 18:29 
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Iscritto il: mar mar 01, 2005 02:37
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Località: Icewind Dale
Potevamo esimerci noi Friulani dall'avere il nostro ponte del diavolo?

http://www.cividale.com/citta/ponte.asp


La fantasia popolare ha legato la costruzione dell'opera al soprannaturale, dando origine alla leggenda demonica, diffusa in innumerevoli varianti, secondo la quale il diavolo avrebbe facilitato la costruzione del ponte in cambio dell'anima del primo che vi fosse transitato sopra. Per realizzarlo nel breve spazio di una notte si scomodò anche la madre del Maligno, trasportando nel suo grembiule l'imponente scoglio centrale. I Cividalesi però beffarono il diavolo, facendo percorrere il nuovo passaggio da un animale, cane o gatto a seconda delle versioni.

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Spirito. Non possono spezzarlo e non possono privarcene.


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