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MessaggioInviato: mar nov 08, 2005 04:31 
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spero di non toppare postando qui.. Semiramide le dice niente, o somma conoscitrice di tutte le leggende?


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MessaggioInviato: mar nov 08, 2005 17:42 
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Tsoss Rendan ha scritto:
spero di non toppare postando qui.. Semiramide le dice niente[...] o somma conoscitrice di tutte le leggende?


SEMIRAMIDE

Fu la leggendaria regina degli Assiri, figlia della dea Derceto e del siriano Caistro, Semiramide sposò prima Onne, poi il re stesso Nino, da cui ebbe il figlio che, secondo la tradizione, divenuto adulto, la scacciò dal trono e la uccise.Durante il suo regno, Semiramide conquistò la Media, l'Egitto e l'Etiopia ed a lei si attribuisce la costruzione delle mura e dei giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico.

Ah! ti vediamo ancor! Resa ci sei!
A voi di tal favor sien grazie, o Dei!
Alfin lo sguardo, il cor pasciamo in te.
Conosci il nostro amor, la nostra fé.
In lei, clemente Dei, serbate ognor
d’Assiria lo splendor, il nostro amor.


Tsoss Rendan ha scritto:
[...] o somma conoscitrice di tutte le leggende?


Adulatore :D

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MessaggioInviato: mer nov 09, 2005 01:09 
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grazie per le informazioni! rapida e precisa!

Sortilegio ha scritto:
Adulatore :D

ma non dire così ti prego, già mi danno del marpione a buffo...





:d


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MessaggioInviato: mer nov 09, 2005 13:43 
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Tsoss Rendan ha scritto:
grazie per le informazioni! rapida e precisa!


De nada... è il mio "lavoro" :d:d:d

Tsoss Rendan ha scritto:
ma non dire così ti prego, già mi danno del marpione a buffo...

:d


Ehhhhhhhh... capita... :D :D :D

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MessaggioInviato: mar nov 15, 2005 02:23 
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fidati,sono certo che non marpioneggi...
perchè ?
semplice : se così non fosse saresti un pazzo suicida :roll:
come ?
geloso io ?
nooooooooooooooooooooo












OVVIAMENTE si scherza :D

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MessaggioInviato: mar nov 15, 2005 15:58 
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VanLucavik ha scritto:
fidati,sono certo che non marpioneggi...
perchè ?
semplice : se così non fosse saresti un pazzo suicida :roll:
come ?
geloso io ?
nooooooooooooooooooooo












OVVIAMENTE si scherza :D


Amoreeeeeee!! smettila di intimorire i nuovi giunti!!! :D :D :D :D

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MessaggioInviato: mar nov 15, 2005 16:09 
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Località: Ovunque Serva
io ?
intimorire i nuovi giunti ?
ma quando mai ?
:roll:

ok ora basta siamo già abbastanza OT ^^

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MessaggioInviato: mar nov 15, 2005 16:28 
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MessaggioInviato: mer nov 16, 2005 02:27 
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MessaggioInviato: mer nov 16, 2005 12:37 
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*che spammoni...*

Egr. SCDLEAR
la rapidità e l'esaurienza delle Sue risposte in merito alla mia precedente richiesta, mi hanno convinto a postare nuovamente per ampliare e rintuzzare le mie conoscenze sulle antiche leggende.
Ordunque, bando alle ciance e provvedo subito con due nuove richieste:
- Gli Argonauti
- Il Sasso delle Streghe (detto anche Balòt dèle Strie)

Ringraziando anticipatamente Le porgo
Distinti Saluti

*la lettera commerciale da meno adito a insinuazioni di tipo marpio-provolatorio*

ASD *si sistema la cintura di esplosivo*

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ma non è un conflitto di interessi, semplicemente Machiavelli ti fa una sega..


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MessaggioInviato: mer nov 16, 2005 14:44 
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Grazie dei complimenti... ^^

Alluuuooooooooooooraaaaaaaaaaaaaa...

ARGONAUTI
Gli Argonauti, nella mitologia greca, furono i 55 partecipanti alla spedizione** per la conquista del vello d'oro. Guidati da Giasone*, partirono sulla nave Argo.

*Giasone:
conosciuto anche nella mitologia etrusca con il nome di Easun, era figlio di Esone re di Iolco.
Giasone è il mitico eroe conquistatore del vello d'oro, tramandatoci da Apollonio Rodio, anche se la sua storia è molto più antica, tanto da essere citata anche nell'Odissea di Omero.

**Le Argonautiche:
Giasone raggruppa attorno a se un manipolo di uomini, gli Argonauti e parte con la nave " Argo" per la Colchide, alla ricerca del vello d'oro.
Il vello è la pelle di un montone alato, grazie al quale Frisso era riuscito a sfuggire alla morte. Il vello si trovava in un bosco consacrato ad Ares, appeso ad una quercia, ed era custodito da un drago mostruoso.

La nave parte verso l'isola di Lemno, sospinta da un vento favorevole.
Quando gli Argonauti arrivano all'isola, le donne si armano, temendo un'invasione di traci. Ma una volta sentito l'araldo di Giasone, si mostrano ospitali accogliendoli tutti nell'isola, tranne Eracle e pochi altri.
Il loro soggiorno è talmente felice da far dimenticare loro il motivo del loro viaggio ed Eracle li deve richiamare alla ragione; alla fine le donne di Lemno, acconsentono alla loro partenza.

Gli argonauti attraversano senza fatica l'Ellesponto e il Propontide (il Mar di Marmara), approdando nel paese dei dolioni, nell'isola di Cizico.
Il re li accoglie e li invita a gettare l'ancora nel porto di Cito.
Cizico si è appena sposato ed è preoccupato da una profezia che gli indica di non usare mai la violenza nei confronti di nobili navigatori che approdassero alla sua isola.
Li accoglie quindi con benevolenza, organizzando per loro un banchetto. Risponde a tutte le loro domande sul Propontide, ma confessa di non sapere niente sui paesi che si estendo ad est, al di là del mare.
Mentre si preparano per la partenza, dalle montagne scendono dei mostri con sei braccia, che attaccano la nave e che cercano di impedirne la partenza, accatastando grandi rocce all'imbocco del porto.
Gli Argonauti sconfiggono i mostri e ben presto possono ripartire. Venti contrari impediscono di proseguire e così gli Argonauti sono costretti a tornare all'isola, sbarcandovi di notte.
Re Cizico crede di essere stato attaccato da pirati e non riconoscendo gli ospiti del giorno prima, prende le armi e alla testa dei suoi soldati attacca gli invasori, rimanendo ucciso nel corso della battaglia, compiendo la profezia dell'oracolo.

Gli argonauti rimangono nell'isola per dodici giorni, facendo celebrare con solennità le esequie del re e attendendo venti favorevoli.
Mopso vede un martin pescatore svolazzare intorno alla nave, l'uccello rimane per pochi istanti sulla testa di Giasone e quindi si posa a prua. Mopso, che ne capisce il linguaggio, ascolta il cinguettio dell'uccello.
Mopso racconta a Giasone che occorre un sacrificio per la dea Rea, madre di Zeus e sovrana della terra, dei venti e dei mari.
Gli argonauti ritornano in Tracia, dove si trova il monte Didimo, con il santuario consacrato alla dea. Salendo verso il tempio, Argo scorge un tralcio di vite secco e lo utilizza per fare una statua della dea.
Il sacrificio viene effettuato e la statua deposta nel santuario: Rea dimostra la sua soddisfazione facendo sgorgare una fonte dal fianco della montagna, a cui verrà dato il nome di "fonte di Giasone".

Tornati a Cizico, i venti sono cambiati e possono riprendere il viaggio immediatamente.
Arrivati alla foce del Rindaco, il remo di Eracle si spezza, che scende a terra per cercare un albero con cui farne uno nuovo, mentre il suo scudiero Ila, va alla ricerca di una sorgente di acqua dolce.
Entrambi trovano quello che cercano: Eracle un pino e Ila una fonte nei boschi di Pegea.
La ninfa della fonte trova il giovane molto bello, quanto Ila si china per raccogliere l'acqua, la ninfa lo trascina nel suo regno.
Il giorno successivo si alza una brezza e Tifi, pilota della nave, sollecita i compagna ad imbarcarsi.

La nave è già in alto mare, quando il gruppo si accorge della mancanza a bordo di Eracle e Ila. Telamone accusa Giasone e Tifi di aver abbandonato volontariamente i due, per gelosia nei confronti di Eracle.
Glauco, portavoce di Poseidone, esce dai flutti e annuncia che Eracle sarebbe rimasto a terra alla ricerca di Ila e che quindi la nave poteva continuare sulla sua rotta.

L'Argo arriva nel paese dei berici in Bitinia.
Polluce entra in contesa con il re Amico e l'uccide, ne segue una battaglia tra gli argonauti e i berici che, sconfitti, fuggono.
Gli argonauti si impadroniscono del bottino ed ascoltano Orfeo cantare le lodi di Polluce.
Il giorno successivo si inoltrano nel Bosforo, attraversandolo senza problemi grazie all'abilità di Tifi.
Fanno scalo nel regno di Fineo, il re cieco che regna sulla riva occidentale del Bosforo.
Fineo ha il dono della profezia, ma ha avuto l'impudenza di rivelare i segreti degli dei e Zeus l'ha punito.
Ogni volta che si appresta a mangiare, due Arpie si precipitano sul cibo, glielo strappano di mano, insudiciandolo: il re sta così morendo di fame.
Fineo spiega agli argonauti che potrà essere liberato da questa maledizione dai figli del vento di settentrione e chiede aiuto a Zete e Calais. I figli di Borea cacciano le Arpie, permettendo al re di nutrirsi.
L'indovino svela loro i pericoli che li minacciano e li consiglia di portarsi dietro una colomba, per poter attraversare le Simplegadi, scogli tra i quali le navi vanno a sfracellarsi.
Seguendo il volo della colomba, la nave riesce a superare gli scogli, grazie anche all'abilità di Tifi e alla vigilanza di Atena.

L'Argo prosegue nel Mar Nero, lungo la rotta indicata da Fineo, arrivando all'isola di Tinia.
Qui incontrano il dio Apollo in viaggio nel paese degli iperborei. Gli argonauti gli costruiscono un tempio ed Orfeo canta un inno in suo onore.
Riprendono quindi il viaggio, arrivando al paese dei mariandini, dove li accoglie il re Lico. Il re ringrazia gli argonauti, che lo hanno liberato dalle continue irruzioni nel suo paese da parte di Amico.
La felicità di questi momenti è offuscata dalla morte improvvisa di due argonauti: Idmone, ucciso da un cinghiale, e Tifi, colpito da una malattia fulminante.
Anceo, sostituisce Tifi al timone, e l'Argo riparte alla volta di Sinope, dove si uniranno a loro tre nuovi compagni: i tre figli di Deimaco, che avevano preso parte alla spedizione di Eracle con le amazzoni ma che non furono in grado di tornare con lui.

Proseguendo il viaggio arrivano ad Aria, l'isola di Ares, dove gli avvoltoi, gli uccelli del dio con le piume di bronzo, assalgono gli argonauti.
Usciti da questa avventura, hanno appena il tempo di piantare le tende, che si scatena una violenta tempesta. Quattro naufraghi vengono gettati dalle onde sulla spiaggia e vengono subito soccorsi da Giasone e dai suoi amici: sono Argo, Frontide, Melante e Citissoro (figli di Frisso e Calciope).
Essi stavano tornando a Orcomeno, patria del loro padre, appena morto. I quattro, seppure esitanti, decidono di unirsi al gruppo e di affrontare Eete.

Due giorni dopo raggiungono la Colchide, chiudono le vele e al crepuscolo risalgono a remi il fiume Fasi: a destra si estende il bosco sacro di Ares, mentre a sinistra si trova la città di Eea e i monti del Caucaso.
Su consiglio di Argo, la nave viene ancorata fra le canne di una palude. Atena ed Era che hanno seguito tutte le fasi del viaggio, si concertano per trovare il modo di aiutare Giasone. Chiedono consiglio anche ad Afrodite, che invia Eros ad ispirare amore per Giasone in Medea, figlia del re Eete.
Giasone decide di presentarsi ad Eete, chiedendogli di consegnarli il vello d'oro, lo accompagnano Frisso, Telamone e Augia.

Gli argonauti vengono accolti dal re Eete, da sua moglie Idia e dai figli Apsirto e Calciope. Calciope corre incontro ai figli, piena di gioia nel vederli tornare.
A loro si unisce, in un secondo momento, la figlia minore del re, Medea. Appena vede Giasone, infiammata da Eros, se ne innamora.
Come portavoce è stato scelto Argo, figlio di Frisso, che spiega ad Eete la richiesta e le ragioni di Giasone.
Poiché la spedizione è stata ordinata da un oracolo, in cambio del vello d'oro, Giasone conquisterà per Eete, le terre dei sarmati, i suoi bellicosi vicini.
Il re si infuria, li insulta in quanto abusano della sua ospitalità: loro non voglio altro che il suo regno.
Giasone lo rassicura, dicendo che È sua volontà, come gli ha appena detto, di ingrandirglielo. Eete quindi decide di mettere alla prova Giasone.

Nella piana di Ares, ci sono due tori mostruosi, con zoccoli di bronzo e che sbuffano fuoco dalle narici: Giasone dovrà aggiogarli ed attaccarli ad un aratro. Fatto questo dovrà arare un campo e seminarvi dei denti di drago. Da questi semi nasceranno degli uomini armati, che dovrà uccidere prima che si faccia notte.
Giasone accetta e Medea si ritira, tremando di paura al pensiero della dura prova che il suo amato dovrà affrontare.
Giasone ritorna sulla nave ed informa i suoi compagni della prova, Argo (figlio di Frisso) lo informa che in suo aiuto potrebbe venire Medea, sacerdotessa di Ecate.
Argo ritorna al palazzo, Medea gli rivela che un sogno l'ha avvertita che il padre non ha intenzione di mantenere la parola; Argo va dalla madre, che temendo per la vita dei figli, va da Medea e la trova disposta ad aiutare Giasone.

Medea si dirige al santuario di Ecate, Giasone, accompagnato da Mopso, si fa condurre al tempio da Argo.
Nella pianura avanza da solo incontra a Medea, anch'essa sola, la giovane suggerisce a Giasone il sacrificio da offrire alla dea Ecate nella notte, gli consegna anche un balsamo da spalmarsi sul corpo prima di affrontare i tori che sbuffano fuoco, infine gli chiede di non dimenticarsi di le quando lascerà la Colchide.
Giasone le risponde che non la dimenticherà mai e che, se lei si unirà agli argonauti alla loro partenza, lui la sposerà. L'indomani Giasone supera la prova. Il re Eete è testimone del suo trionfo.
L'amarezza gli riempie il cuore e decide di far massacrare gli argonauti con il favore della notte.

Medea si rende conto dell'impossibilità di rimanere nella Colchide ed esce dal palazzo correndo al porto. Rivela agli Argonauti che il re Eete ha scoperto tutto e che se Giasone terrà fede alla promessa sarà lei ad andare a prendere il vello d'oro. Giasone rinnova il giuramento e Medea lo conduce al bosco sacro di Ares.
L'altare È posto ai piedi di una quercia sacra sulla quale pende il vello d'oro. Al loro avvicinarsi il drago si lanciò su di essi; Medea invoca il Dio del sonno e la luna vagabonda, così il drago, vinto dai suoi sortilegi, si addormenta.
Giasone si impossessa del vello d'oro mentre Medea spalma sulla testa del drago un unguento che ne prolungherà il sonno, quindi tutti e due fuggono verso l'Argo.

Gli argonauti issano le vele, armati e pronti a fronteggiare i prossimi pericoli. Era manda una brezza favorevole, che li fa ridiscendere verso il mare, con Giasone e Medea accanto al timoniere.
Al palazzo viene notata l'assenza di Medea, Eete raduna il suo esercito e sale sul suo carro, guidato dal figlio Apsirto, precipitandosi verso la riva per impedire che la nave prenda il largo.
La nave è ormai lontana ed il re ordina a tutte le imbarcazioni del suo regno, che si lancino all'inseguimento della nave sulla quale si trova la figlia infedele.
L'indovino Fideo consiglia agli Argonauti di seguire una rotta diversa per tornare in Grecia.
Argo propone di seguire il fiume Istro (odierno Danubio) e poi, attraverso i suoi affluenti, arrivare al Mar Ionio ed effettuare il periplo della Grecia per arrivare ad Iolco.

Giunti alla foce si accorgono che il fratello di Medea, Apsirto, li ha preceduti, impedendogli di entrare nel Ponto Eusino (il Mar Nero).
Gli Argonauti cercano di parlamentare, Apsirto riconosce il merito di Giasone ma Medea deve ritornare nella Colchide.Gli Argonauti propongono che Medea si ritiri nel santuario di Artemide affich‚ la sua sorte venga discussa con imparzialità.
Medea irritata minaccia di dare fuoco alla nave se Giasone si azzarderà ad accettare queste condizioni. Niente al mondo la farà ritornare sui suoi passi e per nessun motivo al mondo lo abbandonerà.
Medea dichiara anche che provvederà personalmente ad Apsirto, permettendo agli Argonauti di battere facilmente un esercito privo di capo: spaventato da questa violenza, Giasone acconsente.

Approfittando della tregua Medea da appuntamento al fratello, il giovane accetta ma ad aspettarlo c'è Giasone, che lo uccide.
Ripartiti, ne dilaniano il corpo, gettando le membra una dopo l'altra in mare costringendo Eete a rallentare per raccogliere i resti del figlio: grazie a questo rivoltante stratagemma Giasone e Medea riescono a sfuggirgli.

La morte di Apsirto chiede vendetta agli dei, l'Argo procede a forza di remi quando si sente la voce dell'oracolo di Zeus.
Dall'alto della polena dice che il sangue di Apsirto macchia le mani di Giasone e Medea: se non si purificheranno nessuno di loro, Argonauti compresi, riuscirà a rimettere piede in Grecia.
Castore e Polluce invocano gli dei dell'Olimpo che scatenano un uragano che spingerà l'Argo sull'Eridano (odierno Po).
La nave segue poi il corso del Rodano per riguadagnare il Mediterraneo, rifugiandosi nell'isola di Eea lungo la costa orientale dell'Italia.
Questo È il regno della maga Circe, sorella di Eete e zia di Medea. La maga purifica Giasone e Medea ma si rifiuta di dar loro ospitalità.

Col cuore tremante gli Argonauti risalgono a bordo e si preparano ad affrontare le sirene oltre ai terribili pericoli di Scilla e Cariddi.
Orfeo salva gli Argonauti dal canto delle sirene traendo dalla sua lira una musica ancora più sinuosa della loro.
Nello stretto di Messina si trovava il vortice di Cariddi davanti al quale era posto uno scoglio temibile, sorvegliato da un mostro. I marinai che si trovavano in quel luogo spesso evitavano il primo e, credendo di essere in salvo, si facevano divorare dal secondo. Ma in loro aiuto, Era, Teti e le Nereidi guidano la nave per farle attraversare lo stretto senza danni.

Gli Argonauti approdano all'isola di Corcira (Corfù), accolti calorosamente dal re Alcinoo. Non fanno in tempo a sbarcare, che anche un contingente di soldati della Colchide arriva all'isola, chiedendo ad Alcinoo di consegnare loro Medea, in caso di rifiuto distruggeranno Corcida.
Alcinoo temporeggia e Medea ricorda agli Argonauti i suoi servigi, quindi si reca dalla regina Arete, pregandola di intervenire in suo favore.
Alcinoo prende la decisione di rendere Medea ai colchidi in quanto non sposata a Giasone; Arete esce da palazzo e si reca al campo degli Argonauti, consigliando Giasone e Medea di sposarsi immediatamente.

I due si sposano, nonostante il loro desiderio di celebrare le nozze nel regno di Giasone.
Alcinoo rende noto ai colchici che Medea È sposa di Giasone e che quindi non può consegnarla a loro, anche se con frasi minacciose i colchici si arrendono alle ragioni del re, ma lo supplicano di lasciare che si stabiliscano nell'isola, sicuri che Eete li ucciderebbe se ritornassero in patria senza sua figlia.
Alcinoo accetta e gli Argonauti riprendono il mare.

Mentre stanno per doppiare il Peloponneso una tempesta li fa deviare dalla rotta. La tempesta dura nove giorni e li porta fino in Libia, sulla riva delle Sirti. La nave si incaglia nella sabbia ed il mare, ritirandosi, li lascia in mezzo ad un arido deserto, senza speranze e senza forze. In molti perdono la vita, tra gli altri Mopso.
Le ninfe della riva libica e le Espiree vengono in aiuto degli eroi, dando loro cibo e raccontando ad essi di come Eracle abbia rubato i pomi d'oro del loro giardino.
Addolorati per la perdita dei compagni, gli Argonauti tirano la loro barca fino al mare con l'alzaia, ma ignorano la loro posizione. Orfeo ricorda a Giasone che egli possiede uno dei tripodi dell'oracolo di Delfi consegnatoli da Apollo. Arrivati alla riva gli Argonauti vi depongono il tripode: subito appare Tritone che indica loro la rotta da seguire.
Giasone gli offre il tripode sacro ed in suo onore sacrifica anche un montone, in ringraziamento, Tritone rimorchia l'Argo fino in mare aperto.
Giasone si dirige verso Creta dove li attendono altri pericoli.

Creta È custodita da Talo un gigante di bronzo creato da Efesto. La sua vita è legata ad un'unica vena che dalla testa arriva al tallone.
Il gigante cerca di staccare delle rocce da scagliare sull'Argo, ma in quel momento Medea gli manda visioni malefiche, che gli fanno perdere l'equilibrio, scalfendosi la caviglia: la vena si rompe ed il sangue gli sgorga a fiotti. Talo si abbatte morto sulla riva.

Apollo concede loro una luce affinché non si perdano nella notte, conducendoli in mezzo alle isole del Mare Egeo. Giasone ed i suoi compagni ritornano infine a Iolco, con il vello d'oro.

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IL SASSO DELLE STREGHE
La tradizione popolare vuole attribbuire al "Sasso delle Streghe", Situato nella località del "Degnelù", la nomea di luogo di ritrovo per i conciliaboli demoniaci delle streghe ossimesi. Il masso, dalla lunghezza di due metri circa e di un metro di larghezza, risulta quasi interamente avvolto nel manto erboso che ne ha intaccato anche la superficie istoriata. Tuttavia si osservano delle incisioni umane ed in particolare un foro centrale, due croci e varie coppelle. Certamente questo reperto rimanda ai culti pagani della venerazione delle pietre, del fuoco, delle sorgenti ed è probabile che questi massi venissero venerati come simboli della sessualità umana ed in special modo della fertilità. Più tardi, nel secolo XVI, queste pietre vennero esplicitamente associate alle pratiche diaboliche di streghe e stregoni.

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Il signore è servito!!! :D

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Sortilegio ha scritto:
Il signore è servito!!! :D


wow.. quanta roba.. ma leggendo leggendo nuove domande si fanno strada.. avrò una lunga riserva per le giornate buie ^^

iniziamo a sfoltire la lista...

Titolo: "Come ha fatto Frisso a scampare alla morte usando il vello d'oro? Racconta la leggenda di Frisso."


per il sasso delle streghe.. ho letto qualcosa su un libro quest'estate ma parlavano di Bagnolino (o qualcosa di simile), in provincia di Brescia..

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Tsoss Rendan ha scritto:
Titolo: "Come ha fatto Frisso a scampare alla morte usando il vello d'oro? Racconta la leggenda di Frisso."


"FRISSO E IL VELLO D'ORO"
Frisso, figura della mitologia greca, era figlio di Atamante re di Beozia e di Nefele.
Fu vittima dell'odio della matrigna Ino, che provocò una carestia nel regno e convinse Atamante a sacrificarlo, insieme alla sorella Elle, per placare gli dei.
I due giovani erano già pronti sull'altare sacrificale, quando la madre Nefele invocò Ermes, che mandò un montone dal vello d'oro, che portò in aria in fanciulli fino alla Colchide. Mentre superavano lo stretto tra Europa e Asia, Elle cadde nel mare, che da quel momento prese il suo nome, Ellesponto. Frisso giunse salvo nella Colchide, presso il re Eete, che gli offrì in sposa la figlia Calciope.
Frisso, riconoscente, gli fece dono del vello d'oro.


Tsoss Rendan ha scritto:
per il sasso delle streghe.. ho letto qualcosa su un libro quest'estate ma parlavano di Bagnolino (o qualcosa di simile), in provincia di Brescia..


La località del Degnelù si trova vicino Ossimo superiore, provincia di Brescia ^^

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ora una domanda sorge a me spontanea :
Tsoss Rendan hai mai provato a mettere nel campo per la ricerca di questo sito :
http://www.google.it
le cose che chiedi qui ?
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VanLucavik ha scritto:
ora una domanda sorge a me spontanea :
Tsoss Rendan hai mai provato a mettere nel campo per la ricerca di questo sito :
http://www.google.it
le cose che chiedi qui ?
:roll:


E va beh! amore ma io se nò che ci sto a fare :D
è il mio "impiego" nel forum ^^

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:witch: Sortilegio :muze:

" Ella ha il furore della Dea Sekhmet e la dolcezza della Dea Bastet "
(Il mito dell'occhio del sole, iscrizione del tempio di Philae)


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