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 Oggetto del messaggio: Fiamme e Cenere
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ecco a voi una breve chicca dettata dal fumo ;) , il titolo che più vi piace dateglielo, io non ho idee al riguardo :) :

Il frenetico pigiare delle dita sta volta, mio caro lettore, ci porterà verso un giovane di nome Vlad, il cognome non c' importa, è la sua storia che lo rende persona degna di nota.
Questo ragazzo sulla ventina viveva tranquillo in un paese non troppo piccolo delle campagne di un mondo lontano e al contempo vicino a noi .Senza bisogni ne capricci cresceva nell'agi dell'alta borghesia, incurante di chi peggio di lui stava, come ogni nobile ragazzo lampante della sua età doveva fare.
Raggiunta la maggiore età in altri tempi e luoghi a noi poco familiare,così, in un freddo venerdì mattin d'autunno prese la decisione di intraprendere un viaggio d'avventura, con l'obbiettivo di arrivare fin dove la sua determinazione ( ed il suo portafogli) l'avrebbe portato.
Così armato di vestiti e portafoglio, s'avventurò verso l'ignoto. Di seguito vengono riportati i suoi pensieri diretti, arricchiti da qualche nota riflessiva del sottoscritto.

Il viaggio non è stato stancante, l'auto mi ha lasciato proprio nei pressi della stazione, ed ora mi trovo in treno, diretto verso l'orizzonte sconosciuto. Non so cosa m'aspetti, ma spero che il mio viaggio di maturità mi porti verso esaltanti, nuove ed intriganti esperienze!
Non so perché mi ritrovo a scrivere le mie idee, è come se scrivessi per autonomia della mano, e devo ammettere che il lento grattare della penna sul foglio, accompagnato dall'ondulante movimento del treno, ha un certo effetto d'assuefazione su di me.
Il treno è diretto verso nord, non so nemmeno quante fermate compierò, ma sono convinto che il destino mi lascerà un segno. [...]
Eccolo, il segno che cercavo, una splendida ragazza è scesa in questa fermata, in un remoto paesino delle foreste nordiche, ed ho deciso di seguirla. Strano che non l'abbia notata nel vagone, è come se fosse comparsa dal nulla. [...]

D'ora in avanti il giovane Vlad non ebbe più il tempo di lasciare lo scritto di se, così riprendo la narrazione di ciò che vidi con questi miei occhi dormienti, nel sonno di epoche passate e future.
Vlad seguì come un'ombra la ragazza dal portamento regale. Era vestita secondo la moda di qualche anno prima, ma la cosa non era poi così insolita per le ragazze di paese. Uno stretto bustino cingeva la vita della giovane, e un'ampia gonna dai bordi ricamati finemente copriva le gambe. Un cappellino piumato adornava il volto aggraziato e sbiancato. I lineamenti quasi esotici della ragazza trasmettevano una certa regalità e i capelli neri come l'anima d'un peccatore erano pazientemente legati in una treccia raccolta in una conchiglia bloccata da due stiletti d'argento, sapientemente intarsiati d'arabeschi.
Tornando al giovane però, di lui invece si notava l'origine borghese che lo rendeva privilegiato rispetto agli altri della sua età. Come scrisse un sommo narratore, in un altro tempo ed in un altro monto, forse migliore, “la borghesia è la classe meglio che ci sia” poiché priva degli oneri della nobiltà e delle sofferenze della povera gente. Se un fotografo l'avesse immortalato in quel momento, Vlad apparirebbe come un giovane di circa un metro e settanta, al disopra della media dell'epoca, dagli occhi neri come la pece e i capelli corvini a caschetto. Un gilèt nero a righe grigie sovrastava un completo grigio a righe bianche, il tutto adorno da bottoni tondi in ottone, ed un paio di comodi stivaletti in pelle da passeggio. I lineamenti che sembravan scolpiti donavano un'aria da bel tenebroso, aria rovinata dall'espressione quasi puerile dei suoi occhi.
In ogni modo, Vlad continuò a seguire a giovane donna, nella speranza di trovare un modo d'approccio che non sfociasse nella spudoratezza, ma la ragazza continuava a camminare con passo risoluto verso la periferia del paesello, sino a che, ormai fuori mura e lontano da ogni casa, lasciò la strada sterrata per proseguire fra l'erba rigogliosa che cresceva sul versante d'una collina.
Spostandosi da un'ombra all'altra, Vlad perseguitava nella sua risolutezza giovanile, la sua vana illusione di conoscere almeno il nome della giovane.
Ad un certo punto, questa s'inerpico sulla cima d'un colle.
Alla sommità di esso si trovava un albero solingo.
Contorto, dai rami secchi e privi di foglie, con una cavità nel tronco abbastanza grande da far stare un bambino comodamente a braccia allargate all'interno di essa, curvo e lugubre.
Tale nefando germoglio demoniaco ergeva patrono del colle, sorvegliano l'intera vallata che lo circondava.
Incespicandosi sull'ermo colle, Vlad compiva la sua cerca, or più che per cupido per fervore, sin che, arrivato sulla cima, alle pendici dell'albero, della ragazza bramata, non v'era più traccia.
Girato attorno al tronco, rimirato a destra e a manca, lo sbarbatello non trovava traccia della leggiadra creatura da lui inseguita.
Perplesso ed attonito Vlad decise che forse era giunto il momento di rilassarsi.
Armatosi di pipa e tabacco, si sedette su di una radice in prossimità dell'incavo oscuro, e poggiata la schiena sul tronco nodoso seppur comodo, iniziò a formare parecchie nuvolette di fumo bianco e denso, perso nei propri pensieri giovanili.
Ma ad un tratto, un artiglio d'ombra gli ghermì la spalla, colto dallo spavento la pipa intarsiata volò in aria, rovesciando il suo contenuto incandescente sull'erba grigiastra. Con una forza sovra umana, l'arto d'ombra tirò a se il malcapitato, trascinandolo nell'oblio...



continua...

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Ultima modifica di Lokunos il lun dic 17, 2007 13:21, modificato 2 volte in totale.

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Bello, voglio però vedere il seguito :D
Una cosa, non potresti metterlo normale e non in corsivo che fatico a leggerlo?

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MessaggioInviato: mar dic 04, 2007 15:26 
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2° PARTE


[...]

Vlad si risvegliò al gracidare di un corvo.
Con la testa appoggiata al tronco dell'albero su cui si era sdraiato prima dello strano “sogno” la pipa gli era caduta dalle labbra e la cenere era in parte cosparsa sul gilèt e sul terreno. Borbottando a proposito della sua strana sonnolenza improvvisa e dando la colpa al viaggio e al fumo di questo, si alzò per poi spolverarsi le vesti, raccogliendo la pipa.
Era ormai il crepuscolo, ed una lieve foschia s'inerpicava per la collina, partendo dalla foresta che circondava il colle. Alzando lo sguardo, nubi minacciose ammantavano il cielo, promettendo fulmini e saette.
Ma quello che colse l'attenzione del giovane non furono le nubi, ma un grosso corvo nero che se ne stava appollaiato sopra un ramo che lo sovrastava.
L'animale lo fissava con gl'occhi neri come pece, dando l'impressione di essere divertito nel vedere il giovane in quel luogo ormai tetro.
Leggermente intimorito dall'uccello, Vlad rimase a fissarlo per un po', fin quando questi non prese il volo, con un gracidio che ricordava una risata diabolica.
Un po' per il posto, un po' per l'ora e un po' per l'esperienza appena vissuta, Vlad decise di darsi coraggiosamente alla figa, dirigendosi a passo spedito in direzione del paese da cui era sceso.
Incamminatosi lungo la via sterrata, notò un cancello in ferro battuto dallo stile gotico, che durante il viaggio d'andata, preso com'era dalla ragazza, non aveva notato.
Osservò il nome sulla cassetta della posta, ma era sbiadito dal tempo e dalle intemperie, rendendo impossibile decifrarne il nome.
La via che si stagliava dietro il cancello portava ad una villa arroccata su d'un colle, circondata da una brughiera e accanto all'edificio, un piccolo cimitero di famiglia, come secondo la moda del secolo precedente, faceva intravedere qualche lapide elaborata ed una statua che da quella distanza sembrava raffigurare un angelo.
Nessuna luce proveniva dall'edificio, e questo gli lasciò presupporre che doveva essere in stato d'abbandono. Magari ci si sarebbe addentrato nella remota possibilità che ne paese nessuno l'avesse accolto.
Una volta giunto in paese rimase sgomento dall'assenza dei rumori che solitamente aleggiano nell'aria di un paese: Lo sbattere del fabbro, il segare del falegname, il vociare delle donne al fontanile e così via.
Niente di tutto ciò però era presente, un silenzio reso ancor più opprimente dalle nubi, dava una sensazione di soffocamento.
Il giovane, camminando a passo sempre più spedito, svicolava per le stradine del paese di campagna, senza trovare anima viva o morta. Decise dirigersi verso la stazione, per lasciare al più presto quel posto raccapricciante, ma al suo arrivo nell'edificio, lo trovò deserto, come il resto del paese, e in nessuna bacheca vi era scritto orario di sorta.
Solo ed intimorito, il ragazzo per poco non rimpianse la presenza del brutto corvaccio che lo aveva svegliato, Vlad si sedettesu una panchina che era rivolta verso la piazzetta di fronte alla stazione, quand' ecco che dal cielo prese a scendere lenta la neve. Vlad allora si alzò di per osservare meglio il biancore che scendeva dal cielo, pur essendo solo Autunno.
Sotto il porticato però notò una cosa sconcertante.
Ciò che sembrava neve era in realtà cenere.
Cenere bianca come neve, ma pur sempre cenere. Nelle vicinanza non aveva notato ciminiere, ne odore di incendio si sentiva nell'aria, eppure questa spettrale cenere funesta continuava a cadere.
Era ormai quasi notte, ma nessuno aveva acceso le lucerne a gas che costeggiavano le strade, ne luci provenivano dalle case, ma all'improvviso, da un vicolo secondario, La ragazza che l'aveva spinto a scendere dal treno apparì alla sua vista.
Ora aveva un ombrellino bianco da sole, ricoperto di cenere e le vesti sembravano quasi levitare sul terreno polveroso. Vlad inizio ad avvicinarsi alla donna, desideroso di capire cosa stava succedendo:
-Mi scusi signorina, sono un viaggiatore in cerca di riparo, sa per caso che fine abbiano fatto tutti quanti?
La ragazza per tutta risposta lo osservò fisso negl'occhi, con uno sguardo ammaliatore degno di una sirena, e poi voltatasi si diresse verso la periferia, dove era situato l'albero.
Vlad cercò inutilmente di chiederle di fermarsi, rincorrendola senza alcun riguardo verso il galateo, eppure questa continuava a stargli ad una certa distanza, senza apparentemente correre.
Sempre più stupito da tale situazione Vlad credette di essere ancora dormiente, e che presto si sarebbe svegliato ai piedi dell'albero, promettendosi sin da ora di non fumare mai più prima di dormire.
La ragazza imboccò allora la via che portava al lugubre albero, ma dopo una serie di curve fra la strada alberata, Vlad la perse di vista.
Proseguendo sulla strada si ritrovò di nuovo difronte al cancello imponente che gli si era parato dinnanzi poche ore prima, solo che ora era aperto.
La notte era calata, ed una luna malata spuntava di tanto in tanto alle spalle della villa...


continua...

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Ultima modifica di Lokunos il mar dic 04, 2007 18:04, modificato 1 volta in totale.

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Intanto voglio ringraziarti per aver tolto il corsivo, continuo a dire che mi piace il racconto e voglio vedere come continua e ti segno un paio di refusi che ho scorto =)

Cita:
[...]Vlad si sedette si sedette su una panchina che era rivolta verso la piazzetta difronte[...]


Si ripete il "si sedette" e "difronte" lo hai scritto attaccato =)

Cita:
Vlad cercò inutilmente di chiedergli di fermarsi[...]


Hai messo chiedergli e ci dovevi mettere chiederle =)

Lo dico solo per completezza di racconto, spero di non averti dato fastidio, a me da piacere quando mi beccano le sviste =)

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MessaggioInviato: mar dic 04, 2007 18:02 
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fatto benissimo, la scusante è che sto morendo di sonno da una settimana e non c'è caffè che tenga (sommato alla mia iGNIoranza in itaGLIano :sisi: ) . grazie dell'appunto ;)

Commenti riguardo al racconto in se per se, troppo lento? noioso?

faccio anche un piccolo appello a tutti, non scoraggiatevi nel postare le vostre cose, siamo qui per crescere mica per metterci in mostra.

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MessaggioInviato: mar dic 04, 2007 18:22 
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Non mi sembra noioso, mi piace come si sta muovendo e mi piace l'ambientazione che hai scelto =)

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MessaggioInviato: lun dic 17, 2007 13:14 
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3° parte

Salendo la ripida strada sterrata che portava verso la villa, Vlad sentiva il cuore battergli in gola.
Era solo, stanco, impaurito ed affamato, non sopportava quel luogo spettrale, eppure, per un insensato istinto primordiale, era spinto a trovare quella ragazza, fonte di ogni suo guaio.
La luce della luna rischiarava la strada priva di ogni altra illuminazione, permettendo al giovane di camminare a passo spedito.
Una volta arrivato in prossimità del casale però, la vide.
Era seduta su un sepolcro del cimitero familiare, e cantava sommessa un lugubre lamento funebre.
“in nome di Dio, non fuggire ancora, non ho intenzioni cattive, voglio solo capire cosa diavolo sta succedendo” disse il giovane con tono deciso.
Per tutta risposta, la ragazza alzò il capo guardandolo negli occhi. Il suo sguardo sembrava fatto di fiamme ardenti, complice il bagliore lunare, e la sua pelle era quasi bianca.
Poi alzato lentamente un braccio, quella indicò il paese.
Decine e decine di torce impugnate da altrettante persone, si muovevano verso loro, vociando e inneggiando canti che parevano pronunciati in un tono di sacralità corrotta dalla superstizione e dall'ignoranza.
Quando il giovane tornò a guardare verso il sepolcro ove era seduta la ragazza, questa era corsa via senza un rumore.
Colto dalla disperazione Vlad iniziò a correrle dietro con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre questa saliva verso il pendio dove era situato l'enorme albero spoglio.
Voltandosi di tanto in tanto a vedere il fiume di fiaccole che li seguiva, notò che un piccolo drappello del gruppo, era arrivato sino alla villa e gli stava dando fuoco.
Cercando di correre ancora più velocemente arrivò in cima al colle, senza più fiato in corpo.
La ragazza era rivolta verso l'enorme fenditura nel tronco, e quando si voltò verso Vlad aveva il volto rigato copiose lacrime.
Sfidando ogni razionalità, Vlad si avvicinò alla giovane donna affranta, con l'inspiegabile desiderio di abbracciarla e rincuorarla, ma non appena tentò di stringerla nel suo abbraccio, fendette il vuoto ed inciampò.
Mentre cadeva verso il buco nell'albero, sentiva che il vociare della marmaglia era tutto in torno all'albero ed inneggiava : ”al rogo strega!”
Poi fu di nuovo l'oblio.

[...]

Vlad si risvegliò ai piedi del grande albero dove si era fermato a riposare.
Il cielo era sereno, velato solo da qualche nuvola.
Una fresca brezza spirava da est, invogliandolo ad indugiare ancora un poco nel poltrire.
Alzatosi raccolse al pipa ormai spenta da terra, e si stiracchiò, pensando che infine quel brutto sogno era finito. Poi alzando gli occhi in alto lo vide.
Il grosso corvo che lo aveva “svegliato” nel sogno era sopra di lui e lo guardava con sguardo trovo.
In confronto Achille pie veloce sarebbe parso una tartaruga, infatti Vlad corse come il vento giu per la collina e poi verso il paese, diretto verso il primo treno in arrivo.
Ma non era stato il corvo a spaventarlo in quel modo, bensì altri due fattori sconcertanti.
Per prima cosa quello di essere ricoperto di cenere, molta più di quella che poteva essergli caduta addosso dalla pipa, secondo poi, l'aver notato un piedistallo in prossimità dell'albero con una targhetta in ottone, che riportava le seguenti parole:
“qui giace Beatrix Bordignor, impiccata ed arsa al rogo sotto questi rami, per accusa di stregoneria, colei che maledì il paese alle fiamme, pochi giorni prima che venisse distrutto da un incendio”






sinceramente non mi soddisfa come finale, ma sentivo di dover chiudere questa storia portata troppo oltre. UN grazie a tutti quelli che hanno perso un po' del loro tempo nel leggerla

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Nel complesso il racconto mi piace però effettivamente il finale l'hai fatto a tirar via. Se ti inoltravi maggiormente con le descrizioni umorali e fisiche di quello che accadeva quando cadeva nel buco secondo me era meglio... Doveva essere forse il momento in cui raggiungevi il picco del racconto e poi scendevi giù con il finale come hai scritto tu, omettendo achille pie veloce che non mi piace tanto, ma sono questioni di gusto quelle =)

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