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 Oggetto del messaggio: I Racconti del Prescelto [Parte I]
MessaggioInviato: mer feb 06, 2008 02:56 
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Un progetto che porto avanti da diverso tempo...e questa rappresenta l'inizio...controverso per certi aspetti, non convenzionale...

La storia del Paladino Macrat

...dietro un illusione, un cuore puro, dietro un cuore puro, sempre una via...

I peggiori individui, reietti da ogni luogo santo o profano di quelle terre si erano riuniti lì quella sera, per essere al cospetto di quello che veniva chiamato il Prescelto, colui che aveva combattuto le grandi guerre, e vincendole, aveva segnato la sua fine.
Ora, senza più l’antico potere, voleva riprendere il comando di quell’universo che aveva perduto, e sarebbe stato solo, se non fossero arrivati coloro che il Destino aveva tramutato in sorci orribili, esseri che non avevano onore, o che lo avevano perduto per inganni, perversione, o per il solo fatto di esistere. Il piano era semplice, nominato un luogotenente, avrebbero arruolato quanti più possibili aiuti per la causa, e poi avrebbero sferrato l’attacco al cuore stesso di quel regno che li opprimeva con falsa giustizia, i circolo dei sei Guardiani, esseri a cui lo stesso Prescelto aveva affidato il suo potere, ormai troppo grande per un solo corpo. Il loro non proprio fu un tradimento, piuttosto un correre ai ripari, per impedire che una volta dimenticato, il Prescelto e la sua storia divenissero leggenda, infervorando i cuori di ribelli nostalgici di quel glorioso passato. Ma il loro piano e le loro trame non erano andate in porto, giacché una nuova fiamma ardeva già tra i corrotti del sistema, e la rivolta aveva già avuto inizio. Ma un problema si poneva...chi sarebbe stato così possente,così valoroso, tra quella massa di residui, ricordi di uomini, da poter essere nominato luogotenente di colui che ora si faceva chiamare Deus ex Machina, l’artefice del suo destino, il Prescelto decaduto? La domanda si pose nella sua mente, e trovare la risposta non era poi così difficile: “Chi di voi, eroi del passato, che avete pianto lacrime di sangue, e sofferto per l’equilibrio, chi di voi più ha dovuto subire la ria sorte e il delirio di menti assai più imperscrutabili che quelle dei Guardiani?”, chiese con un sorriso beffardo, fiero di essere di fronte a tal genere di uomini, duri come la dura pietra, e taglienti, sia di mente che di corpo. Tutti si guardarono, poi come se il vento si fosse levato, si scostarono di scatto, lasciando che oltre la loro marea, si scorgesse un uomo seduto su di un masso, con un cappuccio in testa, che lo copriva fino agli occhi. “Lui di certo mio Signore, disse uno di quelli, lui è degno, perché tra di noi, più ha dovuto subire, e il suo animo ne ha giovato, benché perduto in gioia e vita...”. Rispose il Prescelto, domandando all’uomo: “Bene...narrami le tue vicende, giudicherò poi sul tuo destino...”. “Ma la risposta si fece attendere, fino a che, il guerriero che prima aveva parlato, esplicò i fatti: “Egli non parla ormai da molto tempo, ritenendo superfluo ripetere ciò che in passato fu ripetuto più di mille volte...”, ma le sue parole furono prontamente smentite, dal fragore vacuo della voce dell’uomo incappucciato: “Un’eccezione per colui che ci liberò, il più potente tra gli esseri, potrei anche farla...ditemi...voi conoscete la storia del Paladino Macrat?”. Annuendo, il prescelto disse: “Certo, più volte l’ho veduta nella Verità Assoluta, e più volte mi ha affascinato il valore di quell’uomo dal fervido animo!”. Una risata, come di scherno si impadronì della bocca dell’uomo: “Nella Verità Assoluta? Quel libro fu scritto dalle due potenze, le quelli nemmeno lì, narrarono il vero, anche dopo aver giurato di farlo...conosco ciò che vi fu scritto...il Prode Paladino Macrat, che difese il suo popolo, il suo Re, e i suoi ideali, e morì in gloria, durante un terribile scontro...sciocchezze...se mi presterete orecchio, sarò io a narrarvi la sua storia, senza omettere nulla, di ciò che solo il passato ormai cela.” Detto questo si alzò in piedi, e la sua veste scivolò, liberandosi dalle pieghe che la riempivano, quindi incominciò il suo racconto: “Macrat, superbo tra i Paladini del Supremo Re, valoroso, attenendosi alle regole dell’onore lottava per la sua fede e i suoi ideali, con coraggio e determinazione. Amato da tutti, compì si tali grandi gesta, che venne per queste ricompensato dal Re con doni oltre ogni immaginazione. Ma venne il tempo in cui diversi inganni vennero alla conoscenza del Re, inganni orditi dalla sua stessa corte, per depredare il tesoro, e per aver già depredato il bilancio del regno. Ovviamente, sia i consiglieri, sia il Gran Ciambellano, che i restanti membri della corte, non vollero prendersi la colpa, per paura di dure ripercussioni, compresa la fine della loro vita, così spacciarono tutte le colpe su di un essere che abitava le vicine radure, e che secondo i cortigiani, aveva depredato, ucciso e distrutto ogni bene, solo per il puro gusto di vendetta. Infatti quell’essere, ora mostruoso e lontano dall’appartenere a qualsivoglia famiglia o razza presenti in codesto universo, una volta non era molto diverso da voi o da me...era anche lui un uomo, ma la natura si sa, a volte può divenire crudele con i suoi figli non prediletti come invece lo sono gli uomini della Terra. Altri umani possono subire i suoi affronti, divenendo di quanto più simile a bestie, orribili demoni che non volgono l’animo a progenie della prima Madre”. “Un mutante quindi?” chiese nemmeno troppo stupito il Prescelto, in quanto nella sua breve esistenza aveva visto esseri che nessuna mente umana colma della sua ragione avrebbe potuto pensare. Annuendo con il capo, l’uomo incappucciato continuò il suo racconto: “Naturalmente venne scelto Macrat, il prode dal cuore puro, per questo genere di impresa, eliminare quel mostro, senza alcun ritegno per la sua vita innocente, e per quel che aveva sofferto. La famiglia stessa di quello che prima era uomo, venne una sera dal Paladino, portando in dono una lunga e affilata spada, appartenuta al loro perduto caro. Essi lo disconobbero il giorno stesso in cui la mutazione ebbe luogo, per paura dell’onta che ne avrebbero ricevuto dall’affezionarsi a lui. Macrat aborriva questo genere di comportamento, ma riteneva degna fine per il mostro, essere eliminato dalla sua stessa arma, che un tempo aveva fieramente impugnato. Partì quindi la mattina seguente, con l’animo misto di disperazione e dubbio. Tutti, compreso il Re e lui stesso, sapevano che il mostro era solo una scusa, un capro espiatorio preso a ragione da coloro che meritavano la vera punizione, ma aveva ricevuto un ordine dal Re, impossibile disobbedire al giuramento che aveva prestato. Arrivò nel tardo pomeriggio nei pressi di una delle radure, circondate da boschetti rigogliosi, e protette dalle fronde di voluminosi e antichi platani millenari, rinfrescate da un piccolo fiume, che le circondava a mò di isolette solitarie, ricolme di vita animale e vegetale. E lì lo vide, in piedi, in tutta la sua orribile sembianza, ricoperto di una fitta peluria color della ruggine, con corna maestose, che invidia avrebbero portato al più anziano tra i cervi di quelle terre. Le sue gambe erano possenti tanto che volendo, con minimo sforzo avrebbe potuto trainare un carro colmo di militi armati delle più gravose armature, e le sue forti braccia non erano da meno. Ma la cosa che colpì maggiormente il Paladino, non fu il suo bestial aspetto, bensì l’unica cosa che conservò dei suoi giorni felici, di quando tra gli uomini era salutato e rispettato. I suoi occhi infatti erano simili a nere perle perfette, e la luce che riflettevano, li facevan parir radiosi diamanti del più bel cristallo che la terra nelle sue viscere potrebbe mai produrre. In quegli occhi, si vedevano grande tristezza, gioia incompresa, e un ricordo ormai lontano, una fitta nebbia che impediva alle lacrime, appannaggio unico di uomini e razze da loro non dissimili, di scendere lungo profondi solchi ormai secchi da tempo, per ridonare in parte quell’aspetto perduto, quel lusso che la natura tolse avidamente dalla braccia di un suo figlio. Ma un ulteriore avvenimento stupì il Paladino, ovvero il sopraggiungere di una fanciulla, di cui beltà niuna parola potrebbe dimostrarla, e i cui occhi rilucevano come quelli della bestia non più così immonda agli occhi di Macrat. Pronto a scattare per difenderla, il Paladino estrasse la sua lama, ma non vi fu ragione di belligeranza, giacché il mostro con un grande abbraccio cinse la fanciulla, che forse da poco aveva raggiunto età da marito, e un bacio con delle labbra che ribrezzo a qualunque uomo di forte stomaco avrebbero fatto, donò un bacio di fattura si dolce che nemmeno una fata avrebbe potuto superarlo. Sentendo che la fanciulla nomò quel mostro con un appellativo talmente raro e privilegiato, come quello che un figlio da al genitore, il Paladino ebbe un tuffo al cuore, vedendo che la figlia di un ricordo abbracciava di nuovo il padre, benché sotto forma che sua non era, ma che il cuore non aveva ricoperto di corna o peli, ma puro oltre ogni inganno di natura aveva. E così non tutta la famiglia e i cari lo avevan abbandonato, solo una figlia, ma la più degna lo ricordava, e nel suo ricordo lo amava ancora, sotto dura scorza, e lo avrebbe amato come una figlia ama il padre, anche sotto una montagna di ferro, sotto un cumulo di terra, come molti lo avrebbero voluto vedere. Sorpreso da quelle visioni, il Paladino si alzò in piedi, e con passo lento ma assai deciso, si diresse verso i due, che con sorpresa e timore sul volto scattarono vicino all’argine del fiume. Vedendo un’arma nelle mani del Paladino, la sua antica arma, la bestia scattò, intuendo i fatti che avevano portato un tale valoroso come Macrat in quelle zone priva di vicende tranne una, che dolore avrebbe dato ad una fanciulla, ancor di più di quello che già pativa. Ma ben poco poteva fare il mostro contro la fulgida arte della guerra che permeava Macrat, giacché la sua fine arte in ogni luogo gli era invidiata. Colpito ad una gamba, il mutante si inginocchiò a terra, e quivi rimase, mentre il Paladino, portava la sua arma nel fodero sicuro, e gli tendeva una mano, osservando i suoi magnifici occhi, che qualsiasi donna avrebbero incantato nel tempo in cui un battito di ciglia li avrebbe smossi dal loro splendore. Allorché il mostro vide la mano tesa, capì che nessun odio permeava il cuore del nobile signore, e ricambiò il gesto, rizzandosi in piedi eretto, e abbozzando quello che una volta sarebbe stato un inchino”. Poi il narratore tacque per un momento che sembrò una vita intera a molti degli astanti, fino a che vedendo lo sguardo impaziente e fremente di verità del Prescelto, ritornò a narrare, questa volta più enigmatico di prima; “Il Paladino, per la prima volta non ebbe forza di compiere e portare a termine la sua missione, quindi per aver infranto il giuramento prestato, infranse contro la dura roccia la sua propria spada che il giorno della usa ordinazione gli venne donata dalle mani del Re. Poi fece un dono al mutante, gli donò qualcosa che lo avrebbe reso l’essere più felice della terra, anche se non fu esattamente così. Quindi ritornò con passo veloce, lo stesso sguardo fiero che lo accompagnava da sempre, verso la città dal quale era partito, nel palazzo in cui frementi lo attendevano ricchi e potenti per saper se finalmente l’orribile creatura aveva pagato per i misfatti mai compiuti. La delusione negli occhi del Re sarebbe stata già una pena assai degna per il cuore di Macrat, ma le taglienti e perfide parola dei cortigiani, indussero il Sovrano, il cui cuore ormai era lordo di peccato dopo molti anni passati entro il raggio di quella gente corrotta e immorale, a esiliare il Paladino, con disonore che in ogni luogo lo avrebbe ricoperto. E in segreto con i suoi consiglieri, ordì anche l’eliminazione di tale valoroso, in modo che mai potesse narrare la storia che dal vero accadde. Mentre il Paladino la notte si allontanava con mesto passo verso terre in cui forse con la sua forza avrebbe potuto guadagnare di che vivere giornalmente, gli vennero mandati incontro cinquantun sicari, in quanto ben si sapeva che il Paladino aveva forza di cinquanta uomini, quindi come ulteriore disonore, solo un unico uomo, infin lo avrebbe ucciso. Ma il cuore puro sempre venne ricompensato, e un raggio della luna, quasi provvidenziale segno di un Destino che lo sosteneva per ancora una volta, l’ultima forse, accecò con la sua luce uno dei sicari, che calando da un alto palazzo, finì in orribile modo senza vita al suolo. Così, benché la lotta fu terribile, il Paladino riuscì a scamparla, e si allontanò di passo lesto, perché non dovesse ancora aspettarsi trappole o inganni da quel regno che lo aveva amato e perduto poi.” E con queste parole finì il triste racconto dell’uomo incappucciato, quindi fu il Prescelto a parlare, con un leggero sorriso sulle labbra: “Davvero la vostra storia è la più triste e dura di certo, o nobile Macrat”, ma udendo quel nome, il corpo dell’uomo si irrigidì, e si allontanò dal fervido fuoco che riscaldava almeno un poco gli astanti in quella strana notte, quindi parlò ancora: “Perché credete che io sia quel Prode, quel Valoroso?” chiese al Prescelto. Ed egli a lui: “Vi ho domandato di narrarmi la storia più dura e triste, e voi mi avete narrato la vostra”, Quindi, l’uomo incappucciato, con un abile gesto, si levò il pesante cappuccio, e quindi parlò: “Ma non solo Macrat fu partecipe di quella vicenda...”, e i suoi occhi si rivelarono a tutti, ed erano come nere perle perfette, e nella si pur pallida luce della Luna, rilucevano come diamanti dei più splendenti. “Voi...voi siete...la bestia...” disse per la prima volta con timore di fronte a quell’uomo il Prescelto, ma fu fermato dal riprendere della voce dell’uomo: “Oh, vi prego, vi sembro forse una bestia? Non vi dissi forse che il Paladino donò qualcosa al mostro, qualcosa che lo avrebbe reso l’essere più felice dell’universo, ma che non fu così? Ebbene, il valoroso mi donò nuova forma, scambiando la mia corrotta materia con la sua perfetta. Dovete sapere che dopo aver annientato i sicari, iniziò la sua mutazione, e quell’essere che io fui stato, si ritrovò nel corpo ormai deforme del Paladino più valoroso del regno. Egli venne ritrovato in un campo, con la mia spada conficcata nel profondo del cuore, dal quale però non sgorgava sangue, bensì una luce che lo investì del tutto. Tutti quindi cedettero che io fossi morto, ucciso per redimersi dal Paladino pentito, tranne quei pochi che videro il sigillo sulla catena che il mostro portava al collo, un sigillo che solo Macrat poteva avere con se, che solo un Paladino del Regno portava. Ma il sigillo fu gettato via, al largo del vicino mare, perché nessuno sapesse la verità.” Il Prescelto fu colpito da queste strane parole, e continuò a domandare: “E voi, cosa avete fatto? Dove andaste? E vostra figlia?” ma la risposta già la conosceva, anche se l’uomo parlò lo stesso: “Non vi ho forse detto che il dono non mi rese l’essere più felice? Vi sembro forse felice? Come potevo ritornare, abbracciare ancora mia figlia, quando per far vivere me, certo, onesto uomo, accusato di ingiustizie che mai compì, ma non di gran levatura morale, un Paladino tanto nobile, valoroso e buono, offrì la sua stessa vita, per farmi ritornare ad essere quello che un tempo era stato amato come uomo? Come io potrei essere felice per questo? Come? Come?” e detto questo si accasciò a terra, tacque, e pianse quelle lacrime che tanto gli vennero negate, e nessuno parlò più.

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 Oggetto del messaggio: Re: I Racconti del Prescelto [Parte I]
MessaggioInviato: dom feb 10, 2008 16:51 
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Lord appena ho un po' di tempo lo leggo e commento!

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 Oggetto del messaggio: Re: I Racconti del Prescelto [Parte I]
MessaggioInviato: dom feb 10, 2008 21:31 
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Fate pure con calma Nobile...non v'è fretta...il tempo c'è per tutti...o quasi...

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 Oggetto del messaggio: Re: I Racconti del Prescelto [Parte I]
MessaggioInviato: lun feb 11, 2008 22:14 
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Mi è piaciuto davvero molto, stai scrivendo un'epica moderna. :)
Non vedo l'ora di leggere la seconda parte!

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 Oggetto del messaggio: Re: I Racconti del Prescelto [Parte I]
MessaggioInviato: mar feb 12, 2008 00:11 
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Iscritto il: mar gen 15, 2008 02:20
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Sarò felice di postarla nei prossimi giorni...o qui o in un'altra sezione...:)

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