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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: gio ott 23, 2008 10:52 
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Niente più racconto?? :( :crying: :crying: :crying:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: gio ott 23, 2008 15:31 
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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: gio ott 23, 2008 19:07 
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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: ven ott 24, 2008 14:23 
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[MOD] la latitanza di Illusoria non è il tema di discussione di questo topic, siamo tutti pregati di giocare a cluedo da un'altra parte 8-) [/MOD]

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mar lug 21, 2009 23:02 
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lie ha scritto:
Niente più racconto?? :( :crying: :crying: :crying:

Sono imperdonabile mia cara, ma forze maggiori mi hanno impedito di postare alcunché, comunque l'avrei scritto soltanto in risposta ad un simile post come il tuo, che mostra un sincero interessamente per il lavoro di un umile artista fallita. :)
Grazie di cuore Lie.
La versione seguente è stata riadattata in formato forum eliminando complessismi ed elucubrazioni che rallentavano la narrazione.
Lokunos ha scritto:
[MOD] la latitanza di Illusoria non è il tema di discussione di questo topic[/MOD]

Bravo Lok che fai rispettare l'ordine, comunque l'Egitto è un gran bel posto. :sisi:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mar lug 21, 2009 23:06 
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No aspetta...
Mi ritengo offeso offesissimo! :(

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mar lug 21, 2009 23:08 
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Capitoli conclusivi dell'angelo della morte:
Capitolo 2: I messaggeri
Le figure spettrali in fondo alla via si scambiavano di posto continuamente senza avanzare e Anand le fissava cercando di capirci qualcosa, mentre il corvo sul ramo adesso gracidava normalmente essendosi da un istante all’altro trasformatosi in un normalissimo volatile.
Il desiderio di comprendere quanto gli accadeva attorno dominava ogni fibra dei suoi pensieri, dovendo vincere quest’oscuro sentimento di terrore che l’affliggeva. Solo l’angelo forse era una sua alleata, ma malgrado non ci fossero più animali a torturarla continuava a restare assente, come se le fosse stata tolta in qualche modo la ragione d’esistere.
L’abilità nell’uso della spada non gli dava motivo di temere le sagome, ed iniziò ad avanzare verso di loro cominciando lentamente a scorgerne le fattezze: mentre era a metà strada per raggiungerle gli parvero tutti e cinque delle bozze di degli individui aventi aspetto identico come fossero delle matrioske, ma più s’avvicinava e meglio s’accorgeva di come nel viso di ognuno di loro mancasse qualcosa. Uno non aveva le orecchie ed al vedere sopraggiungere Anand si allontanò scomparendo rapidamente in una strada in pendenza. Successivamente un secondo al quale mancava il naso fece altrettanto e rimanevano soltanto in tre impassibili ad aspettarlo.
Alla sua sinistra vi era un uomo senza bocca e alla sua destra un altro con le orbite vuote, mentre al centro dominava la figura di un essere umano privo di lineamenti. Eppure quest’ultimo sembrava essere la mente che dominava i pensieri degli altri due, come se fossero involucri di cui si serviva per poter vedere e comunicare.
Così una volta fermatosi a pochi metri da loro, l’uomo con la bocca fece sentire la sua voce gracchiante e severa, parlando molto forte quasi al livello di gridare: “Annunciamo la sua venuta!”
Quei soggetti bizzarri apparivano tutto fuorché pericolosi, sebbene gli trasmettessero un leggero senso di disagio: “Chi sta venendo?” chiese.
“Questo luogo è un riflesso della vita dove vagano le anime trapassate per raggiungere il mare dei morti ove il traghettatore è in attesa di scortarle nell’aldilà. E’ un illusione destinata a scomparire con l’avvento del nulla. Noi siamo i messaggeri del nulla e annunciamo la sua venuta!”
L’uomo con gli occhi puntò il suo dito verso il distante orizzonte facendo notare ad Anand una lontana nube nera che avanzava rapidamente inghiottendo tutto quel che aveva di fronte.
“Il tuo angelo custode avrebbe dovuto guidarti, ma il corvo l’ha impedito.”
“Intendi dire Morghen? L’uccello parlante?”
“Il corvo è Morghen, ma Morghen non è un corvo.”
“Ma mi aveva detto di non essere stato lui.”
“Il corvo mente. Gli angeli dicono sempre la verità e nessuno deve sapere cosa Morghen vuole fare, così ha impedito all’angelo per sempre di poter parlare.”
“Tu sei morto!” continuò l’uomo con la bocca “Devi pagare il pedaggio a Caronte prima che il nulla ti raggiunga, altrimenti diverrai parte di esso.”
“Pagare?” chiese il paladino sconcertato.
L’essere dalle orbite vuote lanciò un urlo violento ed ammonitrice: “Non hai la moneta!? Allora dovrai guadagnartela.”
E così il tizio che disponeva della vista indicò un pozzo su una collina accanto ad una casetta di pietra simili alla vecchia dimora di un pastore.
“Nel pozzo c’è sempre chi getta una moneta per far avverare un suo desiderio. Vai al pozzo, fai in fretta. Addio.”
Capitolo tre: Il pozzo
L’ambiente si manteneva stagnante in quel momento della giornata crepuscolare che precede l’arrivo della notte, ma l’aspetto del cielo era mutato diventando semplicemente grigio e squallido mentre si inerpicava per il ripido sentiero che conduceva al pozzo. Giunto sulla sommità di quell’altura, poteva godere dell’ampia vista panoramica di tutto ciò che si trovasse alle pendici della collina: dal lato opposto alla città desolata si estendeva una boscaglia che terminava dove si intravedeva luccicare l’acqua del mare lasciando facilmente immaginare da qualche parte il traghettatore sostare sulla spiaggia in attesa.
La casa di pietra aveva la porta socchiusa verso l’interno e sentiva un aria pesante attorno a se come ci fosse un terrificante presenza ad attenderlo da qualche parte.
D’un tratto come in risposta alle sue angosce sentì i passi di delle persone che stavano raggiungendo quell’altura costringendolo istintivamente a sguainare la sua spada che tanto cominciava a sembrargli inutile. Stette in attesa e vide sbucare esausti due tizi tra cui una ragazza dai capelli rossi come il sole che tramontava all’orizzonte che indossava un umile veste strappata ai bordi lungo le caviglie, dal colore bluastro e scolorito simile alle notti rischiarate dalla luna.
L’altro era un uomo dall’aspetto rude ma intelligente che fu il primo a porgere ad Anand il saluto per quanto non riuscisse a nascondere nel suo viso una certa espressione di sorpresa nel vedere qualcun altro recatosi sopra quella collina.
“Sei salito anche tu sin quassù per questa storia del pozzo?” disse l’uomo rivolto al paladino con tono sprezzante ma amichevole. La donna giovane e bella com’era si limitava sorridere non riuscendo tuttavia a far scomparire dal suo viso un espressione lugubre e preoccupata.
“Siamo intrappolati nel nostro ultimo istante di vita a quanto ho capito dall’angelo. Ci stava spiegando un sacco di cose prima che quel figlio di troia d’un negromante non lo sodomizzasse e le tagliasse la lingua. Comunque lieta di conoscerti, io sono Darlene e lui si chiama Drein”
Drein salutò in risposta Anand con un cenno del capo per poi continuare il discorso interrotto dalla donna: “Sembra facile: caliamoci nel pozzo, prendiamoci le monete e andiamo via da questo posto di merda.”
Si recarono insieme sull’orlo del pozzo per osservare quanto fosse profondo, ma nulla trapelava dalle tenebre e potevano soltanto udire un sibilio spettrale quasi impercettibile. Per scendere era stato predisposto un grosso secchio di metallo la cui corda era annodata a una carrucola, per cui sarebbe bastato sciogliere il nodo per far lentamente calare il secchio verso il basso.
Così Drein con espressione divertita si sfregò le mani: “Allora gente. Chi scende per primo?”
In risposta dalle profondità del pozzo giunse un sussurro: “Lanciate una moneta ed esprimete un desiderio. Si avvererà!”
I tre retrocedettero di qualche passo mentre alle loro spalle, proveniente dall’interno della casetta in pietra si sentiva suonare una pianola che eseguiva una melodia troppo complessa per la scarsità sonora dello strumento. Entrando all’interno del piccolo edificio potevano vedere seduto all’interno di un teatro per le marionette un grosso burattino con le sopracciglia inarcate verso l’alto e dei folli occhi a mandorla che lo facevano sembrare un mefistofele giapponese. Alla sua destra vi era la pianola suonata da un essere dalle lunghe vesti grigie e i capelli neri che gli arrivavano sino ai piedi. Egli interruppe la musica, si girò lanciando un sorriso bestiale ai presenti ed allargò le braccia in un gesto sontuoso, degno della più alta manifestazione di egocentrismo di cui una creatura può essere capace. L’estremo pallore del suo viso entrava in contrasto con degli occhi rossi gravemente infiammati quasi fossero iniettati di sangue mentre le sue mani grigiastre erano due volte più grandi del normale. Non sembrava quasi neanche umano e il timbro della sua voce faceva venire in mente un demone risalito dalle viscere degli inferi: “Benvenuti nella mia umile dimora provvisoria.”
“Morghen!” esclamò Anand con un fremito nella voce mentre si preparava per sguainare la sua lama:
“L’unico e il solo in carne ed ossa. Ti prego di non fare gesti avventati di cui potresti pentirti paladino. Sarei in grado di neutralizzarti con un semplice schiocco delle dita. Dunque comportatevi bene e cercate di collaborare, mi rincrescerebbe farvi del male quando dovete recuperare una cosa per me.”
Darlene, estremamente coraggiosa, mostrava di non temere in alcun modo il necromante mettendosi le mani ai fianchi in segno di sfida: “Visto che sei così potente razza di spauracchio sadico, perché non te la prendi da solo la moneta?”
Inaspettatamente a rispondere non fu lo stregone, ma bensì la marionetta: “Ragazzina hai tutti i torti: la moneta è per i morti!” Detto questo si esibì in un balletto in cui sbatteva goffamente sul pavimento le gambe legnose, agitando contemporaneamente mani e braccia in modo convulso come stesse lanciando un sortilegio. Morghen fece smettere quell’esibizione con un rapido gesto della mano e poi sorrise alla ragazza: “La mia adorabile marionetta a modo suo ti ha spiegato il perché. In verità si tratta di una questione molto complessa ma per farla comprendere a un cervello limitato come il tuo ti basti sapere che non dovrei essere qui e molte azioni in questo luogo mi sono precluse, compresa quella di calarmi nel pozzo… ma, aspetta. Dov’è quel tuo amico chiamato Drein? Ora sono io il vostro angelo custode e non vorrei che qualcuno di voi si possa perdere.” Nella voce del negromante vi era un evidente nota di ironia, mentre Anand e la ragazza si guardavano attorno uscendo fuori dalla casupola chiamando ad alta voce il nome di Drein. Quando i loro occhi si posarono sul pozzo gli fu subito tutto chiaro: il ragazzo si era calato nelle profondità a loro insaputa per recuperare la moneta il prima possibile nella speranza di poter sfuggire in seguito alle grinfie di Morghen.
“Nell’abisso si è calato, il vostro amico e già spacciato.” Recitò il burattino prima di emettere una sgradevole risata atonale.
Scrutando l’orizzonte potevano notare l’enorme nube nera che avanzava divorando ogni cosa, prossima al raggiungere la città deserta sottostante.
Anand comprese che non gli restava molto tempo: “Darlene, io scendo!”
La ragazza lo guardò contrariata ma il paladino non le badava cominciando subito a girare la carrucola per far risalire il secchio metallico il quale era stranamente assai pesante. Dalle tenebre riapparve Drein seduto sul secchio col viso in decomposizione di cui era visibile parte dello scheletro mascellare. Era ancora vivo, ma interamente ricoperto di pustole ed inondato di un verdastro fluido fluorescente che gli usciva dal corpo, mischiato col sangue delle sue numerose ferite. Con l’aiuto di Darlene lo trasportarono rapidamente all’interno della casa di pietra adagiandolo in fretta sul pavimento ricolmi d’orrore per il fatto che fosse ancora vivo, riuscendo persino brevemente a parlare: ”Il fondo del pozzo è il tempio dell’arroganza umana! Fluttua un teschio che si nutre dei desideri, riempiendoti la mente di odio e terrore facendoti alla fine desiderare la morte… le monete sono nelle cavità dei suoi occhi… ciascuna raffigura un occhio in lacrime. E’ un illusione..”
Ma Drein non poté terminare la frase giacché le sue corde vocali s’erano già sciolte come burro assieme al suo corpo del quale in breve tempo rimase soltanto un fluido verde cosparso sul pavimento che odorava di rogna d’animale in putrefazione.
“Il primo si è già sciolto. Non durerete molto.” disse in modo meccanico la marionetta, mentre Darlene irritata tratteneva il respiro per il fetore e Anand usciva all’esterno per prendere un po’ d’aria osservando ora la nube entropica del vuoto che aveva inghiottito quasi tutta la città.
“Il nulla. Il nulla. Tuttò sta divorando. Il nulla. Il nulla. Il nulla sta arrivando!” Il burattino incominciò ad emettere una risata stridula che continuò fino a quando Darlene non lo afferrò furiosamente per il collo, sfracellandogli la testa contro la parete in modo da farlo tacere definitivamente.
Morghen era indifferente a quando accadeva e rimaneva seduto pensieroso in attesa rendendo ancora più angosciata e sconvolta la ragazza che si recò fuori per non respirare il terribile odore formatosi all’interno dell’abitazione. Incrociò lo sguardo assorto di Anand i cui occhi luminosi eran per lei l’ultimo bagliore di speranza che le impediva di restare attanagliata nella solitudine opprimente di quel regno delle fatalità.
Così il paladino si appoggiava sul bordo del pozzo ad udire gli inquietanti sibilii che risalivano dalle profondità, mentre Darlene gli afferrava le mani mostrando in suoi bianchi denti in un dolce ma melanconico sorriso: “Vengo con te con ti lascerò..”
Anand la interruppe poggiandogli delicatamente due dita sulle labbra per farla tacere; quel senso immane di pericolo che lo circondava gli aveva conferito un coraggio che mai aveva avuto in vita. D’un tratto nessuna sfida appariva a lui impossibile tanto era forte la determinazione di dover porre fine a tutto. Quando guardava quella giovane donna vedeva il sole celato oltre quelle nuvole spettrali e già immaginava loro due seduti abbracciati sulla barca, sfuggiti all’orrore.
In qualche modo doveva renderlo possibile: “Darlene. Ti prometto che tornerò da te, qualunque cosa accadrà la sotto.”
Detto questo la baciò sulla fronte prima di far calare la carrucola: dalla superficie poteva udire la pianola della casetta che aveva ripreso a suonare un brano grottesco e complicato il cui suono andava sempre più sfumando man mano che lentamente discendeva nell’abisso.
Capitolo quattro: Il destino
La sua mente diveniva sempre più sgombra, libera dal peso dei ricordi come se si calasse in un luogo senza tempo ne memoria dove dominavano i più antichi istinti del genere umano e i sussurri ora erano chiari e ben distinti fra loro: “Vieni da me.”
Alfine il secchio metallico toccò il fondo: le pareti erano quasi fosforescenti ed emanavano una quantità di luce sufficiente per mostrare le fattezze di un enorme teschio con la mandibola spalancata che fluttuava al centro di quella sorta d’alcova sotterranea.
Anand non guardava nient’altro se non le monete scintillanti incastonate negli occhi del teschio, giacché erano esattamente come Drein le aveva descritte: sulla superficie dorata raffiguravano ciascuna un occhio nero in lacrime: “Desideri i miei occhi? Se solo sapessi cos’hanno visto… prendili!”.
Il paladino non comprendeva quali fossero le intenzioni di quell’essere ma dentro di sé sentiva crescere la bramosia per le monete, il biglietto di sola andata per il regno della salvezza. Lentamente si avvicinò e provò a staccare le monete dalle cavità oculari del teschio che non si muoveva, continuando soltanto a far oscillare lievemente la mascella su e giù.
Le estrasse senza alcuna difficoltà, impressionato da come l’impresa fosse semplice dopodiché senza pensarci un solo istante corse al secchio metallico per dare uno strattone alla corda a far da segnale alla ragazza di tirarlo su. Ma la corda con il secchio metallico legato erano svaniti.
Un violento brivido assalì il paladino che divenne pallido avendo compreso quant’accadeva. Guardò l’immagine degli occhi in lacrime dipinti sul dorso delle monete, stringendole violentemente tra le mani mentre cadeva in ginocchio gemendo per la disperazione.
Il sussurro finale del teschio riecheggiò nella piccola caverna: “Tempus fugit, è tardi ormai. Il nulla ha già divorato la superficie e non vi è più alcun luogo dove esistere all’infuori di questo. Desideravi la moneta? Bene: goditela per l’eternità.”
FINE

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Ultima modifica di Illusoria il lun lug 27, 2009 03:23, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mar lug 21, 2009 23:37 
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Ho un po' rispolverato l'inizio di questo racconto... Tra oggi e domani leggo seriamente i capitoli conclusivi :D

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: dom lug 26, 2009 20:21 
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Ma è sempliemente e magnificamente tragico! :d Mi è piaciuto veramente tantissimo ^^ conta che me lo ricordavo ancora dopo tanto tempo questo racconto, non ho dovuto rileggere, che mi ritornava tutto in mente ;)
Occhio che qui e la c'è qualche errore di battitura, ma nulla che ostacoli la lettura scorrevole e piacevole :)
Veramente degno di nota, complimenti vivissimi :clap:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: dom lug 26, 2009 20:59 
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Felicissima che ti sia piaciuto, Abra. :d
Riguardo agli errori di battitura lo sospettavo: Microsfot Word è sempre inaffidabile al contrario di voi lettori.

Ah visto che ci sono, torno ad una vecchia nota di Ysigone:
Ysingrinus ha scritto:
Concludo con quello che ritengo sia un refuso (a meno che non sia ignorante io e allora non stia facendo una figura barbina :look:): "[...]Sebbene potesse sembrare solo una brutta giornata, alleggiava qualcosa di diverso [...]"

"Alleggiava" era un errore di battitura e non un refuso, il termine corretto era: "aleggiava" con una sola L.
Dizionario:
Aleggiare: essere diffuso, manifestarsi in modo indefinibile.

Grazie ancora a Xissy per i bei complimenti.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: lun lug 27, 2009 02:47 
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Ritengo che sia un buon finale per questa storia: confuso, nebuloso, doloroso addirittura... Nulla più esiste, almeno nel breve circolo dei personaggi del racconto, né mai più esisterà... Complimenti! =)

Nello spoiler metto un po' di appunti che ho "strovacchiato" qua e là :P
Non vogliono essere critiche e mi auguro non vengano prese negativamente :)
Di tanto in tanto c'è un po' di confusione, dei passaggi che volendo potrebbero essere limati, ma niente di esagerato =)

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: lun lug 27, 2009 03:18 
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Ysingrinus ha scritto:
Non vogliono essere critiche e mi auguro non vengano prese negativamente :)

Maddai! Mi fai solo un piacere.

Le tue correzioni sono corrette. :P
Aggiusto gli errori, thanks.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: lun lug 27, 2009 03:20 
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Ne approfitto per chiederti delucidazioni su quell'appunto sugli errori di battitura e sui refusi :P

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: lun lug 27, 2009 03:34 
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Era semplicemente una tua correzione ortografica dell'epoca in cui postai il primo capitolo della storia.
Il passo era:
Sebbene potesse sembrare solo una brutta giornata, alleggiava qualcosa di diverso nell’aria che andava ben aldilà della semplice apparenza.
Tu mi correggesti dicendo che alleggiava era un refuso, mentre rileggendolo di recente ho notato che si trattava invece di un errore di battitura. Non è che in tutto questo vi sia molto da dover delucidare.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: lun lug 27, 2009 03:53 
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Ho l'impressione che "refuso" ed "errore di battitura" siano termini molto simili... Ma hai ragione tu, non c'era troppo bisogno di delucidazioni :P
Perdonami, ma è l'ora tarda =)

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