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 Oggetto del messaggio: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer giu 11, 2008 02:01 
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L'Angelo della morte: Prologo
Un respiro. Gli ultimi affanni di un uomo a metà tra questo mondo e l’altro di cui tuttavia, tra le nebbie dei ricordi della sua vita, ora dall’apparenza brevissima, non trapela nulla. Solo vaghe visioni fuggevoli di un letto di morte ove il suo corpo straziato dal dolore delle ferite riportate in battaglia, venne confinato nella speranza di un miracolo, o più semplicemente nell’attesa da parte dei presenti spettatori, dell’esalazione del suo ultimo respiro. Vivido tra i suoi pensieri, vi era solo il volto del suo assassino, l’uomo dal sangue di Drago, dagli occhi infuocati che sembravano inghiottire le anime di chi vi posasse lo sguardo, per poi rigurgitarle in un mare di riflessi, dove non ci sono più distinzioni tra le cose. Il tempo scorreva segnato dalla cera di una candela accanto al suo letto. Aveva sentito al riguardo il dottore proferire profetiche parole: egli sarebbe spirato non prima del termine di quella candela, la cui luce fioca era lo specchio della sua esistenza volta alla conclusione. Quando la vista ritornava a sbirciare le fattezze di questo mondo, egli osservava perennemente la finestra socchiusa dalla quale filtrava aria fresca, e l’odore dei fiori del giardino. Durante l’ultima notte in cui la febbre inondò il suo corpo e la sua mente straziata implorava pietà e il risparmio di quell’ultima, inutile agonia, le sue sofferenze d’un tratto cessarono di botto, e notò la stanza vuota, avvolta com’era in quell’azzurra tenebra di cui lo splendore della luna era l’artefice. La finestra si spalancò all’improvviso, e giunse volando dolcemente, un angelo dal volto femminile, e lo sguardo vago, sperduto tra i suoi pensieri. Non disse una parola sin quando si posò china, con un solo lieve battito d’ali argentee, ai piedi del letto osservando timidamente il paladino che fissava confuso quella visione. Non era ancora pronto a lasciare questo mondo.
Oltre l’angelo, oltre l’abitazione, egli vedeva lontano il suo campo di battaglia ancora fumante ove i suoi uomini giacciono ancora sulla nuda terra privati di una sepoltura, a brandire degli stendardi spezzati e scoloriti. Mentre il paladino tendeva la mano verso un orizzonte immaginario nel vano tentativo d’afferrare l’inafferabile vessillo, tramontato con lui, l’Angelo tocco le sue dita sfiorando il suo palmo in modo che si distendesse abbandonandosi alla morte.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer giu 11, 2008 20:53 
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Molto bello questo racconto, i miei complimenti! :clap:
Sebbene sia molto triste, é anche molto intenso :sisi:
Molto scorrevole lo stile a parer mio, e molto bello lo scenario che hai scelto :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer giu 11, 2008 21:09 
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Ti ringrazio Abraxas. Sei sempre troppo gentile! :d

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: ven lug 04, 2008 11:11 
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Capitolo 1.
Immerso in un bagno di sudore, il paladino giaceva sul letto dalle lenzuola disfatte e tastava l’aria immota, meravigliandosi che in lui eran cessati tutti i dolori delle ferite di cui poteva osservare le profonde cicatrici le cui dimensioni avrebbero dovuto ucciderlo. Non badando per un attimo all’ambiente circostante, osservo il suo corpo mutilato dai segni delle spade dei suoi avversari di cui un enorme squarcio nel petto, si era risanato miracolosamente. Toccandosi le ferite, gli risovvennero alla memoria i giorni trascorsi nel tormento e nell’agonia dei sensi, il suo corpo morente e i deliri folli, di coloro i quali impazziscono in preda alla morsa della morte che si stringe su di loro lentamente.
Ricordava ancora vagamente il volto dell’angelo il quale aveva alleviato le sue pene, e di cui egli era fermamente convinto fosse venuto per condurlo all’oblio. Invece provava un profondo smarrimento in grado di convincerlo pienamente d’essere ancora vivo, e che quel luogo non potesse essere il regno delle anime mietute, giacché era ancora troppo aggrappato alle debolezze e le sensazioni della carne per aver compiuto l’ultimo trapasso dell’esistenza come lui la conosceva.
La stanza era stranamente vuota, privata di tutte le persone che si erano riunite ad assisterlo quando era in punto di morte. Ivi saltava subito all’occhio come la fiamma della candela accanto al suo letto restasse accesa e non si consumasse di quel poco che bastava per sciogliere l’ultimo residuo di cera rimanente. Una scia di piume era sparsa sul pavimento terminando nei pressi della finestra ove il sole irradiò brevemente la stanza per poi scomparire dentro dei fitti nuvoloni che sovrastavano il cielo.
Andò in bagno osservando la sua immagine riflessa sullo specchio di bronzo: sapeva d’avere occhiaia spaventose, ma ancor più dense e cupe di quanto si ricordasse.
Fu rapido nell’infilarsi i vestiti e s’incamminò lungo le vie d’una città irriconoscibile ai suoi occhi. Il vento spirava forte ininterrottamente alle sue spalle, le nubi scure come mai viste prima d’ora, minacciavano la terra scagliando saette in continuazione. Sebbene potesse sembrare solo una brutta giornata, alleggiava qualcosa di diverso nell’aria che andava ben aldilà della semplice apparenza. Le case avevano porte, finestre e balconi spalancati come in un eccesso di follia generale. Una dimora di pietra levigata aveva la porta di legno abbattuta al suolo. Camminò sopra di essa chinando lo sguardo per guardarla meglio: c’era del sangue distribuito sulla sua superficie ancora fresco. Fu imbrattata con un pennello ed un secchio vuoto dove si vedeva ancora qualche residuo. Entrò dentro l’abitazione nell’intento di capire cosa stesse accadendo. Tutto in ordine: una credenza socchiusa dalla quale era stato preso un piatto poggiato poi sul tavolo, e una pentola ricolma di zuppa fumante, che cuoceva ancora a fuoco lento. Il minuto prima doveva essersi perso qualcosa. Andò nella casa di fronte, in quella successiva e in quella successiva ancora. Stessa storia. La gente aveva svolto le proprie faccende quotidiane quando d’improvviso lasciarono tutto in sospeso svanendo nel nulla.
Tornò ad incamminarsi per la strada ove il vento spirava senza fermarsi un solo istante.
Sperava ad ogni svolta d’incontrar qualcuno in grado di spiegargli l’accaduto, ma non fu così. La città era completamente deserta, e l’unica cosa vivente incontrata fu un orrendo gatto nero sopra il balcone decadente del palazzo più vecchio e mal ridotto della zona. Emetteva costanti quanto insopportabili miagolii striduli, come se fosse in calore. Cercò di saltargli addosso, ma il Paladino ebbe riflessi abbastanza pronti da schivare l’attacco. Quando per rabbia provò a tirargli un calcio, l’orrendo animale era già fuggito. Aveva pensato di recarsi al palazzo del governatore che distava poche centinaia di metri, sebbene d’un tratto non potesse più vederlo poiché si sollevò una nebbia improvvisa densa e spettrale che unita al cigolio della porte spalancate, lo sbattere dei battenti delle finestre contro le pareti e gli stessi lampi di luce precedenti al rombo d’un tuono, lo facevano sentire pronto a scagliarsi contro un nemico invisibile.
Teneva la mano destra incollata all’elsa della sua spada quando giunse dinanzi al cancello del palazzo. Era chiuso, impossibile da aprire, e a tal punto tratto i suoi nervi cedettero all’esasperazione: “Aprite per gli Dei! Qualcuno può spiegarmi dove sono finiti tutti?”
disse gridando mentre sbatteva i pugni contro il cancello. Egli non si aspettava risposta alcuna, e difatti le sue grida pareva averle udite solo il vento. Osservò nuovamente la serratura notando che s’era aperta da sola. Il cancello oscillò lievemente restando socchiuso mentre il Paladino fissava incredulo l’evento elaborando varie teorie su come ciò fosse possibile. Dopo aver lasciato perdere la vana idea di raggiungere una qualche conclusione logica lo aprì entrando nel giardino dove i meravigliosi fiori di cui era ricolmo erano svaniti, lasciando posto ad erbacce secche. Così come dei cigni nel lago restavano le teste, brutalmente mozzate, a galleggiare nell’acqua. La grande quercia tuttavia, rimaneva ancora al suo posto, con i propri rami ora tesi verso l’alto privi di foglie e di vita, tesi verso un cielo inesistente oscurato da un'unica nube che muovendosi a velocità spaventosa alternava delle tinte di colori surreali che andavano dal grigio scuro al nero ed un giallastro sporco. I corvi gracidarono alla cima, osservandolo con il loro sguardo torvo indagatore.
Stava aprendo la porta del palazzo, tra le mille domande una sopra le altre, era se avrebbe al suo interno trovato delle risposte. Sentì il vento calmarsi divenendo meno intenso, mentre l’erbaccia alle sue spalle veniva calpestata da qualcuno. Rimase fermo fingendo di non aver udito nulla: aspettò si facesse vicino, che superasse l’aiuola percorrendo l’ultimo tratto della stradina arrivando esattamente dietro di lui. A tal punto estrasse la spada voltandosi di scatto.
Era il medico che lo aveva assistito mentre era a letto morente. Stava fermo, con disinvoltura, a un centimetro dalla lama senza proferir parola. Il Paladino rimase immobilizzato vedendolo così tranquillo e rilassato accennando pure ad un sorriso: “Sei in ritardo vecchio mio” disse. Doveva capire chi dei due era pazzo, ma quella frase gli lasciava pochi dubbi: “La città è deserta e devastata, se guardi il cielo pare si sia verificata l’apocalisse. Su centomila abitanti ci siamo solo noi due, ed il meglio che mi sai venire a dire è: sei in ritardo vecchio mio?! Dottore, ma si è bevuto il cervello?”
“Ti assicuro che non è niente di cui preoccuparsi, sono solo disordini temporanei. Tra breve si risolveranno.” In tale frase il medico usava un tono accondiscendente come se stesse parlando con un fanciullo in fasce. Poi, dopo una breve pausa, come spazientito allungò la mano verso l’orizzonte: “Ora và, ti stanno aspettando”.
Poteva essere davvero quel dotto medico a parlare in un modo così sconclusionato? Gli sarebbe bastata una qualunque risposta coerente: “Stammi a sentire…”.
Il dottore era svanito nell’ignoto lasciandolo solo, circondato dalla nebbia a pronunciare altre parole al vento. Nella sua fuga, ammesso che di questo di trattava, lasciò aperta la porta del palazzo. Così entrò, non ritrovandosi nella splendida sala d’ingresso con i busti in marmo dei grandi condottieri, i bracieri decorati e gli splendidi stendardi alle pareti. Davanti aveva solo un buio corridoio privo di finestre, ed istintivamente corse il più rapidamente possibile per raggiungere l’estremità opposta: “Dottore, cosa significa questa storia? Mi risponda!”. Gridava nelle tenebre, mentre l’eco delle sue parole veniva ripetuto molte volte, riecheggiando alle sue spalle, e continuava a correre nel lungo corridoio, sempre uguale, come se fosse sempre fermo nello stesso luogo. Quando infine, stanco e senza fiato, raggiunse il lato opposto era di nuovo davanti alla porta d’ingresso che dava sul giardino.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: dom lug 06, 2008 13:01 
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Wow! :wow:
Compliemti :wink: Stile scorrevole e scene molto intense ^^
Mi piace :wink:
Vediamo cosa lo attende :)

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mar lug 08, 2008 10:19 
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Draghessa elvetica, ti vorrei più severa! :P
Comunque grazie molte. XD
Ma in fondo si tratta solo di un frammento di un racconto che avevo scritto quando avevo 14 anni, e al quale ho apportato semplicemente un paio di modifiche.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mar lug 08, 2008 11:09 
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Illusoria ha scritto:
Draghessa elvetica, ti vorrei più severa! :P


Naaaaa, al massimo se sarà il caso, ti farò qualche precisazione precisa precisa e pignola pignola :P
Sono sempre svizzera :asd:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer lug 09, 2008 03:43 
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Ecco la parte conclusiva del primo capitolo:


Dall’alto della quercia, una piuma dorata cadde ai suoi piedi e alzando lo sguardo vide l’Angelo accovacciato sul ramo più basso, ricoperto dai corvi che si poggiavano su di lui come se fosse uno spaventapasseri in cui nessun volatile credeva. Un occhiata vitrea trapelava dai suoi occhi spenti da un infinita tristezza, mentre impassibile soffriva in silenzio anche quando i corvi beccavano sadicamente le sue carni. Il Paladino si animò improvvisamente, concentrando tutta la sua attenzione su quella figura angelica in cui riponeva ora tutta la speranza di ottenere delle risposte: “Eccoti dunque, creatura fatata! Perché non sono morto? E cosa è accaduto alla città?” ma il Paladino non ebbe risposta. L’angelo si sforzò di parlare, aprendo la bocca dalla quale usciva solo un fievole soffio d’aria impercettibile. Inaspettatamente un corvo, poggiato sulla spalla dell’Angelo rispose al posto suo: “Non può parlare Paladino! La sua lingua è stata mozzata, l’angioletta è una decaduta, e ora si ritrova condannata alla sua agonia silenziosa e solitaria, abbandonata al suo destino alla quale come vedi, si è già saggiamente rassegnata.” Il corvo emise uno strano suono gutturale che il Paladino intese come una strana forma di risata, poi lo spregevole uccello d’ossidiana morse con il suo becco il labbro inferiore dell’angelo con una violenza tale che fu sul punto di strapparglielo se il Paladino non gli avesse gridato di smetterla. Il viso dell’Angelo venne solcato da delle profonde lacrime che si ricongiunsero al sangue che ora usciva copioso dal suo labbro sfregiato, mentre continuava nella sua aura di desolazione a fissare il vuoto.
Il corvo riprese a parlare divertito: “Vengono prenderti Anand!” poi la bestia rise ancora gracidando in modo convulso, prima di tacere generando un silenzio malsano, come se fosse un incubo da cui destarsi prima della rivelazione fatale la quale non lascerà più scampo al terrore.“Corvo malefico. Come sai il mio nome?” chiese il paladino tentando invano di non perdere il suo ordine di idee.
“Come osi considerarmi una di queste bestie!” gridò il corvo in preda all’ira mentre tutti gli altri uccelli si alzarono improvvisamente in volo spaventati e fuggirono in un rumoroso sbattere d’ali e versi incomprensibili: “L’animale che vedi non è altro che uno dei tanti occhi con cui posso osservare questi luoghi. E apprendo cose molto complesse, oltre a dei semplici nomi come il tuo.” Spalancò le ali in un gesto sontuoso, degno della più alta manifestazione di egocentrismo di cui una creatura può essere capace: “Io sono Morghen. Signore della Necromanzia, padrone dei segreti della vita, della morte e del tempo.”
“Dunque Morghen, tu sai cos’è accaduto. Dammi una risposta, e cessa di tormentare inutilmente quell’Angelo.”
“Il tormento dell’angioletta è uno spettacolo piacevole cui assistere, ma non ne sono io l’artefice. Riguardo alla tua risposta..."
La nebbia si diradò lasciando intravedere oltre il cancello, in fondo alla via, cinque sagome nere di uomini immobili ad attenderlo. Le vide come ombre inanimate volte ad esprimere una sincera, quanto ignota minaccia nei suoi confronti. Quando riprese a parlare, la voce del cininco e sadico corvo parlante, venne tradita da un fremito angoscioso:
"Ecco! Li vedi adesso?!? Stanno arrivando! E presto non avrai più bisogno di sapere nulla.”



Scusate la sua brevità. Mi sono messa a sorseggiare Vodka e ho smarrito ogni mia facoltà. :P

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer lug 09, 2008 08:00 
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Sempre più strana la faccenda...! :D
Mi piace :D

Un piccolo appunto (te l'ho detto che sono svizzera :P ): ma l'Angelo é un maschio o una femmina?Perché devo dire che non l'ho capita questa cosa...o é il corvo che si riferisce ad altro nonostante l'angelo lì con lui?


Illusoria ha scritto:
Scusate la sua brevità. Mi sono messa a sorseggiare Vodka e ho smarrito ogni mia facoltà. :P


:asd: Fai bene

:P

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer lug 09, 2008 11:51 
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Abraxas ha scritto:
Un piccolo appunto (te l'ho detto che sono svizzera :P ): ma l'Angelo é un maschio o una femmina?Perché devo dire che non l'ho capita questa cosa...o é il corvo che si riferisce ad altro nonostante l'angelo lì con lui?

Ti ringrazio dell'interrogativo rispondendoti volentieri, e mi scuso d'essere stata poco chiara al riguardo. :P
L'Angelo è una femmina, fatto di cui ho accennato nel prologo introduttivo quando scrissi:
La finestra si spalancò all’improvviso, e giunse volando dolcemente, un angelo dal volto femminile, e lo sguardo vago, sperduto tra i suoi pensieri.

Riguardo al corvo, si riferisce proprio all'Angelo, ma lo fà apposta con distacco come se questi non fosse presente:
L’angelo si sforzò di parlare, aprendo la bocca dalla quale usciva solo un fievole soffio d’aria impercettibile. Inaspettatamente un corvo, poggiato sulla spalla dell’Angelo rispose al posto suo: “Non può parlare Paladino!"
Riferendosi all'Angelo, il quale tenta di parlare sebbene non possa farlo.
"La sua lingua è stata mozzata, l’angioletta è una decaduta,"
Dando all'angelo un diminuitivo al femminile che ne rivendica il sesso di appartenenza.

Vedrò in futuro di rendere questo genere di cose più comprensibili. :sisi:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer lug 09, 2008 13:40 
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Località: Nelle oscure terre boschive elvetiche...
Ti ringrazio per la delucidazione :wink: Non mi ricordavo quella particolare parte del prologo ^^ L'avevo letta di notte XD
Comunque il resto é tutto chiaro :) Grazie ancora ^^

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer lug 09, 2008 16:52 
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Abraxas ha scritto:
Ti ringrazio per la delucidazione :wink:

E' un piacere.
Grazie a te, gentile lettrice. :P

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mar ago 26, 2008 19:53 
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Allora ho letto tutto =)

Nonostante la mole, il racconto scorre tranquillamente, non lasciando dubbi di alcuna sorta (bacchettatina a Xissy che si è distratta per quell'affare del sesso dell'angelo, dilemma questo che ha imperversato tra gli scolastici se non sbaglio.. :P). Probabilmente esagero dicendo che non lascia dubbi, ne lascia eccome invece, questo è solo il primo capitolo con tanto di prologo, ma avrebbe bisogno almeno di un altro capitolo se non due per concludersi la storia!!
E' bella l'atmosfera di desolazione e di smarrimento, un'atmosfera non tanto inquietante quanto onirica, come scrivi tu stessa nel passo "come se fosse un incubo da cui destarsi prima della rivelazione fatale"; interessante la figura del medico-guida che scompare subito e non fa altro che contribuire all'ambientazione da sogno.
Se non intendi postare gli altri capitoli perché non ci dici che strada vorresti far prendere al racconto? Il paladino diverrà nemico di questo corvo/demone? Si riscatterà? Salverà l'Angioletta?

Concludo con quello che ritengo sia un refuso (a meno che non sia ignorante io e allora non stia facendo una figura barbina :look:): "[...]Sebbene potesse sembrare solo una brutta giornata, alleggiava qualcosa di diverso [...]"

E con questo è tutto per adesso! :P

:jollone:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer ago 27, 2008 01:52 
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Ysingrinus ha scritto:
Probabilmente esagero dicendo che non lascia dubbi, ne lascia eccome invece, questo è solo il primo capitolo con tanto di prologo, ma avrebbe bisogno almeno di un altro capitolo se non due per concludersi la storia!!

Naturale che lascia dubbi, se la verità non fosse celata, perderebbe di interesse. Mancano i capitoli successivi che faranno luce sui misteri della vicenda.
Li posterò a breve, quando trovo un pò di tempo per scriverli. :wink:
Ysingrinus ha scritto:
Concludo con quello che ritengo sia un refuso (a meno che non sia ignorante io e allora non stia facendo una figura barbina :look:): "[...]Sebbene potesse sembrare solo una brutta giornata, alleggiava qualcosa di diverso [...]"

Un refuso in piena regola che fa parte dei miei squilibri mentali. :P
Ribadisco che dovrebbero usare i tuoi algoritmi per migliorare il correttore ortografico di Microsoft Word. :occhio:

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 Oggetto del messaggio: Re: L'Angelo della morte
MessaggioInviato: mer ago 27, 2008 12:57 
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Illusoria ha scritto:
Un refuso in piena regola che fa parte dei miei squilibri mentali. :P
Ribadisco che dovrebbero usare i tuoi algoritmi per migliorare il correttore ortografico di Microsoft Word. :occhio:


Ho l'occhio lungo io! :P

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