Diario dei deliri e dei sogni
Frammenti di un mio diario andato per buona parte distrutto.

Il dormiglione:
Il dormiglione dormiva sempre e tra un emozione e una scoperta partiva a fare foto sulle strade che percorreva la notte. Egli si accorse che le Foto fatte il giorno prima somigliavano a quelle fatte durante quella vita e un giorno si uccise… Il dormiglione si ritrovò in un paese; in questo paese lui era uno straniero perché gli altri non parlavano con le parole usate dal dormiglione nei suoi discorsi alla gente, lo straniero capiva soltanto “ciao”. Un giorno fu lui a dire “ciao” e a dirigersi in luoghi più lontani. Un giorno capì che le Foto, perdevano i colori che facevano dei posti da lui fotografati, “oasi della felicità”, e pian piano di quelle delle foto se ne poteva fare il collage di un funerale anni '20. Decise allora di riaddormentarsi e quando si accorse di aver dormito troppo si ritrovò su un letto con una dormigliona. Sorrise e le disse “ciao come stai?” Lei rispose male e lui dopo averla baciata la tagliò e le prese il cuore, poi se andò a dormire da solo. C’era la luna a tenergli compagnia, ma la distanza tra di loro era troppa, e dopo aver pensato partì a cercare un altro pianeta. I suoi passi erano delle buche nella sabbia presto riempite e così nessuno si accorse della sua scomparsa… Arrivò solo dopo aver conosciuto un eremita il quale conosceva solo la strada verso la morte; lui la percorse e si fermò quando si fece buio e nell’impossibilità di continuare cercò luoghi più luminosi e dopo aver scorto una scala pensò di fare la vita di un albero e mise radici. Quell’albero non diede mai frutti…

Sogni:
Un cavallo imbizzarrito tenta di superare la mia mente lungo dei sentieri snodati su milioni di miglia.
Un vecchio ubriaco tenta di fermarmi tramite un bastone, che, annuncia l’inizio di un burrone.
Brevi istanti di confusione contornati da misteriose visioni che si accavallano sulla polvere lasciata dietro.
Il campo visivo si riduce a spirali di invisibile visione riflettenti confuse e veloci immagini che finiscono in uno stadio di dolce tranquillità. Mi rimetto in piedi per salire su un albero dalle mille liane; liane che mi si sciolgono in mano quando mia madre accende la luce. La liana che avevo in mano era la corda della serranda che mi teneva bilanciata in quanto mi trovavo stesa per terra. Inconsciamente il sogno era condizionato da abitudini, sempre esistite.

Non fermarsi:
Qualcuno mi dice di non fermarmi, ma la voglia di nascondermi dietro una maschera di mattoni, evita un mio futuro trip. Come quando viaggiavo attraverso le nuvole di un poster su quell’aquila piena di ferite, che poco dopo cadde… Rimasi sola, su un albero pensavo al futuro già finito prima di morire. Ricordo poi di aver viaggiato con un serpente; insieme ci trovammo a parlare di un infinito viaggio, che finì quando un boa lo stritolò.. “Non esiste un viaggiatore” fu questa la prima frase che pronunciai quando mi ritrovai a passeggiare da sola in un deserto; non avevo la capacità di rimanere più di un ora nelle oasi. Ogni oasi mancava di qualcosa, e quando arrivavo a capire ciò, volavo via… Fino a quando non mi ritrovai prigioniera di un gruppo chiamato ”legione straniera”. Non ti fermare, ma lo feci.

Frammento:
E un giorno, qualcuno,
pensò di dare un
volto e un nome
a dei Fantasmi aventi
riflessioni di cavalli
pazzi. Il nome fu:
”ragione”. Lui era un
maestro; altri
intelligentemente
divennero discepoli.

L'albergo di periferia:
Un giorno strano
quasi senza compiti
e inutili problemi
finita tra le lenzuola
di un vecchio albergo
di periferia.
Forse lo avrei preferito
ma il tutto andò a farsi
lentamente fottere
come un mucchio di banconote
ormai senza valore.
Restò solo il vuoto
condito da una falsa voglia
di vecchia libertà
rimasta a dormire
tra i resti di un vecchio
ma non tanto
sacco a pelo.
Eppure basta proiettarsi
Al di là delle solite alternative
per avere non molta
ma un minimo di soddisfazione
e non macerarsi dietro
mille bottiglie di veleno
o una trincea puzzante
di inutile o falsa
voglia di morire.

devo dire che mi hai davvero impressionato.
sono brevi stralci di nonsense apparente, in realtà correlati da una lucida follia.
A mio parere ongni commmento è privo di qualsivoglia significato, ma una domanda mi sorge, come mai il diario è andato quasi del tutto distrutto?

Beh, ero una persona molto diversa allora. Sognavo una vita errante verso un futuro totalmente incerto e verso l'ignoto.
Ci fu un periodo in cui mi ritrovai sola in un pessimo stato di salute nella mia piccola casa di campagna, in un inverno particolarmente rigido e con quasi nulla da mangiare. Così dopo la quotidiana raccolta di legna, mi accorsi che avevo terminato tutta la carta disponibile per accendere il camino, dunque utilizzai con poco riguardo quasi tutte le pagine del diario, al quale non avevo mai dato alcun valore.

è un peccato, ma posso capire, io feci lo stesso con i miei disegni.

Trovo molto interessante ciò che hai scritto, mi hanno colpito in particolar modo "il dormiglione" e "frammento". Noto una triste somiglianza fra me e il dormiglione, non nella sua totalità, non ora per lo meno, mentre il frammento mi sembra il distillato della saggezza... La poesia sottostante, L'albergo della periferia, mi fa pensare a Stefano Benni nella raccolta di poesie: "Prima o poi l'amore arriva", il che a mio dire è un complimento.

Per allacciarmi ai commenti sulla distruzione del diario, l'altro giorno mi è venuto in mente che io non voglio sopravvivere a me stesso... ma qui vado off topic =)

Il dormiglione è un personaggio per così dire: "controverso"... quanto ora rileggo queste cose che ho scritto, mi sembra che appartengano a qualcun altro. All'epoca ero più folle di ora, e molte cose che scrivevo volevano comunicare qualcosa, ma in modo contorto e senza alcuna pretesa. Però alcuni messaggi sono abbastanza chiari come nell'Albergo di Periferia. Un messaggio che ho messo in pratica nella misura sufficiente a trovare un alternativa valida per non autodistruggermi. Comunque in un modo o nell'altro per quanto strano che possa essere c'è un fondo di verità in alcuni scritti, ad esempio il dormiglione era un mio amico dei tempi andati.