Correva. Correva senza averne più la forza, ma correva. Il suolo diventava una macchia di colore uniforme sotto i suoi piedi veloci e leggeri.
Le frasche degli alberi le ferivano il volto con ferocia.
I rami per terra le ferivano le gambe.
Ma nulla di tutto ciò le impediva la sua folle corsa. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarla. Perché correva per la vita, l'unica cosa che oramai le era rimasta. Correva, perché l'unico inbcubo che la spaventasse realmente era l'incubo della Morte, dell'Oblio.
Ma era proprio lei ad inseguirla, lei, la Morte; continuava a rincorrerla entro quella foresta che non guardava in faccia nessuno, nemmeno la Morte. Ed era di questo vantaggio di cui si stava servendo, mentre correva a perdifiato. Non badava nemmeno più ai nuovi tagli che questa foresta impietosa le stava infliggendo.
All'improvviso si rese conto di sanguinare copiosamente, sulle gambe sulle braccia sul volto. E una verità la colpì con una forza disarmante: lei possedeva una corporeità, la Morte no.
La Morte, per quanto potesse apparire reale e tangibile, non aveva sostanza; lei invece, in quanto essere umano, era sostanza.
E la sostanza era fragile, effimera, quasi priva di senso. Per questo la Morte riusciva ad imperare.
Questa constatazione le fece perdere velocità: sentiva di essere frenata dal suo stesso peso, sentiva ogni minimo grammo pesare sulla sua folle corsa.
La Morte cercò di approfittarne immediatamente di questa sua debolezza accellerando il suo passo di corsa. Lei la sentiva che si avvicinava sempre più velocemente; lentamente una folle idea e intuizione le passò per la mente: se avesse smesso di pensare, o addirittura di CREDERE di possedere una sostanza tangibile? Forse era un modo per poter riuscire a liberarsi della sostanza senza dover morire.
Senza smettere di correre, chiuse gli occhi e cominciò a cercare di non ascoltare, non sentire le sensazioni data dalla sfera sensoriale.
Straordinariamente si sentì in un limbo infinito, stupendo, ove la corporeità non era contemplata. E, senza alcun preavviso, cominciò a sognare. Non era nemmeno più nella foresta. Lentamente le stavano crescendo delle ali, ma lei non se ne rese conto.
Senza problemi, tornò a rendersi conto che era nella foresta e che la Morte - ormai ben visibile - era poco dietro di lei.
Si rese conto con stupore che non era una donna, bensì un uomo, la Morte.
Pensandoci bene però non avevi mai dato un volto alla Morte, e nemmeno una connotazione sessuale.
Presa da un delirio di onnipotenza, si lanciò verso l'alto e si girò per fronteggiarla. Ma di fronte a sé vide solamente le cime degli alberi di quella foresta. Stupita,si rese conto di possedere delle ali; non ali normali, bensì ali enormi da pipistrello.
La Morte restò un attimo sorpresa, ma spiegò le sue ali; ali simili a quelle di un angelo, bianche e candide.
Lei si girò e si diresse verso l'alto, verso il sole, simbolo di vita eterna, crededno che ciò potesse essere distruttivo per la Morte. Ma vide che la Morte non si fermava e non rallentava.
E all'improvviso si rese conto che ciò verso cui si stava dirigendo non era il sole, bensì un Essere.
Esso possedeva una testa di gallo, un torso maschile, con le gambe due enormi serpenti; nella mano destra brandiva una frusta, un gatto a nove code, mentre nella sinistra impugnava uno scudo possente.
Abbacinata da questa figura luminosa ma anche oscura, si fermò e la contemplò con stupore nel momento in cui cominciò a parlare: una voce non voce le rimbombò nei timpani con forza, una voce che disse: "Non scappare, fermati. Scappare non serve, non può nuocerti la Morte. È impossibile che ti noccia: non può annulare l'esistenza di ciò che è essenza eterna. Perché tu, tu sei la Vita". E sebbene un becco non possieda muscoli, sembrò distendersi in un sorriso magnanimo e maligno.
La Vita allora si fermò rilassata da codeste parole; lentamente si girò, e mentre si girava sentì ancora la voce: " Siete frutto della mia rettitudine, della perversione; nascete dalla mai bontà e dalla mia perfidia. Siete uomo e donna, siete fratello e sorella, siete l'uno e l'altro; siete l'espressione di ciò che sono io".
E la Morte di affiancò a lei, la Vita, senza più che nessuno dei sue sappasse o inseguisse; senza più alcuna brama di desiderio e repulsione.
Si guardarono negli occhi e si ritrovarono, si presero per mano e cominciarono a volteggiare, a lottare, nella luce, nel buio.

ehm veramente sono una draghessa

Comunque grassie ^__^

Ciao a tutta la banda.

Abraxas, il racconto è piaciuto molto anche a me. Il finale è un po' "mistico", ma di sicuro non banale, ed è molto ben raccontato. My compliments.

Prima o poi riuscirò a raccogliere le idee sparse in giro per l'enorme stanza che è la mia vita e cercherò di dar loro una qualche forma... nel frattempo, mi limito ai complimenti.

E giusto perchè non si dica che scrivo un post senza...

Salud.
Torx

Grazie mille veramente ^^ Sono contenta che sia piaciuto, non credevo potesse riscuotere così tanto "successo" ^^
Vedrò che farà la mia vena creativa in questo mese

Splendido, davvero... com'è strana la visione del mostro, lo hai inventato tu o è tratto da qualche libro?

La visione del mostro non è di mia invenzione ^^ Il mostro a cui faccio riferimento è Abraxas Se cerchi immagini su internet, troverai la descrizione mia

Ciao a tutta la banda.



Per citare il sempre immortale Jack Nicholson in "Joker" (il film da molti ERRONEAMENTE conosciuto come "Batman" ):
"Certo che se qualcun altro a parte me osasse darti della 'bestia'... gli taglierei la faccia!"



Salud.
Torx

no, dai, suvvia, non farmi fare la cattiva
E poi lo sappiamo tutti che sono una draghessa
Almeno Spero