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 Oggetto del messaggio: Racconti Onirici
MessaggioInviato: ven gen 30, 2009 13:52 
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Posto anch'io un piccolo contributo a questa sezione.
Un ringraziamento ad Alukane che mi ha convinto a farlo :wink:



Avevo camminato tanto, per arrivare.
Anni, difficili, indescrivibili, stavamo bene, stavamo male.
Il cammino lascia segni: alcuni ne sono orgogliosi, altri li vorrebbero cancellare. Pochi ne imparano qualcosa.
Fatto sta che, ancora, non sono arrivato.

C'è un precipizio davanti a me, a poche decine di centimetri dai miei piedi. Crolla in una verticale spaventosa, buia, e senza fondo visibile.
Plausibilmente un fondo c'è... sarebbe assurdo pensare ad una caduta infinita. Pura fantasia!
Tuttavia, poichè non vedo sorta di fondo, nè ho strumenti per individuarne uno, bisogna empiricamente, scientificamente stabilire che davanti a me c'è un baratro infinito, mentre credere che abbia termine sarebbe pura questione di fede.
Ma io, fede non ne ho.

C'è però un'altra cosa che attrae la mia attenzione: la gente dall'altra parte del baratro.
Perchè sono di là? Tutti quanti di là.
Guardo a destra, poi a sinistra, ma non vedo ponti per attraversare. Eppure sono tutti là, e io qua. Da solo. No, non c'è nessuno qua, neanche se mi giro indietro.
Invece là c'è un tizio, che al momento mi piace chiamare Aldo, anche se difficilmente è il suo vero nome. Poco importa.
Aldo gira intorno ad una macchina: nuova, rossa, ultimo grido, una spider. Dal modo in cui si muove ne sembra entusiasta, sale e scende in continuazione.
Poco più in là c'è una ragazza, chiamiamola... Emilia.
E' bella, ha buon gusto nel vestire, un mix di trascurato, pulito e ricercato che a me, personalmente, piace molto.
Ha un libro tra le mani, lo apre, lo sfoglia, lo richiude, in continuazione; e quando lo chiude alza la testa. Sono troppo lontano, e non posso dirlo per certo, ma potrei scommettere sul fatto che i suoi occhi, in questo momento, sono colmi della felicità propria di chi realizza di aver appreso, compreso... e al contempo s'intravede il velo della saccenteria di chi crede di aver appreso e compreso.
C'è anche Riccardo. Pantaloni beige, rigati, mocassino dispendioso ma un pò consumato, sopra una giacca bordeaux decisamente fuori moda, indossata su una camicia le cui stropicciature denunciano le mancanze della moglie. Giornale sotto il braccio, pipa in bocca, l'uomo d'altri tempi che cerca di stare al passo coi tempi.
Ma ciò che è strano è altro...

Riccardo si trova esattamente dove prima c'erano Aldo e il suo bolide.
Eh sì, perchè Aldo, dopo esser montato per l'ennesima volta sull'auto, s'è lanciato a tutta velocità nel precipizio, e ora i fanali accesi puntano in una verticale quasi perfetta, mentre Aldo, una mano sul volante, l'altra alzata a pugno e sorriso stampato sul volto, scompare.
Emilia precipita, dopo aver lasciato dietro di sè una scia di pagine strappate che ora svolazzano come coriandoli.
Riccardo si lascia cadere col suo passo dignitoso e cadenzato, soddisfatto, self-made.
E con loro altri, tanti altri, decine, centinaia, uomini, donne, padri, madri, padri e madri che trascinano con sè i figli, padri e madri che dimenticano e lasciando dietro di sè i figli.

E io?
C'è qualcosa che non va, in me...
Perchè io non salto? Basta un passo, un passo che è, a ben pensarci, l'evoluzione naturale del mio cammino.
Mi ha portato qui, dovrei fermarmi? Ma non se ne parla! E a che pro, poi?
Tornare indietro?? Non se ne parla! Con tutto quel che ho passato... e comunque non c'è più nulla là dietro, per me.
E se invece sto fermo qui, sapete che succede? Io muoio. Sì, muoio.
E poi se lo fanno tutti, un motivo ci sarà.
No no, c'è qualcosa che non va in me.
Ma la questione che mi assilla è: cosa mi aspetta là in fondo?
Eh perchè se io avessi fede, crederei che questo burrone ha un termine, quindi questa umanità che vi si getta si sfracellerà sulle rocce, e sui cadaveri di chi è caduto prima. E dovrei credere una cosa simile? Crederli tutti matti, folli, suicidi, assassini. Eppure c'è una logica nel loro salto felice...
Oppure forse dovrei scientificamente pensare che un fondo non c'è, che quello è un tuffo verso l'altrove, il dopo, il futuro stesso, verso la naturale conseguenza dello scorrere del tempo. Un'incertezza scientifica!

Eppure c'è qualcosa che non va, in me.
Il mio non saltare è il mio fallimento come parte di un'umanità che si lancia nel vuoto, nel niente, o meglio, potrei dire nel boh!
Forse è meglio rifletterci, pensarci un pò. Sì mi siedo qui un pò, e ci penso.
Ma solo per un pò, solo per un pò.
Mi fermo qui, solo per un pò...

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: ven gen 30, 2009 14:11 
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E' una metafora semplicemente stupenda :clap:

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Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: ven gen 30, 2009 14:45 
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Fantastico! Inoltre le immagini evocate sono davvero suggestive!!

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: ven gen 30, 2009 14:53 
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Aspetta che io sia un po' meno ubriaco (di sonno) di voi (citazione :P) e leggerò il tuo lavoro sicuramente! :D

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: ven gen 30, 2009 16:16 
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Località: Nelle oscure terre boschive elvetiche...
Magnifico lavoro! :d non l'avrei mai immaginato ^^
I miei più sentiti complimenti ;)
E' davvero un'ottimo racconto e metafora stupenda :)

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"L'uccello si sforza di uscire dall'uovo.L'uovo é il mondo.Chi vuol nascere deve distruggere un mondo.L'uccello vola a Dio.Il Dio si chiama Abraxas."


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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: ven gen 30, 2009 16:59 
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Ora sono proprio curioso di sapere a quale metafora vi riferite :D

Non perchè non ce ne siano, ma perchè ce ne sono molte :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: ven gen 30, 2009 21:19 
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Dmitrij ha scritto:
Non perchè non ce ne siano, ma perchè ce ne sono molte :wink:


Il bello di un racconto ben fatto è proprio questo: avere tante sfaccettature da cogliere, e ognuno si ritrova in questa o quella particolare faccia del poliedro da te rappresentato in parole. :)

Ognuno ci leggerà qualcosa di differente a seconda della propria sensibilità o esperienza di vita... io ne ho trovate parecchie, alcune forti, altre solo accennate, più eteree. Magari qualcuna di queste non l'avevi nemmeno pensata, e io la trovo solo perchè il mio percorso mi ha portato a fare delle associazioni di idee "strane".

Rinnovo i complimenti. ;)

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: lun feb 02, 2009 00:54 
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Grazie :wink:

Comunque l'aver ripreso in mano questo mini-racconto dopo tanto tempo mi ha suggerito come proseguirlo.
Forse tra un pò vi farò avere la continuazione.

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: lun feb 02, 2009 01:06 
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Località: Nelle oscure terre boschive elvetiche...
Un seguito non ci starebbe male, anche se a me piace molto anche così ^^

In ogni caso, il racconto è tuo, quindi segui tranquillamente il tuo istinto di scrittore :P
Sono anche curiosa di vedere cosa ne esce, visto la meraviglia che era questo ;)

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: lun feb 02, 2009 01:30 
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Mi rende molto malinconico questo racconto, complimenti davvero!

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Tralasciando le mie personali nevrosi (o forse no, non le sto tralasciando adesso dato che sto analizzando più profondamente il racconto), io vedo nel baratro il passaggio da uno stato all'altro dell'esistenza, passaggio che può anche rappresentare la morte o la crescita, vedo qualcosa che può incarnare la paura ma anche la distruzione, e vedo la stessa pericolosità anche nell'immobilismo del protagonista. Mi mette molta tristezza l'immagine del ragazzo nella sua macchina che si butta giù nel baratro, ma la ragazza che strappa il libro me ne mette molta di più... Perché non solo vedo la solitudine del protagonista, ma anche quella dei suoi amici...

Ecco forse non ero ancora abbastanza lucido per leggere questo racconto, ma oramai quel che è fatto è fatto, rinnovo i miei complimenti! :D

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: mer feb 04, 2009 18:06 
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Muzedon ha scritto:
Ognuno ci leggerà qualcosa di differente a seconda della propria sensibilità o esperienza di vita... io ne ho trovate parecchie, alcune forti, altre solo accennate, più eteree. Magari qualcuna di queste non l'avevi nemmeno pensata, e io la trovo solo perchè il mio percorso mi ha portato a fare delle associazioni di idee "strane".



non posso non quotare il gatto, e devo dire che è molto onirico in effetti, ha un nonsochè di N. Gaiman, ci ritrovo molto della novella grafica intitolata la locanda "La Fine del Mondo" (the Sandman n.15)

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ebbbene si ho tolto la mia firma storica :sese:
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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: gio feb 12, 2009 13:54 
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Rimanendo nel solco dei "Racconti Onirici", vi propongo questa volta qualcosa di diverso.

Polvere.


Polvere.

La regina è seduta sul trono.
Le braccia, distese sui braccioli, terminano in lunghe mani adorne d'anelli. Il collo eretto e fiero sostiene il capo, il cui mento sfugge verso l'alto in una posa altera. Sulla pelle eburnea, si aprono i fori delle narici, e il taglio, lungo e teso, del cipiglio immobile della sua bocca.
La chioma, invisibile, è raccolta nel pesante copricapo, e pesanti sono le vesti che discendono in marmoree volute lungo il corpo.

Più in basso, discendendo i gradini, è mollemente adagiato il corpo del giullare, la testa retta dal braccio destro, il sinistro ricade disteso, l'esile baffo, lo sguardo perso al di là delle cose visibili.
Il mandolino giace incustodito, silenzioso.

Nella sala, la corte.
Guardie in armature, le picche fatali puntate al cielo oltre il cupo soffitto.
Dame in gonfie vesti ricercate, ventagli socchiusi, riccioli spioventi, orecchini come pendoli immobili.
I nobili e i bianchi monumenti sul capo, le mostrine e le decorazioni, inerti sciabole al fianco.

Tutt'intorno lampadari d'oro spento, e gli arazzi, che narrano di cervi e di lupi, di castelli, del condottiero vittorioso e della testa mozzata del nemico vinto, di facili amori e di ancor più facili morti.

Polvere.

Il segugio alla parete insegue un foro a brandelli.
Il guerriero solleva imperioso un'elsa vuota e sfilacciata.

Polvere.

La stella al valore si sbriciola sul petto del nobile, e il fodero è colmo di grigi granuli sottili.

Polvere.

La scarpetta custodisce uno sbiadito mucchietto farinoso, sotto una grigia caviglia mozzata.

Polvere.

Scudi ed elmi sfrondati, crepati, decrepiti.

Polvere.

I sonagli caduti e sbriciolati.

Polvere.

La corona ai pedi e lo sfregio sul viso, esangue.

Polvere.

Il destino dell'uomo è divenire.

Polvere.

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: gio feb 12, 2009 20:26 
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Località: Nelle oscure terre boschive elvetiche...
Semplicemente perfetto *__*

Complimenti, stile veramente evocativo e potente :sisi:
Riesci a rendere molto bene lo sbriciolamento (posso dire così? ^^), la scomparsa di una realtà, e soprattutto riesci a rendere partecipi di questa immobilità che non può esserci.
Veramente complimenti :clap:

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: mar lug 07, 2009 20:05 
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Damasco.

Damasco.
Non è solo il suo nome
E neppure una macchia
di colori, una selva di odori:
è la mia rivoluzione interiore,
che si mescola ai pensieri
come l’acqua con il tè.

Mille viaggi
alla ricerca di un senso
nelle strade, nelle pietre delle case,
magari la mia, a Roma,
per poi scoprire tracce di me
nel sole del tardo pomeriggio
tra le volute di fumo d’un narghilè.

Città che vorrei mia,
ti lasci addentare come il pane
appena sfornato, dolce e caldo,
che ti prende alla testa e al cuore
la musica che sale alla mia finestra
mi parla dei tuoi mille volti
senza vergogna né tabù.

Quante contraddizioni
nei passi e nei gesti della gente,
nelle madri e nelle figlie
si dipingono volti di donna
per celare cuori da bambine.
A Roma invece, io posso persino
fumare per strada.

Semplicità
gestisce i rapporti, le movenze,
immersa in secoli di consuetudine
sorrido degli uomini orgogliosi,
li disprezzo, anche qui, anche loro,
nei pregiudizi hanno dimora,
solo per uno sguardo concesso.

Un altro salto
forse devo farlo, oltre la barriera,
più a fondo nel cuore della città,
oltre il muro. Qualche volta l’ho fatto
ma la libertà da cui provengo
improvvisamente limita, distacca,
e il timore è la sensazione più naturale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Racconti Onirici
MessaggioInviato: mar lug 07, 2009 20:13 
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Ci porti in mondi lontani =)

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