Leggendo il topic di Delund sulla morte di Kurt Cobain, mi è venuto in mente di un altro giallo storico: la presunta morte di Paul McCartney, bassista, voce e fondamentale songwriter dei Beatles.
“Ma come?! - direte voi - È vivo e vegeto e lo si vede in tv di tanto in tanto… ha pure suonato al Colosseo quest’estate!”
Tutto vero, ma mi è spesso capitato di imbattermi in voci che non la pensavano proprio così ed offrivano una versione alquanto inquietante della sorte di sir Paul. L’articolo che più mi colpì lo lessi nel giornalino del mio liceo ed era opera di due miei amici appassionati di musica e misteri. Dopo aver riesumato quel vecchio numero, eccovi l’articolo:
Il grande mistero dei Beatles: la presunta morte di McCartney
…Ho sepolto Paul
di Piccioni Bros. e Tiziano Polidori
Era il 12 settembre 1969 quando, durante una trasmissione radiofonica della stazione WKNR di Detroit, il disc-jockey Russ Gibb riceveva la telefonata di un misterioso ascoltatore, tale “Alfred”, che sosteneva di conoscere un agghiacciante segreto della vita dei Beatles: “Paul McCartney era morto in un incidente stradale avvenuto il 9 novembre 1966”. In quel periodo i Beatles erano impegnati nella realizzazione dell’album che avrebbe dato una svolta alla storia del rock:
Sgt. Pepper’s lonely hearts club band. Nel corso della telefonata, Alfred citò alcuni articoli tratti da giornali inglesi, a proposito di un incidente avvenuto alle cinque del mattino del 9 novembre 1966. Il guidatore dell’auto distrutta, completamente sfigurato, non era stato identificato. Ma secondo Alfred aveva un nome: Paul McCartney. Dopo quattro mesi dall’incidente, nel febbraio 1967, il fan club ufficiale dei Beatles lanciò, senza un’apparente ragione, uno strano concorso “Cerchiamo il sosia di Paul McCartney”. Centinaia di persone, da ogni parte del mondo, spedirono la loro foto e si presentarono alle selezioni indette dal fan club. Il vincitore del concorso non fu però mai nominato… Perché? Forse per nasconderlo. Secondo il misterioso Alfred, infatti, il sosia di Paul fu trovato davvero e dopo dei “ritocchi” ai lineamenti e alla voce, ne prese il posto. L’industria discografica, dunque, avrebbe sostituito Paul con un sosia, con la complicità di Lennon, Harrison e Starr. Sembra però che questo terribile segreto abbia generato una sorta di senso di colpa nella band, a giudicare dai vari indizi lasciati sugli album e nelle canzoni. Indizi lasciati qua e là, per far trapelare un terribile segreto o per fare forse uno scherzo colossale a milioni di fan? Vi indicheremo ora tutte le tracce da noi individuate, ma sicuramente ce ne saranno tantissime altre. Innanzitutto, prendiamo la copertina di
Sgt. Pepper, 1967,
l’album uscito subito dopo la presunta morte. Sembra essere la rappresentazione “in codice” del funerale di Paul. Al centro, sulla sinistra, vediamo i quattro Beatles in versione “statue di cera” (dal museo di Madame Tussaud). Uno di essi, Ringo Starr, è vestito a lutto, ed è lo stesso Paul a consolarlo, mettendogli la mano sulla spalla. Lo sguardo di Ringo è rivolto verso la parte inferiore della copertina, dove spiccano varie composizioni floreali (tra cui presenti anche numerose foglie di cannabis…), dove spicca una chitarra basso con il manico rivolto dal verso dei mancini (strumento usato dal mancino Paul) di crisantemi, classici fiori funebri. Guardiamo ora i Beatles. McCartney è l’unico a tenere uno strumento nero: l’oboe. Sopra la sua testa c’è una mano sospesa (che in alcune culture orientali è simbolo di morte): è forse il saluto d’addio a Paul? Il particolare più agghiacciante si trova però all’interno della copertina ed è la scritta “O.P.D.” sul braccio di Paul. In Inghilterra, questa sigla sta per “Officially Pronounced Dead” (Ufficialmente dichiarato morto) e viene usata nei casi di morte violenta quando non è possibile accertare l’identità del cadavere. Sul retro della copertina di
Sgt. Pepper, Paul è girato di spalle e Gorge Harrison, con il pollice della mano destra, indica una riga della canzone SHE’S LEAVING HOME che dice:
“Wednesday morning at 5 o’clock”,
“Mercoledì mattina alle cinque, lo stesso orario del presunto incidente di Paul. Un ultimo indizio contenuto in quest’album è presente nella canzone A DAY IN THE LIFE, dove un verso è particolarmente significativo:
“Era una notizia triste, ma nonostante ciò ho dovuto ridere […] Ha perso la vita in macchina, non si era accorto che era scattato il semaforo […] Avevano già visto la sua faccia”. Gli indizi si trovano numerosissimi anche su altri album. Ad esempio, sulla copertina di
Magical mystery tour (1967),
Paul è l’unico a tenere una rosa nera invece che rossa e, inoltre, in una immagine del gruppo, sulla batteria di Ringo, troviamo la scritta “Love 3 Beatles”… ma i Beatles non erano in 4? Sempre in
Magical mystery tour, Paul e compagni indossano delle maschere. Una di esse raffigura un tricheco. Secondo la simbologia delle leggende nordiche (vecchia passione di Lennon) il tricheco rappresenta la morte. Quale, dei quattro Beatles, indossava questa maschera? La soluzione ci viene offerta da Lennon nella canzone GALSS ONION (
The Beatles, meglio conosciuto come
White album[n.d.rose],1968), in cui si dice:
“Vi avevo parlato del tricheco. Ebbene, ecco un’altra pista per voi: il tricheco era Paul”. Nella copertina di
Abbey Road (1969),
è l’unico ad essere scalzo, ed inoltre tiene una sigaretta con la mano destra… ma Paul non era mancino? Suonando al contrario la canzone I’M SO TIRED (
The Beatles, 1968), si può distinguere la voce di Lennon dire:
“Paul is dead man, miss him, miss him”,
“Paul è morto amico, senti la sua mancanza”. Ma la canzone, a nostro avviso più diretta ed eloquente, perché così maledettamente inquietante è STRAWBERRY FIELDS FOREVER (
Magical mystery tour, 1967), dove, alla fine, dopo un pezzo strumentale agghiacciante, Lennon sussurra
“…I’ve buried Paul”,
“…Ho sepolto Paul”!
Fonte: IL SORPASSO – Foglio di libero pensiero del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Jesi, Maggio – Giugno 1997, Anno 2 Numero 6