- intervista -
di Ilaria Rebecchi Un concentrato delizioso ed adrenalinico di impulso polimorfi, dall’arte al punk: ecco i Lush Rimbaud
– Lush Rimbaud: partiamo dal nome, così ricercato…La scelta del nome si perde nella notte dei tempi... Lush Rimbaud, personaggio del romanzo “Cadavere squisito” di Poppy Z. Brite è il dj di una radio pirata che evocando il celebre poeta, sceglie questo moniker per esprimere il suo modo di essere e di vedere il mondo, perso in un vortice di lussuria e autodistruzione. Fatta questa premessa, il nome suonava a tutti molto bene e l'abbiamo adottato, sotto suggerimento del nostro ex chitarrista Lorenzo Brutti.
– Da “Action From The Basement” al nuovo “The Sound Of The Vanishing Era”: differenze, evoluzione, aspettative?Sicuramente “Action” era un disco più diretto, strutturato ed immediato, mentre il nuovo lavoro è il risultato di diversi mesi passati a comporre, scomporre, cancellare, sconvolgere totalmente la nostra musica e il nostro modo di pensarla. Quando credevamo di aver terminato un pezzo, qualcuno di noi arrivava con una nuova idea da aggiungere o con un cambiamento, ed ecco che la canzone finiva per essere totalmente diversa da quella con cui eravamo partiti. Durante questo periodo abbiamo anche passato molto tempo ad ascoltare nuova e vecchia musica, questo ci ha dato moltissimi stimoli che hanno contribuito a determinare il processo compositivo caotico ed apparentemente senza senso che ha caratterizzato la fase precedente alle registrazioni. Non sappiamo cosa aspettarci da “The sound of the vanishing era”, speriamo venga recepito bene dalla critica. Per ora le vendite ai nostri concerti stanno andando bene e il pubblico gradisce la formula del “vinile più CD incluso” che abbiamo adottato.
– Il vostro sound sembra un mix crescente e molto originale di psichedelica, nu-rave, hardcore, noise, post punk e kraut rock: cosa vi ispira e come mai la matrice esterofila sembra essere predominante?I nostri ascolti spaziano dal rock all'elettronica, passando per il funk, oppure dal delta blues anni ‘30 all’eclettismo dei giorni nostri. Siamo letteralmente dei divoratori di musica, l'importante è che sia buona musica, fatta con passione, con l'intento di dare qualche cosa al mondo e non creata per il mero scopo di rimpinguare le proprie o altrui tasche. Sicuramente i generi che hai citato (tranne il nu-rave, termine che molti ci appioppano, ma che non abbiamo ancora capito bene cosa significhi) sono quelli con cui siamo cresciuti e che tutt'ora ascoltiamo, con un’attuale predilezione per la psichedelia, il post punk ed il kraut. Per quanto riguarda l'esterofilia, non possiamo certo ispirarci alla musica italiana di oggi...hai mai provato ad accendere la radio?
– L’ultimo album è stato inoltre co-prodotto da 6 label: come mai? E quale è la situazione delle etichette indipendenti oggi?Le label sono spesso gestite da una o due persone che per passione e follia decidono di produrre il disco di una band semisconosciuta con prospettive economiche pari a zero o addirittura in perdita. Questa, tranne qualche caso sporadico, è la situazione delle etichette indipendenti in Italia e nel mondo. La scelta di coprodurre l'album con 6 etichette nasce innanzitutto dal rapporto umano che ci unisce alle persone che gestiscono queste realtà. Poi, in un Paese culturalmente in declino e in cui non si vendono più dischi, l'unione fa la forza. Alcuni marchi come Hot Viruz, Narvalo suoni, Sweet teddy e Bloodysound, hanno radici delle nostre parti (le Marche) e ci supportano da anni, altri come From Scratch di Firenze e Brigadisco di Itri (LT) hanno semplicemente creduto in noi dopo averci visto suonare o dopo aver ascoltato un nostro disco. Senza di loro non avremmo potuto stampare il vinile e per questo non finiremo mai di ringraziarli.
- Errico Malatesta: in copertina, a fare da Cicerone all’album…Errico Malatesta è stato l'attivista anarchico promotore della famosa Settimana Rossa ad Ancona nel giugno 1914. E' un simbolo, seppur oggi ormai dimenticato, della nostra città. La scelta di utilizzare alcune brevi parti del suo saggio "The Tragic Bandits" è nata un po' per caso; volevamo inserire un reading sulla musica di "Sounds from a new era" e abbiamo trovato questo brano già tradotto in inglese che, seppur composto quasi cent'anni fa, sembrava descrivere incredibilmente (e aggiungerei tragicamente) la nostra società attuale, in cui la distinzione fra ladro e derubato appare ormai capovolta e distorta, nonché passivamente accettata. L'interpretazione dal reading è stata poi affidata a Jan Noble, nostro amico londinese, poeta e batterista dei The Cesarians. La scelta invece di inserire Malatesta in copertina è dovuta a Rocco Lombardi, a cui abbiamo lasciato completa libertà creativa nel curare la veste grafica del vinile. Di conseguenza Malatesta è diventato una sorta di simbolo di quest'album: scrutando l'orizzonte a cavallo del camaleonte-mucca, scandisce il passaggio da un' era "vanishing" ad un'era "new", e accompagna l'ascoltatore nel viaggio sonoro che lo attende tra le 8 tracce del disco.
- Italia Vs estero… Nell’arte, nelle organizzazioni che la supportano, nel pubblico…La nostra esperienza all’estero si basa solo sull’Inghilterra, luogo in cui abbiamo suonato più volte e possiamo dire che la situazione è opposta rispetto a quella nostrana. La musica è presa più seriamente, le band sono supportate dalla stampa in misura maggiore e le persone sono generalmente più propense ad andare a concerti di gruppi che non conoscono. In una situazione così è ovvio che l’underground ha un terreno più fertile. Certo anche lì non è tutto rose e fiori, spesso non c’è un cachet fisso per le band e l’ospitalità dei locali è inesistente anche perché ci sono un’infinità di ottime band. In generale direi però che abbiamo ancora parecchio da imparare, soprattutto a livello di approccio all'arte in genere. Purtroppo l'impoverimento culturale che ci affligge è palese e di conseguenza l' arte è diventata un qualcosa di elitario. Per fortuna esistono numerose realtà che dal basso cercano di combattere questo appiattimento, ma è dura e a volte la sola passione non basta.
- Cantare in inglese, qui, oggi…L’inglese è la lingua della musica che suoniamo, delle band che ci hanno ispirato, dei nostri "padri spirituali"...ci sentiamo molto più legati all'inglese che non alla nostra lingua e quindi crediamo che un certo rigore filologico sia d’obbligo. Ad ogni modo tutto il nostro rispetto va a quelle poche band in circolazione che cantano in italiano senza suonare come "musica italiana", e non ci riferiamo a Moltheni, Afterhours, Marlene ecc. ma a R.U.N.I., Dadamatto e pochi altri.
- La musica alternativa: nasce dal desiderio di ribellione contro schemi di un pop pre-impostato e monocorde, o dall’ispirazione? E come ci si vive, se ci si vive? E perché c’è più gente che va ai concerti rock ma nessuno vende più dischi?Direi che la cosiddetta musica alternativa nasce dall'urgenza espressiva di chi ha qualcosa da dire. E se questo qualcosa senti di doverlo urlare e non sussurrare, e magari non è esattamente una sviolinata-melensa-di-3-minuti-pronta-per-la-radio, allora non hai molta scelta e forse il pop non fa per te. L'ispirazione va al di là del modo in cui suoni o del genere che fai, puoi fare pop ed essere ispiratissimo...ma l'urgenza espressiva è quella che ti fa dire: me ne sbatto della confezione e bado alla sostanza. Noi come molti altri gruppi non viviamo della nostra musica, ci muoviamo per scelta nell’ambito della cultura indipendente, cosa non molto remunerativa dal punto di vista economico, ma che ci dà la possibilità fare ciò che vogliamo senza compromessi e con il 100% della nostra libertà espressiva. Significa trovare da soli date, etichette pronte a finanziare un disco, suonare a cachet irrisori o a botteghino, arrangiarsi in tutto e per tutto in nome della totale libertà di fare quello che si vuole con la propria musica. Il fatto che non si vendano più dischi dipende in parte dai fattori economici e sociali che tutti conosciamo, ma anche dalla qualità sempre più scadente della musica mainstream in tutto il mondo, con la conseguente perdita di valore del disco come prodotto artistico. E’ anche per questo che abbiamo scelto di stampare “The sound of the vanishing era” in vinile, per ridare dignità al supporto analogico e alla musica che contiene.
- Il luogo e la situazione migliori dove suonare e dove potervi ascoltare?Per noi il live è complementare al disco, non puoi farti un’idea su un gruppo se non hai sentito entrambe le cose! Detto questo siamo convinti che più del luogo contino le persone. Quando il pubblico è coinvolto dalla nostra musica, si crea un’empatia che influenza positivamente anche il nostro modo di suonare. Spesso queste situazioni coincidono con gli spazi autogestiti o con i circoli culturali, ma qualsiasi luogo può andare bene perché il rock’n’roll è ormai un linguaggio in grado di comunicare a più livelli, non solo a quello del puro intrattenimento.