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 Oggetto del messaggio: [monografia] Boohoos
MessaggioInviato: dom set 12, 2010 00:38 
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Iscritto il: lun apr 21, 2008 02:45
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I Boohoos sono stati uno dei più grandi gruppi rock italiani della storia rimasti da sempre misconsciuti, tantè che persino oggi sono in pochissimi a parlare del loro glorioso passato (creativamente parlando).
La loro produzione discografica è ferma a tre titoli: "The sun, the snake and the hoo", "Moonshiner" e "Rocks for real."
I primi due sono degli autentici capolavori (anche al livello di produzione, per i tempi decisamente superiore alla media specialmente in merito alla pulizia del sound), ma malgrado ciò solo nel 2008 è stata ristampata su cd una raccolta (Here Comes The Hoo) contenente tutti i brani dei loro primi due vinili.
Una band che merita davvero di essere conosciuta e riscoperta e con ciò per informazioni approfondite sul gruppo vi rimando ai seguenti indirizzi.

L'ottima biografia realizzata da un fan dei Boohoos.
http://www.caio.it/musica/boohoos.htm
E quì c'è il loro sito ufficiale allestito solo molto di recente, ma ben fatto e ben impaginato.
http://www.boohoos.it/

Alcune delle rare e pochissime immagini, che sono poi le copertine dei loro 3 vinili:
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Una delle pochissime recensioni fatte su Here Comes The Hoo, tratta da audiodrome.
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Giunge al battesimo con un’attesa ristampa la costola rocchettara della Spittle Records, ovverosia Spit/fire. Attesa, perché i Boohoos - sebbene restino una band di super-nicchia nell’economia della musica italiana - vengono considerati autori di uno dei più riusciti rock-album del Belpaese da una fetta importante del giornalismo specializzato.

Lo raccontano le testimonianze raccolte nel libretto interno all’ottimo digipack in questione, manoscritte da soggetti come Federico Guglielmi, Luca Frazzi e Claudio Sorge (l’ultimo è il più diretto interessato, in quanto fondatore dell’etichetta originaria del gruppo, l’Electric Eye). Ma chi erano i Boohoos? Dei veri losers from Pesaro, che, a vederli con quel look un po’ Dead Boys un po’ The Alarm di provincia, potevano sembrare dei poseurs male in arnese, ma in realtà nascondevano una delle realtà più esplosive della scena di quegli anni. Una scena che in buona parte aveva abbandonato la ricerca e gli sperimentalismi del primo post-punk per rifugiarsi in una più “comoda” riscoperta di suoni passati, dalla psichedelica al Detroit Rock, deviando addirittura per il beat. Loro facevano parte dell’ala detroitiana, grande passione per gli Stooges (lo suggerisce il nome stesso), MC5 et similia, filtrata da un’attitudine glam con evidenti pulsioni hard-rock, il tutto accompagnato in lontananza da un’anima punk mai assente. La presente compilation, che raccoglie il primo ep, il succitato lp Moonshiner più il primo demo del 1986, li fotografa al massimo del loro splendore, prima che un inevitabile destino li gettasse, di lì a poco, in un immeritato dimenticatoio. Se il demo altro non è che una sincera e viscerale testimonianza del successivo divenire, il piatto forte sono le due uscite ufficiali: The Sun, The Snake And The Hoo ha una più forte attitudine punk, ritmi serrati ed accelerazioni continue, anche se il dark-swing con coda noise-psichedelica di “Freedom” svela ambizioni stilistiche che saranno portate a termine nel successivo ellepi. È l’attacco di chitarra acustica in “Nancy’s Throat” a dirlo a chiare lettere, e se col riff alla Asheton di “Ghostdriver” torna alta l’adrenalina, “Downtown Train” fa sue le atmosfere ultraviziose della “Penetration” stoogesiana per chiudersi con un mood jazzy e inedito. “My H.E.L.” è un wave-rock tignoso confezionato con grande gusto, il pop-glam di “Oh You Mandrax” non rinuncia alla grinta pur scorrendo liquidamente sinuoso, “Meet Us (In St.Louis-Louie)”, con i suoi brucianti stop&go segnati dalla massiccia accoppiata delle elettriche, prelude al blues malaticcio di “The Hoo”: Iggy Pop e Led Zeppelin in collisione, la lunga ripresa finale che è una piccola meraviglia di classic rock. A chiudere, la ballatona west-coast di “When I Come Home” rifinisce egregiamente un quadro già ricco di sfumature, che l’inedita “Bloody Mary”, con il suo incipit organistico alla Jon Lord, rende oggetto pressoché completo e difficilmente perfettibile (aggiungere mezzo punto al voto sottostante).

_________________
Non siamo che polvere e ombra.
(Orazio)


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 Oggetto del messaggio: Re: Boohoos
MessaggioInviato: lun set 13, 2010 10:01 
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Iscritto il: sab mar 27, 2004 18:27
Messaggi: 3267
Località: Ancona
linko anche questo nell'indice di Music Hystory!

non so come ringraziarti per il tuo preziosissimo contributo, soprattutto di emersione per questi lavori molto underground... GRANDE DAVVERO :!:


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