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 Oggetto del messaggio: [recensione] Dødheimsgard - 666 International
MessaggioInviato: mar ott 05, 2010 00:49 
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Continuando nel segnalare gruppi musicali d’eccezione appartenenti all’underground di alta qualità, propongo ai tanti (un pò d'ironia ci vuole) frequentatori della sezione musicale un disco avantgarde originale ed innovativo che all’epoca non ottenne il successo che meritava ed anzi, ottenne attacchi ingiuriosi da parte dei “puristi.”
I norvegesi Dødheimsgard con quest’opera sono stati i pionieri delle atmosfere gelide e cibernetiche in ambito estremo con risultati molto suggestivi e stimolanti.
L'album è composto da 66 tracce (56 vuote e l’ultima nascosta) e la sua durata è di 66 minuti e 6 secondi, con il titolo in origine doveva essere composto dall'anno di uscita (1999) rovesciato in 666 1nternational.
Vi rimando dunque alle belle recensioni di Alberto Fittarelli e Daniele Balestrieri tratte da TrueMetal.
Recensione
Il freddo cibernetico è forse una delle tendenze più affascinanti emerse negli ultimi anni nell'ambito del metal estremo, è innegabile. Dove una volta era il fascino dell'elemento naturale a colpire l'ascoltatore, ma prima ancora tutta una fascia di creativi perlopiù scandinavi, successivamente è stato l'elemento sfuggito di mano all'uomo a sconvolgere la psiche di questi stessi musicisti, con risultati forse ancor più affascinanti.
I norvegesi (c'era da specificarlo?) Dødheimsgard, sbucati dalla scena più veracemente black metal nel 1995 con il grezzo e spontaneo Kronet Til Konge, giunsero nel 1999 a un'evoluzione praticamente incomparabile a un qualsiasi altro act musicale del tempo, pubblicando coraggiosamente (dopo lo splendido black al silicio del mini Satanic Art) questo 666 International: oltraggioso, gelido, grottesco e precursore di un intero filone, il disco si presenta come un passo avanti enorme nell'ambiente black metal, dove queste 2 parole hanno ragione di esistere solo a tratti, e molto spesso è il colore delle atmosfere (il 'black', appunto) ad essere giustificato più della dicitura 'metal'.
La violenza non manca, intendiamoci. È violenza sonora, certo: quella delle chitarre, filtrate all'eccesso e supportate da una batteria secca e assassina, o della voce del folle Aldrahn, abrasiva come ai temi era raro trovare. Ma è anche violenza verbale, morale: quella di concetti che superavano le barriere autoimposte in pieno stile 'metal', andando a collocarsi al di fuori di ogni catalogazione e confine. Una violenza che paga in termini di creatività, di immagini trasposte in note, di visionarietà, di emozioni: un caleidoscopio rotto, capace di trasmettere migliaia di sfumature dello stesso freddo colore, ma non per questo meno appassionante. Dall'apertura della rutilante Shiva Interfere, col suo piano schizoide (ripreso proprio da Satanic Art), che tornerà a più riprese durante il disco (come in Carpet Bombing); alla sovrapposizione di generi e atmosfere, sullo schema musica classica/beat tecnologico/riff black metal; alla recitazione condita da campionamenti utilizzata (ricordiamolo, è la prima volta nel black metal) come elemento strutturale del disco. Tutto è geniale, tutto è nuovo e resterà nella storia di questo stile musicale.
Una band che ha anticipato tutti, forse di troppo: tanto che solo oggi se ne prospetta un ritorno sulle scene, dopo anni di oblio (ritorno sulle scene che è avvenuto nel 2007 con l'uscita di Supervillain Outcast ndIllusoria): da qui sono nate le contaminazioni odierne, loro hanno saputo creare una scuole, come un pugno di altri connazionali nelle rispettive avanguardie (Emperor, Solefald, Ulver). Irripetibili e irripetuti: i Dødheimsgard restano, ad oggi, un unicum da gustare come il vino di un'ottima annata.

Immagine
La copertina è già il primo segnale d'allarme: una struttura fredda, asettica, di metallo e vetro, con un fiume di sangue che cola attraverso una grata: è la follia che esplode all'interno degli schemi rigidi e prefabbricati della modernità, a fronteggiare la quale nessuno è preparato.
Ed è proprio la follia il punto chiave di 666 International: una mistura schizofrenica di black metal allo stato brado e di chitarre distorte, inserti techno, pianoforti decadenti e dosi massicce di industrial e ambient ha generato un caos tentacolare perfettamente controllato, come mai era accaduto prima nella storia del black metal.

Tutto è annullato dal cooperare infernale di tanti generi differenti che cozzano continuamente tra loro: scordatevi il black canonico alla Kronet til Konge, scordatevi il black tecnico e moderno dei Thorns, scordatevi anche l'avantgarde dei Borknagar o dei Solefald. Questi sono Arcturus impazziti, Mayhem fuori di testa, Enslaved furiosi che raccolgono tutti i frammenti più innovativi del black metal degli anni 90 e li amplificano centinaia di volte, trascinando nel loro gorgo tutta l'esperienza delle mani che hanno prestato servizio nel mostro Dødheimsgard.
L'avantgarde moderno ha completamente perso questa lettura della musica, associando il sintetico all'ambient malinconico e melodico. Qui l'elettricità diventa schiava della furia, come mai s'era sentito fin dai tempi dei Ved Buens Ende, e viene incanalata dalla voce a volte tronfia come quella di un troll e a volte lacerante come il canto di un coltello che taglia l'acciaio di Bjørn Dencker Gjerde, vero eroe dell'ambient che di recente ha trascorso diversi mesi in un centro di riabilitazione psicologica.

Spiegare esattamente cosa avviene all'interno di quest'album è difficile quanto spiegare l'evoluzione di un rogo: le fiamme mutano forma a ogni alito di vento, esattamente come le tracce di questo CD. Non c'è qualità di cui parlare, perché qui si parla di genio quasi allo stato puro, diviso tra le intense coreografie che imbrigliano brutalità e neoclassicismo strumentale e le trame liriche totalmente fuori da ogni schema logico. 666 International è un viaggio perverso e furioso che rimarrà un esempio unico nel suo genere per ancora molti anni.


Il Myspace del gruppo: http://www.myspace.com/dodheimsgard

_________________
Non siamo che polvere e ombra.
(Orazio)


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