Il forum dei Drow, dei Vampiri e delle creature dell'oscurità
Oggi è gio mar 28, 2024 23:18

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora [ ora legale ]





Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 3 messaggi ] 
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: [recensione] Malnatt - La Voce dei Morti
MessaggioInviato: gio dic 02, 2010 07:57 
Non connesso
Avatar utente
 Profilo

Iscritto il: lun apr 21, 2008 02:45
Messaggi: 1933
Località: Il mondo bidimensionale
Immagine
La scena Black Metal italiana è composta prevalentemente da gruppi esterofili di scarsa personalità con dischi troppo incentrati su valori e simbologie scandinave che spesso diventano dei veri e propri stereotipi, così come non poca ironia si può fare attorno alle centinaia di copertine tutte uguali, nere, con il capellone borchiato di turno (in rigoroso face-painting) che emerge dall’oscurità.
Una delle più grandi eccezioni alla regola sono i bolognesi Malnatt, capitanati dal carismatico Porz: un misantropo intelligente dal notevole senso dell’umorismo.
Formatisi nel 1999 la loro musica è una particolare miscela di Epic-folk-black metal con testi delle canzoni spesso scritti in dialetto bolognese.
Dal loro esordio nel 2001 con la “Tetralogia Vichinga,” i Malnatt attraverso una travagliata storia ricchissima di cambi di line-up sono stati un gruppo in costante evoluzione e dischi del calibro di Carmina Pagana, Happy Days e La Voce dei Morti ne sono la prova.
Il loro nome è un termine dialettale che significa letteralmente "mal netto," quindi "pulito male," cioè “sozzo,” e viene spesso utilizzato nelle zone rurali per le bestemmie.
Dal dopoguerra in avanti c'è stato un rifiuto per tutto ciò che veniva dal ‘basso’ e dalla campagna, abbindolati dalla colonizzazione americana, così lo stesso nome del gruppo è un modo di rivendicare un senso di appartenenza alla cultura e le antiche tradizioni della propria terra.
Riporto di seguito l’ottima recensione di Daniele D’Adamo sulla “Voce dei morti:” un disco dal grande valore espressivo e rappresentativo.
Immagine
Nonostante sia endemica l’esterofilia imperante in ambito metal, la scelta di cantare in italiano (esclusa "I Felt A Funeral") si rivela una decisione centrata in pieno. Tutti i testi delle canzoni sono delle poesie da antologia, struggenti, malinconiche, delicate; tese a sviscerare uno stato d’animo segnato da dolorosissime ferite apportategli dallo svolgersi degli eventi. Animo quindi pessimista nel credere a una vita futura scevra da sofferenze, incline di conseguenza a cercar rifugio nella misantropia. In questo senso, la band è riuscita a materializzare in maniera encomiabile la vera (per chi scrive) natura primigenia del black: il rifiuto di un’esistenza forgiata da un perenne stato di afflizione, la volontà di sopravvivere rifugiandosi nel proprio mondo interiore; lontani dal «finto bene» e da chi vede, in esso, l’unica sostanza di un’esistenza, tutto sommato, ipocrita. La melodiosità unica della lingua nostrana – paradossalmente – si lega mirabilmente all’estremità della proposta musicale, dando così forma all’ectoplasmatica essenza delle anime esacerbate che si ritrovano in questo sublime stato della sostanza vivente. Sublime, perché solo così si riesce a penetrare la materia, giungendo negli strati più profondi della stessa, dove le emozioni e i sentimenti giacciono allo stato puro. Queste intense percezioni, derivanti dall’attenta lettura dei testi trovano, nello stesso tempo, pieno supporto dalla musica. Che le rifinisce e le amplifica, portandole a un livello lirico inverso, ove cioè l’idillio coincide con l’inconfutabile certezza della miseria spirituale in cui vaga l’esistenza. Ecco perché pare impossibile che, partendo da un approccio del tutto goliardico alla questione, si arrivi a un’analisi così acuta dell’animo umano. I Malnàtt l’hanno fatto.

«E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore»

Le canzoni che compongono "La Voce Dei Morti" sono dei gioielli di distillato black, puro al 100%. Black metal la cui tecnica è quella adatta allo scopo, che è quello di servire l’arte e non quello di perdersi in sterili tecnicismi. A partire dal suono della chitarra, rigorosamente «zanzaroso» come da stilemi di base, sino alle partiture della batteria, che esplorano i ritmi da quelli più lenti ai blast beats arrotolandosi alle poderose e vorticose linee del basso. Pòrz interpreta magistralmente i testi, non arrivando mai ai limiti sia del growl sia dello scream, tanto è vero che i testi medesimi sono facilmente discernibili dal muro di suono. "Fantasmi", uno degli episodi ove la melodia mette di più il naso, sviscera un bridge e un refrain memorabili, i quali rappresentano il primo dei ponti che valicano gli abissi più oscuri, verso l’ignoto che alberga in ciascuno di noi. Il suono di una tromba e di una voce femminile rifinisce in maniera anche originale il brano. Blast beats a ondate, ferocia e determinazione musicale, che segnano con decisione il suono, non intaccano minimamente lo strato di nebbia che avvolge il groove sia della canzone sia dell’interno lavoro. "I Felt A Funeral" si srotola attorno alle medesime coordinate stilistiche, con che si entra, definitivamente, nel visionario Universo Nero concepito da Pòrz e i suoi adepti. Con il susseguirsi dei pezzi si percepisce, anche, la maturità compositiva raggiunta dai Nostri; in grado di concretizzare in un’unica maniera, cioè con uno stile ben definito e del tutto personale, l’impulso artistico che sta a monte di tutto. Cito ancora "Chi Sono?", per l’andamento irresistibilmente trascinante e "E Come Potevamo Noi Cantare", ultimo ricordo di un passato folk, per l’incommensurabile bellezza del ritornello. Tutte le canzoni sono assestate sull’identico, elevato, standard qualitativo; per cui mi sembra ingeneroso descriverle, rischiando così di trascurare qualche particolare che invece va trovato nell’attento e ripetuto ascolto del disco.

La ricerca della proposta black che possa, ancora, stravolgere il cuore, porta spesso se non sempre a vagare per le desolate lande del circolo polare artico; quando, invece, nella terra dei Latini, si può raggiungere l’agognata meta con i Malnàtt e il loro "La Voce Dei Morti". Opera dall’altissimo valore artistico, davvero.


Immagine
Il logo della band: gloria eterna al suino!

Immagine
Il myspace.
http://www.myspace.com/malnatt
Sito ufficiale
http://www.malnatt.org/
La gioventù malnetta
http://www.gioventumalnetta.tk/


Fantasmi:

_________________
Non siamo che polvere e ombra.
(Orazio)


Top
 

 Oggetto del messaggio: Re: [recensione] Malnatt - La Voce dei Morti
MessaggioInviato: mar gen 11, 2011 11:39 
Non connesso
Moderatore
Avatar utente
 WWW  Profilo

Iscritto il: sab mar 27, 2004 18:27
Messaggi: 3267
Località: Ancona
indicizzata anche la recensione di questa band che ha condiviso il palco con i miei beniamini Kurnalcool lo scorso anno :rockrulez:


Top
 

 Oggetto del messaggio: Re: [recensione] Malnatt - La Voce dei Morti
MessaggioInviato: sab gen 15, 2011 05:49 
Non connesso
Avatar utente
 Profilo

Iscritto il: lun apr 21, 2008 02:45
Messaggi: 1933
Località: Il mondo bidimensionale
Il mio sostegno và a tutte le band italiane che hanno talento e personalità.

Dedico al Porz un aforisma che di sicuro apprezzerebbe perchè incarna abbastanza bene lo spirito Malnatt.
Tagliente e mite, rozzo e delicato,
Alla mano e bizzarro, sozzo e mondo,
Un convegno di saggi e di buffoni:
Tutto ciò voglio essere e son io,
Colomba a un tempo e serpente e porco!

(Gaia scienza, Af. 11)

_________________
Non siamo che polvere e ombra.
(Orazio)


Top
 

Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 3 messaggi ] 

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora [ ora legale ]



Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi

Cerca per:
Vai a:  
cron
Powered by phpBB © 2000, 2002, 2005, 2007 phpBB Group  
Design by Muzedon.com  
Traduzione Italiana phpBBItalia.net basata su phpBB.it 2010