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...And you'll know us by the trail of dead

mar feb 28, 2006 17:11

Sono rimasto folgorato dall'album "Worlds Apart" (2005) di questo gruppo dal nome interminabile.

Immagine

Questo è il loro sito web: http://www.trailofdead.com

Qualcuno di voi li conosce?
Sono semplicemente fantastici. :sisi:

mer mar 01, 2006 10:58

mai sentiti.... puoi dirci di più e fare una sorta di recensioncina dell'album in questione? :wink:

mer mar 01, 2006 14:40

Ascoltati due anni fa a ny.
Non male, sti texanacci di austin fanno un bel casotto.

gio mar 02, 2006 10:44

Brando ha scritto:Ascoltati due anni fa a ny.
Non male, sti texanacci di austin fanno un bel casotto.


e non mi dici niente!?!?!??!?! zozzò!

gio mar 02, 2006 11:33

Erano uno dei gruppi al siren music festival.
E' che quel giorno i Blonde Redhead hanno sovrastato tutto e tutti.

gio mar 02, 2006 11:34

Tra l'altro i trail of dead hanno suonato lo scorso anno a bologna se non ricordo male.

gio mar 02, 2006 17:41

Brando ha scritto:Erano uno dei gruppi al siren music festival.
E' che quel giorno i Blonde Redhead hanno sovrastato tutto e tutti.


figataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

più ci penso e più mi rompe essere partito pochi giorni prima!

torniamo a coney island! :pirata:

gio mar 02, 2006 21:41

A me sinceramente non piacciono, ho visto anche un video su superock ma non mi sono soffermato molto sui contenuti...

gio mar 02, 2006 23:59

rose ha scritto:figataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

più ci penso e più mi rompe essere partito pochi giorni prima!

torniamo a coney island! :pirata:


Sai che con me sfondi una porta aperta.

Manowar! Yeah! Manowar! Yeah! Manowar! Yeah! Eccheppalle.

Re: ...And you'll know us by the trail of dead

ven dic 12, 2008 18:05

Occorre esser chiari dal principio: "Worlds Apart" non è un disco facile, non è un disco che vi colpirà definitivamente al primo ascolto, non è un disco che vi frastornerà al secondo, non vi meraviglierà al terzo; soltanto dopo quattro-cinque ascolti, magari opportunamente diluiti nel tempo, tutto questo accadrà e andrete al tappeto.
Inizialmente c'è come una sensazione di incompiutezza, quell'intro strumentale, quelle pause infinite nella traccia successiva e, in "The Best", quegli intermezzi snervanti; rimpiangerete quasi gli attacchi frontali con i quali si aprivano le canzoni del precedente "Source Tags And Codes", uno dei dischi più belli del 2002.
E invece improvvisamente tutti i nodi vengono al pettine, Rolling Stone e Billboard già stanno gridando al miracolo, e per una volta ci troviamo perfettamente d'accordo con loro.

And You Will Know Us By The Trail Of Dead (per gli amici basta Trail Of Dead) è una band texana composta da Jason Reece, Conrad Keely, Kevin Allen, Doni Schroader e Danny Wood, che ha appena sostituito al basso Neil Busch; band di culto nota quasi esclusivamente nei circuiti indie anche se di fatto si esibiscono da circa dieci anni.
Difficile dire ora se "Worlds Apart", uscito nei negozi il 25 gennaio, sia qualitativamente superiore ai due precedenti capolavori del quintetto (oltre a "Source", va menzionato almeno "Madonna", datato 2000), ci vorrà qualche settimana per una visione meno enfatica della situazione, fatto sta che quando parte "Will You Smile Again For Me" per circa un minuto chiunque ami questo tipo di sonorità rimarrà senza fiato.
I Trail Of Dead appaiono come i degni successori nel regno lasciato libero dai norvegesi Motorpsycho, che nel loro zigzagare fra generi diversi ultimamente hanno preferito percorsi meno sonici, almeno nei lavori in studio.
Ci sono soluzioni ai limiti col pop, o comunque più fruibili del solito, soprattutto nel caso della title track, di "And The Rest Will Follow" e di "Let It Dive", che sembra uscita dal cappello a cilindro smarrito dai fratelli Gallagher, ma il livello medio è elevatissimo e qualche deriva verso l'orecchiabilità non ci sembra proprio un peccato imperdonabile, anzi può servire ad allargare il bacino di utenza raggiungibile da un gruppo che continua a rimanere troppo di nicchia rispetto a quanto meriterebbe.

La traccia-manifesto del disco è "Caterwaul": un attacco degno di "Immigrant Song", chitarre che rimandano agli Smashing Pumpkins dell'ultimo periodo, un break col piano e un finale epico e degno di rimanere fra le cose migliori ascoltate negli ultimi tempi.
In "Russia My Homeland", intermezzo strumentale lungo poco più di un minuto interviene per un breve cameo la violinista classica Hilary Hahn; lo stesso violino compare nell'intro di apertura, un crescendo simil-horror che si chiude con un omicidio(?).
"City Of Refuge" è il sogno nascosto degli Air e dopo il ritornello, come se non bastasse, giunge il congedo su vaghe atmosfere indiane. Il pianoforte introduce "Summer 91" e i suoi echi beatlesiani. "Classic Art Showcase" si distingue, invece, per il lungo coro femminile su base di archi (ripreso poi sull' ending del disco), degno di "The Dark Side Of The Moon".
E dopo aver ascoltato "All White" non ci sono più dubbi: se fossero vivi, vegeti e con smanie di sperimentazione, oggi i Beatles o i Pink Floyd suonerebbero in questo modo.
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