A-ah! Ecco qua la mia strada maestra!

Ispeziono al meglio la cavità e, non fiutando pericoli, ripongo il pugnale nel proprio fodero. Mi isso agilmente per poi rimanere incastrato all'ingresso del cunicolo, ma dimenandomi e scalciando quanto basta, mi addentro nell'antro.

Il passaggio è stretto, e ti richiede una certa attenzione, ma in confronto a quanto hai superato pochi minuti prima è una passeggiata.
Man mano che procedi carponi il soffio d'aria calda si fa più intenso, aumenta il calore e anche l'umidità: somiglia sempre più al respiro di qualche bestia dormiente, ti senti nel ventre caldo della terra.
Passano i minuti, e sei ormai certo di aver perduto ogni orientamento, da tante volte il cunicolo ti ha costretto a svolte e contorsioni.
I tuoi occhi, sensibili al calore, ti mostrano chiaramente la via, colorando le pareti del cunicolo di un rossore che si fa più acceso man mano che procedi.
Più volte, nel corso della tua marcia, hai udito nuovamente il lamento che ha attirato la tua attenzione: sofferenza e disperazione distorcono la voce rauca di una femmina.
Ad una trentina di metri da te, il cunicolo sembra concludersi in un fumoso spazio aperto.

Uhm...una femmina...senz'altro un essere di nessuna importanza...una yathrin non si troverebbe mai in una situazione simile...a meno che non abbia infastidito yathrinen di rango più alto...uhm

Così pensando, arrivo quasi in fondo al cunicolo. Già ad una certa distanza comincio a procedere più silenziosamente possibile, per quanto il cunicolo me lo possa permettere. Cerco ogni punto d'appoggio con cautela, evitando eventuali piccoli detriti il cui sfregamento con la roccia sottostante possa causare il minimo rumore. Una volta in fondo, ascolto meglio ciò che accade, se non odo possibili minacce, mi affaccio cautamente dall'apertura.

Con tutta la cautela di cui sei capace, percorri strisciando gli ultimi metri di tunnel.
Il caldo è ora molto intenso, e ti accorgi di sudare copiosamente. L'aria è pesante, satura di umidità, ed ogni respiro ti costa il doppio della fatica, oltre a darti un leggero senso di stordimento.
I lamenti della donna continuano a giungere chiari alle tue sensibili orecchie: dolore, angoscia e disperazione la deformano, insinuando queste stesse sensazione nella tua anima.
Giungi al termine del cunicolo senza che nuovi rumori ti mettano in allerta. Lo spazio che si apre sembra una nuova caverna, ma non riesci a vederne i limiti, le pareti si allargano a destra e a sinistra dell'uscita da cui potresti sbucare, ma le volute di nebbia densa e calda, vorticando placide, oscurano completamente la tua vista al di là di poche decine di centimetri e colorando ogni cosa di rosso cupo... rosso sangue.
Il pavimento è a malapena visibile a meno di due metri sotto di te, sconnesso, semi ricoperto da una coltre biancastra di pietruzze e rametti pallidi, sotto i quali solchi e scanalature rendono la superficie irregolare.

Imprecando silenziosamente contro il dannato vapore ed il caldo opprimente, scendo silenziosamente nella caverna. Mantenendo le spalle contro il muro, mi muovo alla mia destra, sperando di trovare un uscita da quell'inferno e controllando nervosamente in tutte le direzioni. Allo stesso tempo, cerco di individuare la fonte dei gemiti. La cosa mi incuriosisce, anche se so bene che la curiosità è nemica della sopravvivenza.

Con estrema attenzione ti cali nella stanza.
Scricchiola sotto le tue suole la coltre bianca, e così i tuoi passi echeggiano con tuo grande disappunto.
Proseguendo lungo la parete a destra, riesci a percepirne la curvatura, intuendo la circolarità della caverna in cui ti trovi.
I lamenti proseguono apparentemente indisturbati dalla tua presenza, che solo un sordo o uno sciocco potrebbe non aver notato, complice il "fracasso" del tuo calpestio.
Provengono di fronte a te, dalla nebbia rossa che tutto avvolge nel suo sudario misterioso.

Attendo alcuni secondi in guardia - sembrano lunghissimi - per capire se qualcuno o qualcosa di ostile viene a cercare la fonte del rumore. Conto fino a cento, a quel punto comincio a sentirmi un po' più sicuro e mi inoltro nella nebbia alla ricerca della sorgente dei lamenti. E questa volta vedi di stare attento a dove metti i piedi Rah!!

Il tempo scorre fin troppo lento, in questi momenti.
Con i tuoi sensi tesi al massimo, attendi il comparire di una qualche minaccia che però non arriva mai.
Quel che odi però aumenta il tuo nervosismo: i lamenti di sofferenza ora si alternano a grida di dolore, con un senso di urgenza e di angoscia che ti martellano forte nella testa, complice anche l'aria bollente al limite dell'irrespirabile.

Quando decidi di muovere il primo passo, ti accorgi di avere la testa pesante, la vista affaticata e un senso di vertigine. Ancora una volta senti scricchiolare sotto i tuoi piedi, nonostante i tuoi tentativi di restare silenzioso. Con fastidio osservi il pavimento sotto i tuoi piedi: solo ora ti accorgi che quelli che sembravano rametti e pietruzze sono in realtà frammenti di ossa sbiancati dal tempo.

Dopo qualche decina di passi incerti, tra la nebbia si delinea una figura umanoide accovacciata, quasi certamente una drow, che ti volta le spalle.

Se non fosse che anche un nano ormai saprebbe della mia presenza qui proverei a prenderla alle spalle per puntarle un pugnale in gola, in quel modo sarei certo di trovare delle risposte alle mie domande. Vista la situazione, invece, sarà meglio mantenere le distanze, quell'invitante schiena scoperta potrebbe rivelarsi solo un'esca. Cerco di capire se le urla provengono proprio dalla femmina che ho di fronte, poi provo ad aprire una conversazione, gli occhi che controllano ogni direzione.

Chi sei?

I secondi scorrono, e non ottieni risposta, ma il tempo prezioso ti consente però di notare nuovi dettagli.
Sei certo che sia lei a proferire dolorosi lamenti simili a grugniti, il corpo della donna trema vistosamente, un tremore che è ben più di quello dovuto alla febbre o ad una malattia.
Sotto la figura accovacciata il terreno è bagnato, un liquido scuro e oleoso le bagna i piedi e si allarga a macchia sotto le ossa, allungandosi nelle fessure del pavimento.
Gli occhi ti si spalancano nel momento in cui lo sguardo ti cade sui fianchi tondeggianti, ampi, prominenti... e immediatamente ti rendi conto che la donna è incinta.
Di più, sta partorendo.

Macchediamineporcala...ma che ti salta in mente a dare alla luce un figlio di Lloth in questo luogo maledetto!! E senza un..una..una nutrice ecco!! Completamente sola! A parte che devo ancora capire come hai fatto a venirci qui! Maledetto io e questa giornata abissale..

Pian piano il mio volto deformato dalla rabbia si ammorbidisce, mentre realizzo nella mia mente che posso aiutare questa donna nel dare alla luce un figlio della Regina Ragno. Sento gli occhi inumidirsi per l'emozione del momento e cerco di ricordarmi di quando guardavo mio padre che assistiva al parto della rothe di famiglia.

Dunque, devo metterla a suo agio...

Mi avvicino a lei e le accarezzo la fronte imperlata di sudore ed i capelli umidi, mi tolgo la tunica e con essa faccio un fagotto che appoggio in terra.

Vieni, distenditi qui. Io sono Rahfeldin'loth e sono qui inviato dalla grazia della Nostra Regina, per aiutarti a partorire questo dalharuk. Dimmi, qual è il tuo nome?

La donna non sembra minimamente udire né le tue imprecazioni né il tuo invito.
Con il capo chino e i lunghi capelli arruffati a nascondere il viso alla tua vista, abbraccia il suo ventre turgido, scossa da spasmi di dolore.
Ignora la tunica che le poni a fianco, ma quando provi a sfiorarla si gira violentemente verso di te. Le sue mani si aggrappano alle tue braccia, con una forza disperata che spinge le sue lunghe unghie a pungere dolorosamente le tue carni.
Sconvolto dalla sorpresa, non riesci a far altro che fissare quel volto, una volta probabilmente splendido ma ora deformato dall'angoscia e dal terrore: una grossa voglia le deturpa la pelle del lato sinistro, dalla fronte alla guancia passando per il naso, una voglia colore del sangue.
Gli occhi della donna sono sbarrati, puntati dritti nei tuoi, paiono scrutarti nell'anima, ma le iridi opache, sbiancate, sembrano suggerire la completa cecità della drow.
La bocca è spalancata in un urlo strozzato che sembra non potere uscire.

In quell'istante, con una convulsione che lo scuote per intero, il corpo di lei si libera del fardello che lo grava. Mentre il tuo sguardo si abbassa, realizzi che laddove ti saresti atteso un piccolo e scalciante corpicino giace invece un bozzolo biancastro, sporco di sangue scuro e grumoso, simile alle sacche in cui gli aracnidi raccolgono le loro uova. Al suo interno qualcosa si agita, dapprima lentamente, poi con più energia.

La drow giace inerte tra le tue braccia.

Sgomento ed indignazione si dipingono sul mio volto mentre associo il piccolo bozzolo ai minuscoli scheletri rinvenuti poco prima.
Questa donna deve essere maledetta...

Me la tolgo di dosso con un gesto improvviso e schizzinoso. Estraggo un pugnale dalla cintura, e, con cautela, mi avvicino carponi al grumo sanguinolento, pronto ad infilzare il piccolo abominio che ne sarebbe venuto fuori di lì a poco.

Mentre il corpo della donna si affloscia al suolo, il bozzolo comincia a squarciarsi, offrendoti la vista del suo interno... e del suo ospite.
Un piccolo drow infante si fa strada tra i filamenti appiccicosi, e immediatamente ti fissa con sguardo malevolo e innaturalmente intelligente. Per quanto appena nato, i suoi movimenti sono già inspiegabilmente agili e coordinati.
L'intero suo corpo è ricoperto di scaglie, alcune nere, altre bianco latte, e le mani terminano con minuscoli artigli che paiono già minacciosi.
Sulla schiena, ali acerbe fremono nei primi movimenti.

Che io sia dannato!! Dovrei essere cieco per pensare di associare questo...questa...creatura ad un drider! Che io sia dannato se lo stavo per fare, quest'essere è certamente diverso da qualsiasi infante drow io abbia mai visto, ma non è maledetto. Non in quel modo almeno. Dunque...scaglie...ali...no...non può essere...no! Per le Sacre Tele!! Questa creatura può essere tanto sacra quanto dannata per quel che ne so...devo portarla ai maestri.

Così pensando, avvolgo il nuovo nato nella tunica, lasciandogli fuori la testa perchè possa respirare.



Controllo anche se la donna è ancora viva e se porta con se qualche segno di riconoscimento, potrebbe essere importante per capire la natura del figlio.