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 Oggetto del messaggio: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: ven dic 18, 2009 19:55 
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Furto-profanazione ad Auschwitz
rubata l'insegna "Arbeit macht frei"


VARSAVIA - Svitata da un lato e strappata dall'altro. Così è stato rubata l'insegna in ferro battuto, tragicamente celebre, che reca la scritta "Arbeit macht frei" ("Il lavoro rende liberi"), che campeggiava al di sopra del cancello di ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, nel sud della Polonia.

Ladri professionisti. Il furto, compiuto - come riferisce la polizia polacca - fra le tre e le cinque della scorsa notte, non sembra essere una semplice bravata: i ladri hanno infatti reciso il filo spinato che costeggia la rete che delimita il campo, un'operazione quindi complessa che solo dei "professionisti" avrebbero potuto compiere. I ladri sembravano essere a conoscenza anche della posizione delle telecamere di sorveglianza.

L'iscrizione. "Si tratta del primo caso così grave di furto in questo luogo - spiega un portavoce del museo di Auschwitz, Jeroslaw Mensfeld - è una profanazione vergognosa nel luogo in cui oltre un milione di persone sono state assassinate". L'iscrizione in ferro battuto, costruita dagli stessi prigionieri e installata nel 1940, non era difficile da staccare, ha precisato Mensfeld, "ma bisognava saperlo". Di notte, il campo è chiuso e sorvegliato da vigilantes. Ora all'esame degli inquirenti ci sono anche videoriprese della notte, intorno e dentro il sito.

Il campo. Tra il 1940 e il 1945, nel campo di Auschwitz-Birchenau i nazisti sterminarono oltre un milione di persone, di cui un milione di ebrei. Fra le altre vittime, soprattutto polacchi non ebrei, rom e prigionieri di guerra sovietici. Le autorità del museo hanno già provveduto a installare all'ingresso del campo una copia della scritta, realizzata in occasione di un periodo di restauro dell'originale, divenuto in tutto il mondo il triste simbolo dell'Olocausto.

Peres "profondamente scioccato". Il presidente di Israele, Shimon Peres, si è detto "profondamente scioccato" per il furto. "L'iscrizione ha un profondo significato per gli ebrei come per i non ebrei come simbolo dell'oltre milione di vite perite a Auschwitz", ha dichiarato nel corso di un incontro speciale con il primo ministro polacco, Donald Tusk, a margine del summit sul clima a Ccopenaghen. "Lo stato di Israele e la comunità ebraica internazionale vi chiedono di fare tutto il possibile per trovare i criminali e rimettere l'iscrizione al suo posto".

La donazione. Proprio ieri il governo tedesco aveva annunciato di essere pronto a una donazione di 60 milioni di euro per la manutenzione dell'ex lager. Una cifra che rappresenta la metà del denaro necessario a preservare quel che resta delle baracche e delle camere a gas del più noto dei campi di concentramento nazista. Alla fine della guerra, oltre 200 ettari del campo furono trasformati in museo, visitato ogni anno da centinaia di migliaia di persone. Ma i proventi dei biglietti non sono sufficienti a mantenere il grande sito, con i suoi 155 edifici, le 300 strutture in rovina e centinaia di migliaia di reperti, in gran parte effetti personali dei prigionieri. Non mancano iniziative di sostegno che coinvolgono i visitatori, come la richiesta di un'offerta spontanea dal titolo "Compra un mattone".

L'appello. Quanto alla donazione della Germania, Mensfelt l'ha definita "enorme", ed ha auspicato che anche altri paesi possano seguire l'esempio con altri contributi in risposta all'appello lanciato dal governo polacco. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha detto che la donazione di Berlino rispecchia la "responsabilità storica" dei tedeschi. Per il momento, anche la Gran Bretagna ha dato la sua disponibilità.





Personalmente credo che quella scritta fosse di un ironia sadica tale che doveva essere già stata rimossa nello stesso '45.
Dagli stessi ebrei.
Non capisco la forte indignazione di Peres.

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:balla:

“Per sfuggire ad un nano furibondo occorrono gambe leste. E ricorda: dovrai sempre essere più svelto dell’ascia che ti scaglierà dietro.
Se gli sfuggi, modifica il tuo aspetto: egli possiede una memoria incredibile. Può così accadere che, dopo venti cicli solari, un boccale ti si fracassi all’improvviso sulla testa e la risata rabbiosa del nano ti risuoni sulle orecchie”


"Una volta la morte andò da un nano e voleva prenderlo con sé, ma il nano piantò bene gli stivali sulla pietra su cui stava, abbassò la fronte con fare testardo e disse di no. La morte passò oltre"

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 Oggetto del messaggio: Re: Arbeit macht frei
MessaggioInviato: ven dic 18, 2009 20:42 
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Secondo me quel cartello vale un bel po' :look: , ci sarà sicuramente la commissione di un qualche riccone eccentrico dietro (ma forse ho visto troppi film...)

Comunque non credo che ci vogliano dei professionisti per recidere del filo spinato, piuttosto delle buone cesoie...

Credo, per rispondere a Gilius, che quel cartello fosse lì esattamente per testimoniare la sadica ironia di chi fece costruire il campo, per non dimenticare. Lo stesso motivo per cui è stata indetta la giornata della Memoria.

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 Oggetto del messaggio: Re: Arbeit macht frei
MessaggioInviato: ven dic 18, 2009 21:10 
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se consideriamo che c'è gente che ruba i lumini al cimitero non mi sembra un fatto così strano. Potrebbe essere anche l'opera di qualche imbecille :asd:

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 Oggetto del messaggio: Re: Arbeit macht frei
MessaggioInviato: ven dic 18, 2009 21:58 
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be certo non lo metterei dentro casa.
Vi invito comunque a mettere dei titoli più significativi.

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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: ven dic 18, 2009 23:15 
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A me questa notizia ha lasciato un po' basito.
Intanto perchè mi chiedo chi possa volere un abominio simile nella propria collezione di cimeli (considerando poi che dovrà comunque restare segreto, un po' come l'autoerotismo mentale, insomma), e poi non capisco lo sdegno degli ebrei: a parte farne un museo per la memoria, io avrei preferito veder rasi al suolo quei posti per fare spazio a qualcosa che celebrasse la vita. Invece ancora oggi a distanza di 60 anni si celebra la morte.

Non so, sarò io strano, ma è più un gesto sensazionalista perchè tocca ferite ancora aperte piuttosto che un gesto dannoso per davvero.

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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: sab dic 19, 2009 00:41 
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Muzedon ha scritto:
A me questa notizia ha lasciato un po' basito.
Intanto perchè mi chiedo chi possa volere un abominio simile nella propria collezione di cimeli (considerando poi che dovrà comunque restare segreto, un po' come l'autoerotismo mentale, insomma), e poi non capisco lo sdegno degli ebrei: a parte farne un museo per la memoria, io avrei preferito veder rasi al suolo quei posti per fare spazio a qualcosa che celebrasse la vita. Invece ancora oggi a distanza di 60 anni si celebra la morte.

Non so, sarò io strano, ma è più un gesto sensazionalista perchè tocca ferite ancora aperte piuttosto che un gesto dannoso per davvero.


E' proprio quello che intendevo anch'io. :ok: Grazie gatto.
Nel mio liceo ogni anno si organizzavano dei viaggi ad Auschwitz ed era una cosa che non ho mai capito. Come si può minimamente pensare di lucrare con una roba del genere? "Per non dimenticare" mi è sempre sembrata una frase fatta fin troppo superficialmente; si può ricordare l'olocausto in mille altre maniere senza questa esplicità che trovo per certi versi morbosa.
Non dico farci un parcheggio dell'Iper sopra intendiamoci; dico che sarebbe stato enormemente significativo raderlo a suolo quel posto, non per dimenticarne l'esistenza ma per denigrarne il ricordo.
Cosa c'entra l'insegna? Il tutto secondo me viene perfettamente collegato poiché di quel posto ne è diventato il simbolo. Il popolo ebraico dovrebbe essere il primo a volerla far sparire...

....credo :goccia:

Ps: Col titolo non volevo essere minimamente provocatorio, ho semplicemente riportato la notizia e non ci pensai molto al titolo del topic

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"Una volta la morte andò da un nano e voleva prenderlo con sé, ma il nano piantò bene gli stivali sulla pietra su cui stava, abbassò la fronte con fare testardo e disse di no. La morte passò oltre"

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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: sab dic 19, 2009 16:25 
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No problem ;)
Comunque il "per non scordare" ha senso se si pensa che ci sono molte persone ancora oggi che non credono sia veramente accaduto nulla di quanto ci viene raccontato.

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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: sab dic 19, 2009 20:03 
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Muzedon ha scritto:
A me questa notizia ha lasciato un po' basito.
Intanto perchè mi chiedo chi possa volere un abominio simile nella propria collezione di cimeli (considerando poi che dovrà comunque restare segreto, un po' come l'autoerotismo mentale, insomma), e poi non capisco lo sdegno degli ebrei: a parte farne un museo per la memoria, io avrei preferito veder rasi al suolo quei posti per fare spazio a qualcosa che celebrasse la vita. Invece ancora oggi a distanza di 60 anni si celebra la morte.


Ecco gatto, a me sono queste le cose che lasciano un po' basito.
Non mi sembra che tu abbia letto molto di Primo Levi... Ma se l'hai letto, non credo tu abbia capito molto. :P
Proviamo a vedere un po' gli eventi da una prospettiva sociale, invece che individuale.

Quello che tu sbagli è l'interpretazione del luogo, e se la sbagli per Auschwitz credo che tu sia incline a sbagliarla per una qualsiasi commemorazione. La chiami "celebrazione della morte", bello, molto poetico sicuramente, peccato che non sia nulla del genere.
O forse vuoi dirmi che il tuo stesso funerale sarà una "celebrazione della tua morte"? Tutti con morboso accanimento attaccati al tristo evento, per goderne il più possibile?
Mah, io spero che tu nella tua vita non faccia nulla di così orribile per meritarti questo, sia ben chiaro. :wink:
Così come credo che quei (tanti) morti non abbiano fatto nulla per meritarsi un tale "accanimento mediatico", se così vogliamo liquidare Auschwitz (e vogliamo, vogliamo, si vuole sempre farla veloce...) per quanto comodo esso sia in quanto atto a giustificare le numerose prevaricazioni dello Stato di Israele. :roll: E non nego che probabilmente una parte di tutto questo sia dovuta proprio al moderno stato ebraico, ovviamente. Ma bisogna vedere in quale parte. Perché in ogni evento tragico della storia umana i sopravvissuti cercano di trasmettere il ricordo, loro che potrebbero benissimo essere i primi a voler dimenticare?

La ragione è tremendamente semplice. Scontata, quasi... Magari è per questo che vi passa davanti agli occhi e la ignorate. :roll:

"Chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo." Quante volte avete sentito questa frase? Tante, eh. Magari senza leggere l'attribuzione a Palahniuk (e pure non so se sia davvero sua, dato che lui di solito cita massivamente). Però è una frase sorprendentemente vera... E vera non solo per Chuck, ma anche per i sopravvissuti. Ora parliamo di Olocausto, ma parlando di qualsiasi altra strage (suvvia, nella storia umana ce ne sono tali e tante...), non ne troverete una che desideri cancellare quella tragedia dalla storia dell'umanità.
La ragione di questo? Potrebbe essere benissimo la paura. Paura che qualcosa del genere si verifichi di nuovo.
Oppure potrebbe essere il desiderio di testimoniare anche per quelli che non ce l'hanno fatta.
Ma la cosa in comune, la cosa essenziale è che il tutto va ricordato. Perché non si ripeta, perché gli uomini siano coscienti di quello che gli uomini possono fare, perché le pagine nere sono importanti quanto quelle bianche, rosa, rosse, gialle.

Si poteva fare un asilo sopra Auschwitz? O un parco giochi? O un ospedale? Sicuramente. E avrebbe avuto una funzione esattamente come qualsiasi altro asilo, parco giochi, ospedale. Ma si sarebbe irrimediabilmente distrutto uno di quelli che tutt'oggi viene chiamato, non a caso, luoghi della memoria. Per "celebrare la vita"? Ma la vita va celebrata sempre. Celebratela nelle sale parto, nelle chiese, nelle discoteche, insomma, ovunque. Ogni giorno.
Ma soprattutto, la vita si celebra anche nei luoghi della memoria, nei luoghi di morte si celebra la vita, attraverso la riflessione si celebra la vita.

Certo, la riflessione bisogna farla. Senza riflessione cosa c'è? "Oh, Auschwitz, ci hanno ammazzato un botto di gente, dio bo."
"Ma è lo stesso della canzone di Guccini?"
"Eh, mi sa."
[Non voglio dire che tu o Gilius facciate discorsi del genere, ma sono discorsi veramente sentiti, agghiacciante.]
Allora, come dice giustamente Skaan, sentiamo veramente così inappropriata l'esistenza di certi luoghi quando c'è chi nega ciò che è accaduto? Sentiamo veramente così inappropriata l'esistenza di luoghi atti a ricordare i crimini dell'umanità, quando l'umanità è nota proprio per avere la memoria tremendamente corta?
C'è gente che non si ricorda i discorsi di Berlusconi dall'oggi al domani (e che quindi non si accorge di tutte le incoerenze, le negazioni, le falsità palesi), pensate a distanza di 60 anni di quanto si possono ricordare queste persone.
Sicuro, chi vuole può sempre chiudere gli occhi anche di fronte all'evidenza più netta, ma male non fa.


Quindi, mi stupisco veramente quando trovo qualcuno a criticare l'esistenza di Auschwitz. E mi sorgono diverse domande...
Non è, forse, che questi luoghi sono scomodi?
Ci ricordano quanto possiamo scendere in basso. Sarebbe più bello non vederli più, fare finta di nulla, evitare di posare lo sguardo sul muro oltre il quale in tanti non hanno più visto la luce del sole.
Buttiamo giù Auschwitz, togliamo la scritta "Arbeit Macht Frei", distruggiamo tutti i campi di concentramento, i gulag, le fosse ardeatine e quante altre testimonianze nefaste...

Ma sarebbe fare come i bambini, che quando si vogliono nascondere chiudono gli occhi.
Sono occhi da tenere invece aperti, vigili, sofferenti, perché non può non esserci sofferenza quando si pensa ad Auschwitz, bisogna essere disumani o semplicemente troppo stupidi per comprendere l'orrore... Ma sempre in grado di vedere.
La vita continua, ma continua con il ricordo di ciò che è stato. Noi siamo frutto del nostro passato, nient'altro che questo, e per questo bisogna fare in modo di non dimenticarlo mai.

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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: dom dic 20, 2009 00:23 
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Cita:
Comunque non credo che ci vogliano dei professionisti per recidere del filo spinato, piuttosto delle buone cesoie...

Non proprio, il filo spinato è teso, se non si stà attenti ci si ritrova una frustata di spine in faccia. Aggiungici che hanno seguito tutti i vuoti delle telecamere di sorveglianza...

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Every day meditate for ten minutes. If you have no time, meditate for an hour.


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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: dom dic 20, 2009 00:31 
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il filo spinato "era" teso oggi come oggi con un paio di pinze si apre senza problemi.
Il problema vero è che tali oggetti dovrebbero guardarsi da soli. Ad esempio io non ruberei la Gioconda neanche se me la offrissero gratuitamente perché è un patrimonio dell'umanità e lo stesso dicasi per quel cartello anche se in questo caso è un patrimonio di tristezza

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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: dom dic 20, 2009 02:52 
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Azrael The Dark ha scritto:
Ecco gatto, a me sono queste le cose che lasciano un po' basito.
Non mi sembra che tu abbia letto molto di Primo Levi... Ma se l'hai letto, non credo tu abbia capito molto. :P

Credo di aver letto "Se questo è un uomo" quando tu ancora non sapevi tenere in mano un libro per il verso giusto. Da allora non ho smesso di leggere e di informarmi. Questo dovrebbe bastare come risposta alle prime due righe, che accantonerò come provocazione di cui potevamo fare a meno. :P

Azrael The Dark ha scritto:
Proviamo a vedere un po' gli eventi da una prospettiva sociale, invece che individuale.

[...]

Puoi vedere quel che ti pare, ma io vedo gli eventi da una prospettiva individuale, e così anche tu. Solo che presumi che la società DEBBA PENSARLA come te, e non che probabilmente la società prenda per buono ciò che gli viene propinato. Basta accendere la TV e vedere la spazzatura che milioni di persone guardano ogni giorno per capire di che parlo.

La tua analisi è senza dubbio sensata e condivisibile, ma è anche opinabile. Infatti io non la penso così. Per la memoria e per evitare di ripetere gli errori del passato ci sono i libri di storia, quei fantastici tomi scritti fitti fitti e con tante belle foto a corredo del testo. I monumenti ai caduti sono spesso qualcosa di maestoso, ma spesso le persone non ne conoscono nemmeno il significato.
In ogni caso, ne riconosco un certo valore simbolico, che ad alcuni potrebbe piacere (o aiutare a trovare sollievo). Alcuni miei amici sono andati a visitarlo e sono tornati impressionati, pur conoscendo la storia. Toccarla con mano può essere importante, è vero.

E si, il funerale non è altro che una celebrazione della morte. Se non lo sai, è perchè magari sei fortunato e non hai partecipato a tanti funerali. Lasciatelo dire da un esperto. Ai funerali NON si celebra la vita del trapassato, questo accade solo nella televisione. E anche nelle messe solenni, si cerca di consolarsi con le parabole sulla vita eterna, ma ci si ritrova a parlare nella predica dei parenti che dovranno stringersi alla vedova e ai figli lasciati soli da un uomo morto prematuramente. Si, decisamente è una celebrazione della Morte, se non ti piace la frase poetica puoi chiamarla "giornata in cui si piange perchè è morta una persona, e in cui ci si ricorda che moriremo tutti".

"Celebrare" != "Festeggiare"


Inoltre è come chi va a mettere dei fiori sulla tomba dei parenti, o a pregare per sentirsi vicino al defunto.
Ho una collezione di altari su cui potrei andare a piangere, ma la vista di un pezzo di marmo non mi consola affatto. Il ricordo non è nell'oggetto in sè, ma nei ricordi che ho delle persone, delle foto, dei biglietti d'auguri, delle cose che veramente ci legano a loro. Questo è celebrare la vita.
Ad esempio sto leggendo i vecchi libri che leggeva mio padre quando io non sapevo tenere un libro per il verso giusto. Mi fa capire, ad anni dalla sua morte, qualcosa in più di lui attraverso i libri che lo avevano appassionato tanto.



Dopo aver divagato e spiegato questi semplici concetti attorno ai quali ruota la mia personale visione della morte, ti ricordo che tu parli delle persone che non sanno cos'è stato Auschwitz e che per ricordarsene devo pensare a La Canzone Della Bambina Nel Vento (che ai miei tempi veniva insegnata alle medie).
Quelle sono persone ignoranti a prescindere, con o senza cimitero monumentale o museo della memoria. Non penso che per loro farebbe differenza se lì ci fosse EuroDisney oppure MacDonald.

Ma che un'insegna rubata fare una differenza di questo tipo "Chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo." lo trovo assurdo. Intanto se ne può mettere una riproduzione identica, e se vogliamo possiamo dire che anche chi ricorda il proprio passato commette errori perpetrati dai nonni (o dagli aguzzini dei nonni). E non vorrei uscire fuori tema parlando dei campi di sterminio post 1945 (sparsi un po' in tutto il mondo) o dei tatuaggi numerati per i detenuti palestinesi in Israele, giusto per fare esempi famosi.

Ora, ti ritengo una persona piuttosto acuta (a differenza tua che mi consideri abbastanza ottuso da non capire i libri di Levi), e so per certo che hai capito cosa intendevo dire, e che non voglio che l'Olocausto venga dimenticato, tantomeno ridimensionato.
Voglio che gli si dia il giusto peso nei libri di storia, quello è il modo giusto di tramandare il sapere. Il resto sono orpelli, di cui l'uomo forse ha bisogno per consolarsi, ma che non hanno alcun valore se non c'è una testimonianza scritta, o visiva.

L'olocausto non è una turpe insegna di metallo rubata. Così come chi muore non è nella tomba. La memoria è nel nostro cuore e nella nostra mente.

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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: lun dic 21, 2009 04:03 
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Muzedon ha scritto:
Credo di aver letto "Se questo è un uomo" quando tu ancora non sapevi tenere in mano un libro per il verso giusto. Da allora non ho smesso di leggere e di informarmi.

...Sicuro, ma allora forse abbiamo trovato l'inghippo. E' passato troppo tempo, forse dovresti ridargli una letta. Leggere prima mica significa leggere bene. :P

Muzedon ha scritto:
Puoi vedere quel che ti pare, ma io vedo gli eventi da una prospettiva individuale, e così anche tu. Solo che presumi che la società DEBBA PENSARLA come te, e non che probabilmente la società prenda per buono ciò che gli viene propinato. Basta accendere la TV e vedere la spazzatura che milioni di persone guardano ogni giorno per capire di che parlo.

E i comunisti cattivi mangiano i bambini. Se ci allontaniamo un attimo dai luoghi comuni, possiamo anche arrivare a capire cosa intende l'altro. Tutti noi vediamo gli eventi da una prospettiva individuale, sicuro, ma rimane dato di fatto (o comunque, non ancora smentito dalla scienza moderna) che la psicologia della folla sia qualcosa di nettamente distinto e studiabile. Appunto perché sia io che te vediamo normalmente le cose in maniera individuale ho detto "proviamo a vedere le cose in prospettiva sociale".
Quindi possiamo anche smettere di ribadire l'ovvio. Io non presumo che la società la pensi come me (o che debba pensarlo come me), al contrario il mio pensiero individuale è ben distinto da quello della società. E non ho neanche detto questo, quindi stai facendo un'accusa senza alcuna argomentazione. Per alcuni può bastare.
Semplicemente, credo di essere un buon osservatore della società attuale e, soprattutto, mi ritengo in grado di separare il mio pensiero personale da essa. Cosa che a quanto pare non tutti possono o vogliono fare.

Muzedon ha scritto:
La tua analisi è senza dubbio sensata e condivisibile, ma è anche opinabile. Infatti io non la penso così. Per la memoria e per evitare di ripetere gli errori del passato ci sono i libri di storia, quei fantastici tomi scritti fitti fitti e con tante belle foto a corredo del testo. I monumenti ai caduti sono spesso qualcosa di maestoso, ma spesso le persone non ne conoscono nemmeno il significato.
In ogni caso, ne riconosco un certo valore simbolico, che ad alcuni potrebbe piacere (o aiutare a trovare sollievo). Alcuni miei amici sono andati a visitarlo e sono tornati impressionati, pur conoscendo la storia. Toccarla con mano può essere importante, è vero.

Quindi, non ho ragione perché per la storia ci sono i libri di storia, ma riconosci che "toccare" la storia può essere importante e che alcuni luoghi hanno un valore simbolico? E quindi ho indirettamente ragione, ma direttamente no? :grat:

Muzedon ha scritto:
E si, il funerale non è altro che una celebrazione della morte. Se non lo sai, è perchè magari sei fortunato e non hai partecipato a tanti funerali. Lasciatelo dire da un esperto. Ai funerali NON si celebra la vita del trapassato, questo accade solo nella televisione. E anche nelle messe solenni, si cerca di consolarsi con le parabole sulla vita eterna, ma ci si ritrova a parlare nella predica dei parenti che dovranno stringersi alla vedova e ai figli lasciati soli da un uomo morto prematuramente. Si, decisamente è una celebrazione della Morte, se non ti piace la frase poetica puoi chiamarla "giornata in cui si piange perchè è morta una persona, e in cui ci si ricorda che moriremo tutti".

"Celebrare" != "Festeggiare"

Che celebrare non corrisponda a festeggiare sono certo che fosse noto a tutti, ma credo che ci siano ancora delle incomprensioni su ciò che tu ed io consideriamo "celebrazione" di qualcosa.
Tu quando leggi i vecchi libri di tuo padre tocchi qualcosa precedentemente appartenuto a lui, rivivi una sua esperienza, ti immergi nel suo mondo. E' la stessa cosa, né più né meno, che visitare un luogo della memoria.
Sarebbe la stessa cosa, per te, leggere un elenco dei libri che tuo padre lesse a suo tempo? Non credo. Eppure, deduttivamente, potresti ricavarne le stesse informazioni. Ma non la stessa esperienza, non lo stesso ricordo. Posto che rivivere precisamente le sensazioni di tuo padre non sarebbe possibile, così come non lo è rivivere le medesime sensazioni di un condannato a morte. Ma ogni cosa che ci consente di avvicinarci è importante.

Muzedon ha scritto:
Dopo aver divagato e spiegato questi semplici concetti attorno ai quali ruota la mia personale visione della morte, ti ricordo che tu parli delle persone che non sanno cos'è stato Auschwitz e che per ricordarsene devo pensare a La Canzone Della Bambina Nel Vento (che ai miei tempi veniva insegnata alle medie).
Quelle sono persone ignoranti a prescindere, con o senza cimitero monumentale o museo della memoria. Non penso che per loro farebbe differenza se lì ci fosse EuroDisney oppure MacDonald.

Per l'antico e saggio detto che recita che "due torti non fanno una ragione", l'ignoranza delle persone non dovrebbe scusare la poca volontà nel portare avanti il ricordo di ciò che è stato.

Muzedon ha scritto:
Ma che un'insegna rubata fare una differenza di questo tipo "Chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo." lo trovo assurdo. Intanto se ne può mettere una riproduzione identica, e se vogliamo possiamo dire che anche chi ricorda il proprio passato commette errori perpetrati dai nonni (o dagli aguzzini dei nonni).

L'insegna non fa la differenza, ma è una parte. E' un simbolo.
Gli uomini hanno bisogno di simboli per ricordare. Immagini, suoni, odori. Tutto viene simbolizzato ed immagazzinato nella memoria. Iniziando a togliere i simboli, anche poco a poco, si mette a rischio la memoria stessa. Una riproduzione potrebbe aiutare? Forse. Ma è importante che i ricordi siano originali, non artefatti.

Muzedon ha scritto:
E non vorrei uscire fuori tema parlando dei campi di sterminio post 1945 (sparsi un po' in tutto il mondo) o dei tatuaggi numerati per i detenuti palestinesi in Israele, giusto per fare esempi famosi.

Sicuramente è un discorso a tema, e pure mi sembra che questi siano lampanti esempi di come gli uomini abbiano la memoria tremendamente corta.

Muzedon ha scritto:
Voglio che gli si dia il giusto peso nei libri di storia, quello è il modo giusto di tramandare il sapere. Il resto sono orpelli, di cui l'uomo forse ha bisogno per consolarsi, ma che non hanno alcun valore se non c'è una testimonianza scritta, o visiva.

E cos'è una scritta come "Arbeit Macth Frei" se non una testimonianza visiva nitidissima? Non si può dunque parlare di orpelli. La memoria collettiva non è affatto affidabile quanto quella individuale, purtroppo. E se qualsiasi esperienza (dalla visita guidata alla canzone di Guccini) può servire a renderla più nitida, beh, tutto fa brodo in questo senso.

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 Oggetto del messaggio: Re: Rubata l'insegna "Arbeit macht frei"
MessaggioInviato: lun dic 21, 2009 11:39 
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