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RepubblicaFB "riconosce" volti nelle foto
ed è polemica sulla privacy
Il social network ha attivato la funzione anche in Italia e in altri Paesi europei. Un altro modo per potenziare il business pubblicitario, ma anche un altro attacco al diritto alla riservatezza. Gli utenti possono disabilitare il meccanismo, ma pochi lo sanno
di ALESSANDRO LONGOCarichi le immagini di una festa tra amici e Facebook ti dice subito quali sono le persone presenti. Ne riconosce i volti, confrontandoli con le foto dei suoi 600 milioni di profili. E così rivela anche chi è quella ragazza che non conoscevamo alla festa e che appare sullo sfondo della foto. E' il riconoscimento automatico dei volti, funzione che Facebook ha lanciato ieri anche in Italia e in altri Paesi europei. In particolare, suggerisce il tag giusto con il nome delle persone presenti in foto. Grande comodità o minaccia per la privacy? Il dibattito si accende tra utenti ed esperti, perché questa nuova funzione conferma una volta per tutte le potenzialità del social network di rivelare agli altri le nostre vite e identità.
Graham Cluley della società di sicurezza informatica Sophos è tra quelli che non hanno dubbi: gli utenti si premurino a disabilitare la funzione, così gli altri non potranno riconoscerci in automatico dalle nostre foto. E' possibile farlo con qualche clic tra un piccolo labirinto di opzioni. Cliccare su Account in alto a destra, poi su Impostazioni privacy e quindi su Personalizza impostazioni. Ancora non è finita, bisogna trovare Suggerisci agli amici le foto in cui ci sono io, andare su Modifica le impostazioni e finalmente spuntare la casella No.
Visto che ci troviamo, qui ci sono tantissime opzioni per la privacy che l'utente medio ignora: bisogna modificarle per impedire che sconosciuti scoprano cose, foto, messaggi che non vogliamo far circolare a tutti. Opzioni che peraltro sono cresciute a dismisura dal 2005 ad oggi, come nota uno studio della storica associazione Electronic frontier foundation (Eff) 1 per i diritti degli utenti internet. Man mano che Facebook cresceva in grandezza e importanza ha sempre più agevolato la circolazione delle informazioni degli utenti. Lo scopo evidente è potenziare il proprio business pubblicitario, che vive di quei dati. Secondo eMarketer nel 2011 i ricavi pubblicitari di Facebook balzeranno a 4,05 miliardi di dollari contro gli 1,86 del 2010 e gli 0,74 del 2009.
Molti chiedono da tempo una cosa precisa a Facebook (Eff, Sophos e vari gruppi per la privacy, come l'americano Electronic privacy information center o anche i Garanti europei): la smetta di tenere abilitate di default le opzioni che diffondono dati dell'utente, come appunto la funzione di riconoscimento automatico dei volti. Piuttosto, faccia il contrario: le lasci disabilitate, così gli utenti che proprio vogliono condividere con gli sconosciuti i propri dati possono andare in quel labirinto di opzioni e abilitarle. Di fondo, i tutori della privacy riconoscono che solo una minoranza di utenti Facebook sa di quelle opzioni e ha idea di come modificarle; ancora di meno sono coloro che si rendono conto di quanto sia importante proteggere la propria privacy in questo modo.
Certo Facebook non ha interesse a limitare spontaneamente le proprie potenzialità. Idem per tutti gli altri servizi web che utilizzano i dati degli utenti per guadagnare dalla pubblicità. Quante più cose sanno di noi, tanto più riescono a inviare pubblicità personalizzata e ben pagata dagli sponsor. Ecco perché sta crescendo la pressione normativa per costringere le aziende web a proteggere di più la privacy degli utenti. Il governo italiano avrebbe dovuto recepire entro il 24 maggio la direttiva europea 136/2009 che, tra le altre cose, inaugura il principio dell'opt-in per la pubblicità web. Cioè il divieto alle aziende a raccogliere dati personali dell'utente senza il suo espresso consenso. La recepirà forse solo dopo l'estate, in ritardo.
Per ora la direttiva si limita ad applicare l'opt-in ai cookie (file che entrano nel nostro computer attraverso il browser e raccolgono informazioni sulle nostre abitudini di navigazione). In questi stessi mesi, però, la Commissione europea per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza lavora per rivedere la direttiva europea sulla protezione dei dati. Entro l'estate presenterà un pacchetto di proposte, che potrebbero estendere l'opt-in anche ai social network, quando trattano dati di utenti europei. Nel frattempo dovrà essere la coscienza di ciascun utente a scegliere: tra il fascino delle condivisione e di tecnologie come il riconoscimento facciale, e l'importanza della propria privacy.