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 Oggetto del messaggio: [Recensione] L'Assedio delle ombre
MessaggioInviato: lun dic 03, 2007 15:19 
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L'Assedio delle Ombre

Titolo:

L'assedio delle ombre - L'eredità di Drizzt - Forgotten Realms Vol. 3
Autore:
R.A. Salvatore

Menzoberranzan precipita nel caos nel momento in cui la Regina Aracnide, incarnazione delle forze del male, ne calpesta le vie. Riuscirà Drizzt ad avere ragione degli scherani della regina?

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Estratti:

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All'apparenza, era una creatura troppo amabile da poter camminare attraverso la melma ribollente di questo livello fumoso dell'Abisso. Troppo bella, i suoi lineamenti belli e delicati, la sua lucida pelle d'ebano le dava le sembianze di un'opera d'arte animata, una scultura di ossidiana vivente.
Le cose mostruose intorno a Lei, lumache striscianti e demoni alati, controllavano ogni sua mossa, la guardavano attentamente, con cautela. Perfino i più grandi e i più forti fra loro, giganti demoni capaci di saccheggiare intere cittadine indisturbati, si tenevano a distanza, poiché spesso l'apparenza inganna. Nonostante la donna dai fini lineamenti sembrasse delicata, perfino fragile per gli standard dei raccapriccianti mostri dell'Abisso, poteva distruggere facilmente ogni singolo demone, ogni decina, ogni cinquantina dei demoni che la stavano osservando.
Anche essi sapevano e il suo percorso non fu ostacolato. Era Lloth, la Regina Ragno, divinitá dei drow, gli elfi scuri. Era il chaos incarnato, uno strumento di distruzione, un mostro dietro una piacevole facciata.
Lloth si avviò con calma in una regione di funghi alti e spessi ammassati su piccole isole emergenti dalla sudicia fanghiglia. Camminava senza fretta da isola a isola, con passi così leggeri intorno al fango che nemmeno la suola delle sue delicate pantofole venne macchiata. Trovò molti dei più forti abitanti di questo livello, perfino dei veri demoni tanar'ri, che dormivano in quei cespugli di funghi, e li svegliò rudemente. Inevitabilmente le irascibili creature si svegliavano ringhiando e promettendo torture eterne, e altrettanto inevitabilmente, erano molto sollevate quando Lloth chiedeva loro solo una risposta ad una singola domanda.
"Dov'è?" chiedeva ogni volta, e, sebbene nessuno dei demoni sapesse con esattezza la posizione del potente demone, le loro risposte condussero la Regina Ragno avanti, la guidarono infine a trovare il mostro che stava cercando, un enorme bipede tanar'ri con una mascella canina, due corna da toro, e tremende, resistenti ali raccolte dietro al possente corpo. Sembrava abbastanza annoiato seduto su di un sedile che aveva ricavato da uno dei funghi, la sua testa grottesca adagiata sul palmo di una mano. Artigli sporchi e ricurvi grattavano ritmicamente contro la sua pallida guancia. Nell'altra mano teneva una frusta dalle molte code che di tanto in tanto sferzava a lato della sedia-fungo, dove era rannicchiata la sfortunata creatura minore che il demone aveva scelto di torturare in questo periodo di eternità.
Il demone minore guaì e piagnucolò pietosamente, attirando su di sé un'altra sferzata della crudele frusta del demone. La bestia seduta grugnì improvvisamente, la testa scattò allerta, penetranti occhi rossi scrutarono attentamente il velo di fumo tutt'intorno al trono-fungo. Qualcosa era nei paraggi, lo sapeva, qualcosa di potente.
Lloth entrò nel suo campo visivo, neanche rallentando mentre osservava questo mostro, il più grande di quest'area. Un grugnito gutturale scappò dalle fauci del tanar'ri, che increspó le sue labbra in un sorriso malvagio che si trasformo in un occhiataccia non appena ebbe considerato il bocconcino che camminava nella sua tana. All'inizio, pensò che Lloth fosse un regalo, un elfo scuro lontano dal piano materiale e dalla sua casa. Ma non ci volle molto perchè il demone riconoscesse la verità su questa figura.
Sedette dritto nel suo trono. Poi, con incredibile agilità e velocità per uno delle sue dimensioni, si eresse in tutta la sua altezza, dodici piedi, e torreggió sopra l'intruso.
"Siedi, Errtu," gli ordinò Lloth, agitando impazientemente una mano. "Non sono venuta per distruggerti."

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Un secondo grugnito partì dal fiero tanar'ri, ma Errtu rimase immobile, capendo che Lloth avrebbe potuto fare facilmente ciò che aveva appena affermato di non voler fare. Tuttavia per preservare un po' del suo orgoglio, Errtu rimase in piedi.
"Siedi!" disse Lloth improvvisamente, ferocemente, e Errtu, prima che potesse pensare, si ritrovò seduto sul trono-fungo. Frustrato, sollevò la sua frusta e colpì la bestia che piagnucolava e strisciava al suo fianco.
"Perchè sei qui, drow?" borbottò Errtu, mentre la sua profonda voce si trasformava in acuti lamenti, come unghie su una lavagna.
"Non hai sentito le voci del pantheon?" gli chiese Lloth.
Errtu considerò la questione per un lugno attimo. Naturalmente aveva sentito che gli dei dei Reami stavano discutendo, sopravanzandosi uno con l'altro in un susseguirsi di giochi di potere carichi di intrighi e usando delle creature inferiori come pedine dei loro affari privati. Nell'Abisso, questo significava che i demoni, perfino i più grandi tanar'ri come Errtu, erano spesso intrappolati in intrighi politici non desiderati. Era proprio ciò che Errtu supponeva, e temeva, stesse succedendo qui.
"Si sta avvicinando un periodo di grandi lotte," spiegò Lloth. " Un periodo in cui gli dei pagheranno per la loro follia."
Errtu produsse un terribile rumore stridente. Gli occhi rossi di Lloth lampeggiarono su di lui pieni di disprezzo.
"E come potrebbe un simile evento darti un dispiacere, Signora del Chaos ?" chiese il mostro.
"Questo problema non mi riguarda," spiegò Lloth, mortalmente seria, "non riguarda nessuno di noi. Mi divertirò a vedere quegli sciocchi del pantheon scontrarsi fra di loro, privati del loro falso orgoglio, alcuni persino uccisi, ma ogni essere adorato che non sia cauto si troverà nei guai."
"Lloth non è stata mai conosciuta per essere cauta," Errtu intervenne secco.
"Lloth non è mai stata una sciocca," la Regina Ragno rispose rapidamente.
Errtu annuì ma sedette quietamente sul suo trono per un momento, meditando su quanto aveva appreso. "E questo cosa ha a che fare con me ?" chiese alla fine, poichè i tanar'ri non sono venerati e, perciò, Errtu non traeva i suoi poteri dalle preghiere dei fedeli.
"Menzoberranzan," rispose Lloth, nominando la leggendaria città dei drow, il più grande centro di suoi credenti in tutti i Reami.
Errtu raddrizzò la sua testa grottesca.
"La città è già nel chaos," spiegò Lloth.
"Come tu la vuoi, "Errtu disse, e trattenne a stento una risata. "Come tu l'hai plasmata."
Lloth non confutò quella affermazione. "Ma c'è un pericolo," continuò la bella drow. "Se io mi trovassi nei guai al pantheon le preghiere delle mie sacerdotesse non riceverebbero risposta."
"E dovrei essere io a rispondere ?" Errtu chiese incredulo.
"I fedeli avranno bisogno di protezione."
"Ma io non posso andare a Menzoberranzan!" Errtu ruggì improvvisamente, mentre la sua rabbia, la rabbia di anni di esilio forzato, si riversava all'esterno. Menzoberranzan era una città del sottosuolo di Faerun, il grande labirinto sotto la superficie del mondo. Ma, sebbene fosse separato dalle regioni bagnate dalla luce del sole da miglia di spessa roccia, era comunque un luogo del Piano Materiale. Anni addietro Errtu era stato in quel piano d'esistenza, rispondendo alla chiamata di un debole mago, e vi era rimasto per cercare Creshinibon, il frammento di cristallo, un potente artifatto, una reliquia di una remota e grande epoca di magia. Il grande tanar'ri era arrivato così vicino ad impossessarsene ! Era entrato nella torre che la reliquia aveva creato a propria immagine, e aveva lavorato con il suo possessore, un debole umano che sarebbe morto presto, lasciando al mostro il suo tesoro a lugno agognato. Ma allora Errtu aveva incontrato un elfo scuro, un rinnegato proprio della gente di Lloth, di Menzoberranzan, la città che adesso la Regina Ragno avrebbe voluto che lui proteggesse!
Drizzt Do'urden l'aveva sconfitto e, per un tanar'ri, una sconfitta sul Piano Materiale significava un centinaio di anni di esilio nell'Abisso. Ora Errtu fremeva visibilmente dalla rabbia, e Lloth fece un passo indietro, preparandosi nel caso in cui la bestia attaccasse prima che potesse offrire una spiegazione. "Tu non puoi andare," confermò, "ma i tuoi schiavi possono. Provvederò affinchè un portale venga tentuto aperto, anche se tutte le sacerdotesse in mio controllo dovessere occuparsene continuamente."
Il ruggito tonante di Errtu attutì le parole.
Lloth comprese la fonte di quella agonia; il più grande piacere per un demone era quello di camminare liberamente nel Piano Materiale, per sfidare le deboli anime e gli ancor più deboli corpi delle varie razze. Lloth capiva, ma non simpatizzava. La malvagia Lloth non simpatizzava con nessuna creatura.
"Non posso rifiutare una tua richiesta!" ammise Errtu, e i suoi grandi occhi a bulbo iniettati di sangue si strinsero in un'espressione malvagia.
La sua affermazione era corretta. Lloth avrebbe potuto ottenere il suo aiuto semplicemnte offrendogli in cambio la sua vita. Comunque, la Regina Ragno era molto più furba. Se avesse schiavizzato Errtu e fosse stata, come si aspettava, invischiata nelle lotte in arrivo, Errtu avrebbe potuto sfuggire al suo controllo o, peggio, trovare un modo per colpirla direttamente. Lloth era maliziosa e senza pietà fino all'estremo, ma era, sopra ogni altra cosa, intelligente. Aveva nelle sue mani il miele per quest'ape.
"Questa non è una minaccia," disse onestamente al mostro. "Questa è un'offerta."
Errtu non la interruppe, tuttavia il rabbioso e annoiato demone tremò sull'orlo della catastrofe.
"Ho un dono, Errtu" disse Lloth, "un dono che ti permetterà di terminare l'esilio a cui Drizzt Do'Urden ti ha condannato."
Il tanar'ri non sembrava convinto. "Nessun regalo," borbottò. "Nessuna magia può rompere i termini dell'esilio. Solo chi mi ha bandito può porre fine al mio tormento."
Lloth annuì; nemmeno una dea aveva il potere di andare contro quella regola. "Ma questo è esattamente il punto!" esclamò la Regina Ragno. "Questo regalo costringerà Drizzt Do'Urden a desiderare che tu sia di nuovo nel suo piano d'esistenza, di nuovo alla sua portata."
Errtu non sembrava convinto.
In risposta, Lloth sollevò un braccio e strinse con forza il pugno, e un segnale, un'esplosione di scintille multicolore ed un rombo di tuono, scosse la melma ribollente e rubò momentaneamente il grigio perpetuo del lugubre livello.

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Miserabile e prostrato, la testa abbassata - poichè per una dea come Lloth non ci voleva molto per togliere ogni orgoglio - camminò fuori dalla nebbia. Errtu non lo conosceva, ma capì il significato di quel dono.
Lloth strinse ancora il suo pugno, risuonò un altra esplosione, e il suo prigioniero scomparve nella cortina di fumo.
Errtu lanciò un occhiata sospettosa alla Regina Ragno. Il tanar'ri adesso era piuttosto interessato, naturalmente, ma sapeva che chiunque aveva mai creduto alla diabolica Lloth aveva pagato pesantemente per la propria stoltezza. Nonostante ciò, l'esca era troppo ghiotta perchè Errtu potesse resistere. La sua mascella canina si atteggiò ad un grottesco, malvagio sorriso.
"Veglia su Menzoberranzan," disse Lloth e passò il suo braccio davanti al largo stelo di un fungo vicino. Le fibre della pianta divennero di vetro, riflettendo il fumo, e, un momento più tardi, Lloth e il demone videro la città dei drow. "Il tuo ruolo in questa faccenda sarà piccolo, te lo assicuro, ma di vitale importanza. Non tradire la mia fiducia, grande Errtu!"
Il tanar'ri sapeva che quella era tanto una minaccia quanto una richiesta.
"E il regalo?" chiese.
"Quando le cose si saranno aggiustate."
Di nuovo uno sguardo sospettoso attraversò l'enorme faccia di Errtu.
"Drizzt Do'Urden è una nullità," disse Lloth. "Daermon N'a'shezbaernon, la sua famiglia, non esiste più, e lui non significa niente per me. Ciononostante, mi farebbe piacere vedere il grande e terribile Errtu far pagare al rinnegato per tutto il disturbo che ha causato."
Errtu non era stupido, anzi. Quello che Lloth stava dicendo aveva perfettamente senso, tuttavia non poteva ignorare che era Lloth, la Regina Ragno, la Signora del Chaos, che gli stava facendo queste allettanti proposte.
E non poteva neanche ignorare il fatto che il regalo di Lloth gli avrebbe permesso di porre fine alla sua interminabile noia. Poteva malmenare un migliaio di demoni minori al giorno, ogni giorno, torturarli e poi mandarli via strisciando pietosamente nel fango. Ma se lo avesse fatto per un milione di anni, non avrebbe raggiunto il piacere che una sola ora nel Piano Materiale, camminando fra i deboli, tormentando coloro che non si meritavano la sua vendetta, gli avrebbe procurato.
Il grande tanar'ri annuì.

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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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