Li ho amati tutti e tre per ragioni differenti, se devo esprimere una preferenza voto il primo... per il semplice motivo che se il primo non fosse stato così stupendo, magari avrei letto con diffidenza gli altri.
E devo dire che anche io, come Darkwing, mi sono ritrovato nel personaggio in una fase della mia vita "di transizione". Mi sono trovato a condividere molti dei suoi dubbi esistenziali, e mi sono specchiato nelle sue pagine di diario.
E il fatto che il suo tragitto sia travagliato, di ricerca e di esplorazione interiore, che giunge all'accettazione di sè e di quell che si è, mi ha dato un po' di conforto.
Ho letto tanti libri fantasy, ma nessuno come questa trilogia mi ha regalato un tale senso di "condivisione dei sentimenti" con il protagonista.

Ed è questo approfondimento dell'animo di Drizzt che mi ha colpito, e che mi ha convinto ad aprire un sito chiamato "La città sotterranea dei Drow".
Del primo ho amato la precisione con cui viene descritta la cultura drow, un universo molto distante dal fantasy classico di quegli anni.

E di come un singolo individuo potesse decidere il proprio destino al di là del proprio retaggio: è importante per chi si sentiva "legato" in qualche modo a qualcosa, fosse esso un luogo, fosse un impedimento di qualche genere.
Del secondo ho amato il Drizzt "Cacciatore", la furia priva di sentimenti e di intelletto, la macchina per uccidere. Ma non dimentichiamoci di Belwar e Pech, personaggi straordinari, protagonisti del "recupero" dell'animo di Drizzt. Senza dimenticare l'ultimo insegnamento di Zaknafein.
Del terzo ho amato tantissimo Montolio, e quello che poi sarebbe diventato uno dei personaggi principali di tutta la saga: Bruenor.
Ed è comunque il tomo in cui si compie pienamente il riscatto di Drizzt, che da "reietto" muove i primi passi per diventare davvero "libero", dai suoi fantasmi e dal suo passato.