Se non si vuole andare troppo indietro nel tempo, e non scervellarsi troppo con indagini antropologiche si sappia che un esempio di "upyr buono" lo si può trovare nelle fiabe siberiane riguardo a Ivan lo scemo e il cavallo magico. In esse c'è il classico contadino con tre figli, dei quali uno è considerato un emerito mentecatto. Il muzhik muore e chiede ai figli di vegliare per tre notti sulla sua tomba. Nessuno dei due "furbi" vuole farlo, sapendo che il paparino ha la tendenza a farsi passeggiate fuori dalla tomba, e tocca allo stupido. Ivan passa tre notti in compagnia del babbo vampiro il quale alla fine gli fa un regalo magico: tre crini di cavallo. Questi servono ad evocare Sivko Burko, spirito della natura in forma equina, che aiuterà lo scemo a diventare zar .
In alcune versioni della storia il figliolo ricompensa il padre con un bel paletto di tremolo nel cuore, dandogli la pace eterna. In altre l'esorcismo non avviene e il vampiro buono viene lasciato in pace. E chi non vuole approfondire troppo si fermi qui.
Sempre in ambito russo esisteva la bizzarra usanza di maritare le fanciulle morte nubili, quando si credeva che i loro spiriti insoddisfatti tormentassero la comunità. Era un matrimonio con tutti i crismi, con tanto di canti rituali e corteo nuziale. Il povero sposo alla fine si trovava ammogliato a una vampira che, grazie a questo particolare tipo di esorcismo, veniva ammansita.
Il culto dei vampiri e delle ninfe, che già veniva condannato nelle omelie del XIII secolo (come l'adattamento in slavo antico dei sermoni di San gregorio di Nazianzio sugli idoli che potere trovare
qui ) era comunissimo nel medioevo ed è sopravvissuto in varie forme fino al novecento.
Ci sono qui alcune considerazioni da fare su cosa potesse essere effettivamente questo "culto dei vampiri".
Si consideri, per esempio, il fatto che, nelle antiche necropoli slave raramente si trovano tombe contenenti scheletri integri. Spesso e volentieri, anzi, le tombe vengono trovate vuote. Come mai? Perché gli slavi le ossa dei defunti le tenevano in casa. Dopo un periodo di riposo nella tomba, durante il quale il morto si decomponeva, il caro estinto veniva disseppellito e le sue ossa venivano ripulite per bene dalle donne della famiglia. I resti (o parte di essi) venivano conservati nell'angolo sacro dell'abitazione, là dove un tempo erano posti gli idoli e in epoca più recente le icone. Non mi meraviglierei se in qualche izba della remota provincia russa l'urna delle ossa degli antenati avesse fatto compagnia all'onnipresente ritratto di Lenin.
Se questa usanza vi sembra bizzarra e barbarica sappiate che fino a due secoli fa era diffusa anche in area alpina, e non solo presso gli slavi. Avete presente quei bei teschi di cervi e camosci con tanto di corna che ornano i masi tirolesi? Ecco, fino all'Ottocento i tirolesi, nella stube, oltre al teschio del cervo tenevano quello del babbo, del nonno...
Lo scopo di tale culto delle ossa era chiaro. Oltre a omaggiare il morto, facendolo sentire amato, si controllava che si decomponesse per benino. Se il defunto non si decomponeva era segno che la terra lo rifiutava. Al morto venivano attribuite le disgrazie del villaggio, e non è raro che nascesse la classica psicosi da vampiro, l'isteria collettiva che noi tutti conosciamo alla quale si riusciva a porre fine solo dopo ripetuti esorcismi, profanazioni dei cadaveri e varie amenità.
Una psicosi che a volte era la maschera di tensioni sociali. Per esempio la famosa epidemia vampiresca di metà settecento che coinvolse mezza mitteleuropa, nacque nel momento dell'allargarsi a sud-est dell'impero asburgico, quando i contadini serbi si rifiutarono di lavorare agli ordini di nuovi padroni e abbandonarono i loro villaggi, motivandosi con il fatto che la terra era contaminata dai vampiri. Vampiri anarcoidi e arruffapopoli

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Il morto che non si decompone e va a spasso causando sfracelli, il famoso vampiro, è quindi, almeno dal medioevo in poi, una creatura principalmente maligna, responsabile di epidemie, di morie di animali, di ogni orrore possibile e immaginabile. Da dove viene, però, il buon upyr delle fiabe siberiane, maestro di sapienze sciamaniche e domatore di cavalli magici? Forse dalla basilare consapevolezza che il defunto, che viene affidato al ventre della Madre Terra, è sempre e comunque un tramite con il mondo ctonio, con un universo fondamentalmente positivo, visto che è alla base della vita stessa sulla terra.
Anche il vampiro è buono, visto che la sua manifestazione permette a una comunità di rimediare agli errori, di riconciliarsi con l'umida madre, tramite la ripetizione del rito.
Forse il mio ragionamento è un po' contorto, e se volete amplio ancora di più la mia indagine sul culto dei morti tra gli slavi, dedicando ad essa un "sermone" a sè stante.
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Who is who in Val Neira ha scritto:
Hoijemondijs Dodgloptris Nyrtjainnen
Sacerdotessa di Lloth del casato minore Nyrtjainnen. Vanta altri titoli come Sacerdotessa dei riti della Tenebra - Maestra del culto della Fertilità - Custode delle Estreme Sapienze, legati alle sue attività magiche.
rose ha scritto:
Hoijemondijs è dio 
Mitternacht ha scritto:
A
h allora è con lei che me la prendo di continuo