Daybreakers: L'Ultimo Vampiro

29 aprile 2010, by Sheyraen

Continua l'onda vampirica che nel 2010 sembra aver preso così tanto piede, sospinta dai venti scatenati nell'anno precedente.
Che l'antichissima "Fiaba Oscura" di queste creature stia conquistando un pubblico di interessati sempre maggiore è un fatto che si spera possa andare oltre la semplice moda, perché le rivisitazioni e le fantasie da essa scatenate sono decisamente ricche di potenzialità.

E la parola "potenzialità" è quella che mi viene in mente per prima quando mi accingo a parlare di "Daybreakers: L'ultimo Vampiro".

Trama
Le vicende narrate si svolgono nell'anno 2019. La popolazione è stata contaminata da un virus che l'ha resa totalmente vampirica. Pochi sono gli umani rimasti, braccati, catturati e detenuti in speciali strutture, trattati alla stregua di bestiame da allevamento per soddisfare il crescente fabbisogno di sangue.
L'economia, lo scenario intero, è riadattato alle nuove necessità dei vampiri: le automobili sono state munite di speciali sistemi di schermatura che permettono la guida diurna, con tanto di "allarme ultravioletti" all'apertura della portiera; una rete di strade è stata scavata nei sotterranei e i ritmi diurni delle città ricalcano i nostri comuni ritmi notturni: poco traffico e vie deserte.
L'economia e la politica, nondimeno, sono capovolte: i colossi si arricchiscono con la vendita del sangue, utilizzando le forze armate per pocacciare la materia prima (gli umani), uno specchio distorto dei nostri "Signori del Petrolio".
Vista la crescente carenza di sangue, scienziati reclutati dai suddetti colossi, stanno studiando un surrogato che possa nutrire la popolazione in crescente disagio.
Tra costoro, innamorati della loro condizione di "immortalità" e dal benessere elargito dal loro impiego, esiste anche chi non riesce a vedere gli umani come semplici bestie e studia disperatamente un'alternativa al sangue per porre fine alla caccia e salvare la razza umana dall'estinzione, più che per questioni puramente economiche.
Il protagonista, interpretato da Ethan Hawke, è uno di questi.

Il Cast
Sceneggiatura e Regia dei fratelli tedeschi Michael e Peter Spierig;
Protagonista: Ethan Hawke nel ruolo di Edward Dalton, scienziato genetista;
Co-protagonista: Willem Dafoe nel ruolo di Elvis, umano e leader di un gruppo in fuga;
Co-protagonista: Sam Neill nel ruolo di Charles Bromley, spregiudicato imprenditore vampiro;

Commento
Una gran bella idea, originale e per una volta non sottomessa alla forza dello "splatter", ma abbastanza sprecata.
Il film è piacevole da guardare, ha anche qualche colpo di scena che, ancora una volta, viene sprecato e usato male, svendendo troppi accenni che fanno intuire come le cose andranno a finire.
Resta però un sapore di "potenzialità inespressa", probabilmente anche a causa della breve durata del film (solo 98 minuti).
Ci sono molti accenni interessanti, anche dal punto di vista psicologico: per esempio, il tormento del vampiro che compie per l'ennesima volta i suoi 35 anni e che ha perso un po' il gusto dell'immortalità, il brivido dato dal timore della Morte, che amplifica invece gli altri piaceri della vita. Ma tutto è appena accennato, sfuorato, quasi un aperitivo che fa venire una fame destinata a restare insaziata (se non altro si resta in tema! Wink

).
Il finale, che si scatena con un po' di splatter, si spegne subito sulle rive di frasi e scene banali buttate lì, giusto per concludere.

Quanto agli attori, sarò di parte, ma l'espressività di Sam Neill e Willem Dafoe è inarrivabile per Ethan Hawke, ancora troppo acerbo rispetto a loro, eppure con un ruolo da protagonista che probabilmente lo penalizza un po' accanto a simili artisti.

Insomma, piacevole da vedere e anche da rivedere, apprezzabilissima l'idea che non deve essere però messa a confronto con ciò che si sa dei vampiri (qui non hanno i poteri con cui li conosciamo attraverso le leggende, la letteratura o i giochi di ruolo), né va messa a confronto con altri film appartenenti al genere dell'orrore.
La forza del film è principalmente la sua originalità.
Resta solo una vaga sensazione di "incompletezza" alla fine che purtroppo lo relega tra i film "Carini", invece che "Belli".

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